13 dicembre 2022

Malevento

Ci vuole a volte un po' di coraggio e sconsideratezza nella vita.

Se no non potrei scrivervi da un appartamento condiviso, senza WiFi, in quel di Benevento dopo aver lasciato un lavoro che cominciavo seriamente a detestare e senza nulla di certo nel futuro.

Ma partiamo dall'inizio, o dalla fine. A volte coincidono.

Da inizio pandemia il mio lavoro che tutto sommato non odiavo particolarmente ma era una sorta di impegno che mi permetteva comunque una rendita sicura, ha cominciato lentamente a cambiare. I cambiamenti nelle cose a volte sono così piccoli e lenti che dopo qualche anno ti ci trovi a chiederti: "Ma com'è successo?".

In primis hanno attivato una linea telefonica specializzata, destinata a pochi di noi, che serviva a raccogliere chiamate da clienti che avevano bisogno di assistenza. In concomitanza, e sempre lentamente, è stato attivato un passo, tenere il passo era quindi divenuta cosa fondamentale ma anche la qualità non sarebbe dovuta mancare. Qualità e velocità: due aggettivi che male si accoppiano.

Poi il centralino è stato esteso a tutti, ma solo per i siti e-commerce. Poi una parte è stata destinata a un altro centralino che si occupava di un altro prodotto relativo ai social. Poi il passo è diventato sempre più stretto, con un semaforo che potevamo regolarmente guardare per poterci costantemente migliorare.

Poi tutti han cominciato a prendere entrambi i tipi di chiamate. Intanto, già da tempo, era stato inserito l'obbligo di chiamare per ogni tipologia di ticket.

E in men che non si dica, contro ogni previsione e sotto effetto di una potentissima gastrite, ero tornata a lavorare in un call center.

Inutile raccontarvi come non fossi né veloce né felice di essere rimessa al telefono, dopo una vita di svariati call center e con la contentezza di non lavorare in un settore in cui fosse previsto l'aggancio al filo del telefono. E inutile dirvi anche delle svariate chiamate ricevute dai vari livelli gerarchici sopra di me, per ricordarmi quanto fossi lenta e, quindi, inadeguata.

Mi sono chiesta se davvero avessi voglia di passare la mia vita al telefono, a cercare di essere veloce senza riuscirci e ad attendere la chiamata di lavata di capo da cui non se ne veniva fuori.

Con questo spirito d'animo mi sono detta basta.

E ho ripreso a studiare Java.

Come mai vi scrivo da questa stanzetta?

Semplice, a metà ottobre ho fatto un colloquio per un'azienda e l'ho passato. 10 settimane di formazione, mi forniscono l'appartamento in condivisione, e se tutto va bene andrò a lavorare presso uno dei loro clienti a Torino. 

Ieri ho festeggiato la prima settimana che ho passato con il desiderio di mollare tutto e di piangere un istante sì e l'altro pure. Oggi sono più tranquilla, continuo a non capire moltissimo ma ogni tanto, come piovuto dal cielo, ho un lampo di illuminazione e ho l'illusione che sia tutto più chiaro.

Ho scritto a un centro per chiedere quale sia l'iter per la diagnosi di autismo in età adulta (ma è un'altra storia).

Ho chiesto a Cliff di sposarmi. 

Cercherò, salvo serate immerse dallo studio, di raccontare tutto un po' meglio quando riesco. Sappiate solo che il mio trolley (preso in prestito perché non ne ho) era così pesante che mi han dovuta aiutare, e che tra zaino, violino, valigione ero più imbranata che mai.


Canzone del giorno: Amen Halestorm

13 novembre 2022

"Nelle terre estreme" di Jon Krakauer

 

Nelle terre estremeNelle terre estreme by Jon Krakauer
My rating: 5 of 5 stars

Avevo conosciuto la storia di Chris per caso, guardando il film durante il primo lockdown e ne sono rimasta affascinata. Mi ero ripromessa di leggere il libro a tempo debito, dedicandomi nel frattempo ad altre letture. Cercando un libro dello stesso autore (da cui è stata recentemente tratta una serie) mi sono imbattuta nuovamente in questo titolo e ho deciso che era arrivato il momento.


Chris è un ragazzo che sulla carta ha tutto. Davvero tutto. E che potrebbe continuare ad avere tutto: a scuola ha voti eccellenti e un futuro già scritto. Roseo. Lineare. Perfetto.

Ma Chris non è un ragazzo come gli altri. Le sue aspirazioni non riguardano famiglia, soldi e carriera.

Chris decide quindi di avventurarsi in un viaggio lungo due anni, forse propedeutico a quella che poi diventerà la sua ultima tappa in Alaska.

Non compie però solo un viaggio passando per luoghi. Chris, ormai divenuto Alex, compie IL viaggio, quello dentro di sé, lasciando impronte importanti nei cuori delle persone che incontra.

Non scrivo recensioni da secoli ma questo libro l'ho adorato.

Letto in tre giorni, la scrittura dell'autore (con un punto di vista non totalmente obiettivo, ma onesto verso il lettore, in quanto lo ammette immediatamente) ti immerge totalmente nella storia. Impossibile staccarne gli occhi.

Quello che comprendi realmente, alla fine della storia, è che abbiamo tutti un Alex dentro che preme per uscire. Molti di noi (io stessa) lo soffocano. Per pressioni sociali, familiari, di "decoro", ma anche solo per una apparente stabilità. Lo stiamo vedendo oggi, lo stiamo subendo. Quella stabilità intesa come la intendiamo noi non esiste più, è fragile. Chris/Alex lo aveva capito. Aveva capito che l'unica ricchezza, l'unica solidità è quella interiore. E che la bellezza non sta negli oggetti, ma nella natura che ci circonda, ormai sempre meno presente.

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04 novembre 2022

Il mio biglietto di auguri (mai scritto per intero)

Sembra che un giorno, non molto lontano, non ci sarà più preclusa l'esplorazione spaziale. Un viaggio su Marte potrebbe essere l'alternativa meno noiosa e più esosa della classica estate nelle spiagge superaffollate di Loano. 

Se questo fosse possibile oggi, ti avremmo già immaginata sul sito space-exploration.com per cercare, seppur vanamente, uno sconto dell'ultimo minuto immaginando di avere tempo per preparare lo zaino la mattina della partenza. E di affrettarti allo shuttle imprecando per aver dimenticato i moonboot che ti avrebbero permesso di lasciare le tue impronte su Marte.

E noi saremmo, ovviamente, curiose di ascoltare i tuoi racconti al rientro, conditi da scioccobasitismi e neologismi siculogianduiotti.

Ma nonostante tutto ti sembrerà di avere fatto ancora pochi chilometri, di avere visto ancora poco (diresti, spolverandoti i capelli dalla sabbia di Marte) e a quel punto subentriamo noi, a ricordarti che no, non è vero. Ma sopratutto a ricordarti dei chilometri interiori percorsi, non quantificabili in piccole cifre e di quanto siamo orgogliose della persona che sei diventata.

Proust diceva
"Un vero viaggio
non è cercare
nuove terre
ma avere
nuovi occhi."

Speriamo che ogni terra attraversata, fisica o interiore, porti sempre nuovo stupore e meraviglia. E speriamo che questo piccolo pensiero possa accompagnarti ovunque tu abbia voglia di posare piede. Anche su Marte.

Tanti auguri.

01 novembre 2022

Il freddo deve ancora arrivare

 Settembre è stato un mese mogio. Cliff era lontano per lavoro e non siamo riusciti a festeggiare il nostro anniversario. Ed è volato un po' così, con questo senso di malinconia e distanza. A volte succede che per impegni di lavoro non ci si riesca a vedere, ed è capitato di saltare un mese.

Un mese.

Un mese è lunghissimo.

Ma passa, come tutto il resto. Le sue braccia come una casa che mi accoglie restano sempre lì. Quando ti fidi di una persona, quando non temi che scappi o che ti possa far del male intenzionalmente alla fine alleni la pazienza, perché non la devi sfruttare in altre occasioni.

Pazienza e tempo.

Ed eccoci qui, anche Ottobre è passato. Le mie amiche dicono che il 2022 è un anno di cambiamenti. Correggo un po' il tiro, per me anche il 2021. Ma decisamente il 2022 ha svoltato in modo inaspettato.

Da tempo immemore stanca del mio lavoro (che sì, mi ha permesso e mi permette tutt'ora di essere indipendente ma è diventato noioso, ripetitivo, squalificante per tanti aspetti) ho cominciato a guardarmi attorno. Il mercato del lavoro è un po' come il mercato immobiliare a Milano: si trova poco (alla mia portata) e quel poco tendenzialmente fa cagare. Non mi sono arresa, riuscendo a mantenere una media di 4 curriculum al giorno inviati (sì ma il weekend si riposa). Ho anche ottenuto un paio di colloqui per un lavoro che forse mi sarebbe anche potuto piacere, ma mi hanno liquidata in maniera cortese, come si fa quando si dice a qualcuno "lei è troppo qualificata per questo lavoro". No, dimmi che mi hai scartata, è più semplice.

Così mentre una sera giocavo a Darl Souls 3 con Cliff controllo gli annunci e lo vedo. Non avevo minimamente le competenze richieste, ma in testa mi suonava il monito di S, ex collega rinato a nuova vita grazie a un nuovo lavoro che gli piace molto: "Manda, manda sempre, anche se pensi di non avere le competenze indicate, tu manda".

E così ho mandato. Ma dentro di me gli rispondevo: "Ok, ma non mi chiameranno mai".

Invece mi han chiamata, per programmare un primo colloquio conoscitivo su teams che si è concluso più o meno così: "A noi non interessano molto le competenze tecniche, perché quelle possiamo insegnartele noi, ci interessa il potenziale e la motivazione".

Sul potenziale possiamo anche soprassedere, ma la motivazione c'è. C'è eccome.

A fine colloquio mi dice che sarà previsto un secondo colloquio in sede da loro (in una regione lontanissima e da me mai visitata) di due giorni.

E resto un po' stordita. Ma deciso di andare. Anche David me lo avrebbe consigliato e quando ne ho parlato con Cliff ho risentito un po' il terapeuta David Gigante Gnomo: Vai, devi andare, anche solo per capire come si svolge un colloquio tecnico.

In effetti David aveva usato le stesse parole tempo prima: Deve cercare di arrivare a un colloquio tecnico, in modo da sapere più o meno come si svolge e capire cosa deve studiare.

Così prendo ferie, per i due fatidici giorni, e coraggio, e comincio a ripassare tutto quello che so sull'argomento. A tratti questa cosa mi butta giù: ripassare una cosa del genere in due settimane è come cercare di preparare un esame in una settimana. Ma procedo.

Ho sempre tentato, ho sempre fallito. Mi richiama all'ordine la dedica sul libro del mio amico Dado. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Mi lascio liberi solo un weekend con Cliff e un giorno in cui il mio amico entomologo ma soprattutto bottonologo mi chiede di non prendere impegni (ma non so perché).

Studio, ripasso e parto.

Il viaggio in notturna lo faccio con Cliff. Dormiamo nella stessa cuccetta, scendiamo nella stessa stazione. Restiamo stretti finché entrambi non dobbiamo riprendere il treno per le rispettive mete.

Per me la novità assoluta è il fatto che mi paghino il posto in cui dormire. E' la prima cosa che ho detto a chi mi ha chiesto informazioni: Oh, due giorni di colloquio e mi pagano anche l'albergo!

E' una cosa che ho visto fare, ma per persone molto skillate, per lavori molto particolari. Sapevo che saremmo stati in gruppo, e anche se penso di non poter entrare nei dettagli del colloquio, del posto, del gruppo (tutti giovanissimi), abbiamo tutti una sensazione strana. Qualcosa non torna ma non sappiamo cosa. Il colloquio sembra andato bene per tutti, anche il secondo giorno, e dopo un veloce pasto ci salutiamo. Ognuno torna alla sua città e alla sua vita, tutti convinti che saremo presi.

Del nostro gruppo di sei persone, sei personaggi in cerca di lavoro, in realtà abbiamo passato la selezione solo in due e l'altro ha deciso di non accettare.

Per farvela breve, ho dato preavviso e finirò di lavorare qui il 30 novembre.

E il 5 dicembre mi devo trasferire in questa (per me esotica) località per 10 settimane.

Ah e il mio amico entomologo bottonologo, niente, si sposa e mi ha chiesto di fargli da testimone (io felicissima ma panico, COSA DEVE FARE UN TESTIMONE DI NOZZE?).

Inutile dire che Cliff mi appoggia per tutto (altri sarebbero stati molto più critici) anche se la cosa è un po' fumosa sotto certi aspetti, e anche David Gigante Gnomo che mi ha detto: Complimenti! Si è fatta i complimenti per questa cosa?

Sì me li sono fatti. E se è come penso, per me sarà un cambiare totalmente lavoro e vita.

Ho anche installato la spirale (sì, spoiler, fa male inserirla e non pensavo, ma dopo due giorni un po' così non si sente più nulla) e per metterla ho dovuto fare altre 5000 visite che han decretato la quasi morte della mia fertilità. E' proprio per quel quasi che ho deciso di metterla lo stesso.

Ma questa è davvero un'altra storia che meriterebbe un post tutto per sé dato che è da luglio che ho chiesto l'inserimento e ho dovuto fare così tante analisi che anche un medico le ha guardate e ha detto "ma davvero deve fare tutta questa roba? Questo (indicando un esame) non so nemmeno cosa sia".

Ovviamente ho ricominciato la scuola di violino, mi mancava un po', mi mancava il mio sensei che appena mi ha vista mi ha abbracciata e abbiamo passato la prima lezione a chiacchierare sull'estate e le novità (e sì, faremo lezione da remoto e ci sarà da ridere. E sì sentirò David Gigante Gnomo in videochiamata e ci sarà da ridere ancora di più).

Questa svolta mi è terapeutica anche per altre cose. Sono costretta a chiedere aiuto, che per me è difficoltoso, ad appoggiarmi un po' agli altri e fare cose per me totalmente nuove, per esempio vivere in un appartamento in condivisione con delle persone che potrebbero avere la metà dei miei anni. Stay tuned.

01 settembre 2022

Non è un modo di dire

 Sono a Berlino, ospite della coppia di miei amici di Bologna che lì vivono, per qualche strana ragione dormo in soggiorno con il "lui" della coppia. 

Mia sorella intanto mi consiglia il nome di una tatuatrice per farmi un piccolo Totoro. Sembra, tra le altre cose, che sia divisa in due. Una parte di me è nello studio della tatuatrice che sembra l'antro di una strega (lei, capelli neri corvini, tutta tatuata, bellissima) e l'altro gira per Berlino.

Fatto sta che mi sveglio nello studio della tatuatrice, sembra che mi abbia stregata o addormentata, perché apro gli occhi e mi rendo conto di avere tutto il corpo tatuato (il dolore non mi ha svegliata o non ne ho provato). Non vedo Totoro in nessuna parte del corpo, ma tatuaggi scuri e neri che, seppur belli (vari mostri, il disegno delle ossa e dei piedi su gamba e piede destro). Il panico è totale, non solo non ho il tatuaggio che volevo, ma la tatuatrice ha coperto tutti i tatuaggi che già avevo. Non c'è più teschio o formica o papavero. Sono sconvolta.

E' un danno permanente a cui non posso rimediare. Non so nemmeno so ho i soldi per poterla pagare. Glielo dico "Ho solo 700 euro, non riuscirò a pagarti".

Mi guarda: "Non preoccuparti, il cliente prima di te ha pagato 80 euro".

Mi guardo, la mia pelle è diversa, non era quello che volevo, non era quello che avevo scelto. Il primo pensiero è di denunciarla, ma come farò a spiegare di non essermi accorta del tatuaggio, di non averla bloccata?

Sono arrabbiata e frustrata. Decido di chiamare Cliff, magari riesce a calmarmi.

Non ricordo se lo chiamo o no, alla fine. So che c'è un modo per capire se è reale o meno. Se è un ricordo o un sogno. Se è fantasia o sta accadendo. A volte mi capita, nei sogni: non sono sogni lucidi ma in qualche modo mi accorgo che c'è qualcosa che non va. "Ora apro gli occhi", mi dico "e controllo".


Apro gli occhi. Mi guardo la spalla destra. C'è il teschio.

Era tutto un sogno.

Paradossalmente proprio quel giorno vado a recuperare un libro, "Il cimitero del Batavia" presso un punto di ritiro. Mentre il tizio me lo consegna esclama "MA HAI UN CAPOLAVORO SUL BRACCIO!"

"E pensare che stanotte ho rischiato di non averlo più"

26 agosto 2022

Giorno 10: torno presto e ti farò conoscere Cliff - 21 Agosto 2022

 Il giorno della partenza è sempre un po' così, si sa. Tanto tempo ma sempre troppo poco per poter andare da qualche parte. In più è domenica. A parte in Mitte, Berlino la domenica si spegne. Come resta spenta prima delle 10 e dopo le 18.

Così quando mi alzo e decido di andare al Café Melon il bar è semivuoto. Alcune vespe, dentro la vetrinetta dei dolci, volano pigramente e il gestore sembra non fregarsene quando entra con la mano a prendere la mia fetta di torta.

Mi siedo fuori, non capisco perché non ci si possa mai sedere dentro, forse son prenotati, per fortuna non c'è sole e non fa caldo. Mi metto a scrivere.

Dopo non molto, ma ammetto di non sapere esattamente quanto tempo dopo, mi chiedono di spostarmi in un posto più piccolo, senza tavolino. Sono arrivata a comprendere anche lingue che non conosco in base a qualche parola qui e lì, gestualità, tono di voce. Insomma mi devo levare di culo.

Tra lo stare rintanata in un posto con una scatola di legno al posto di un tavolino e quella di andare via, opto per tornare in albergo a preparare lo zaino. Posso continuare a scrivere in aeroporto, o in stanza prima di lasciarla.

Verso le 11.30 lascio lo zaino in albergo e cammino. Vorrei l'ultimo currywurst ma non so. Tornare al Curry 32? Vediamo. Intanto comincio a camminare, per lo meno in quella direzione.

Quella di Curry 32. 

Andando piano (mi sto allenando a camminare piano per mantenere il ritmo di Cliff, che cammina pianissimo. Forse è la persona con la camminata più lenta che io conosca e per non impazzire mi sto adeguando - con grande fatica) potrei essere lì per le 12. L'aereo è alle 18, non so quanto casino ci sarà, insomma posso tornare presto, semmai in aeroporto mi metto a leggere, scrivere, insomma cose da fare ce ne sono. 

Ci sarei andata solo per il nome



Ma alla fine ha vinto l'hamburger. Potrò prendere un currywurst eventualmente in aeroporto.

Dopo aver mangiato, sostato pigramente nel locale, mi dirigo prima a recuperare lo zaino in albergo e poi in aeroporto. 

In stazione una vecchina nota la mia borsa e mi dice che è molto carina. Specifico essere un regalo. "Nice gift" e cominciamo un piccolo discorso (mi accadde anche l'anno scorso in aeroporto una cosa simile). Mi ha detto che è stata in Italia, in Sicilia e che le era piaciuto molto. Stava andando alle terme, non ho capito bene per cosa, forse per una cura ai piedi. Dopo esserci salutati, lei ha preso il suo treno, io il mio. Questa gita a Berlino è stata diversa, niente musei, tanta compagnia.

In un certo senso ho vissuto la città, senza pretese, ed era proprio quello che volevo. Mi ero segnata, al solito, una miriade di cose da vedere/fare. Non ho fatto praticamente nulla di quanto preventivato e sono contentissima così.

Arriverò a Torino intorno alle 23, il tempo di risistemare le bestione e lunedì sera riparto per andare dal mio Cliff, lavorerò da lui (è l'unica settimana in cui sarà a casa prima di ripartire per lavoro e tornare chissà quando) così passeremo un po' di tempo insieme (più il weekend ovvio). Anche la settimana di ferie presa a settembre, nella speranza che lui non stesse in giro, sarà solitaria. Cliff sarà in Calabria e non c'è stato modo di accordarsi per giorni comuni. L'idea è di andare a Budapest ma vedo, mi solletica l'idea di un giorno a una fiera di libri usati, nei dintorni di Mantova, con annessa fiera del tortello.

Quando libri e cibo chiamano...

Potrebbe essere utile anche perché magari come l'anno scorso potremmo avere giorni a Natale/Capodanno insieme e magari potrebbe essere carino andare a Budapest insieme. Vedremo. O magari rifaccio un salto in Polonia, chissà. 

Intanto saluto Berlino con la promessa di rivederci presto, prestissimo. Continuo ad amarla e a chiedermi come sarebbe viverci. Mi accontento però della mia piccola Berlino, ovvero Torino. Altrettanto disagiata e bella, con mille e uno possibilità che ancora non riesco a sfruttare.

21 agosto 2022

Giorno 9: sentirsi parte di un luogo - 20 Agosto 2022

 Stare in giro da sola e non avere programmi comporta il "M'importa una $ega di girare come una matta". Quindi la sveglia è tranquilla, la colazione è tranquilla, il giro mattiniero è tranquillo e generalmente sono attiva solo, dopo le prime incombenze, dalle 11.30 in poi, se tutto va bene.

Quindi mi alzo, breve doccia, vado a fare colazione al Coffee Fellows, scrivo il post, ascolto la litania del ragazzo sul tavolo accanto a me che sta studiando russo, faccio due acquisti da turista per amici e parenti. 


Il barista del Coffee Fellows mi saluta in mezzo spagnolo e mezzo itaiano, chiedendomi se ci saremmo visti l'indomani. Faccio finta di pensarci e gli dico di sì. La sicurezza con cui me lo ha domandato mi restituisce un'altra certezza. Domani tornerò al Café Melon.

Ieri sera il pittore mi ha detto che oggi ci sarebbe stato un open qualcosa e se mi ricordavo che me ne avesse parlato e che ci saremmo visti l'indomani. Ovviamente annuisco ma capisco poco, la birrona (doppia), il gin tonic, la birretta (pisciona, la Radler), lo shottino annuiscono per me. Quindi mi arriva un suo messaggio in cui mi annuncia che ci vediamo alle 15.30 alla fermata U-Schlesisches Tor. 

Non so che fare perché effettivamente Berlino regala dei buchi temporali degni di nota. Prendi due metro, leggi una pagina a malapena, e sono passate 4 ore. Decidi (come mi è accaduto il primo giorno) di fare due passi per Karl-Marx Allee e d'improvviso hai camminato per 11 km e sta tramontano il sole. Inoltre magari hai mezz'ora di tragitto con i mezzi e tiri fuori l'ebook reader ma scopri poi che devi fare 2 fermate con un mezzo, una fermata con un altro, poi uscire alla luce del sole per fare altre due fermate di tram. In tutto questo hai solo tempo di capire a che riga sei arrivata e provare a leggere una mezza frase ma non puoi distrarti e perdere la fermata. 

Va bene, vado a mangiare e poi ci penserò. Voglio un (altro) currywurst mit pommes, quello più vicino e relativamente decente che non sia a Mitte è Curry32 quindi prendo il tram e mi avvicino. Adoro prendere i mezzi qui, ci passerei tutto il giorno.

Anche qui ci passerei tutto il giorno

Prima di ordinare però vado a prelevare perché nemmeno qui si può pagare con carta.
Dopo un po' di lettura e stazionamento penso sia meglio spostarsi ma non so bene dove, comincia a essere tardi per andare a vedere qualcosa, presto per andare sul luogo di ritrovo. Così cammino verso un parco poco distante e mi siedo su una panchina (resa lievemente umida da una pioggerellina che da ieri cade sulla città) a leggere. Che poi c'è un parco (e un cimitero) in ogni zona attraversata.



La mappa del parco

Più che parchi, foreste con strade e lampioni.

Ricordo bene la fermata del ritrovo in questione. Quando ci ero venuta la prima volta penso di avere mangiato qui gli Spätzle più buoni di sempre.


Ma che ve lo dico a fare, pioggerellina e 19 gradi, non so se torno.

Uscita dalla fermata della metro (davvero movimentata) incontro il Pittore e un suo amico, ricercatore di Filosofia all'università, che chiamerò appunto il Filosofo.

L'evento è in un ostello, il cui quarto piano ha messo a disposizione (dietro lauto compenso mensile, si parla di qualcosa come 700 e rotti euro al mese) le varie stanze ad artisti che ne volessero fare uso. Oggi gli artisti aprono le porte degli studi per mostrare le loro opere.













Alcune cose sono molto interessanti, altre mi lasciano un po' perplessa, alla fine mi chiedo sempre quanto le persone non si sentano incastrate dal personaggio che interpretano e la sempiterna domanda su cosa sia davvero arte e cosa non lo sia.





In quest'ultimo video si sente una chiacchierata italiana e scopriamo che l'artista della scultura robotizzata è molisana. La registrazione che va in loop in sottofondo è di tre comari del suo paese (San Martino, dietro Termoli, vicino al paese di Madre, quando si dice che il mondo è piccolo). Il Pittore e l'artista molisana parlano del materiale usato, di come è stato robotizzato (grazie a un ingegnere lì presente, forse spagnolo), io faccio il video e mi eclisso. A un certo punto, in corridoio, sento l'urlo di una donna, fortissimo.
Mi giro, tutti ci giriamo e assistiamo a questa scena.

Una donna, completamente nuda, con la pelle colorata di rosso, le scarpe dipinte di rosso, la parrucca rossa corre urlando in corridoio, inseguita da un uomo nudo (ma in mutande), totalmente dorato, con una maschera da toro anch'essa dorata, entrambi inseguiti da un fotografo (il cui studio avevamo visitato poco prima) alto, magro, capelli lunghi e ricci, totalmente estasiato dalla riuscita della sua performance che scatta foto a raffica con il flash montato sulla slitta della macchina fotografica.

AWESOME AWESOME

Lui è incredibilmente divertito, sembra in preda a un trip, totalmente eccitato per l'effetto della sua performance artistica. Non riesco purtroppo a riprenderli anche se ripassano, non ho fatto in tempo.

La performance nasce e muore nel momento della sua attuazione, e noi ne siamo inconsapevoli vittime.


Intanto Cliff è in partenza per rientrare a casa dopo una settimana di lavoro sfiancante. Io, il tempo di tornare in Italia e risistemare le bestie e le piante, lunedì sera partirò per terre umbre. Lavorerò da casa sua, avremo tempo di passare un po' di tempo insieme, almeno di sera, e il weekend successivo ovviamente.

Se ci fosse stato anche lui avremmo riso un sacco di questa situazione in cui non ci si può sentire né a disagio ma nemmeno totalmente a proprio agio. Come essere al cinema a vedere un film di cui non si è compresa bene la trama.

Usciamo e andiamo a prenderci un caffè al 19 grams. Il ragazzo che ci serve, italiano (romano?) ci racconta della disavventura con un tedesco che si era lamentato, urlando, del fatto che il caffè non fosse stato macinato bene e che lo ha scombussolato.

Sentire i tedeschi che litigano porta un po' indietro nel tempo e fa parecchia paura.

A quel punto ci salutiamo, però. Il Filosofo torna a casa a piedi, dice, io e il Pittore prendiamo la U12 e facciamo qualche fermata insieme prima di separarci e salutarci alla prossima.

Rientro in albergo, non so se mangiare. Non è tardi né presto. Mi metto un po' a leggere e io e Cliff ci sentiamo per telefono, gli tengo compagnia per quelle due ore di viaggio mancanti. Lo sento stanco, molto. Non so quando riusciremo a fare un viaggetto insieme, per ora siamo stati solo a Venezia per il mio compleanno e abbiamo fatto qualche gita durante quei giorni in cui avevamo ferie entrambi, restando in Umbria.

Ho un'altra settimana di ferie a Settembre: l'avevo presa per il nostro anniversario e immaginando che fosse un po' più libero dal lavoro ma purtroppo no. Quindi se avrò un po' di soldi potrò fare eventualmente un salto in qualche paese dell'est o tornare in Polacchia. Ma non è una regola, posso anche stare a casa, suonare il violino che da un po' latita, rimettermi a studiare, giocare ai videogiochi, rilassarmi semplicemente, perché no?

In quella settimana poi ci sarà entomodena, può anche essere che decida di andare a presenziare come al solito, prendere una birretta con gli amici che posso vedere solo lì, fare due chiacchiere e ripromettermi di non acquistare niente (e tornare puntualmente con qualche esapode).

A proposito di esapodi, le vespe berlinesi sono parecchio sfrontate e invadenti. Non gliene frega un ca$$o. Ho rischiato di mangiarne una in quanto si era mezza posata su un pezzo di torta già infilzato da una forchetta. Non fai in tempo a finire che scroccano i resti sul piatto, golosissime di residui di salsa del currywurst (ma sarebbe più corretto dire della currywurst) e di torta. A volte anche di birra o caffè (no ma fate pure).

Comunque domani partenza, al solito sarà una giornata un po' buttata ma va bene, farò la flâneur in giro finché non mi romperò le palle e deciderò che per stare in giro così tanto vale sedermi in aeroporto a leggere. E si torna alle sveglie, al lavoro, al caldo, per fortuna almeno stretta in un abbraccio con Cliff, Rohan, gli ulivi, l'Amore.

20 agosto 2022

Giorno 8: Be(rlin) what u want - 19 Agosto 2022

 Dopo la consueta colazione al Coffee Fellows, un po' tardi per i miei standard ma che me frega, sono in vacanza, devo decidere cosa fare. Faccio un minimo di acquisti turistici, mi informo su due cose e scopro di avere non uno, ma ben due cimiteri sotto casa. Sì, lo so, anche a Berlino la gente muore, ma sono abituata all'idea di due, forse tre cimiteri in città (se grosse) dislocati abbastanza in periferia non a mille cimiterini minuscoli più qualcuno grosso e monumentale.

Ma forse mi sbaglio, in effetti anche a Torino ci sono cimiterini minuscoli che, mea culpa, devo ancora visitare.




Dentro il cimitero. Non avrei dovuto ma ho riso.

Friedhof Alter St. Marien-St. Nikolai

Altre pietre d'inciampo 





Dopo aver visitato un po' il cimitero (a quanto pare c'era anche una esposizione di qualcosa, perché a un certo punto un signore ha portato via un gruppo di artistoidi dentro un caseggiato all'interno del cimitero - ci sono anche dei caffè dentro ai cimiteri) decido di proseguire per la Topographie des Terrors .

Ve lo consiglio, il museo è fatto molto bene, i pannelli sono esplicativi, è gratuito, l'audioguida la usi scansionando col telefono un qrcode (portatevi le cuffiette), è gratuita anch'essa, quindi, ed è in ennemila lingue, anche in italiano.

Qui potete trovare l'audioguida in caso voleste sentire solo la storia senza visionare le foto documentative.

Fuori dal museo c'è una ulteriore esposizione e un pezzo del muro (oggi mi sono sentita proprio turista). Ma prima della visita, un altro currywurst (senza birra, lo so, lo so).




Qui, dove una volta era la sede della Gestapo, il terreno all'esterno è stato ricoperto di pietre perché nulla potesse più nascere e crescere in questo luogo di morte.





La mostra su Albert Speer all'interno della struttura






Alle 18.30 c'è la Réunion italiana, il Pittore ha prenotato per 6 alla pizzeria Nini e Pettirosso. Non manca molto tempo e mi siedo fuori a leggere un po'.

La pizzeria si trova a Neukölln. È una zona decisamente vivace. I bambini corrono per le strade, i locali sono pieni di tavolini fuori e mi ricorda molto il Balôn. Oltre a me e al Pittore ci sono la mia coppia di amici fiorentini con il loro nipote e la coppia di amici di Bologna che vive qui.

La pizza è molto buona, si può prendere anche al taglio, una birretta e tante chiacchiere, l'idea è poi di spostarsi al Laika dove lavora ogni tanto anche il pittore. Anche perché alle 20 lui attaccherà lì.

Le chiacchiere si spostano al locale dove facciamo un giro di birre medie ma poi i fiorentini ci abbandonano. Devono raggiungere l'altra parte della città per andare al camper (hanno fatto un bel giro in Germania e lo continueranno dopo domenica. Per il momento sostano a Berlino).

Invece con i ragazzi di Bologna parliamo di com'è stare qui, argomento che affrontiamo sempre anche con il Pittore. È palese che le due esperienza siano diverse, e dopo qualche confessione un po' più intima, spinta sicuramente dall'alcol ma anche dal clima di confidenza e cordialità che si è creato, capisco, ho finalmente capito, perché qui mi piace tanto.

Leggevo qualche giorno fa, non ricordo dove, che il vero amore non lo puoi spiegare. Che capisci di amare qualcuno quando non riesci a mettere insieme le parole per spiegare perché. Ma ci sono degli elementi che ti possono aiutare.

Non ho mai capito fino in fondo perché mi piacesse tanto Berlino tanto da spingermi a tornare per qualche giorno (o come in questo viaggetto, a starci e viverla senza programmi particolari), e oltre al clima alternativo e alla sua effettiva storia, ho capito che Berlino è davvero come una persona. Una persona dal cuore diviso ma che puoi amare solo e soltanto perché ti permette di capire chi sei ma soprattutto di esserlo.

Ti rendi conto di questo girando per U-Bahn ed S-Bahn. Le persone possono vestirsi come vogliono, denudarsi quanto vogliono, essere quello che vogliono.

Una persona che ti permette di essere migliore, che ti permette di essere te stesso. Berlino è quella persona che ti prende per mano e ti dice "Non mi importa chi tu sia, ma abbi il coraggio di esserlo, non ti giudicherò per questo".

Di vaghi programmi di andare insieme al Kit Kat, anche solo per dare un'occhiata se ne parla ma potranno attuarsi solo la prossima volta, forse.

Mi raccontano di stipendi e lavori da favola, la loro casa è molto bella e l'ho vista, di musica e di gruppi musicali. 

Il gotico che mai abbandonerà queste terre

La pizza di Nini e Pettirosso

Tatuaggi di un certo livello

E comunque a seguire, prima di rientrare, ho avuto modo di bere un Gin Tonic e una Radler. Nonché uno shottino di una roba piccante buonissima (Mexican).
C'è una sola foto a testimonianza dove io non ci sono. Eravamo davvero tanto presi a chiacchierare che non ci ho pensato.

Riprendo la U-Bahn, il cuore nero di Berlino mi inghiotte, alcuni sono seduti con una bottiglia di birra in mano. Un senzatetto parla in inglese con un turista. Una mamma con un passeggino lì accanto. Una coppia si tiene per mano. Due uomini vestiti in retina. 

Io.

19 agosto 2022

Giorno 7: così ti riconosco - 18 Agosto 2022

 Questo post è stato scritto il mattino successivo e un po' di corsa. La sera del 19 ero stanca, avevo attraversato a più riprese la città perché, da brava distratta, ho sbagliato strada per la cena con il Pittore e le sue amiche trovandomi poi a dove attraversare la città tra Tram, S-Bahn, Bus e camminate varie. Sarò breve perché ancora non so cosa farò oggi (cioè stamani, oggi pomeriggio mi vedo con una coppia di amici toscani).

Ieri mi alzo quindi pigramente, vado a fare colazione al Coffee Fellows con un caffè americano grosso (mi dimentico sempre che all'estero la parola grosso va intesa come "gigante, incredibile, wow") e una carrot cake.


Torno in stanza per le ultime cose e parto ma mi rendo conto che è davvero tardi. Passo prima al supermercato più vicino per comprare una bottiglia d'acqua (scordandomi sempre che anche le distanza qui sono wow) e poi stazione. Destinazione: Köpenick.

Devo prendere, al solito, Tram, S-Bahn e bus o altro tram.

Il caldo è asfissiante, dopo aver scattato un paio di foto al municipio, fatto una passeggiata al parco, fotografate delle cassettine carte mi piglia fame.

S-Bahn


Köpenick è davvero deliziosa

Il municipio

L'isola pedonale




Queste casette sono deliziose

E sul retro hanno un pezzo di giardino e il lago, direttamente.



Il parco



Pietre d'inciampo


Vado in un ristorante messicano gestito da indiani. Ordino una Quesadillas con verdure (forse avrebbero dotuto essere croccanti ma erano crude) e un birrozzo e mi metto a leggere. Il locale è vuoto, praticamente, sono passate le 14 e sembra tutto piuttosto tranquillo. Non arriva nessuno a chiedermi di pagare, quindi sto lì finché un po' cotta dal caldo e dal birrozzo penso di rientrare in albergo. Chiedo di poter pagare ma non si può con la carta. Scopro poi che qui non è obbligatorio avere il pos. 


Di solito in questi giorni ho sempre cercato di avere del contante con me ma oggi non avevo proprio nulla. Mi indicano dove è un bancomat e mi chiedono di lasciargli qualcosa.

Ma ieri ero davvero stordita e così, invece di lasciare la carta d'identità come chiunque avrebbe fatto, ho lasciato il mio ebook reader. Praticamente mio figlio.

Vado a ritirare i soldi e torno un po' in apprensione (capito? L'ebook reader, se non fosse che mi perdo dietro casa avrei lasciato il cellulare).

Pago e corro via, letteralmente. Mi tocca quasi un'ora di tragitto.

Una volta arrivata in albergo letteralmente muoio. Nel frattempo chiedo al pittore dove vanno a cena quella sera (mi aveva anticipato di una cena in un ristorante italiano che si chiama Trattoria Toscana, praticamente sotto casa sua a Charlottenburg). Ma non mi va di mangiare italiano, quindi forse li raggiungo per una birra.

Mi manda l'indirizzo ma io (e questo è un dettaglio importante) cerco il ristorante per nome su Google Maps. Controllo lì il menù e niente male, forse vado pure per cena.

Tra le altre cose sembra essere a 10 minuti di mezzi dal mio albergo, quindi me la prendo comoda. Poco prima dell'orario stabilito gli scrivo che sto arrivando e che ci vediamo lì.

Non mi è venuto il dubbio al riguardo che in realtà Charlottenburg fosse parecchio distante da me, e quei 10 minuti avrebbero dovuto suonarmi strani.

Intanto sbaglio anche tram perché distratta da altre faccende (problemi di cuore di un'amica), oltre che dalla mia distrazione basale. Mi chiede dove sono, gli dico di ordinare che sto arrivando.

A pochi minuti a piedi gli mando la mia posizione "Sto arrivando!".

"Ti ci vorranno ben più di 10 minuti per arrivare". In un attimo il dubbio. Sono letteralmente dall'altra parte della città. Controllo su Google Maps, ci sono nonsoquantiristoranti dal nome Trattoria Toscana e ovviamente Maps mi aveva restituito il più vicino.

Niente, riprendo i mezzi, letteralmente di corsa. L'aria è fresca perché durante il mio pisolino aveva attaccato a piovere, per lo meno si sta bene. Mi rassicura il pittore "Il tempo per una birra c'è sempre".

Prendo di nuovo tram, M10, S-Bahn, e bus. Arrivo alle 21.40 circa. Il cameriere, napoletano, mi dice che purtroppo la cucina è chiusa. Non importa, ordino un ottimo profiterol e una birra grande. Il tempo di vedere poi l'appartamento del Pittore (molto molto carino e luminoso - qui non esistono tapparelle) e scappare con le sue amiche (una torinese che vive a Berlino e una parigina) in metro verso casa.

Mi scrive il Pittore "Ricordati di cambiare a Zoologisches Garten". Certo, ma faccio fatica a trovare la fermata della S-Bahn (maledetti lavori ovunque, maledette indicazioni nascoste). Quando arrivo a casa, la stanchezza mi lascia giusto il tempo per struccarmi e leggere qualche pagina (a proposito, ho finito "Addio a Berlino", è molto bello, molto interessante, leggetelo).

Prendere i mezzi ed esplorare altre zone (non sono quasi mai stata a Mitte se non per dormire) mi fa sentire quasi locale. Il cameriere ha detto che loro cercano, cercano sempre, ma dovrei sapere un minimo di tedesco.

Mi dico sempre che è troppo tardi per venire da queste parti e tendo a idealizzare i luoghi che poi in realtà sono solo luoghi. Ma forse non è troppo tardi, e forse potrei trovarmi a mio agio in questo posto, chissà.

Profitterol

Mostra che chissà...

Buonanotte Berlino

Berlino ha sempre il sapore di un luogo conosciuto e amico.