13 ottobre 2018

Un terzo di me.

Poi, volevo dirti che il racconto della drosophila è strepitoso. Tu hai una capacità di raccontare fantastica, unica

Sono in stazione, probabilmente in Polonia. Ho una divisa scolastica blu e non sono sola. C'è un'altra ragazza con me, una mia compagna di classe. Stessa divisa con gonnella blu a pieghe.
Dobbiamo andare in qualche posto ma sulle banchine c'è scritta solo la destinazione finale e non c'è la nostra meta, che deve essere una fermata intermedia. Abbiamo smarrito la nostra classe che probabilmente è già sul treno.
Ok, mi dico, cerco su internet. Ci metterò poco a capire di quale treno si tratta. Peccato che quando capisco su che treno dobbiamo salire, quello parte. Era al binario 5.
L'ho perso.

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Ieri pensavo in maniera un po' malinconica a questo blog.
12 anni.
Un terzo della mia vita è qui dentro.
Tra amori, cazzate, lavori (tantissimi), città, viaggi, interventi, sogni, incubi, speranze.

Siamo rimasti in pochissimi a leggere. Un solo fedelissimo, da sempre, Dado. Che mi ha seguita in silenzio quando tutti sono scappati. Pochissimi lettori attuali.

Ricordo che mi avevano convinta ad aprire un blog "per scrivere cagate" e poi è diventato una sorta di diario, intimo ma pubblico, in cui ho sempre scritto censurandomi per evitare di essere troppo esplicita.
E questo accade anche nei miei diari cartacei da quando un mio ex mi aveva fatto una lavata di capo perché in una delle mie pagine scrivevo che mi ero rivista con un fidanzatino di un paio di estati prima e avevamo parlato di noi.

Ma avevo 16 anni e non esisteva malizia alcuna. Così non sono mai riuscita a scrivere davvero ciò che pensavo, ho sempre usato codici indecifrabili anche per me: "Chissà che cazzo volevo dire qui, boh. Mha"
In effetti lui fu estremamente castrante per me, che ero solare, affettiva, fisica. Ho impiegato tanti anni per tornare a essere quella che ero, a dimenticare ciò che mi diceva ("Hai un carattere di merda", per dirne una). Ero cambiata per lui, e sono tornata a essere quella che ero per me stessa.
Scrisse anche un commento qui, non ricordo dove, dicendo che mi aveva trovata cercando informazioni su una "sua" vecchia passione, le piante carnivore. E così voleva rubarmi anche le mie passioni, e però non aveva scordato i miei occhi. E le cose che si dicono sempre.

Riflettevo su quanto io sia cambiata. Dal primo timidissimo post, alle difficoltà nel diventare una donna. Alle sofferenze continue dell'essere Carla. Perché essere me è faticoso, tanto. È faticoso mantenermi integra quando le persone intorno ti vorrebbero diversa, ci si sente davvero tanto soli.

Perché sì, all'inizio è tutto molto bello. Poi è sempre un "non finisci mai un cazzo", come se fosse una colpa voler imparare cose nuove, non volersi posare su nessuna strada per poter cercare di esplorarne il maggior numero possibile. Se potessi definirmi io mi vorrei chiamare "esploratrice", suona bene Carla l'esploratrice.
Vi invidio, miei cari e pochi lettori, che da anni fate lo stesso lavoro, che vi siete sposati e avete figli. Vi invidio perché mi sembra di fare il triplo della fatica per ottenere un minimo di stabilità, e anche quando la desidero con tutta me stessa, mi viene negata.
Dev'essere che poi alla fine il pregiudizio la vince. Il mio aspetto non è quello di una donna, ma di una ragazzina che non sa cosa vuole nella vita.
Ma sono come voi, voglio solo essere serena. Nemmeno felice, non aspiro nemmeno a quello.
Alla fine la resa è grandiosa se ci pensate. Costo poco, solo non datemi per scontata, un abbraccio ogni tanto e una presenza costante.

Forse è ora di chiuderlo, questo spazio. Questo pensavo ieri sotto la pioggia che mi piace tanto ma mi fa sentire parecchio triste.
Sarà perché adoro la pioggia sotto le coperte, abbracciando qualcuno che amo. Soprattutto se ci sono tuoni forti che fanno vibrare i vetri.
Ma sarà, romanticismi a parte, che scrivo senza alcun obiettivo. E 12 anni sono tanti. Un terzo della mia vita, torno a ripetere.

Oh, ma quando mi sono fissata di fare la sistemista? Che poi alla fine un paio di colloqui li avevo ottenuti e mi avevano pure assunta. E quella volta che ho fatto l'incidente? Che brutta giornata.
E al corso di programmazione Java che i miei compagni mi prendevano simpaticamente in giro perché li abbracciavo sempre? E gli svariati traslochi? E gli interventi?
Sono tutti chiusi qui dentro.

Mentre rifletto su cosa fare vi lascio qualche link ad alcuni miei post che ho trovato carini, mentre li rileggevo. Alcuni leggeri, altri un po' meno. Che alla fine anche quella Carla sono io.

Le mie piante carnivore
Linux
Il mio biglietto di sola andata
Le mie bugie
Le piccole cose
Uno dei post a cui sono più affezionata: fatico a posarmi sulle cose
I miei progetti del giorno
I miei 25 anni
Non ti sei ancora maritata?
Il mio primo test di gravidanza
Quinta superiore, lezione di matematica. Il professore chiede alla classe chi ci dice dove va x se la funzione tende a infinito. Un compagno alza la mano ed esclama "Carla!"
La mia cacapallaggine
Come la figa della scatola
Quando facevo la guida
Un fremito ancora
xgl
Quando non c'è più noi
Prima che sia domani
Fry
La piccola programmatrice Java
Andrò a Bologna!
Il mio incidente
La mia vita
Ma ero così brava con l'informatica?
I miei compiti per casa
La mia tela
L'usabilità

Cioè i post sono talmente tanti che... Mi rileggo e persino a me, che sono tanto cagacazzo con me stessa, piace il modo in cui scrivo. Alcune cose sono divertenti, altre commoventi, altre riflessive. E sono felice di sapere che in tutto questo ci sono io, assolutamente imperfetta, ma uguale ai miei post. Divertente a tratti, cacapalle come pochi, lunatica nemmeno a dirlo, casinara.

Mancherà più a me che ai miei sparuti lettori, temo. A parte Dado che sta già meditando vendetta.
Ciao, neh. Magari a presto. Magari no.

7 commenti:

kukri60 ha detto...

Non mi sembra una buona idea mollare tutto, è comunque una buona valvola a volte di sfogo, a volte di riflessione e, come ti dico sempre... TIN BOTA!!! Anche se so di essere ripetitivo, mi raccomando, non cambiare per piacere agli altri e non cambiare gli altri per farteli piacere di più; tutta fatica sprecata non porta a nulla e scoprirai che più il tempo passa e meno sarai (giustamente) propensa a cambiare, sia tu , che gli altri.
E non ultimo, non vorrai lasciar orfani Andrea e me...
Un abbraccione forte forte, anche senza tuoni e coperte
R

alessandro ha detto...

Ho imparato col tempo, che le cose alla fine van fatte per se stessi, gli altri spesso rimangono solo altri sconosciuti, ai quali nn vale la pena di aprite il proprio mondo ( ammesso che quello che loro si sono scelto sia mai da chiedersi se vada bene )
Un tempo trovavo facile scrivere,l'ho sempre fatto per me, articolando parole e producendo pensieri che rappresentassero il mio tempo, anche un certo bisogno del ricordo, del confronto,di quell'equilibrio con cui ho sempre combattuto.
Quindi se nn ne senti il bisogno smetti di far parole, il resto conta poco, come i bilanci che si fanno del passato senza coinvolgimento in un presente o in un futuro da crederci.
Per nessuno vale la pena di cambiare, ci si può adattare, ma con se non ci può essere altra strada se nn quella scelta.
Qualunque cosa sia...

rompina ha detto...

io ti leggo da più di 10 anni oramai...mi mancheresti se decidessi di chiudere tutto. ho aspettato con pazienza di vederti tornare, durante i tuoi periodi di black-out...ho cercato di leggere tra le righe dei tuoi post...ho incrociato le dita, ho riso, ho ascoltato canzoni, mi sono commossa.
un abbraccio, Carla.

Carla ha detto...

siete stati molto carini, nemmeno immaginavo mi leggeste. Comunque fa parte di me, penso che lo continuerò, stasera, ad esempio, sento forte il bisogno di scrivere. Per me, come sempre. Quindi perdonatemi se non sarò pimpante e allegra come una volta

alessandro ha detto...

“C’è un paesaggio interiore, una geografia dell’anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l’acqua sopra un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa. Alcuni lo trovano nel luogo di nascita; altri possono andarsene, bruciati, da una città di mare, e scoprirsi ristorati nel deserto. Ci sono quelli nati in campagne collinose che si sentono veramente a loro agio solo nell’intensa e indaffarata solitudine della città. Per qualcuno è la ricerca dell’impronta di un altro; un figlio o una madre, un nonno o un fratello, un innamorato, un marito, una moglie o un nemico. Possiamo vivere la nostra vita nella gioia o nell’infelicità, baciati dal successo o insoddisfatti, amati o no, senza mai sentirci raggelare dalla sorpresa di un riconoscimento, senza patire mai lo strazio del ferro ritorto che si sfila dalla nostra anima, e trovare finalmente il nostro posto.”

Josephine Hart

Carla ha detto...

Bellissima Alessandro, grazie. Mi ci ritrovo. Ci ritroviamo un po' tutti.

Carla ha detto...

p.s. ovviamente finito questo, e un altro libro che voglio leggere immediatamente dopo, ci sarà quello da cui hai tratto la citazione.