01 luglio 2019

Si scopre poco a poco

E tu? Tu cosa fai?
Io uccido i miei sogni.

Non guardarmi, gli dico.
La stanza è buia, ma la poca luce dei lampioni in strada che penetra dalle tapparelle abbassate può fargli intuire le mie forme, i miei movimenti.
Ho gli occhi chiusi.

Mi trovo nell'ultimo presidio medico della zona, probabilmente dell'intera città.
I miei occhi si abituano alla poca luce e l'infermiere del triage ha davvero le palpebre chiuse.
Che cosa ha che non va?
Il tono è grave, non siamo rimasti più in molti.
Che domande, penso. Niente va.

Nel giro di una settimana l'inferno ci ha investiti prima del tempo. Prima quella luce, accecante, e quel boato.
Mi ha fatto fischiare le orecchie per diverse ore.

La sala d'attesa è vuota.
Questo posto sembra disabitato da secoli.

L'infermiere apre gli occhi.
Mi guarda.
Lo noto, si trattiene, ma un lieve sussulto è visibile.
Ok, capisco.
Non ha la mano destra. D'improvviso penso a quante cose dovrei imparare a fare con la mano per me sfigata, la sinistra, nel caso perdessi la mano destra. Forse mi sarebbe più facile usare i piedi.
Uh ricordo quel film, Il mio piede sinistro. Lo avrò visto tante volte da piccola, credo di aver letto anche il libro. Sì, certo, ho letto anche il libro.

Mi segua.

Che poi pure sinistro il piede. Cioè doppia difficoltà per me. Piede e sinistro.
Che poi sinistro vuol dire anche sinistro, pauroso.

Sinistro vuol dire sinistro.

Comincio davvero a delirare.

La luce manca da quel giorno, e così quando apre la porta che dà sul corridoio è costretto ad accendere una torcia, una di quelle scarsissime a led e a manovella ma... meglio di niente. Da qui in poi non ci sono più finestre.
Lo immagino mentre col moncherino tiene ferma la torcia sulla scrivania e con la mano sinistra gira la manovella.
Chissà se fosse stato il piede.
I corridoi sono vuoti. Forse non ci sarà nemmeno un medico a visitarmi.

Nel passato i chirurghi erano barbieri. O meglio, i barbieri facevano i chirurghi. La differenza tra il radere un po' di barba e amputare un arto o togliere un dente? Nessuna. Solo pratica.
Barba, capelli e amputazioni a prezzi modici.
Ridacchio tra me e me.
Il chirurgo mi guarda malissimo ma il sopracciglio si inclina lievissimamente a mostrare un po' di pena.
Da quel fatidico giorno siamo rimasti pochi. Io non so nemmeno bene cosa sia successo, nessuno lo sa.

Io men che meno.
Il bagliore.
Il calore.
Il boato.

E quel silenzio.
Molti sono morti, sciolti come ghiaccioli lasciati al sole. Era raccapricciante. L'odore, che odore.
Il sangue, i liquidi corporei.
Essere e non essere, immediatamente dopo.
Stavo parlando con la vicina. Si è liquefatta sotto i miei occhi, io no.
Io non so come mai, io sono rimasta.
A metà.

La pelle ogni tanto si stacca ma finora ero riuscita a sopportare.
Nemmeno tanto il dolore, è strano, non fa male. È immensamente fastidioso.
Innanzitutto non posso indossare nessun tipo di abito, rischio di scollare anche quel poco di pelle rimasta.

Non si spaventi quando entra, resti qui in attesa, la chiameranno.

Lui ha perso solo la mano, destra poi. Chissà come ha fatto a restare così integro.

Oltre a non poter indossare nessun tipo di vestiario, i pochi uomini rimasti mi guardano con estremo ribrezzo. Ci si sente soli, senza pelle. Che poi fossero messi meglio, loro.
Ho resistito al fastidio di andare in giro nuda, tanto siamo pochi. Ma nuda nuda, doppiamente nuda perché di pelle ne è rimasta poca.
Poi però mi ha intaccato il viso e bhe, non sono mai stata una modella. Ho il nasone, i denti storti, il mento praticamente assente e le orecchie a punta.
Sono simpatica, direbbe un papabile uomo rimasto in vita, forse l'infermiere che ha ancora tutta la faccia e può indossare i vestiti.
Ma almeno la pelle. Avevo una bella pelle, che non dimostrava i suoi quasi 40 anni.

Lì al buio, però, sento enormemente la solitudine. Quando è così buio come fai a sapere se hai gli occhi aperti o chiusi?
Necessito di un briciolo di luce.

Canticchio.
Come faceva quella canzone?
When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me

And darlin', darlin', stand by me, oh now now stand by me
Stand by me, stand by me

Buio.

Ma poi che faranno mai in un centro medico senza elettricità? A dir la verità credevo di trovarlo disabitato e vuoto. Morto come la maggior parte degli esseri viventi. Deturpato di sicuro come tutti i viventi.
Tranne l'infermiere.
A lui manca la mano. Destra.
Per il resto sembra integro.

Sento un cigolio inconfondibile. La porta si apre.
Ecco, penso, ci siamo. Il mio barbiere. 
Del resto anche una spuntatina ai capelli ci sta, dopo l'ultima decolorazione ho praticamente ucciso le punte.
Se bella vuoi apparire, un po' devi soffrire. Diceva mia cugina quando ero piccola e lei, dalla maestosità dei suoi 5 anni in più, spazzolava i miei lunghissimi capelli. Doloroso, molto doloroso.

Non sento passi però. Cerco di muovermi verso il rumore.
Ho sempre detestato il buio totale. Ho costretto le persone con cui ho vissuto a dormire sempre con la tapparella un po' sollevata, a far entrare un briciolo di luce. 
Sì ho detto briciolo perché la luce è sia onda che particella.
E penso alle particelle come briciole.
Sono una cazzo di falena che vuole la luce.
Trovo la porta e mi ci infilo.
È qui il mio barbiere?
Silenzio.

La porta dietro di me si chiude. Ok, ha fatto bene l'infermiere ad avvertirmi, ora ho paura. 
Una luce a led si accende. Potrebbe essere debole ma dopo l'oscurità sono costretta a chiudere gli occhi.
Ehi, sembra una cabina elettorale. Solo che invece della scheda elettorale c'è un biglietto.

Un piccolo compenso per un grande dono.

Bello scherzo barbiere, senti ma se ti chiedo di spuntarmi i capelli che sia un centimetro e basta, non come fate di solito che poi mi trovo ad aspettare sei mesi per averli di una lunghezza decente!

Ridacchio ma sono nervosa.
Gas.
Tosse.
Buio.
Il nulla.

Balbettio confuso, luci a led in faccia, vedo tutto sfuocato, un'ombra enorme su di me. Enorme.
Antenne?
Cazzo sembra la mia lumaca gigante africana. Debra, il suo nome, come la sorella di Dexter.
Che è scappata, come cazzo abbia fatto.
Ridacchio.
Devono essere potenti questi gas, le allucinazioni.

Buio.
Il nulla.

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Bhe dai poteva andarmi peggio.
Lo specchio riflette la mia immagine che ha una pelle molto più bella rispetto a prima di quel giorno. Il mio corpo senza più una cicatrice. Nemmeno una.
I barbieri di oggi fan miracoli con questi unguenti.
Barba, capelli, amputazioni e unguenti a prezzi modici.
Ridacchio.
Non una ruga.
Ma come cazzo avranno fatto? La gente si è liquefatta sotto i miei occhi e io sono perfetta.
Bhe il nasone sta dove sta.
Il polpaccione non si muove.
Il makeup sarebbe da perfezionare. Ma tanto poche persone potranno criticarlo.
Siamo davvero pochissimi.

Ci sono cose che ancora faccio fatica a fare, per esempio tagliare la frutta e la verdura. Lavarmi i denti.
Schiacciarmi i punti neri.
Ridacchio.

È che la mano sinistra faccio davvero fatica a usarla.
Dovrei forse provare con i piedi.

4 commenti:

'se fossi fuoco arderei il mondo' ha detto...

penso a Chernobyl..
racconto teso e dolente..
avevo proprio la sensazione della pelle che si stacca..

Carla ha detto...

Sto guardando la serie ma ho un lungo rapporto con le radiazioni. In verità ho lasciato molte cose aperte. Bomba? Alieni? Da anni volevo visitare Chernobyl ma mi è sempre stato sconsigliato. Poi in realtà le idee erano molte, e alla fine ho lasciato che il racconto venisse su da sé. Mi piace scrivere di getto, come in un flusso di pensieri.

Ah e grazie di avermi letto

kukri ha detto...

Che dire... BelloBelloBello!!!

Carla ha detto...

Uhhh graziegraziegrazie