26 gennaio 2022

Il mio piccolo miracolo tardivo di Natale

(L'assistenza di) Trenitalia c'è. 

Sarò breve in questo piccolo post prima di tentare di riprendere in mano questo mio blog.

Sto preparando molte cose, alcune in bozza da secoli (almeno un anno), altre invece nuove.

Non che abbia questo gran pubblico, ma mi sarebbe spiaciuto perdere la mano, nella scrittura, sulla tastiera, davanti a questo schermo che c'è (ed è forse l'unica cosa fissa della mia vita) dal 2006 ad oggi.

Questa, in realtà, voleva essere una piccola recensione positiva per (rullo di tamburi) l'assistenza di Trenitalia. Eh sì, se ne dicono peste e corna, i treni sono sempre in ritardo ma che volete, questa volta hanno tirato fuori il jolly e non potevo far finta di niente.

Voglio dire, dopo tutte le imprecazioni di una vita passata sui treni in ritardo, e via di coincidenze perse, addio a ore di sonno, ci stava una nota positiva.

Long story short.

Prendo un treno il 30 dicembre sera per una imprecisata località del centro Italia che tornerà nei prossimi post. In genere prendo un treno notturno. Se posso, con la cuccetta (sì, esistono ancora, e a causa del Covid ora non si possono condividere, quindi nonostante i letti scomodi come panchine di cemento, posso estendere i miei confini spargendo ovunque le mie cose).

Ma ho scoperto questo treno che parte alle 19 e mi permette di arrivare a un orario che se avessi 20 anni meno potrei definire presto. Nel mio caso dirò soltanto che resto sveglia e non perdo la fermata per miracolo, ma va bene.

Ha un unico difetto: uno scarto di 15 minuti per il cambio treno a Roma Tiburtina.

Sì lo so. Pur essendo fedele allo spaghetto volante a volte spero nei miracoli, quelli che ti fanno gridare "Ah ma allora Dio c'è".

E invece.

Appena superate un paio di città mi rendo conto che il ritardo è irrecuperabile, il treno che avrei dovuto prendere a Roma è l'ultimo per la mia destinazione finale e già mi vedevo rubare spazio ai senzatetto romani, sdraiata sopra lo zaino e ricoperta di disinfettante.

Fermo il capotreno.

"Mi scusi, devo prendere il treno per **** a Roma Tiburtina e ormai l'ho perso, sarebbe l'ultimo treno e non so come arrivare a destinazione".

La mia soluzione è semplice. Fermate il treno, farà un po' di ritardo ma che sarà mai.

Questo pensavo, mentre il solerte capotreno in divisa mi avvertiva che sarebbe tornato a breve per farmi sapere.

Già lo immaginavo svanire come neve al sole, un ritorno improvviso di primavera e invece no, torna. Mi chiede i dati, il numero di telefono e il nome, si accerta che io abbia già il biglietto per il treno da Roma a ****, "Ne è sicura?", oddio certo ma ora mi fa venire il dubbio, mi faccia controllare.

"Allora faccia così, scenda a Roma Termini, la chiameranno e le diranno cosa fare"

Cioè in che senso cosa fare, e se non mi chiamano che faccio?

"No no la chiamano, c'è l'assistenza a Termini, le diranno come proseguire il viaggio"

Io, sola a Termini, abbracciata a uno zaino e ricoperta di disinfettante.

 - Ma no vengo a Roma a prenderti - 

 - Diamogli fiducia e vediamo che succede - 

 - Ma che scherzi? A Termini da sola? No no io vengo a Roma - 

In che senso 'come proseguire il viaggio'

"Eh le chiameranno un taxi"

Un taxi? Non mi fido molto di questa soluzione. Non potete chiedere di far aspettare l'altro treno?

"No signora, i treni non aspettano"

Mentre pensavo alla solennità di questa frase e a come starebbe bene come epigrafe sulla mia tomba dopo una notte passata a Termini, squilla il telefono.

"Buongiorno, parlo con *****? È l'assistenza Trenitalia di Termini, ho bisogno del codice prenotazione del biglietto da Roma a *****, quando arriva a Termini viene al nostro sportello e le chiamiamo il taxi"

Ma quindi non devo pagare niente?

"No no le diamo il voucher"

Quando arrivo a Termini ci metto un po' a trovare il gabbiotto ma eccolo, povere, due ragazze che avrebbero dovuto smettere di lavorare a mezzanotte e invece mi hanno dovuta aspettare. Mi chiamano il taxi, mi dicono dove aspettarlo (via Marsala, davanti al caffè Trombetta) e non faccio in tempo a uscire dalla stazione che bhe, eccolo, è già lì.

Mi piazzo seduta dietro (è deciso, anche se non parte io resto qui) e vedo che il tassista ha un po' di difficoltà a inserire il codice del voucher nel loro sistema. Chiama la centrale e dopo un'attesa infinita (e io già mi ero quasi pentita di non essermi fatta venire a prendere) gli dicono che non serve inserire il codice, che dovrà chiamarli a corsa terminata per comunicare l'importo e sarà rimborsato.

Si parte.

Il viaggio dura più di un'ora, per di più il tassista riceve anche la chiamata di un amico che chiede di andarlo a prendere (non ce lo chiediamo mai, ma com'è la vita del tassista? Quando è di turno gli amici lo chiamano? Si fan venire a prendere? Si sbronzano perché sanno che c'è chi li riporta a casa? Eh? Eh?) e più di una volta, con lievissimo accento romano, gli fa presente che non può, che sta portando una cliente fuori Roma, "ma ti aspetto" (immagino gli dica) - "Ma guarda che ci metto un sacco, fai prima a chiamare un altro taxi".

Quando arrivo guardo il tassametro, 150 euro.

Saluto il tassista e mi scuso, del resto a causa mia ha guidato un sacco e lui "MACCHÉ IO ME SO' FATTO LA GGIORNATA CO 'SSTA CORSA".

E mentre corro svelta verso il futuro, abbracciando quasi il nuovo anno, penso che sì, Dio magari non c'è ma l'assistenza di Trenitalia per una volta c'è