16 novembre 2018

Hai vinto tu

"Stasera mi sa che prenoto un viaggio per Berlino. Partenza venerdì 18 gennaio, ritorno domenica sera. Me ne vado da sola, tranquilla"
"Non puoi imprigionare nel palmo ne' una rondine ne' Carla"

Sono a Torino ma sembra Cömo. In quella landa desolata che è il terreno dei sogni, dove ogni cosa è uguale a se stessa ma sempre diversa. Mutamenti visibili e percettivamente non spiegabili.
Mi vieni a trovare, tu. Ma non sei tu. Io so chi sei, ma il tuo aspetto è esattamente l'opposto. Sei alto, biondo, occhi azzurri.
Passeggiamo, per stare un po' insieme finché una persona che identifico essere Papadopoulos (io la chiamo così ma non è il suo nome, è un'amica di un amico e io non l'ho ancora mai conosciuta) ci spiega che se vogliamo possiamo partecipare a una specie di concorso, e fare in modo che i nostri nomi siano tra i 12 prescelti. Non ricordo per cosa.
Le dico che se si tratta di una gara di resistenza fisica, con me, non attacca.

Ma tu sei entusiasta.

Ci portano in un campo fangoso, e tutti cominciano a correre. Dritto davanti a noi ci sono delle persone in tenuta militare che ci lanciano addosso dei frisbee. Continuo a correre ma percorro pochi metri prima di essere investita da uno di questi oggetti volanti. Mesta torno al punto di partenza uscendo dal campo di gioco, convinta di essere stata squalificata.
Io non so le regole.
Così un membro della giuria mi dice che non è questo il modo per essere squalificati e posso proseguire. Riprendo a correre, il percorso è tortuoso e non so come ti ritrovo accanto a me. Anzi, poco più avanti. Solo che la strada è chiusa e c'è una specie di portavetri per accedere al resto del percorso, penso. Scrivo penso perché in realtà non so, non so cosa sto facendo, non so dove sto andando, non so per cosa sto gareggiando, non so cosa potrei vincere.
Tu sembri così sicuro.

Ti arrampichi in cima al muretto di terra che è accanto a te, ti seguo. In cima c'è una botola, la apri e dentro è buio. "So io dove andare" e mi tendi la mano.
Mi guardo attorno, non mi fido ma non ho molta scelta. Cominci tu a scendere per questa scala a pioli di legno. Scendo io.
Buio.


Ti scrivo una email, chiedendoti come mai non rispondi ai miei messaggi.
A quel punto mi rispondi. Ti chiedo:
"Perché mi hai bloccata?"
"Ma io non ti ho bloccata, avevo spento il telefono perché sto reinstallando tutti i server dell'azienda e non potevo tenere il telefono acceso"
"Ma tu non ti occupi di server"
"No, lo so, ma in questo caso sì, credimi"
"No"


Non so le regole del gioco a cui giochiamo. Non potrò mai vincere, né pareggiare. Sono destinata al fallimento.

Canzoni del giorno: Chris Isaak Wicked Game, Cranberries Dreaming my Dreams



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