12 dicembre 2019

"Un pallone e la parrucca" di Igor Boggio

Quando, nel 2013, Igor mi annunciò di essere in procinto di scrivere un libro sulla sua esperienza subito mi chiesi "Abbiamo davvero bisogno di un altro libro che parli di cancro?"

Ero però entusiasta, lo sono sempre quando le persone che mi circondano cercano di realizzare un grande progetto e cerco di dare una mano.
"Ti mando la prima bozza".

Furono giorni di intensa lettura, di correzioni mandate via email, di immedesimazione.

Abbiamo davvero bisogno di un altro libro sul cancro?
Era davvero necessario?
Bhe, la risposta è, ovviamente, sì.

Questo è il mio terzo libro sul tema, acquistai "Il male addosso" di Sandra Verda, ormai almeno 15 anni fa, poi "Vado a farmi la chemio e torno" di Paolo Crespi e ora Igor Boggio, con il suo "Un pallone e la parrucca".

Il libro dalla prima bozza ha fatto tanta strada e, confesso, non ho letto le successive bozze che Igor mi aveva inviato. Più che altro perché stavo passando un periodo della mia vita in cui non volevo più sentirne parlare. Era una cosa che aveva permeato la mia vita e la vita delle persone che mi circondavano per cui cercavo di tenermi alla larga da tutto ciò che parlasse del grande C, il grande male, dei tumorati di Dio.
Ma non posso nemmeno descrivere in parte la gioia nel sapere che alla fine ce l'aveva fatta, che alla fine il libro sarebbe stato pubblicato il 28 Settembre 2019.

Alex racconta la sua storia, che poi è la storia di Igor. Che scopre a 13 anni di avere un osteosarcoma.
Non so voi ma pronunciare ad alta voce quella parola mi fa davvero venire in mente qualcosa che mastichi le ossa. Come un pac-man rumoroso che ti sgranocchia dentro.
E Alex/Igor che fa? Da promettente futura stella del calcio comincia con rabbia a lottare e dentro questa lotta ci sono tutte le avventure di un ragazzino della sua età che vorrebbe e dovrebbe avere come unica preoccupazione quella di baciare una ragazza, per esempio.
E invece.
Osteosarcoma, a ripeterlo fa paura.
Osteosarcoma, difficile da dire e da sconfiggere.
Eppure con una protesi e con uno zaino da 50 litri pieno zeppo di buona volontà Igor/Alex si arrabbia, si fa forza, reagisce, tiene fede alle sue speranze e i suoi sogni di giocare a calcio da campione nella Juventus e intanto si prepara a battaglie enormi che noi comuni mortali non possiamo immaginare. Tornare a camminare senza stampelle, ad esempio, o andare in bici, stare al passo dei propri compagni di liceo in gita.
In compagnia di se stesso, una parrucca e un paio di amici fidatissimi. Nessuno doveva sapere cosa avesse, nessuno, perché, e qui c'è la parte chiave di tutto, "nessuno vuole davvero essere malato".
Seppur ogni esperienza è diversa, ammetto di essermi sentita travolta dalle emozioni.
Il padre e la madre di Alex/Igor ci forniscono le indicazioni per andare avanti, un centimetro alla volta. E badate bene, è un consiglio per ogni situazione, andare avanti sempre di un centimetro per volta.
Ed è così che Alex/Igor riprende a camminare, riprende a costruire la sua vita e a progettarla e impara a non arrendersi.
Sembra banale a dirsi ma i sogni sono tutto, senza di essi non c'è progettazione, non c'è l'idea di un futuro, viviamo in un infinito presente in cui nulla può essere portato a termine, nulla può concludersi.
Il libro non può finire, la storia non può finire. La domanda si tramuta e diventa: Alex riuscirà a essere sereno? Alex con i suoi mille volti si costruirà una famiglia? Troverà un lavoro stabile? Terrà in piedi una storia d'amore serena senza cercare la lotta estenuante e continua che si è sempre trovata accanto?

Io credo che Alex ce la farà, penso che costruirà una vita imparando da questa immensa e dolorosa esperienza. Credo che avrà un pargolo a cui insegnare cosa ha imparato da piccino, e a non arrendersi mai. Credo che la filosofia del centimetro in più possa renderlo invincibile e che il piccolo pargolo si sentirà tale una volta applicata la regola.

Voi, ditemi, cosa facevate a 13 anni? Qual era la vostra più grande preoccupazione?
Io me lo ricordo, ma questa è un'altra storia.

Buona lettura. E grazie Alex di averci reso partecipi della tua avventura.


Io e Igor




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