06 novembre 2018

Va tutto bene, è solo una merda

Oggi ho pranzato con Leonard, l'entomologo.
Mi fa piacere averlo conosciuto, è una delle persone più calme che io conosca. Ma quella calma che ti fa intuire che se mai dovesse arrabbiarsi farebbe a pezzi tavoli, mangerebbe persone, getterebbe bombe a mano e si cucirebbe le ferite da solo (probabilmente appena imparerà a cucire lo farà davvero).
Dicevo, abbiamo mangiato le stesse cose, tantissimo. Eravamo sazi da matti, tanto che se io ero tentata di slacciarmi i pantaloni per cercare di evitare di morire soffocata, lui comunque stava piuttosto bene e dato che di solito mangia il triplo di me ho capito di avere dato il mio meglio in cibo.
Cioè di aver mangiato come una scrofa grassa.
Mi fa tenerezza, lui. Perché come me vive in un mondo tutto suo. Come me e la maggior parte delle persone che conosco. E non è un insulto. Secondo me siamo dei supereroi che vorrebbero salvare il mondo ma non riescono nemmeno a salvare se stessi. Il che fa ancora più tenerezza.
Dicevo dopo aver mangiato come due bufali grassi lui torna al lavoro e io vado a vedere il World Press Photo. Ci ero già stata con un'amica ma era un giorno di festa ed era stracolmo di gente.
Oggi eravamo pochi così ho avuto modo di vedere più e più volte le foto di mio interesse. Capire con che obiettivo erano state scattate. Cercare di leggere le didascalie ma oh, quello non è proprio il mio forte. Lasciarmi andare ai lucciconi e ricominciare da capo.

Non contenta ho deciso di comprare un'altra crema corpo. Quelle che ho stanno finendo e io ho bisogno di qualcosa di un po' più grasso per il corpo, una crema cicciona perché se la pelle del viso è cicciona di suo, quella del corpo ha bisogno di più idratazione.

Così vado da naturasì e subito vengo braccata da una commessa.
"Posso aiutarla?"
"Ehm no, guardi, sto solo dando un'occhiata" (e dentro di me "Ma dove cazzo le avete messe le creme corpo?").
Così cedo, è un male cedere alle commesse, ve lo dico con esperienza. Io le ammiro, loro. Hanno un sacco di pazienza, darei fuoco alla gente per molto meno.
"No scusa, senti, dove sono le creme corpo? Avrei bisogno di un barattolone di crema un po' grassa per il corpo"
Mi segue, mi scruta, mi guarda la pelle delle mani, mi tira su le maniche del giacchino, mi tocca la pelle delle braccia. "Eh ma guardi che non è così secca".
"Bhe sì un po' sì, dopo la doccia ho bisogno di qualcosa di corposo"
"Eh ma rischia di otturare i pori, di impedire alla pelle di creare il film fosfolipidico, insomma poi la fa seccare ancora di più"
La guardo.
Mi guarda.

Mi torna in mente che ho sempre da discutere per avere quello che voglio, pur pagando.
Come quando vado dalla parrucchiera.
"Vorrei solo tinta e piega, grazie, non li voglio tagliare" - anticipando quello che poi, puntualmente, avverrà.
"Ma sarebbero da tagliare un pochino, solo spuntare, un centimetro. Sono rovinate le punte"
Le parrucchiere donne sono andate a lezione da parrucchieri uomini, per i quali si sa, le dimensioni contano e vengono sempre amplificate. Un centimetro di una parrucchiera corrisponde a quasi cinque centimetri reali.
"No, non li voglio tagliare"
"Eh ma poi la tinta non prende sulle punte"
"Me ne assumo la responsabilità, faccia pure" (poi mi chiedono perché me li tingo a casa)
"Eh ma poi non ottiene il risultato sperato"
E così via ad libitum.

"Guardi c'è questa crema che è un po' corposa ma si assorbe subito"
Osservo la scatola verde scuro che sa di prodotto creato negli anni '80. 70 ml, 19 euro. Scritta a lato "Usare solo su parti secche e molto screpolate del corpo ". Sottinteso, se la usi tutti i giorni dopo la doccia su tutto il corpo potrebbe cascarti l'epidermide in toto.
"Ehm no, mi sembra un po' eccessiva"
"Allora, ecco c'è questa Weleda, alla Rosa Mosqueta"
Guardo la scatola, rosa, per pelli da normali a secche, 200 ml 17 euro.
"Sì, meglio"
Mi guarda.
La guardo.

Sono affezionata alla Rosa Mosqueta perché l'olio mi ha aiutata nei periodi post cicatrice dopo il mio primo intervento al seno.

Pago, esco dal negozio, ha ricominciato a piovere. Prendo il bus di corsa, passo vicino a casa sul ponte che da' sul fiume Stura. Il fiume è agitato, fangoso.
È sempre più gonfio.

Un po' come i miei coglioni, se solo li avessi.

A casa, Madre al telefono con qualcuno, esclama "Eh, hanno spento anche i termosifoni, ci hanno lasciati al freddo"
Guardo il termostato: 24,5 gradi in casa. Sono a maniche corte e ho caldo.

Fuori piove più forte.
E piove forte anche dentro.

Canzone del giorno: Deftones Passenger

1 commento:

alessandro ha detto...

Un vero casino sbagliare in piena libertà, senza che qualcuno sollevi un paio di consigli senza garanzia...
( E di idioti centinaia in giro a nn farsi i cavoli loro)