Oh, finalmente abbiamo battezzato la casa nuova con una bella grigliata tra amici (e quelche mia crisi mistica). Carla è un animale con bassa tolleranza allo stress. Carla si stressa a traslocare. Carla sfoga lo stress su Roccio.
Questa è una parte, poi ci sono altre cose, altre piccolezze ingigantite dalle situazioni e da noi stessi. E a volte dire ciò che si pensa davvero non aiuta.
Venerdì sera quindi abbiamo discusso e ci siamo tenuti un po' il muso ancora sabato, ma la serata è stata piacevole e ha lasciato indietro tutte le nostre discussioni.
Roccio è stato davvero delizioso, ha cucinato la salsiccia e le patate e io mi sono occupata degli antipasti e della grigliata di verdure. Sono stati tutti molto carini, ci hanno portato un mazzo di fiori e una scatola di sale che porta bene. Io ho avuto un po' di mal di testa altalenante (va e viene, e va e viene, e va e viene, ecc) che in parte ha influito sulle mie capacità masticatorie e ho mangiato pochissimo. Calcolando che alla fine abbiamo giocato alla Wii e ci siamo stancati come dei caimani allupati nei giorni primaverili australi è come se non avessi ingurgitato nulla.
Così, nonostante la mia estrema diffidenza, mi sono sentita tra amici. Cioè ho sempre considerato gli amici di Roccio anche miei amici ma per la prima volta, complice anche la casa, la nostra nuova vita, ho sentito che erano tutti lì anche per me. E' una bella sensazione sentirsi accettati nonostante le proprie turbe psichiche (non per vantarmi ma sto scoprendo in me nuove paranoie: ad esempio l'allergia a qualsiasi simbolo religioso e a qualsiasi minima costrizione diretta o indiretta). Venerdì sera Roccio salirà a Torino e domenica pomeriggio scenderemo insieme, devo preparare gli scatoloni, sistemare le stanze, fare un check di ciò che vorrei portare (sembra strano ma TUTTO). I libri mi piacciono, mi piacciono proprio, vorrei portarli tutti, dalle cazzate alle cose serie. Il basso, come potrei lasciarlo qui? Domani mi tocca comprare rotoli interi di pluriball per imballarlo.
Oggi sono andata in posta a spedire due cosine e ritirare il mio pacco smashbox. Ora mi mancano due pennellini da trucco e poi sono davvero a posto. Ah: e ho portato tutti i trucchi che ho a Firenze quindi oggi sono pallida come un cencio e struccata come Loredana Bertè dopo l'annuncio a Sanremo che la sua non era una canzone originale.
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07 aprile 2008
10 dicembre 2007
M
Nel calendario di ogni donna c'è almeno un appunto.
Le mestruazioni.
Non so voi ma io odio questa parola. Odio la parola mestruo e tutti i derivati: è cacofonico. Memore della mamma di un mio amico che segnava M sul calendario quando aveva il ciclo (anche ciclo è una parola che non riesco ad associare. Mi fa venire in mente una cosa circolare e penso a tutte le parole che la contengono, monociclo, ciclomotore, bicicletta, ciclope.. e così via) e che lui cambiava aggiungendo ario in modo che la parola finale risultasse Mario, anche io non scrivo nè mestruazioni, nè ciclo, nè lemiecose ma nemmeno M o Mario.
Non sapendo cosa meglio fare nella vita ho deciso di chiamarle Meremeo. Non chiedetemi il motivo. So solo che nel calendario del cellulare sono presenti, in un mese, almeno due eventi. Meremeo e Previsione meremeo. Perché quella bestia mitologica metà essere umano e metà ginecologo ogni volta ti chiede: Quando ha avuto il ciclo l'ultima volta?. E per me che non ricordo esattamente cosa ho fatto stamattina prima di uscire di casa può diventare un problema senza i Meremeo.
Questo weekend mi ha di nuovo raggiunta Roccio. Però è salito un giorno prima e io ho preso un giorno di ferie, così abbiamo avuto modo di riposarci (insieme) un giorno in più. Venerdì mattina siamo andati ai magazzini musicali Merula. Non gli ho detto la destinazione, volevo che fosse una sorpresina. E sorpresa è stata, abbiamo girato un pochetto dentro ma a malincuore non tutti gli strumenti erano prezzati e i commessi erano piuttosto scazzati.
Nei giorni successivi abbiamo invano cercato Guitar Hero 3 per Wii. Alla fine l'abbiamo trovata domenica da fnac.
Ovviamente l'abbiamo comprata. Solo che io ho una settimana di allenamento di vantaggio per batterlo nel prossimo weekend, dove salirà ancora lui: abbiamo una cena con delitto sabato sera, insieme a Minchietta Uno. Spero solo che l'omicidio avvenga dopo il dolce che il sangue finto mi fa tornare su tutto e mi rovina il pasto.
Obiettivo: imparare a suonare il basso.
Canzone del giorno: Ti sento Matia Bazar
Le mestruazioni.
Non so voi ma io odio questa parola. Odio la parola mestruo e tutti i derivati: è cacofonico. Memore della mamma di un mio amico che segnava M sul calendario quando aveva il ciclo (anche ciclo è una parola che non riesco ad associare. Mi fa venire in mente una cosa circolare e penso a tutte le parole che la contengono, monociclo, ciclomotore, bicicletta, ciclope.. e così via) e che lui cambiava aggiungendo ario in modo che la parola finale risultasse Mario, anche io non scrivo nè mestruazioni, nè ciclo, nè lemiecose ma nemmeno M o Mario.
Non sapendo cosa meglio fare nella vita ho deciso di chiamarle Meremeo. Non chiedetemi il motivo. So solo che nel calendario del cellulare sono presenti, in un mese, almeno due eventi. Meremeo e Previsione meremeo. Perché quella bestia mitologica metà essere umano e metà ginecologo ogni volta ti chiede: Quando ha avuto il ciclo l'ultima volta?. E per me che non ricordo esattamente cosa ho fatto stamattina prima di uscire di casa può diventare un problema senza i Meremeo.
Questo weekend mi ha di nuovo raggiunta Roccio. Però è salito un giorno prima e io ho preso un giorno di ferie, così abbiamo avuto modo di riposarci (insieme) un giorno in più. Venerdì mattina siamo andati ai magazzini musicali Merula. Non gli ho detto la destinazione, volevo che fosse una sorpresina. E sorpresa è stata, abbiamo girato un pochetto dentro ma a malincuore non tutti gli strumenti erano prezzati e i commessi erano piuttosto scazzati.
Nei giorni successivi abbiamo invano cercato Guitar Hero 3 per Wii. Alla fine l'abbiamo trovata domenica da fnac.
Ovviamente l'abbiamo comprata. Solo che io ho una settimana di allenamento di vantaggio per batterlo nel prossimo weekend, dove salirà ancora lui: abbiamo una cena con delitto sabato sera, insieme a Minchietta Uno. Spero solo che l'omicidio avvenga dopo il dolce che il sangue finto mi fa tornare su tutto e mi rovina il pasto.
Obiettivo: imparare a suonare il basso.
Canzone del giorno: Ti sento Matia Bazar
20 agosto 2007
Per quella zoccola di Zelda
Pochi giorni fa Roccio è arrivato a casa con un gioco nuovo per la Wii. Finora ho giocato per 10 ore slogandomi il pollice della mano sinistra. Tutta colpa di quella troia di Zelda. Mentre io mi spacco il culo a salvare il suo regno dalle tenebre lei che fa? Cazzeggia. Ma si può?
07 maggio 2007
Di Falchi e oculisti
Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino questo non è stato un buongiorno. Innanzitutto c'è da dire che oggi ho avuto la visita oculistica. Sono mesi che mi sembra di avere sabbia dentro l'occhio sinistro. Forse ora ho addirittura un formicaio. Nonostante avessi un margine di tempo piuttosto ampio sono quasi riuscita ad uscire di casa in ritardo. Prima cosa: dovevo rispedire il contratto della polizza di assicurazione auto. Ovviamente mentre stavo imbucando la lettera il pullman ha deciso di passare alla fermata. Quindi senza nemmeno guardare ho attraversato la strada e mi sono fiondata sull'autobus. Seconda cosa: c'era da ritirare una trentina di euro per la visita, e dato che sono a corto di soldi (il mio conto in banca piange la misera presenza di soli 9 euro) ho ben pensato di chiedere a mia mamma se potevo pagare col suo bancomat (del resto come dice lei, la salute è la prima cosa). Appena salita sul pullman mi sono messa a ravanare nella borsa di Carla Poppins alla ricerca del bancomat. Nulla. Tasche, taschine, tasconi. Nulla. Panico. Nel mio portafogli c'erano 10 euro e nemmeno mettermi a elemosinare qualche spicciolo alla stazione di Torino Porta Nuova avrebbe potuto aiutarmi. Quindi mi sovviene che qualche mese fa io e Roccio avevamo fatto una specie di carta prepagata, per qualunque emergenza. Più emergenza di questa.
Così scrivo un sms a Roccio per chiedergli se si ricorda quanti soldi ci sono sulla schedina "Ci sono almeno una trentina di euro". Bene, penso.
Peccato che intanto ho perso la fermata. Scendo e me la faccio a piedi fino alla fermata del tram.
Arrivo in questo centro oculistico, privato ma anche convenzionato con l'asl. Lì accanto c'è un bancomat. Cerco di prelevare ma mi risputa la carta: dicono di rivolgersi alla banca. Ahi. Vado in un altro bancomat ma anche lì mi dice la stessa ciccia. Entro in panico: e ora? Casualmente ritrovo il bancomat di mia mamma in una centesima tasca che ancora non avevo controllato. Meno male.
Mi immagino questo centro come bellissimo e spaziosissimo: è in centro città, è anche privato, cosa posso volere di più dalla vita? Giungo alla conclusione che, come sempre, l'abito fa metà monaco. Ma l'altra metà... L'età media è di 90 anni, dalla segretaria ai pazienti. L'unico che può competere con me è proprio lui, l'oculista, che forse è ancora solo un assistente. Però è sgarbato e frettoloso e non mi lascia parlare. Insiste sul fatto che la mia è una congiuntivite allergica. Ma io non sono mai stata allergica. Però lui non vuole sentire ragioni, sono allergica.
Mi fa la visita oculistica, mi fa capire che sono una "portatrice cronica di lenti a contatto" e me lo dice con tatto: qualcosa come "lei è una portatrice cronica di lenti a contatto, vero?". Gli chiedo se può gentilmente farmi vedere come si mettono le lenti a contatto, perché da quando le porto nessuno mi ha mai davvero insegnato. Mi dice scazzato che è compito dell'ottico (e qui mi chiedo, ma come? l'ottico mi manda da lei e lei mi manda dall'ottico?). Alla fine mi da' un collirio al cortisone e un antistaminico di mantenimento. Vado in farmacia promettendo a me stessa di non mettere più piede in quello studio, ma lì non hanno i colliri che mi servono. Allora vado in un'altra farmacia che è piena di stranieri che cercano di comunicare con la farmacista. Aspetto la mia buona mezz'ora con calma e finalmente prendo i miei colliri (e li aggiungo all'omaggio dell'oculista: una soluzione di lacrime artificiali da infilarmi nell'occhio quando le lenti a contatto seccano un po'). Vado a prendermi il meritato cheeseburger ricordando quello preso il giorno prima con Roccio. Era buonissimo, ma oggi ha un altro sapore. Manca l'ingrediente fondamentale, è inutile cercare lo stesso cheese.
Vado al lavoro, prendo un caffè che ha su di me un effetto devastante. Mi sveglia a tal punto che sono persin contenta di mettermi al telefono.
Torno a casa, mangio insieme a *tutta* la mia famiglia e poi lascio una dimostrazione della Wii. Mio cognato commenta: "Io preferisco giocare seduto alla playstation".
Mi hanno risposto i falconieri: organizzeranno una giornata il 26 maggio e indovinate? Noi mica si mancherà.
Così scrivo un sms a Roccio per chiedergli se si ricorda quanti soldi ci sono sulla schedina "Ci sono almeno una trentina di euro". Bene, penso.
Peccato che intanto ho perso la fermata. Scendo e me la faccio a piedi fino alla fermata del tram.
Arrivo in questo centro oculistico, privato ma anche convenzionato con l'asl. Lì accanto c'è un bancomat. Cerco di prelevare ma mi risputa la carta: dicono di rivolgersi alla banca. Ahi. Vado in un altro bancomat ma anche lì mi dice la stessa ciccia. Entro in panico: e ora? Casualmente ritrovo il bancomat di mia mamma in una centesima tasca che ancora non avevo controllato. Meno male.
Mi immagino questo centro come bellissimo e spaziosissimo: è in centro città, è anche privato, cosa posso volere di più dalla vita? Giungo alla conclusione che, come sempre, l'abito fa metà monaco. Ma l'altra metà... L'età media è di 90 anni, dalla segretaria ai pazienti. L'unico che può competere con me è proprio lui, l'oculista, che forse è ancora solo un assistente. Però è sgarbato e frettoloso e non mi lascia parlare. Insiste sul fatto che la mia è una congiuntivite allergica. Ma io non sono mai stata allergica. Però lui non vuole sentire ragioni, sono allergica.
Mi fa la visita oculistica, mi fa capire che sono una "portatrice cronica di lenti a contatto" e me lo dice con tatto: qualcosa come "lei è una portatrice cronica di lenti a contatto, vero?". Gli chiedo se può gentilmente farmi vedere come si mettono le lenti a contatto, perché da quando le porto nessuno mi ha mai davvero insegnato. Mi dice scazzato che è compito dell'ottico (e qui mi chiedo, ma come? l'ottico mi manda da lei e lei mi manda dall'ottico?). Alla fine mi da' un collirio al cortisone e un antistaminico di mantenimento. Vado in farmacia promettendo a me stessa di non mettere più piede in quello studio, ma lì non hanno i colliri che mi servono. Allora vado in un'altra farmacia che è piena di stranieri che cercano di comunicare con la farmacista. Aspetto la mia buona mezz'ora con calma e finalmente prendo i miei colliri (e li aggiungo all'omaggio dell'oculista: una soluzione di lacrime artificiali da infilarmi nell'occhio quando le lenti a contatto seccano un po'). Vado a prendermi il meritato cheeseburger ricordando quello preso il giorno prima con Roccio. Era buonissimo, ma oggi ha un altro sapore. Manca l'ingrediente fondamentale, è inutile cercare lo stesso cheese.
Vado al lavoro, prendo un caffè che ha su di me un effetto devastante. Mi sveglia a tal punto che sono persin contenta di mettermi al telefono.
Torno a casa, mangio insieme a *tutta* la mia famiglia e poi lascio una dimostrazione della Wii. Mio cognato commenta: "Io preferisco giocare seduto alla playstation".
Mi hanno risposto i falconieri: organizzeranno una giornata il 26 maggio e indovinate? Noi mica si mancherà.
03 maggio 2007
Stanotte ho fatto un bizzarro sogno. Prima devo spiegarvi chi è il personaggio che ho incontrato nel mio sogno. Era un mio compagno delle medie. Anzi, eravamo compagni anche alle elementari. Ha un cognome buffo ma non l'avevamo mai preso in giro per questo (stranamente). Sarà che era un modello per noi, il classico casinaro che andava male a scuola e quindi rispettato da tutti. Mi aveva difeso un paio di volte dalle pesanti prese in giro che andavano in quegli anni (il bullismo di cui parlano oggi, in verità c'è sempre sempre stato). E più di tutto era un caro amico. Io e un'altra ragazzina giocavamo sempre con lui al parchetto di zona Parella dal nome "Il Fungo" (chiamato così a causa dell'acquedotto situato in mezzo al giardinetto, che pareva proprio un fungo) e parecchie volte era stato a casa mia a giocare col Commodore 64. In terza media fu bocciato, ma seppi che ne "combinò" una grossa. Uscì anche sul giornale, un ragazzotto con le sue iniziali (non poteva che essere lui), in quella scuola media, aveva fatto il nome di un bidello che offriva spinelli ai ragazzini. Ne successe ovviamente un casino, il bidello fu licenziato, e a causa dello scalpore provocato il mio vecchio amico andò a stabilirsi in Germania con sua mamma. Lo incontrai qualche anno dopo qui a Torino, lavorava in una pasticceria e aveva messo su pancetta. E mi raccontò tutta la storia.
Stanotte ho sognato che M, questo mio vecchio amico, aveva aperto con la mamma una gelateria. In verità era una gelateria/sala giochi. La mamma organizzò un'inaugurazione piuttosto bizzarra. Prese un po' di persone e diede loro alcune istruzioni che sembravano essere tirate fuori da un libro di magia nera. Noi dovevamo entrare in bagno, ognuna di noi in un bagno, pronunciare strane parole, attaccare uno specchietto quadrato (le dimensioni sembravano 10x10 cm) sulla porta di fronte a noi. Aspettare 9 minuti esatti e poi aprire la porta premendo lo specchietto che avevamo attaccato poc'anzi. Ma la cosa mi puzzava e non volevo farla, così mentre tutti erano lì ad aspettare i loro 9 minuti, ognuno chiuso in un bagno, io ho aperto la porta e sono sgattaiolata via all'interno della gelateria. Strano pensare che nonostante fossi uscita prima degli altri (mi viene da dire "prima delle altre", saremo state tutte donne?) nessuno mi chiese nulla. Eppure i minuti erano 9 per tutti. La mamma di M chiese le mie impressioni e se avessi visto qualcosa. Ma non volevo "rilasciare dichiarazioni". "Strano" mi dice lei. E mi mostra una specie di Guestbook cartaceo in cui le persone descrivevano avvenimenti incredibili come volare attraverso le pareti e vedere spiriti. Ricordo poi solo di aver cominciato a giocare con un videogame in quella sala, ma nulla più.
C'è di positivo che non esiste più il rosso come colore ricorrente nei miei sogni.
Ieri primo giorno di lavoro, non ricordavo nulla. Saluto iniziale, saluto finale, ricerca, education, ma che è sta roba? I team leader sono venuti a fornirmi il loro saluto ufficiale (studiato a tavolino e ripetuto centinaia e centinaia di volte con tutti i rinnovati). Doveva essere qualcosa come "Benvenuta Carla, siamo contenti di riaverti con noi, per qualsiasi problema contattaci, chiamaci, blablabla".
Devo dire che 6 ore come primo giorno sono state devastanti. Tralaltro con il turno del pomeriggio non conosco nessuno, quindi sono stata in un angolo a sonnecchiare e contare quanto mancasse alla fine del turno. Il foglio che avevo ieri lo dimostra perfettamente: riporta scritte come "34 minuti alla fine, 33 minuti alla fine, 32 minuti alla fine..." e così via. Adesso mi faccio una breve lista della spesa che vado a comprare un paio di cosette per sopravvivere in questi due giorni. E dato che il 13 è la festa della mamma ho pensato bene di farle un regalino piccinino picciò ma fatto con le mie tenere zampine di figghia. Detto questo mi faccio anche una mezza partitella al tennis a WiiSport che devo battere Roccio questo weekend.
Stanotte ho sognato che M, questo mio vecchio amico, aveva aperto con la mamma una gelateria. In verità era una gelateria/sala giochi. La mamma organizzò un'inaugurazione piuttosto bizzarra. Prese un po' di persone e diede loro alcune istruzioni che sembravano essere tirate fuori da un libro di magia nera. Noi dovevamo entrare in bagno, ognuna di noi in un bagno, pronunciare strane parole, attaccare uno specchietto quadrato (le dimensioni sembravano 10x10 cm) sulla porta di fronte a noi. Aspettare 9 minuti esatti e poi aprire la porta premendo lo specchietto che avevamo attaccato poc'anzi. Ma la cosa mi puzzava e non volevo farla, così mentre tutti erano lì ad aspettare i loro 9 minuti, ognuno chiuso in un bagno, io ho aperto la porta e sono sgattaiolata via all'interno della gelateria. Strano pensare che nonostante fossi uscita prima degli altri (mi viene da dire "prima delle altre", saremo state tutte donne?) nessuno mi chiese nulla. Eppure i minuti erano 9 per tutti. La mamma di M chiese le mie impressioni e se avessi visto qualcosa. Ma non volevo "rilasciare dichiarazioni". "Strano" mi dice lei. E mi mostra una specie di Guestbook cartaceo in cui le persone descrivevano avvenimenti incredibili come volare attraverso le pareti e vedere spiriti. Ricordo poi solo di aver cominciato a giocare con un videogame in quella sala, ma nulla più.
C'è di positivo che non esiste più il rosso come colore ricorrente nei miei sogni.
Ieri primo giorno di lavoro, non ricordavo nulla. Saluto iniziale, saluto finale, ricerca, education, ma che è sta roba? I team leader sono venuti a fornirmi il loro saluto ufficiale (studiato a tavolino e ripetuto centinaia e centinaia di volte con tutti i rinnovati). Doveva essere qualcosa come "Benvenuta Carla, siamo contenti di riaverti con noi, per qualsiasi problema contattaci, chiamaci, blablabla".
Devo dire che 6 ore come primo giorno sono state devastanti. Tralaltro con il turno del pomeriggio non conosco nessuno, quindi sono stata in un angolo a sonnecchiare e contare quanto mancasse alla fine del turno. Il foglio che avevo ieri lo dimostra perfettamente: riporta scritte come "34 minuti alla fine, 33 minuti alla fine, 32 minuti alla fine..." e così via. Adesso mi faccio una breve lista della spesa che vado a comprare un paio di cosette per sopravvivere in questi due giorni. E dato che il 13 è la festa della mamma ho pensato bene di farle un regalino piccinino picciò ma fatto con le mie tenere zampine di figghia. Detto questo mi faccio anche una mezza partitella al tennis a WiiSport che devo battere Roccio questo weekend.
29 aprile 2007
We are Wii
Un quarto di secolo più uno.
Questi sono stati giorni fantastici. Il 26 è stato il mio compleanno (26 anni per l'appunto) e non credo di avere mai avuto festa più bella. Mia mamma è a Milano in questo periodo dell'anno così siamo stati parecchio tranquilli.
Il 26 mattina sono stata a firmare il contratto in Seat, così Roccio è andato a farsi un giro a Panorama. Quando sono andato a riprenderlo mi sembrava avesse il carrello molto più pieno del dovuto (ci servivano solo caffè, dentifricio, pane e qualche altra piccolezza) ma sono stata subito zittita da un "non guardare!". Tornati a casa e per la mezz'ora seguente si è chiuso in corridoio. Solo dopo è uscito con una scatola immensa piena di chissà cosa.
La apro e ci trovo un'infinità di pacchetti: mi dice lui l'ordine di apertura.
Primo pacchetto: dentifricio.
Eheh, sorrido, mi serviva proprio.
Secondo pacchetto: caffè. Sì anche questo effettivamente serviva.
Terzo pacchetto: mmm che forma strana. Oddio, sono i microfoni di Singstar. Oddio.
Singstar è un gioco per Playstation. Una sorta di karaoke che però ha bisogno di questi microfoni. Pazzo. Così sarai anche costretto a sentirmi cantare.
Quarto pacchetto: oddio quanto pesa. Ma che cos'è? Oddio, ma sei pazzo? E' la Wii!
Era da tempo che ci passavamo accanto. La guardavamo, ci dicevamo "che bellina che è". E poi "magari un giorno ce la prendiamo".
Wii è una console molto innovativa. I telecomandi che usa (i pad) sono sensibili al movimento che viene registrato da un'apposita barra posta sopra o sotto la tv. Che c'è di strano? Fin qui nulla. E' che le possibilità che ha sono infinite.
Così da bravi bambini quali siamo, in questi giorni abbiamo giocato, giocato, giocato. Per farvi capire quanto è "faticoso" giocare alla Wii, dico solo che entrambi abbiamo avuto parecchio male al braccio/spalla/avambraccio destro dopo aver giocato. Altra cosa carina: può collegarsi a internet tramite Wi-fi se avete un access point, e noi ce l'avevamo, quindi abbiamo provato. Fino a giugno è disponibile gratuitamente Opera per Wii, così l'abbiamo installata e provata. Incredibile. Per non parlare poi di Mii. I Mii sono personaggi che puoi creare (a tua immagine e somiglianza) e salvare. Non solo sulla console di gioco ma anche sul telecomando. Così, caso vuole che si conosca qualcuno con la Wii, si può andare a giocare da lui con i nostri telecomandi e il barbuto Roccio e la rossa Carla salvati lì.
Comunque è stato pazzo, parecchio. Il mio regalo di tutti i giorni è lui. Lo sa.
Per quello è stata parecchio dura accompagnarlo oggi a prendere il treno. Ma mi ha detto una cosa talmente bella che non riesco a scriverla e che mi ha fatto pensare che davvero le distanze fisiche non contano così tanto.
Vi lascio al video di Wii Sport e magari la prossima settimana quando ci rigiochiamo monto la telecamera sulla tv così poi riguardiamo quanto siamo scemi mentre con due telecomandi bianchi giochiamo a tennis.
Avrei voluto scrivere molte più cose, ma al momento non riesco a formulare frasi coerenti. Mi viene in mente che siamo andati da Minchietta Uno e da sua sorella che ci hanno preparato un'ottima pizza, e che poi siamo andati in un locale a bere cocktail fruttosi dai nomi inscrivibili e giocare a biliardo. Che avremmo anche vinto io e Roccio se lui non avesse mandato in buca due volte la pallina numero 8. Dai, scherzo. Ho il culo della principiante (e della principessa). Ricordo e scrivo che dall'anno scorso ho preso ben 7 kg e voglio riperderli tutti (ma dico: scherziamo?).
E poi voglio addormentarmi pensando a questi giorni come la vita che voglio vivere con te. Che anche se il blog è pubblico ogni tanto me ne scordo e scrivo cose che sanno solo di noi e solo noi possiamo assaporare. Che bello respirare.
Questi sono stati giorni fantastici. Il 26 è stato il mio compleanno (26 anni per l'appunto) e non credo di avere mai avuto festa più bella. Mia mamma è a Milano in questo periodo dell'anno così siamo stati parecchio tranquilli.
Il 26 mattina sono stata a firmare il contratto in Seat, così Roccio è andato a farsi un giro a Panorama. Quando sono andato a riprenderlo mi sembrava avesse il carrello molto più pieno del dovuto (ci servivano solo caffè, dentifricio, pane e qualche altra piccolezza) ma sono stata subito zittita da un "non guardare!". Tornati a casa e per la mezz'ora seguente si è chiuso in corridoio. Solo dopo è uscito con una scatola immensa piena di chissà cosa.
La apro e ci trovo un'infinità di pacchetti: mi dice lui l'ordine di apertura.
Primo pacchetto: dentifricio.
Eheh, sorrido, mi serviva proprio.
Secondo pacchetto: caffè. Sì anche questo effettivamente serviva.
Terzo pacchetto: mmm che forma strana. Oddio, sono i microfoni di Singstar. Oddio.
Singstar è un gioco per Playstation. Una sorta di karaoke che però ha bisogno di questi microfoni. Pazzo. Così sarai anche costretto a sentirmi cantare.
Quarto pacchetto: oddio quanto pesa. Ma che cos'è? Oddio, ma sei pazzo? E' la Wii!
Era da tempo che ci passavamo accanto. La guardavamo, ci dicevamo "che bellina che è". E poi "magari un giorno ce la prendiamo".
Wii è una console molto innovativa. I telecomandi che usa (i pad) sono sensibili al movimento che viene registrato da un'apposita barra posta sopra o sotto la tv. Che c'è di strano? Fin qui nulla. E' che le possibilità che ha sono infinite.
Così da bravi bambini quali siamo, in questi giorni abbiamo giocato, giocato, giocato. Per farvi capire quanto è "faticoso" giocare alla Wii, dico solo che entrambi abbiamo avuto parecchio male al braccio/spalla/avambraccio destro dopo aver giocato. Altra cosa carina: può collegarsi a internet tramite Wi-fi se avete un access point, e noi ce l'avevamo, quindi abbiamo provato. Fino a giugno è disponibile gratuitamente Opera per Wii, così l'abbiamo installata e provata. Incredibile. Per non parlare poi di Mii. I Mii sono personaggi che puoi creare (a tua immagine e somiglianza) e salvare. Non solo sulla console di gioco ma anche sul telecomando. Così, caso vuole che si conosca qualcuno con la Wii, si può andare a giocare da lui con i nostri telecomandi e il barbuto Roccio e la rossa Carla salvati lì.
Comunque è stato pazzo, parecchio. Il mio regalo di tutti i giorni è lui. Lo sa.
Per quello è stata parecchio dura accompagnarlo oggi a prendere il treno. Ma mi ha detto una cosa talmente bella che non riesco a scriverla e che mi ha fatto pensare che davvero le distanze fisiche non contano così tanto.
Vi lascio al video di Wii Sport e magari la prossima settimana quando ci rigiochiamo monto la telecamera sulla tv così poi riguardiamo quanto siamo scemi mentre con due telecomandi bianchi giochiamo a tennis.
Avrei voluto scrivere molte più cose, ma al momento non riesco a formulare frasi coerenti. Mi viene in mente che siamo andati da Minchietta Uno e da sua sorella che ci hanno preparato un'ottima pizza, e che poi siamo andati in un locale a bere cocktail fruttosi dai nomi inscrivibili e giocare a biliardo. Che avremmo anche vinto io e Roccio se lui non avesse mandato in buca due volte la pallina numero 8. Dai, scherzo. Ho il culo della principiante (e della principessa). Ricordo e scrivo che dall'anno scorso ho preso ben 7 kg e voglio riperderli tutti (ma dico: scherziamo?).
E poi voglio addormentarmi pensando a questi giorni come la vita che voglio vivere con te. Che anche se il blog è pubblico ogni tanto me ne scordo e scrivo cose che sanno solo di noi e solo noi possiamo assaporare. Che bello respirare.
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