29 febbraio 2012

Grazie!

Che dire ragazzi, grazie! Qualcuno ha segnalato il blog sul sito del comune di Torino. Sono un po' emozionata! Grazie mille.


L'insostenibile distrazione dell'essere (me)

Si dice che dimentichiamo solo le cose che vogliamo dimenticare. Bhe è ora che io cominci a desiderare di ricordare qualcosa perché, nel mio caso, è tutto un "oddio, mi sono scordata..." e a seguire, a scelta, di fare la spesa, di dare da mangiare al gatto, di prendere le pastiglie, di fare l'ordine, di fare la visita (una volta mi chiamarono dall'ospedale mentre stavo facendo spesa con mia mamma, mi ero scordata, ovviamente), dell'appuntamento (una volta venne da me un ragazzotto per una pianta carnivora e, non volendo dirgli dove abitavo, mi ha aspettato pazientemente in un posto dove io non sono mai arrivata), di andare al colloquio, ecc ecc.
Essendo sostanzialmente quella che si potrebbe definire una distratta, o distrattona, a seconda della distrazione, faccio sempre le cose con largo anticipo, dandomi enormi margini di tempo per poter rimediare in caso di emergenza. Oggi avevo la mammografia alle 11.30. Facile no? A Vergato, dall'altra parte del mondo (anche se è un paesello che non mi è dispiaciuto e poi vedrete perché). Esco di casa alle 8.30, presto, direte voi. Ma calcolo circa 30 minuti di bus per arrivare in centro, 15 minuti per arrivare alla stazione a piedi, il tempo per fare i biglietti in caso di rottura delle macchinette (una volta mi è capitato) e di prendere il treno delle 10 per Vergato. Esco di casa un po' in ritardo quindi già il tempo si riduce, inoltre devo andare dal tabaccaio a comprare i biglietti del bus. Ma la fortuna sembra essere dalla mia parte, il bus è in ritardo quindi riesco a fare tutto. Arrivo in centro e mi incammino verso la stazione. Mentre passeggio sotto ai portici faccio il check delle cose. Dunque, esami passati, ok, tesserino sanitario, ok, biglietti del bus comprati. Treno alle... mhm, 10? Ok.
No, cazzo. Mi sono scordata l'impegnativa.

Dicasi impegnativa quel fogliettino rosso su cui c'è scritto l'esame che devi fare e senza il quale nemmeno un'apparizione della madonna può fartelo eseguire. Mi sono fermata di colpo e ho cominciato a ricordare che poco dopo essere uscita dal bagno (no, niente cacca mattutina stamane) mi ero detta "mi raccomando, l'impegnativa!".
Proprio come quando ho preso la patente e ho fatto l'esame pratico di guida. "Ricordati il freno a mano, ricordati il freno a mano", tolgo il freno a mano e parto senza la cintura di sicurezza.

In un attimo penso a cosa fare ma non posso rimandare questa visita. Già è in culo al mondo, per Bologna volevano farmi attendere un anno, non posso permettermi di rimandarla.
Decido di chiamare l'ospedale di Vergato.
"Pronto? Buongiorno mi scusi, la chiamo per un'informazione. Vede io arrivo da Bologna, devo fare una visita senologica, sono quasi in stazione ma mi sono scordata a casa l'impegnativa..."
"Visita senologica il mercoledì? Ma è sicura?"
"Forse mammografia, sull'impegnativa è scritto visita senologica"
"Ahhh allora devo passarle radiologia, è difficile che facciano qualcosa senza impegnativa"
"Va bene..."
tuu-tuuu
"Pronto?"
"Pronto, buongiorno mi scusi, devo chiederle un'informazione. Io devo fare una mammografia oggi alle 11.30 e..."
"Sìsì non si preoccupi, non fa niente se arriva in ritardo"
"No, non sono in ritardo è che io arrivo da Bologna e sono quasi in stazione ma mi sono scordata l'impegnativa a casa"
"Eh no, senza impegnativa non si può fare..."
"Posso spostare la visita?"
"Sì ma deve chiamare il CUP"
"No, non mi conviene..."
"Senta, provi a tornare a casa a prendere l'impegnativa. Noi siamo qui fino alle 13, va bene anche se arriva un po' in ritardo"
"Va bene, ci provo, arriverò in ritardo allora"

Cammino velocissimamente verso la stazione, ormai ci sono, così faccio i biglietti per non pensarci dopo. Mentre faccio i biglietti (il treno successivo sarebbe stato alle 11) penso che forse se prendo un taxi riesco non solo ad andare a casa, ma a prendere lo stesso treno delle 10 invece che da bologna centrale, da borgo panigale, una stazioncina dietro casa mia da arrivarci a piedi. Esco dalla stazione ma c'è la fila per prendere il taxi. Rinuncio immediatamente e cammino velocissima alla fermata dell'autostazione. Da lì passano alcuni bus che mi portano all'Ospedale Maggiore. Da lì posso cambiare e prendere un bus che mi porti a casa. Culo vuole che stia passando il 92.
Arrivo a casa che sono le 10 e qualcosa. E' un peccato ma non ce la faccio proprio a prendere il treno delle 10.11 così mi rilasso una mezzoretta e poi esco di nuovo, trotto con calma fino alla stazioncina di borgo panigale e prendo il mio trenino.
Vergato si trova circa 42 km a sud di Bologna, a metà tra Bologna e il confine toscano, per arrivarci si passa accanto a un parco naturale in mezzo alle montagne. Il panorama deve essere ancora più bello in primavera, quando è tutto verde e in fiore.
Col trenino ci vanno circa 40 minuti per arrivarci.

La stazione di Vergato è l'unica al mondo, credo, dove sia vietato attraversare i binari ma attraversarli è l'unico modo di cambiare binario. Niente sotto o soprapassaggi. L'ospedale si trova a 5 minuti a piedi dalla stazione. Presto mi rendo conto che gli abitanti di Vergato possono non aver mai visto dei capelli colorati e mi domando che cosa pensano quando attraverso il loro campo visivo.
Arrivo in ospedale, è nuovissimo e il personale è molto gentile.
Dovrebbe esistere, per la sanità, un sito simile a quello di 2spaghi, dove è possibile recensire le strutture e i reparti, e volendo anche il personale.
Il signore all'accettazione mi fa sedere e mi dice che mi farà chiamare.
Esce una signora da un portoncino su cui è scritto, in caratteri forse usati al tempo del fascismo, "Mammografia" e mi chiede se ho portato altri esami, di quando sono, ecc. Poi, forse rendendosi conto che in sala ci sono altre persone, seppur poche, mi dice "Va bene, entri pure, così le faccio qualche domanda."

Le solite, insomma. Qual è la mia storia, come mai l'intervento, il mio passato da (come mi piace chiamarmi) tumorata di dio.
Quando sa che il mio tumore al seno è probabilmente dovuto alla radioterapia mi dice "Ora l'unica cosa che posso fare è schermarti il ventre" e mi porta un grembiulino pesantissimo da legare in vita.
Mentre mi sistema il seno sulla macchina dice "E poi dicono che la radiazioni non fanno male. Anch'io ho il mio bel segno" e si tocca il collo. Allora, e solo allora, vedo che ha una cicatrice (non molto vecchia) alla base del collo.
"Hai tolto la tiroide?"
"Sì, e ho fatto bene, perché i noduli che avevo sono risultati positivi"
Ci scambiamo un'occhiata silenziosa come a dire che ci siamo intese e poi le dico che anch'io ho dei noduli e forse devo togliere la tiroide. Ma si vedrà.
Eseguo le altre 3 proiezioni e attendo in saletta i risultati, dopodiché faccio un'immensa pipì e cerco un posto dove mangiare. Ho ormai perso il treno delle 12.41 e dovrò prendere quello delle 13.41. Così trovo un bar, di quelli davvero pesi, ma abbastanza grandino secondo i miei standard, confido quindi sul fatto che abbiano del cibo.
Entro e la signora che stava leggendo il giornale sbotta "Dica..."
"Buongiorno, mi scusi - è la mia formula - avete qualcosa da mangiare, panini o tramezzini?"
"Sì, quelli" e indica una triste vetrinetta dove è presente un micropanino dimensione 10*5 cm ripieno di mortadella, due pezzi di pizza, due pizzette ripiene, probabilmente rimasti lì dai tempi della guerra.
"Ah... - mostrando la mia cocente delusione - non ha nient'altro?"
"Bhe se vuole posso farle un panino con questi" indicandomi un pezzo di mortadella, un tristissimo mezzo prosciutto rinseccolito, del formaggio e tre barattoli di salse ambigue.
Prendo un panino col prosciutto crudo rinseccolito e salsa "capricciosa" e un altro panino con mortadella e salsa ai funghi. Ovviamente i panini erano strasecchissimi, e stanno ancora vagando nel tratto di strada tra esofago e stomaco ma almeno ho addentato qualcosa. Vado in stazione a prendere il trenino e sì, sono abbastanza stanchina. Voglio dire stamani mi sono svegliata tutto sommato presto, ho corso come una mattarella, tornata a casa ho Maya in calore che non mi da' tregua strusciandosi su ogni cosa le capiti a tiro e miagolando come una disperata (sì è in calore). Ho fatto anche alcune fotine, vediamo se riesco a caricarle in qualche modo. Eccole!





















Meno male faccio sempre le cose col dovuto anticipo.
Ho la mia mammografia su cd, se mi sconfinfera metto le immagini. Perché sono bella "dentro".

Canzone del giorno: Superman Lazlo Bane



28 febbraio 2012

Di cose futili

Ve lo state chiedendo? Non ve lo state chiedendo? Non m'importa e ve lo dico: oggi sto meglio.
Un bel po' di gocce di valeriana mi hanno calmata e ieri notte mi hanno fatta ronfare della grossa. Ora sono qui sonnacchiosa e stiracchiosa in attesa che mi venga voglia di scrostarmi lo sporco di dosso con una bella doccia calda. Per poi truccarmi col mio nuovo fondotinta della Catrice. Sì lo so non ho resistito. Ma dato che comincia a esserci una temperatura decente, se di giorno posso (e voglio) usare il fondotinta minerale in polvere, di sera posso osare con qualcosa di più coprente. Questo fondotintino lo hanno paragonato a quello della MUFE che costa 5 volte tanto, per cui se non mi dovessi trovare bene almeno non ho buttato 40 euro nel WC.
Oltre a questa piccolissima e futile novità sto cercando un taglio nuovo per i capelli, un taglio corto e comodo.

Qui potete trovare l'album di riferimento, ogni foto ha una didascalia col numero e, se vi va, partecipate anche voi a questa inutile votazione. Senza condizionarvi (nono) stanno vincendo a parimerito il 3 e il 13. A me piaceva tanto il taglio numero 10, ma in effetti volevo qualcosa facile da pettinare e il 10 decisamente non lo è.
Vi lascio a quest'ardua impresa con una canzone un po' malinconica che mi suonava nella testa qualche giorno fa e che è dunque

La canzone del(l'altro) giorno: Country Roads John Denver





P.s. sempre meglio con le parole del giorno, bravi bravi, bravi, bravissimi.


27 febbraio 2012

La solitudine di un segreto (non svelato)

Forse avevo già scritto di come i segreti ci uniscono, di come le confessioni ci rendano responsabili gli uni degli altri, anche se ora non trovo il post di riferimento. Ricordo di aver scritto una cosa simile, o forse volevo scriverlo e poi niente. Insomma stanotte non ho dormito, avevo gli occhi lucidi pensando a un segreto confessatomi. Credo che questa cosa mi abbia turbata profondamente anche se non so spiegarmi come mai.
Purtroppo non ho saputo dal diretto interessato, ma da un amico comune. Questo mi rende sì responsabile, ma in nessun modo posso aiutare. Forse è questo quello che mi ha resa così fragile, l'essere impotente.
Insomma, mi spiace, spero che un giorno arriverai a fidarti di me per dirmelo.

26 febbraio 2012

La musica per me



Vi chiederete cosa ci faccio con un disco dei C.O.V. sconosciuti ai più, acronimo per Church of Violence, gruppo punk attivo negli anni '90 nei centri sociali torinesi.
E' successo che a inizio febbraio spulcio nei negozi di vinili per trovare qualcosa per il mio Fry e trovo questa chicca. Essendo sconosciuti rimango sbalordita. Io li conosco solo perché mia sorella portava le musicassette a casa e io li ascoltavo a ripetizione.

Io e mia sorella sotto questo punto di vista siamo state fortunate. Siamo arrivate ai CD in ritardo rispetto ai nostri coetanei, noi avevamo uno stereo con giradischi e lettore di musicassette. E basta.
Quindi avevamo un po' di vinili e spesso li ascoltavamo. A differenza della nostra generazione io e mia sorella i vinili li abbiamo conosciuti. Ora per molti sono oggetto di culto, per noi era la normalità. Quando ho detto a mia sorella di aver trovato il disco dei C.O.V. inutile dire che mi abbia detto "Compralo!".

Quando ero piccola e fino ai 18 anni io, mia sorella, il mio babbo e mia mamma (più i vari criceti, il cane, il pesce rosso, le cocorite, le tartarughe e ogni sorta di bestiolina che ci stesse accompagnando in quel momento) abbiamo vissuto in un bilocale. Io e mia sorella non avevamo una cameretta ma questo lo avrò ripetuto un miliardo di volte.
Così io non avevo modo per isolarmi fisicamente dal resto del mondo. Non potevo essere triste, nè arrabbiata in uno spazio comune, ed ero costretta a sorbire e assorbire gli umori dell'ambiente. I miei genitori che discutevano, per esempio. Per isolarmi io ricorrevo allo stereo, ai vinili e alle musicassette. Indossavo i miei cuffioni giganti e ascoltavo. Dalla musica che allora mi passava mia sorella a quella che passavano alla radio. E' doveroso quindi dire che io ascoltavo davvero tutta la musica, anche quelle schifezze che passavano alla radio. Non dovevo dare spiegazioni a nessuno, nessuno poteva chiedermi com'era andata a scuola o cosa avessi fatto o chi era al telefono mezzo minuto prima.

In particolare questi C.O.V. li ascoltavo spesso durante la mia prima chemioterapia, era una sorta di colonna sonora, insieme ai Propagandhi e ad altri.

Ecco perché mi commuovo in modo buffo ascoltando una canzone che dice "Sono figo o no, mi vergogno ma non posso farci più di tanto", oppure "sangue di Giuda io voglio bere" perché, per quanto suonata male, cantata peggio, con testi assolutamente senza senso (bhe non tutti dai), questa musica racconta una parte della mia storia. Per cui vi lascio con questa.

Canzone del giorno: Sandrinkemall C.O.V.




E questa che mi piace un sacco.

Postdamsong C.O.V.

22 febbraio 2012

Aldilà che viene in qua

Tornando indietro nel tempo con la mia memoria bucherellata posso far risalire la mia "passione" per l'occulto e l'esoterismo quando, ancora 12enne, mi ero ritagliata e disegnata i 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi. Ovviamente erano stilizzati, disegnati a penna, e avendo trovato un manualetto per teenagers come inserto del "Cioè" di mia sorella cominciavo a muovere i primi passi.
Poi ho cominciato a comprare i primi libri, uno in particolare trattava, in modo molto grossolano, tutti i mezzi d divinazione possibile. Allora cominciai a leggere la mano, l'i ching, i fondi del caffè.
Da lì passai ai libri sulla stregoneria e mi ritrovai a svegliarmi all'alba per disegnare oracoli su fogli di pergamena, benedire candele alla luce della luna piena, fare riti propiziatori con la mia migliore amica (che si è sposata con un meraviglioso rito celtico un paio di anni orsono).
Quando morì la mia amica, nonché vicina di casa, cominciai a incuriosirmi sull'aldilà. C'è qualcosa? Non c'è niente? Dove finiamo?

Caso fu che in classe avevo una ragazzotta abbastanza dark, capelli rossi, trucco scuro, che di tanto in tanto apriva un fogliettino misterioso, ci metteva una monetina in mezzo, la sfiorava con l'indice e stava lì in contemplazione. Fu lei a darmi le prime indicazioni: a quanto pare "evocava" il suo spirito guida per ogni cosa. Faceva qualsiasi domanda, del tipo "Cessa è andata a dire a Topa che Sminchiolo mi si faceva?". Allora cominciai anch'io a casa, foglietto e monetina, finestra aperta, nessun crocifisso in giro.
Non ricordo cosa avvenne nelle precedenti sedute ma l'ultima mi spaventò un po'. Chiesi allo spirito il suo nome (dopo che rispose "sì" alla mia domanda "sei morto?") e mi rispose lettera per lettera J I M M O R (io intanto pensai a Jim Morrison ma le lettere finali furono) T E. Jim Morte.
Spirito burlone che si voleva prendere gioco di me? Suggestione?
Non so, suonò il campanello di casa e interruppi bruscamente la seduta.

Ovviamente con la morte di mio padre (che non era molto contento di questo mio interesse per il paranormale) la cosa si intensificò un pochetto. Poi lessi qualcosa sulla Wicca.
Poi le cose scemarono un attimo, ero circondata da gente che rideva di queste cose, gente che non capisce che credere nei miracoli di Gesù è la stessa cosa, o gente che proprio rispetta solo il proprio pensiero, che crede ridicola ogni cosa che non si possa toccare. E anche se a tratti sono stata anch'io di questo partito, ci sono dei momenti in cui mi fa bene credere che ci sia qualcosa. Quel bisbiglìo che ho sentito in casa dopo la morte di mio padre, quel volto che vidi nella notte di un uomo accanto al letto, quando spaventata mi raggomitolai e una volta riaperti gli occhi non vidi più.
Non ne posso parlare, non lo posso fare, le persone ridono, o minimizzano (e io detesto le persone che minimizzano, della serie "Ho un linfoma" Che cos'è? "E' un tumore" Maligno o benigno? "Maligno" Ma si guarisce? "Sì" Ah bhe allora. - come ah bhe allora!).

Quindi quando mi prende il trip mi sento un po' sola perché non ho nessuno con cui parlarne, e quando trovo qualcuno che anche solo accenna alla cosa parto come un fiume in piena. Tutta 'sta pappardella per dire che ho preso i miei primi libri in biblioteca e sono sugli spiriti.

Così me la canto e me la suono da sola.

Vecchi

Sto facendo il mio bel tagliando. Tutte le mie visitine. Oggi quella che preferisco in assoluto. L'ecocardiogramma.
Stai lì sdraiato in relax e guardi il cuoricino che si muove, lo ascolti mentre batte, e ti chiedi se il segreto della vita è davvero in una robina così piccina...
Partiamo con ordine. Sotto casa mia passa un bus, l'86, che spesso e volentieri è in ritardo. Questa zona è appannaggio di vecchi, che puntualmente stanno alla fermata a lamentarsi del ritardo. Ma dico io, che minchia avete da fare tutto il giorno? Forse il loro lavoro è questo: lamentarsi.
Salgo dunque sul bus in spaventoso ritardo di 10 minuti e, che ve lo dico a fare, anche il bus è pieno di vecchi che, probabilmente, mancano di capacità propriocettiva e finiscono sempre per calpestarti i piedi o venirti addosso.
Comincio a pensare che vorrei avere una macchina solo per non trovarmi più i vecchi sul bus, peccato però che siano anche in strada, che guidino. Insomma sono propri cattiva, eh?

Io tanto non invecchierò, la lettura della mia mano mi dice che morirò a 40 anni per cui me la godo adesso.

Arrivo in questa clinica privata convenzionata con l'Asl (che qui si chiama Usl) e mi metto in coda allo sportello dell'accettazione per farmi registrare. C'era un solo omino ed era al telefono.
Arriva una vecchia impellicciata (ah, a proposito, in nome della mia famosa intolleranza ho deciso che non farò più sedere sul bus donne con pelliccia di vero pelo...) che si piazza dietro di me e sbuffa. "Certo, c'è una persona sola e sta pure al telefono!"
Ok, è troppo, mi giro e sbotto "Forse sta prenotando una visita, sicuramente sta lavorando!"
"Assìsì mica volevo dire niente, sa?"
Ah no? Ma dai.

Comunque la vecchia, sbuffando, è riuscita anche a passarmi avanti andando allo sportello delle prenotazioni, invece che a quello dell'accettazione.

Mi registra, salgo e attendo. Ad un certo punto arriva un omino coi capelli bianchi, alto meno di me, che parla come Ficarra&Picone e mi dice che posso andare: "Si spogli e si stenda sul lettino, io arrivo subito".

Mi tolgo i miei 200 strati di maglie e mi sdraio, lui arriva con un caffé "Mi scusi se non le ho chiesto se ne voleva uno, oggi è stata una giornata molto pesante non ero ancora riuscito a prenderlo!".

Gli dico di non preoccuparsi, ha fatto bene, in ogni caso io il caffè lo avevo già preso.
Comincia l'esame. E succede una cosa straordinaria: mi spiega quello che vede. Cioè pian pianino mi accompagna nel viaggio dentro al mio cuoricino e mi sposta anche il monitor per farmi vedere meglio.
"Ha un lieve prolasso della valvola mitralica, lo sapeva?"
"Sì, mi hanno detto qualcosa del genere, ma so che è una cosa comune e non patologica"
"Diciamo che non le causa niente, non è proprio nulla, vede qui? Questo sportellino dovrebbe fare una conchetta ma rimane piatto..."
Mette i colori e ".. vede qui? questo è il sangue che torna indietro perché la valvola non si chiude bene. Diciamo che non è nulla, è solo un atteggiamento della valvola mitralica."
Quando ha detto "atteggiamento", e ricordate che parla come i due comini, stavo scoppiando a ridere.

Strani modi di dire a parte mi sono trovata molto bene. Mentre stava scrivendo il referto entra un'infermiera, disperata, che dice al dottore "Senti, appena puoi, chiama la prossima signora che è lì che dice che a mezzogiorno deve andare in un altro punto, lei è la ragazza delle 10?" Annuisco. "Ho già detto alla signora di aspettare tranquilla, ma.. " e fa un faccino spazientito come a dire, ma non osa, che la signora in questione è una gran scassaballe. In effetti quando il cardiologo era entrato con il caffè in mano e io stavo già sdraiata con le zinne al vento, sentivo che diceva a una signora "No, non entri ora, la chiamo io, mi attenda fuori", quindi già questa scassaballe voleva entrare. Poi voglio dire, mica colpa mia se il mio esame è durato 45 minuti. Lascia il tempo alla mia valvola mitralica di respirare, suvvia.
E, indovinate? Era una vecchia pure lei.

Canzone del giorno: Morelli Mirko Samuele Bersani



18 febbraio 2012

Le nuove parole chiave

Bravi ragazzi, vi state calmando.

La casa dei sogni. O degli incubi.

Quasi record di assenza dal blog. Vorrei dirvi che sono successe tante cose, ma in realtà non è così. Faccio i soliti colloqui, continuo col corso sul 730 (anzi ora a dirla tutta ne ho cominciato un altro, dove ho una minima speranza di lavorarci), Fry ha terminato di montare la libreria, leggo libri impegnati, ha nevicato fino a sfracassarci le palle, sto facendo il "tagliando" con tutte le visite annesse che comprendono: esami del sangue, delle urine, ecografia alla tiroide, mammografia, ecocardiogramma, spirometria, visita dermatologica. In Emilia-Romagna non fanno mammografie con esenzione a donne con meno di 40 anni, il costo della prestazione è di 50 euro, però mi hanno prenotato una visita senologica e se non mi passano la mammografia do' fuoco a ogni cosa. Ah tra parentesi, l'ecografia alla tiroide è prenotata per giugno, devo cercare di spostarla un pochetto più in qua se no anche la mia visita al COES a Torino sarà per giugno e la cosa non mi piace tanto.
Mi ero preiscritta a un corso di 6 settimane su a Torino di Web Design, ci stavo ancora pensando (il corso era gratuito ma voleva dire 6 settimane senza fare colloqui) quando mi chiamano e mi dicono che il corso è saltato per gravi problemi tecnici, la sede ora è chiusa e non sanno quando riaprirà. Bhe, mi hanno tolto un pensiero.
Oggi giornatina relax, lunedì ho il test di ammissione a un altro corso. Non so nemmeno per cos'è, mi tengo occupata perché stare a casa o in giro mi creerebbe troppo pensiero. Trovare lavoro sta diventando difficile anche per me, che non ho pretese.
L'altra notte ho fatto un sogno che mi ha un po' inquietato.
Io e Fry stiamo guardando una casa per andarci ad abitare e troviamo questa casa che ci piace tantissimo. E' un open space ma è gigante, sarà tipo 100 mq. Si entra da una sorta di cortiletto (quindi è a piano terra) a mezzo di una porticina-finestra bianca. L'aria all'interno è pesante, polverosa, la luce entrando dalla porticina-finestra crea dei fasci densi. C'è tipo una carta da parati gialla (mi ricorda la carta da parati che c'era nel tinello della prima casa in cui ho abitato fino ai miei 18 anni), un divano in similpelle verde scuro. Le altre finestre sono coperte da pesanti tendoni. La casa è come se facesse un giro, non ci sono porte ma partendo dall'entrata e facendo il giro si finisce con un muro che potrebbe facilmente essere la parete che vedo all'ingresso guardando alla mia destra. E' complicato da spiegare ma farò una piantina.
Inutile dire che la casa ci piace tantissimo e decidiamo di prenderla. Quando poi, una volta firmato il contratto, andiamo a vederla di nuovo, ci rendiamo conto che in cucina manca il pavimento. Non c'è il cemento ma una sorta di pagliericcio. Per intenderci sembra il "riempimento" dei cestini di natale, però con striscioline di legno. I miei piedi affondano in questa roba e penso che è un bel guaio: come si fa a pulire? Non potremo camminare scalzi. Devo chiamare la proprietaria per chiederle informazioni in merito.

Il mio sogno finisce così. Dico che il sogno è brutto perché l'aria era davvero pesante in questa casa. Sembrava vuota da secoli, o meglio, non toccata da secoli. E poi qualcuno una volta mi disse che la casa nei sogni può rappresentare la persona, e svegliandomi ho come avuto l'impressione che quella casa fossi io, grande e vuota (tante potenzialità ma ancora non usata) e che la mancanza del pavimento fosse proprio la mia mancanza di regole, basi, su cui poggiare qualsiasi cosa. Ed ecco la piantina (ovviamente nel sogno la casa non era sempre la stessa, ma si sa, i sogni son così)...