07 novembre 2018

Il principio di incoerenza

Pioggia pioggia via di qui
Torna pure un altro dì
La piccola Carla vuol giocar.

Stamani c'era il sole. Nubi lontane minacciavano il nostro domani odierno (semicit.) ma il parco Dora era illuminato dai raggi del sole.

Al lavoro ero a maniche corte.

Non l'ho scritto, ma mi hanno rinnovata fino a ottobre del 2019, sarei scaduta e stata gettata nell'umido a fine dicembre 2018 in caso contrario.
La precarietà è il mio forte, mi piacerebbe dire.
In verità ho avuto contratti lunghi.
Quando lavoravo come grafica avevo un contratto di apprendistato, idem quando lavoravo a Firenze, di ben 4 anni.
Ho avuto un indeterminato qui a Torino, prima di andare a vivere a Firenze.
E ho avuto l'indeterminato in Schfizzera, dove però rischiavo di entrare ed essere nuovamente accompagnata alla porta pochi minuti dopo.
La verità infima e tosta è che non riesco a vedermi fare lo stesso lavoro per tutta la vita, come è successo al mio babbo, per dirne una eh?

Così guardo con ammirazione i miei colleghi che lavorano lì da 10 o 15 anni, e li studio come potrei fare con le mie piccole bestiole a 6 zampe.

Annoto nel mio taccuino immaginario le strategie di sopravvivenza adottate sperando che possano essermi utili in caso decidessi di impegnarmi a fare una cosa che mi costerebbe molto, per esempio chiedere nuovamente l'invalidità.

Dopo che a Firenze mi era stata tolta, sono rimasta così delusa e sfiduciata che non ho più voluto tentare. O meglio, avevo fatto un mezzo tentativo ma ero rimasta a terra, perché rifiutato in malo modo (ne parlo qui, ma anche qui e in altri svariati post).
Questo potrebbe legarmi in maniera quasi indissolubile a Torino ma mi darebbe l'opportunità di trovare lavoro più facilmente, magari anche un lavoro più vicino a ciò che vorrei, e perché no arricchire il mio curriculum vitae di cose utili, che ora sembra un pout pourrì di robe messe a caso.

Tra il dire e il fare c'è di mezzo e il, e io, che so benissimo quanto sia falso l'assunto per cui valga sempre la pena provarci e che non si abbia nulla da perdere (male, male, falso, si ha sempre molto da perdere: tempo, speranze, energie), sto mettendo sui piatti della bilancia i pro e i contro.
E anche se ci sono svariati pro, non so quanto io possa essere pronta a un altro rifiuto.
"Questo è il mio anno dei rifiuti. Ormai sono bravissima"
"Dai, ormai puoi lavorare all'AMIAT"
Ho cominciato a studiare per prendere la certificazione Google. Non mi servirà, o sì? Nel dubbio la prendo. Dovrò impostare il mio sito, anche se praticamente non scatto più foto.

Ora capisco il mio amicollega quando dice che ha la nausea di fare foto. Anche quando mi porto dietro la Fuji resta così, come l'ho messa. Non mi sento ispirata, non mi sento fotografa, non mi sento. Punto.

Ogni tanto ho qualche idea, che per lo più è su me stessa non volendo/potendo permettermi modelle ma l'idea lì rimane, esattamente come la mia Fuji nello zaino.
Entità che non può prendere forma, schiacciata da altri pensieri che in questo momento non riesco a mettere via.


Canzone del giorno: Anouk Who Cares

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