09 settembre 2019

Stand by me

Ti vorrò sempre bene.

Perché IT ci piace?
Sono andata a vedere la seconda parte dopo un ripassino del remake della prima.
La seconda parte è sempre quella che mi piace di meno. Sono adulti, hanno i loro cazzi, quelli di tutti. Lavoro, marito o moglie, casa, cane, figli.
Figli?
Ma la prima, quando loro sono ragazzini...
Perché vedete, IT non è un libro/film di paura. IT è un racconto di amicizia, di fratellanza, di battaglie che a quell'età sono sempre dure e di solito se ne esce sempre piuttosto perdenti o comunque acciaccati.
IT è la storia di ragazzini che combattono, in primis, contro le loro paure - la battaglia più pesante è quella in cui cerchiamo di scoprire chi siamo.

IT è quando il bullo del quartiere prende a calci lo zaino che hai sulle spalle per farti cadere mentre sei sui pattini e il tuo migliore amico ti difende.
"Cos'è? La tua amica del cuore? Ah ah"
"Sì, e devi lasciarla in pace"

IT è quando sei circondato da ragazzi molto più grandi che rivendicano la loro panchina e cerchi le vie di fuga sperando di correre più veloce di loro.

IT è la violenza, fisica e verbale che ti circonda e alla quale non vuoi cedere.

IT è quando torni a casa e la prima cosa che fai è metterti le cuffie e ascoltare qualsiasi cosa allo stereo perché non vuoi sentire e vuoi isolarti.

Non amo affatto Stephen King, sempre inutilmente prolisso. Ma quando parla di ragazzi non riesce a non commuovermi. C'è tutta la storia dei miei amici, i perdenti del quartier Parella, ogni giorno in giro a vagabondare, il rito di iniziazione entrando in una grotta buia e cercando di non avere paura, le giornate a pattinare, le audiocassette condivise, le lettere spedite quando eravamo lontani in vacanza.

E le risate, gli abbracci interminabili, e "io ci sarò sempre", e camminare sui binari del treno perché siamo invincibili.

Del resto lo dice anche King, in "Stand by me - ricordo di un'estate".
Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?

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