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19 giugno 2017

La scuola è finita
Andate in pace.

Questo weekend appena passato è stato l'ultimo ufficiale di scuola. Dopo più di un anno passato a vivere a Firenze un weekend ogni due tra corse, treni, risate, bevute, separazioni, arrancamenti, fotografie belle e orrende, chiacchierate tra amici, compagni e (spero) futuri colleghi mi trovo ora a tirare le somme di questo anno scolastico e fare i dovuti ringraziamenti.
Le persone non sono assolutamente in ordine di importanza, per me è necessario semplicemente ricordare cosa ognuno ha fatto per me, direttamente o indirettamente, per portare a termine la scuola.

Amici latinos: dentro ci metto tutti, anche i non latinos perché il mio cuore è del Sud. Perché mi avete ricordato come gioire delle piccole cose, perché se è risolvibile non è grave.
La mia piccola cattiveria in formato concentrato, Tahio, perché l'ho adorata dal primo istante per la sua ironia, la sua spontaneità e perché mai si è negata quando avevo bisogno.
Flap per quella volta che ci siamo messi tutti a piedi nudi seduti sul lungolago (prendendoti come esempio, ovviamente). La libertà è fatta di queste piccole cose. E perché mi hai proposto come fotografa quando c'è stato bisogno, hai alimentato lo sblocco delle mie paure.
AlessanFro: il mio rude tatuato con il cuore di panna, che non ama essere abbracciato ma c'è quando ho avuto bisogno. Alcuni tuoi consigli sono stati utili anche se io sono sempre la tua amica inutile (dai capelli colorati).
Àlvaro: la tua creatività è sorprendente e anche se capisco la metà di quello che dici (lo sai che scherzo - "risposta incomprensibile") la tua aggiunta al gruppo è stata fondamentale. Sai più cose tu di fotografia di quante ne so io alla fine della scuola e sarai sempre una fonte inesauribile di spunti per me. Grazie.

Amici torinesi, mi avete aiutata in questo difficile ritorno.
Gigi, sai quanto sei importante per me. Mi hai aiutata a ridere, ad andare in bici (ehm), a tornare in pattini. Mi hai rimesso in mano il basso e mi hai sorretta in tutto questo periodo. Posso tranquillamente dire che se non sono troppo stanca da tutto è perché mi hai praticamente portata in braccio per tutto questo tempo. Sono cose che non scorderò mai: la tua dolcezza potrebbe salvare il mondo (ora puoi tornare a fare il cattivo e arrabbiato metallaro, vai). Grazie per aver guardato le mie foto con le emozioni e senza la tecnica, perché quest'ultima si può applicare con il tempo e l'impegno ma se in una foto non c'è emozione non c'è nulla. Lorenzo, hai il potere di farmi ridere di gusto e in maniera sguaiata. Hai pubblicato mie foto che non erano stupende ma credi in me e questa è una cosa bellissima. E grazie a entrambi per il trasloco. Non so come avrei fatto senza di voi.
Ragno B, che mi sei venuta a prendere a Cömo replicando il viaggio fatto 6 anni prima dalla Toscana a Firenze. Per fortuna non è stata l'esatta replica e il ritorno ha avuto un sapore alla Thelma e Louise ma con lieto fine. Sei con me dalle elementari e ti voglio più bene di quanto riesca a dimostrarti.

Cristiano, un capitolo a parte, il mio mentore. Dietro quel guscio da orso si nasconde un occhio sensibile e attento, non solo per le foto. Ti ringrazio, mille e anche più volte, per aver criticato le mie foto nel bene e nel male, per avermi aiutato mettendoci del tuo senza mai chiedere nulla in cambio e per avermi dedicato tempo, la cosa più preziosa che abbiamo.

Amici fiorentini, Marco, Giada, Gianni, Laura, Germana, Steno. Non vi siete tirati indietro quando ho avuto bisogno di ospitalità a Firenze, una volta tornata a Torino senza lavoro e con pochi soldi. Avete ascoltato con interesse i miei racconti sulla scuola, abbiamo condiviso bellissime serate e mi avete persino portata a mangiare un'ottima fiorentina come avevo promesso di fare a termine dell'anno scolastico. Mi avete convinta a portare a termine la scuola nonostante io stessi quasi per mollare ("Tanto non mi serve il diploma, dai") e devo dire che è stato un ottimo consiglio.

Compagni di classe. Il confronto con voi è stato un terrore quasi paralizzante all'inizio, eppure il mio pragmatismo mi ha portato in là e le nostre discussioni sulle foto, sui progetti e sul futuro mi hanno fatto migliorare tantissimo. Con quasi tutti ho stretto un rapporto incredibile e soprattutto con i ragazzi del B&B (che abbiamo occupato praticamente tutti insieme) le storie si sono intrecciate, le confidenze ingarbugliate e alla fine, sì, siamo diventati amici. Daniela, come avrei fatto senza di te? Sapevi cosa dirmi e quando dirlo e ogni volta che mi hai chiesto un consiglio fotografico o un consulto è per me stata una pietrolina di autostima in più.
Grazie.

Professori! Per voi un capitolo a parte ma SOLO una volta completato l'esame, suvvia, non mi voglio conquistare voti a caso.

Familiari, Madre e sorellanza, cosa posso dire che non possiate già sapere?

Ultimo nell'elenco ma assolutamente primo in ordine di importanza, Fry, ovvero Iolao.
Iolao senza di te non sarebbe stato possibile nulla di tutto ciò. Quasi in lacrime ti avevo parlato di questo sogno tenuto nel cassetto da quando vivevamo a Bologna perché temevo lo reputassi un sognomatto, un altro dei miei, una cosa da fare a metà come tutto il resto. Invece no, mi hai appoggiata, eri entusiasta almeno come me all'inizio anche se ti ho chiesto di rimanere in disparte, di non darmi consigli perché non volevo che mi influenzassi e non volevo fare cose solo per compiacerti.
Hai creduto tanto in me, mi hai permesso di lasciare il lavoro e di dedicarmi solo alla scuola.
Sono cose che non potrò mai dimenticare.

Vi amo, vi amo, vi amo fortemente tutti.

Se ho scordato qualcuno non fatemene una colpa: la mia memoria non è grande come il mio cuore.

Canzone del giorno: Amen Dunes Song to the Siren

01 febbraio 2017

L'ordine naturale delle (mie) cose

Capitolo 1: Firenze.

Firenze è e sarà sempre una città a cui sono molto legata. Nonostante sia difficile legare con i fiorentini, quei pochi che mi hanno lasciata entrare mi hanno totalmente aperto e fatto aprire il cuore.
Firenze è la città della mia scuola, sgangherata, costosa, inaffidabile. Quella però che comunque mi ha aiutata a modificare il mio sguardo, a migliorarlo anche se mi aspettavo probabilmente di più.

A luglio la mia scuola terminerà e a breve comincerò lo stage, ma di questo vi racconterò dopo.
Quello che mi mancherà di questo nuovo capitolo di Firenze è l'essermi affezionata a persone che non rivedrò probabilmente più. Che poi sono stronza, non lo ammetto volentieri ora, ma il pensiero già fa un po' male.
Ci tengo così tanto che nonostante lo sciopero dei treni regionali in Lombardia questo venerdì, ho accettato di provare blablacar per andare giù: tutto bene, sono viva. Ma uno dei passeggeri con l'alito di birra non è stato facile da reggere. Soprattutto l'odore, ahah.

Firenze, Piazza Santa Croce



Capitolo 2: Torino.

Torino è la mia città. Quando dico la mia città, non intendo la mia città preferita: sarebbe banale. È quella in cui ho riposto i miei punti strategici, quelli di riferimento. È quella che riscopro ogni volta che ci torno, è quella che amo passeggiare più di tutte. Ci sono stata un paio di settimane fa, il cielo era limpido e la vista delle Alpi innevate mi mancava come l'ossigeno. E così ho respirato quel panorama, così ho girato angoli diversi: capannoni abbandonati, collina, paesaggi lunari di vecchie fabbriche. E ho rivisto amici che erano solo conoscenti ma mi hanno regalato un paio di serate in cui ricordo di avere riso come era tantissimo tempo che non accadeva. E nulla di elaborato attorno: un pub economico, un vecchio tavolino, un personaggio assurdo. Un mesetto fa circa un mio compagno di corso mi raccontava di non avere amici, ma solo conoscenze. Un unico amico che abitava lontano.
Mi sentivo anche io così selettiva ma ora quando qualcuno mi dedica del tempo e mi regala qualche risata, mi sta facendo il dono più grande che posso immaginare.
Ho riso con accento gianduiotto, tra un "Diofà", un "neh" e un "bom" e l'avere riscoperto queste due persone mi ha tranquillizzato come non potevo nemmeno immaginare.
Per cui grazie.
Ah ho partecipato a uno stage di Naginata, una sorta di spada giapponese. Chi mi ci ha trascinato? L'unica comparabile a me, come follia: mia sorella.
P.s. La visita tuttapposto: al solito nodulini attorno alla tiroide. Al solito "non preoccuparti".

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Capitolo 3: Cömo.

Mi piace Cömo ma è come se qui non ci fosse più nulla da vedere. Scalpito per andare via, come se sentissi che questo posto, che comunque adoro, che comunque mi piace, non fosse più la mia città. In media dopo un po' sento il bisogno di vivere in un altro luogo e il posto in cui vorrei è decisamente Berlino. Ma Fry detesta il freddo, che io invece comincio ad apprezzare. Spostarsi poi così lontano è complicato. A fine marzo farò 4 giorni lassù, sarà per me la quarta volta. Le persone mi chiedono cosa io ci trovi ma non lo so spiegare. Probabilmente perché Berlino non è Germania, probabilmente per la storia contradditoria, per la separazione interna, per l'ambiente multiculturale che si respira, per l'arte, la musica, la capacità di rinnovarsi che noi non abbiamo. Ma è così: si respirano opportunità a Berlino, che non significano soldi, significano possibilità. La Svizzera ci ha regalato del denaro ma Berlino mi regala sogni.




Capitolo 4: Facebook.

Ho disattivato l'account da qualche settimana. L'iniziale decisione era di non riattivarlo prima di un mese, ma sto pensando di non riattivarlo più.
Sapete cosa mi manca, anzi chi? L'unica persona che non posso raggiungere su altri sistemi: Med.
Quando l'ho avvisato che sarei stata un po' fuori dal giro e gli ho dato il mio numero per potermi aggiungere su whatsapp mi ha detto un malinconico "Mi mancherai".
Non so perché non mi scriva con altri mezzi, però il 9 febbraio è la scadenza del mese e dovrei decidere. Giusto perché siamo in tema, Medioformato è la pagina in cui ci sono le mie foto, se volete dare loro un occhio.


Capitolo 5: Me.

Me stessa è il luogo che più amo e più odio. È difficile da spiegare. Mi sento come il nastro di Möbius, che pare a una sola facciata ma a metà percorso ti accorgi di essere dall'altro lato. E ogni giorno, sto bene e sto male, voglio una cosa ma anche un'altra, desidero stare qui e desidero partire. Faccio così fatica a starmi dietro che alla fine lascio che ogni cosa vada come deve andare.



Ultima cosa ma non meno importante, sono felicemente in possesso di una fuji X-T1, ho venduto la canon eos 7D e presto scriverò una recensione. Adoro questa macchina ma ha dei piccoli limiti superabili.

Canzone del giorno: What's up 4 non blondes

29 novembre 2016

Il tempo che serve

Tutte le mie storie cominciano (o finiscono) su un treno o in una stazione. Sono legata ai viaggi come all'aria che respiro.
Danza del ventre è nata su un treno tanti anni fa, potrebbero essere passati 10 anni circa.

Quando facevo la spola tra Torino e Firenze alla fine avevo fatto conoscenza (nonostante si fosse nei nuovi treni veloci che ancora non si chiamavano Frecciaminchia ma qualcosa come Eurostar e la socializzazione era impossibile) con un gruppo di persone che facevano spola anch'esse. Se non tutti i weekend, almeno uno ogni due ci si incontrava.
Sapete quelle conoscenze senza nome? Non ci eravamo presentati, però ci vedevamo sempre: era quasi rassicurante. E se non stavamo nello stesso vagone spesso capitava che si incrociava ai bagni. "Ciao, come va?". "Oh bene grazie, sempre su e giù, eh?".

C'era una ragazza di Torino con il fidanzato a Napoli, quindi faceva la mia stessa tratta. Un giorno spiegava agli altri ragazzi della compagnia di viaggio di come danza del ventre le avesse fatto scoprire dei muscoli che non pensava esistessero.

Allungai il collo e tesi l'orecchio per sentire meglio.

Mi intromisi: "Sono curiosa! Dimmi di più"

Ma se per tante cose reagisco nell'immediato, quelle che coinvolgono la mia timidezza hanno bisogno di tempo, tanto tempo.
Questa è la risposta a chi mi dice che sono impulsiva: non per tutto. Ci sono voluti anni, è dovuta riaffiorare a galla questa idea. Era rimasta sepolta lì, in un angolino del mio cervello.

Ci sono anche decisioni non prive di responsabilità che impiegano tempo a maturare. Ho impiegato 1 anno prima di prendere un camaleonte (che poi sono diventati due), non ero sicura di potermene prendere cura.

Scoprire la pancia (che delirio, non immaginate, mettermi in costume - preferirei stare in una spiaggia naturista), provare a muovermi davanti ad altre persone, inizialmente perfetti sconosciuti è stato uno scoglio enorme che sono stata ben contenta di superare.

Come quando feci quel corso scolastico di improvvisazione teatrale. Fu a tratti doloroso ma mi aiutò da matti.

C'è una cosa che non ho mai fatto ma che mi piacerebbe fare. Un viaggio all'estero. Da sola.
Perché penso vada fatto, perché voglio farlo, perché potrebbe anche essere una bella esperienza fotografica.

18 ottobre 2016

La mia (nuova) cena al buio

Sabato 15 ottobre era in programma una cena al buio organizzata dai non vedenti. Ci sono stata anche diversi anni fa, ho cercato sul mio blog se ne avevo già parlato ma a quanto pare no, quindi vi beccate un resoconto dettagliato dell'evento in questione.

Innanzitutto era a Vaiano, vicino Prato. Qualche anno fa probabilmente sempre nei dintorni ma dentro il teatro di una chiesa, in periodo di quaresima e avevamo mangiato solo riso e patate. L'atmosfera ora era completamente diversa.

Ne ho approfittato essendo giù per la scuola di Fotografia, coinvolgendo i ragazzotti toscani due dei quali alla fine non sono riusciti a venire, indiposcia eravamo io, il buon Gianni, la sua ragazzotta, Marco e Giadina.

Come previsto ci avrebbero purtroppo diviso in due tavoli, questo perché i tavoli sono da 6 e dovevano fare in modo da riempirli senza lasciare nessuno isolato.

Appena arrivati al posto ci hanno consegnato dei meravigliosi bavaglini, l'elemento più utile della serata perché il tovagliolo spesso svaniva nel nulla (nulla=pavimento) e cercare robe nel buio sul tavolo vi assicuro era così frustrante che spesso tenevo il bicchiere con una mano e mangiavo con la forchetta (più facile con le mani) con l'altra!

Ma torniamo al principio, ecco una nostra bellissima foto prima che cominciasse tutto:

Ancora sereni (abbastanza)...
Arriva l'organizzatrice che urla "Carla la vegana?" "sarei vegetariana ma eccomi!"
"Bene tu devi stare al tavolo 5 insieme da altre due persone, non mi interessa come vi dividete basta che tu sia al tavolo 5". Presto fatto. Marco e Giada vengono portati via prima di noi, l'ingresso è lento perché, come scopriremo più avanti (ed era stato così anche la scorsa volta) si entra in sala che è già totalmente buio.

Finalmente tocca a noi e io, Gianni e Laura ci mettiamo in coda a tre ragazzotti sconosciuti per fare il nostro ingresso. Fila indiana, mano sulla spalla di chi ci precede e chi guida il trenino è un non vedente. Inutile anche marcare il fatto che camminassimo con passettini minuscoli. Io in particolare non amo molto il buio, dormo sempre con uno spiraglio di luce che entra dalle tapparelle e quando ero piccina esigevo una lucina accesa.
Dopo un tempo che sarà stato breve ma a me è sembrato eterno, sento quello davanti a me che si siede, quindi perdo totalmente la mia guida. Sono a bordo tavolo, tocchiccio un po' e trovo una sedia. Il mio cervello urla "MEINE" e successivamente "non mi sposterò mai un millimetro da qui".

Si comincia con le presentazioni, davanti a me ho Jonathantuttoasinistra (alla sua sinistra ovviamente) che pensavo si chiamasse inizialmente Gianni, poi ho capito Gionata, e che ho chiamato tutta la sera Giona per evitare di sbagliare. Alla mia sinistra c'è il buon Gianni e davanti a lui c'è Andreaalcentro e davanti alla Laura c'è Francescotuttoadestra.

Si comincia già a capire che non sarebbe stata una serata normale, i ragazzotti sconosciuti fanno casino e sono molto divertenti. In un certo senso è stato meglio, qualche anno prima era tutto più silenzioso, più riflessivo. Nelle tenebre il lato più oscuro di noi viene a galla e ci sono stati momenti in cui speravo la serata terminasse presto.

Questa volta le voci erano un po' più alte, probabilmente non percependo la distanza tendevamo a urlacchiare e a riempire tutti gli spazi vuoti della conversazione. Ad esempio, quando qualcuno vi parla ma voi state mangiando, tendete a fare sì col capo per fare comprendere all'interlocutore che lo state ascoltando. Ma il silenzio al buio è imbarazzante così mentre mi ingolfavo coi tortelli e Jonathantuttoasinistra era intento a rubarmi il piatto, o il bicchiere o a rovesciare qualcosa e magari mi stava raccontando del suo lavoro da idraulico o del fatto che (sul serio) fossero giocatori professionisti di freccette, non potendo lui vedermi fare cenno di sì col capo, a volte si creavano dei silenzi imbarazzanti che mi sentivo in dovere di riempire con "AHMADAICHEBELLO". Che con la bocca piena suonava come un "BLAGJDKHJLLO".

Io avevo intravisto i tre ragazzotti prima di entrare ma non sapevo "chi" avevo davanti e per me la percezione visiva è tutto. Se posso scordarmi dei nomi (ma guarda un po' però, al buio mi sono ricordata ben tre nomi senza problemi) i visi non li dimentico (quasi) mai e l'idea di non sapere chi avevo di fronte era per me una roba tremenda.

Il pasto era sostanzioso, il menù fisso comprendeva antipasto nel mio caso (quasi) vegetariano. A un certro punto addento una cosa che sa di tonno e pensate un po', è tonno. Non ho polemizzato e ho mangiato. Pazienza, il concetto di vegetariano che non mangia il pesce (essendo il pesce un animale) non è ancora entrato nella testa di molti.
Poi tortelli con patate (nel mio caso burro e salvia) e infine patate arrosto, formaggi e spinaci che ho mangiato con le mani perché ho trovato difficile usare la forchetta. Anche i tortelli, ne infilavo in bocca due o tre per volta perché rimanevano appiccicati e non riuscivo a separarli. Così a fine serata avevo le mani che odoravano di formaggio, burro e salvia e spinaci. E, non contenta, le facevo annusare! "SENTICOMEPUZZANOLEMIEMANI!"

Ogni tanto qualcuno tirava fuori il cellulare emettendo un fascio di luce che veniva subito nascosto, seguito dagli insulti degli altri.

Decisamente la presenza dei tre ragazzotti è stata fortuita, assolutamente casinisti e decisamente simpatici, mi hanno anche chiesto se vado a fare alla squadra di freccette delle foto per il giornale. Probabilmente sarò pagata in lezione di freccette o birre ma per ora sarò ben felice di allenarmi.

Alla fine della serata un organizzatore ci porta a fare un giro della sala al buio e fu così che Jonathantuttoasinistra mi afferra per un braccio e mi ritrovo in mezzo a lui e Francescotuttoadestra a fare micropassettini per la stanza che, indovinate un po', sembrava immensa e invece una volta portate le candele (per abituare gli occhi) e accese le luci era un semplice rettangolo coi tavoli ai lati.

Finalmente vedo i miei avventori ed è strano perché c'è un po' di imbarazzo "ah quindi tu sei tu!" anche se avevamo parlato tranquillamente tutta la sera.

Mi sono quasi scordata di parlarvi del settimo avventore della serata, il famigerato TORTELLO trovato sotto al mio piatto. Quando sono venuti a tirare via i piatti vuoti dei tortelli, tocchicciando il tavolo (già bagnato tra acqua, vino e non voglio sapere che altro) sento questa cosa viscidina che scopriamo essere un tortello. È ovviamente finito lì quando il mio dirimpettaio mi ha rubato il piatto e lo abbiamo messo a capotavola, come settimo ospite.


Ha fatto una tragica fine, accoltellato da Andreaalcentro, a fine serata, forse per un moto di gelosia nei confronti dell'amico. Usciti ci ritroviamo con Marco e Giada che abbiamo provato a chiamare durante la serata per capire in che tavolo fossero ma, col casino che c'era, non ci hanno sentiti.

C'è stato anche un momento di riflessione seguito da questo pezzo:

La libertà Giorgio Gaber


08 settembre 2016

Isis sul tetto (che scotta)

Questa notte, in sogno, ho ricevuto una visita di RagnoB a Firenze. È da tantissimo tempo che non ci vediamo e mi dice di avere avuto un bambino.
È plausibile, non ho sue notizie da molto tempo. Sono stupita così comincio a farle qualche domanda. Chi è il padre, ad esempio. Ma lei è secca "il padre non c'è".
Ovviamente nei sogni i luoghi sono "non luoghi". Sai che si tratta di un posto perché nel sogno sei consapevole che sia quello, ma la topografia è tutta diversa. C'era un lungomare, ad esempio.

Insomma camminiamo e chiacchieriamo quando a un certo punto la perdo di vista e rimango da sola. Poco male, forse mi sono fermata a fare qualcosa e lei ha proseguito, non ricordo.

Immediatamente, il caos. Vedo dei terroristi dell'Isis che si arrampicano sui tetti dalla facciata esterna dei palazzi e cominciano a sparare colpi di mitra. Non ci sono tante persone in giro, il che è strano in una città come Firenze. Inoltre siamo in centro.

La gente comincia a crollare sotto le raffiche e io comincio a correre. Mi rendo conto che è stupido, dove posso andare? Ma ho forse altra scelta?
Corro, corro a zig zag ma vengo colpita: due colpi in pancia, uno nell'ombelico e uno lievemente sotto.
Premo la mano sinistra contro le ferite per evitare di fare uscire troppo sangue e alzo la maglietta per cercare di capire l'entità del danno. La ferita più preoccupante è quella di sotto, è come se mi avesse colpito di striscio, lunga circa 10 cm, larga circa 2 e completamente slabbrata. Pelle a brandelli.

Cerco di andare via ma ogni piazza, ogni via, è sotto assedio. Sono totalmente impotente e non so cosa fare. Mi nascondo dietro un furgone bianco ma un ragazzo (rasato) mi punta una pistola alla testa. Con la mia mano destra prendo la sua mano che tiene la pistola e gliela punto addosso e, non so come, scappo. Non sono ancora salva e non so come fare. Corro come posso ma ormai riesco solo più a camminare. Perdo molto sangue.

Cerco su google maps la posizione di RagnoB e vedo che è sul lungomare diretta a Nord (nel sogno verso Prato). Mi chiedo se sta bene e se si sta chiedendo la stessa cosa di me. Qua e là, sparse, ambulanze che si prendono cura della gente ferita. Io cerco un punto di sicurezza ma non riesco a trovarlo. Mi suggeriscono di cercare di raggiungere la stazione e da lì chiamare l'ambulanza.
Non ricordo il numero dei soccorsi.

Mi sveglio.

05 febbraio 2014

Sulla sponda del lago Lario mi sono seduta e ho pianto

Perché molti non lo sanno ma il lago di Como ha un suo nome, si chiama Lario e a piangere non ci penso nemmeno, sto troppo bene.
In un certo senso devo ringraziare l'alienazione del mio ex lavoro se sto così: se fossi riuscita a socializzare come nel lavoro che facevo a Firenze ora sarei un bel po' disperata.
Voglio bene alle persone che ho lasciato a Bologna, ma voglio più bene a me stessa e quella situazione mi stava facendo sentire male. Ma malissimo.
A dir la verità mi ha fatto sentire male dal primo giorno, da quando entri e dici "oh cazzo" - e in genere è un "oh cazzo" di contentezza, finalmente hai trovato un lavoro, non dovete più arrancare per arrivare a fine mese e invece nel mio caso era un "oh cazzo, dove sono finita?"
Da quando il mio collega che mi ha formata mi ha detto sottovoce "ah niente cellulari" e "per andare in bagno devi togliere il pupazzetto dalla porta" ed essere spostata di postazione ogni 3 mesi in modo da non avere modo di non legare per bene con nessuno, l'atteggiamento assolutamente poco consono di persone a un livello più alto di noi, formichine, che si ostinavano a parlare male dei dipendenti con altri nostri pari. Le lavate di testa improvvise che pur senza urla, riuscivano a metterci in difficoltà, a creare situazioni ansiose, paure incomprensibili (ad esempio quando sentivamo pronunciare il nostro nome la prima cosa che ci veniva in mente era "cosa avrò sbagliato?"), i turni spezzati che impediscono di vivere (il che non sarebbe nemmeno tanto terribile se non unito a tutto il resto) e non è sputare nel piatto dove si mangia, che è un'espressione che è mi è venuta a noia. Anzi diciamo pure che la detesto. Che cosa significa mai sputare nel piatto dove mangi? Chi mai sputerebbe nel piatto dove mangia? Una persona psicolabile forse. Le persone mangiano, se hanno fame mangiano anche quello che non gli garba e hanno tutto il diritto di lamentarsene, ma nessuno ci sputa dentro.
Il fatto di fare un lavoro che si detesta e lamentarsene è la stessa cosa. Abbiamo tutti necessità di lavorare, non sempre siamo così fortunati di fare un lavoro che anche minimamente ci interessi o ci piaccia. Se facciamo tutto ciò che è in nostro potere per toglierci da quella situazione e non ci riusciamo abbiam ben diritto di lagnarcene.
Peggio è quando la gente si lamenta e non fa niente per cambiare la situazione. Ma ancora più terribile è quando le persone non possono in nessun modo cambiare la loro condizione.
E non è "sputare nel piatto in cui si mangia". Vivere a Firenze e ammettere di vivere in una città con enormi difetti non è sputare nel piatto in cui si mangia.
Dopo questo sfogo vorrei solo dire a chi sta lì dentro e non merita assolutamente di stare lì dentro... "tenete duro". Davvero.
A volte una botta di culo ti cambia la vita. Altre volte le botte di culo vanno cercate. Altre purtroppo pare non accadere niente, ma magari è solo un'impressione.


Canzone del giorno: Capitan Harlock Banda dei Bucanieri


04 aprile 2012

Un weekend impegnato (ma lavoro trovato!)

Ci siamo un po' stancati. Fry è una persona ordinata, molto più di me, anzi diciamo che sono io a trascinarlo nel baratro del disordine. Sabato però ci siamo messi sotto e abbiamo pulito. In parte.
Faccio presente che il nostro è un loft, o monolocale, una mansarda piccina insomma. Per quanto era in disordine siamo riusciti a sistemare solo la sala/cucina mentre la camera da letto è ancora sottosopra.
Abbiamo buttato tutta la spazzatura, abbiamo passato l'aspirapolvere ovunque, abbiamo tolto quel tappeto bianco che era diventato grigio dal lerciume che vi abitava. Abbiamo liberato uno dei due tavolini, messo a posto i libri rimasti in giro, sistemato il tavolino di vetro davanti al divano. Abbiamo persino comprato un mocio per pulire per terra, dopodiché siamo stramazzati morti sul divano.

E mi sono data a un po' di sano shopping. Quando ero piccina mi sarebbe tanto piaciuto avere una Polaroid. Però era un continuo "le pellicole costano troppo e non conviene", così mi convinsi di no. Ora sono grandicella, se spendo una ventina di euro ogni tanto per una pellicola non succede niente, così mi sono decisa. Galeotta fu anche una puntata di Scrubs in cui, uno dei protagonisti, per intenderci Ben, il fratello di Jordan, usa una Polaroid 450, a soffietto. In effetti io puntavo a qualcosa di simile però poi l'occhio mi è cascato su una Polaroid Land 1000 a soli 19.90 €, corredata di borsina originale. Fry è impazzito "prendila! a quel prezzo, anche se non funziona la teniamo così!". Così mi sono aggiudicata l'asta e ieri è arrivato questo magnifico gioiellino:


Ecco la borsina:


ed ecco la pellicola che è fuori produzione ma dei pazzi l'hanno ricreata e rimessa in circolo:


La pellicola è cara, 8 scatti sono 19 euro. Ma voglio dire, una volta ogni tanto si fa.
Le nostre prime due foto sono terribili, ma è ovvio, è un giocattolo e per ora lo prendiamo come tale:




Non contenta ho scovato anche questo gioiellino:


così Fry ha deciso di regalarmela per il compleanno. Questa usa pellicole diverse, ancora prodotte dalla Fujifilm. Qua c'è un video che fa vedere le pellicole utilizzate e anche il tipo di fotocamera (abbastanza grossino). Si tratta di pellicole diverse, a separazione, denominate peel-apart, ecco un video di come funzionano (le usavamo anche a scuola).

Domenica, invece, ci rimettiamo a correre. Avevamo saltato venerdì per via della spesa, sabato per via delle pulizie, ma domenica...

Il problema è che domenica c'era anche la fiera dell'elettronica, un posto dove puoi trovare mille cose a poco prezzo, 999 delle quali assolutamente inutili o funzionanti. Io sono riuscita a trovare una schedina microsd per il mio smartphone e un sigillasacchetti (che pare non funzionare). Fry ha preso una fascia portacellulare da braccio, per quando corre (purtroppo troppo grande per il suo braccio), e un portacellulare da auto che invece pare fungere per benino. Finiti i nostri giri e comprate le nostre cavolatine siamo tornati a casa, per uscire di nuovo a correre e poi doccia e via di corsa che domenica sera c'è stato il LAN party.

Dicesi LAN party un momento nel quale molte persone si incontrano, ognuna col proprio portatile e si gioca tutti insieme a un gioco su rete locale. Vietato non arrabbiarsi, bestemmie ammesse.
Ecco alcune foto:





Il gioco in questione era Call of Duty 4 che mai avevo visto. Indovinate infatti chi è morta 20 miliardi di volte riuscidendo a uccidere solo 4 volte. Esatto. C'est moi.

Ma la notizia più importante l'ho avuta oggi.
Mi ha chiamata la mia ex responsabile (di Firenze) dicendo che per loro è ok se torno a lavorare. Ma mi offrono solo un full time che io inizialmente avevo rifiutato, per via del troppo sbatti.
Però ad agosto termina la bella vita, ovvero l'indennità di disoccupazione. E almeno lì avrei un lavoro sicuramente fino a ottobre.

Per cui ho accettato. Ho chiesto solo se possono venirmi incontro con un minimo rimborso spese, e ora sto aspettando una risposta. Quindi habemus lavoro.
Dall'entusiasmo iniziale ora però sono un po' agitata. Tornerò a casa abbastanza tardi, partirò abbastanza presto. Quanto reggerò lo stress? Si vedrà.

Canzone del giorno: Happy Go Lucky Me Paul Evans



31 gennaio 2012

Sud

Mi chiedono sempre da dove arrivi, perché il mio accento è più del sud che del nord, che non si sente il piemontese ma un misto di qualcosadinonbenspecificato che però arriva da posti caldi, gente amichevole e sorridente, mare. Sud.
Mi chiedo qual è la mia identità su questa Terra, quando nomi e luoghi si confondono, strade e vie, mezzi e stazioni, monumenti e ricordi. Dove finiamo, dove arriviamo, quali luoghi ci portiamo nel cuore?
Ma è davvero così importante? Sono io il luogo in cui sosto? O io sono semplicemente io?

04 luglio 2011

Le piccole cose

Questo doveva essere un weekend da passare interamente con amici. Sabato sarebbero dovuti passare a trovarci degli amici di Torino. Purtroppo un equivoco sulle offerte di Trenitalia ha fatto saltare tutto. Mi è spiaciuto e spero che la prossima volta ci possa essere un'offerta decente affinché possano fare andata e ritorno in giornata senza accendere un mutuo (i treni veloci costano mostruosamente tanto e non conviene assolutamente fare andata e ritorno in giornata a quelle condizioni). In ogni caso spero davvero ci si possa organizzare la prossima volta.
Domenica abbiamo festeggiato il compleanno di Stephen ai laghi Bellavalle, a Barberino di Mugello. Non so se vi ricordate, ma siamo stati allo stesso posto anche per la grigliata dell'anno scorso ad agosto. Scelta coraggiosa visto che correvano le moto, proprio quel giorno, proprio a Barberino. Ma non abbiamo trovato tanta gente ad andare, e siamo riusciti anche a fare colazione!
Stavolta alla grigliatona eravamo circa in 23 e abbiamo cucinato e mangiato come dei maiali. Per me la parte più bella della grigliata rimane sempre ciò che c'è prima o dopo la mangiata. Lo stare insieme, le chitarre, il frisbee, il pallone, la cazzate, le risate. Anzi, potessi farei un pomeriggio ai giardini così, senza grigliata. A cantare e raccontarci minchiate.
Ricordo quando ero piccola, avrò avuto 13 anni. Io e la mia vecchia compagnia andavamo spesso alla Pellerina, senza fare un granché. Io avevo una chitarrina piccina che mi entrava nello zaino, portavamo il frisbee e passavamo la giornata così. Per me era il massimo della felicità: non mi servono grandi cose per divertirmi mi basta stare in mezzo alle persone giuste. Così ieri, affumicati e contenti abbiamo festeggiato Stephen. Mi verrebbe quasi da dire: 100 di questi giorni, per tutti però.
Oggi ho un po' di malinconia, mista a nostalgia. Mi mancano i miei amici di Torino ma essendoci vissuta distante per diverso tempo quando stavo a Firenze, sopporto meglio la lontananza. Con i ragazzi di Firenze è diverso, ho impiegato tanto tempo (che sono lenta) a costruire dei legami con loro, a fidarmi, e ora ricominciare di nuovo a stringere rapporti è per me molto faticoso. Anche se non voglio ammetterlo a me stessa, sono diffidente, antisociale. E' davvero esasperante cercare di tirare fuori la vera me da quel guscio che per anni ho alimentato. Per quello quando qualcuno delude questa fiducia io riassemblo pian pianino di pezzi del mio guscio andato in frantumi.
Ieri sono stata molto bene e sono anche contenta di sapere che alla fin fine la distanza tra Bologna e Firenze è minima, felice di sentire che Fry si è trovato bene e che ogni cosa è andata alla perfezione.
A breve, ovviamente, le foto.

Canzone del giorno: L'inno del corpo sciolto Benigni


Quanto ho riso guardando questa immagine:
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18 maggio 2011

15 maggio 2011

Lo so lo so, è un altro bel po' che non scrivo: così mi sono ritagliata un pezzettino di tempo dallo stage (che tanto devo fare una cosa che non ho idea di come fare), per scrivere.
Questa domenica io e Iolao siamo partiti alla volta di Firenze a festeggiare (di nuovo) il mio compleanno e quello di Gianni al ristorante "I Ricchi", in via della Docciola 14 a Sesto Fiorentino. Già dalla prenotazione non mi sono sembrati molto carini, e ad andarci non è stato meglio.
Innanzitutto ci hanno messo moltissima fretta, e poi il mix supremo di carne non era così supremo ma costava ben 60 euro. A ognuno di noi è toccato mezzo pezzetino di ogni pezzettino di carne e io alla fine ho mangiato poco. Le verdure miste e le patate pordinate per tutti, eravamo 14, non le ho nemmen toccate.
Abbiamo anche discusso col gestore.
In ogni caso non andateci. O meglio, si mangia molto bene eh? Ma se proprio volete assaggiarlo andateci al massimo in due: secondo me lì sì che ne vale la pena.
Altrimenti andate al buonissimo "La bottega di Morello", dove si spende di più ma si mangia decisamente tanto.
Per il resto tutto bene, purtroppo la pioggia ci ha impedito di fare la grigliata che tanto avremmo voluto fare, ma ci siamo divertiti molto lo stesso. A me ha fatto un sacco piacere vederli. Ho visto Roccio molto in forma, ma anche il Cinfa davvero smagliante.
Stephen e Francesca erano più coccoloni di come me li ricordavo.
Mi chiedono cosa mi manca di Firenze.
Mi mancano loro, mi manca Piazzale Michelangelo, mi manca l'accento toscano, l'olio novo, il vino novello, gli ulivi e le campagne. Ma tutto il mondo è paese e quello non era il mio posto. Esisterà il mio posto in qualche dove?
Grazie a tutti, è stata una gran bella festa.
Qui sotto alcune fotine e canzone del giorno: Sul Sole Subsonica


30 marzo 2011

Colloquio un po' così ma weekend decisamente cosà

Giovedì scorso al corso è stata una giornata pacco. Dopo le prime due ore abbiamo avuto tre ore di buco, così decidiamo di andare a fare un giro all'Auchan. In quel dell'Auchan mi chiama un'azienda per un colloquio. Io, che già so dove voglio fare lo stage, rispondo con uno spocchiosissimo "Non ho da scrivere, semmai la richiamo". Mi rispondono che mi avrebbero mandato una email. Colloquio fissato per il giorno successivo. Controllo e non hanno sedi a Bologna, sarà stata la responsabile del mio corso a mandare il curriculum. Ma a quanto pare nemmen lei. Ricontrolla e nulla, dice che a questa azienda ha mandato tutti i curricula tranne il mio. Va bhe, io vado, se non altro per la curiosità di sapere da chi hanno ricevuto il curriculum.
Mi presento, mi fanno attendere, mi spiegano di aver ricevuto il mio curriculum da R. Cavoli è vero, R. mi aveva detto che avrebbe mandato il mio curriculum alla sua azienda perché "E' bene fare colloqui per sapere cosa vuoi e cosa vogliono da te le aziende". Così facciamo questa chiacchierata tra donne, che non mi pare essere andata nemmen troppo male. Peccato che non molto tempo dopo avrei avuto il treno e cominciava a farsi tardi a sentire di cosa si occupa l'azienda, e trick e track, e il test di autovalutazione, e ognicosa.
Così appena terminato il test faccio una cosa che mai andrebbe fatta: dando per scontato che il mio colloquio fosse terminato mi alzo in piedi come per andarmene via. A loro non resta che stringermi la mano e salutarmi (grazie anche a voi per la bella chiacchierata). Tra le altre cose mi hanno chiesto come mai il mio curriculum non figurasse tra quelli spediti dalla responsabile del corso "non è che lei ha già trovato l'azienda per lo stage? eh?": ho spiegato (ehm cough cough) che in verità avevo fatto altri colloqui e la responsabile preferiva adesso "mandare avanti anche altre persone". Comunque colloquio terminato e corro a prendere il treno. Era la giornata del "regala un libro a uno sconosciuto", promossa dal sito leggereleggereleggere.it. Così vado alla Feltrinelli della stazione, compro un "L'ultima Lacrima" di Benni. Cerco in stazione un possibile destinatario (dopo aver scritto a matitina una dedichina semplice semplice) e trovo una ragazza col portatile simile al mio.
E' lei.
Allora mi avvicino e le dico "scusa, posso rubarti un minutino?"
mi guarda come si guardano i tossici della stazione che ti chiedono monete per comprare il biglietto per tornare a casa e te studi il suo viso per sapere se la tua monetina sarà quella che lo aiuterà a mangiare o a farsi di nuovo.
Le spiego che è la giornata in cui si regala un libro a uno sconosciuto e che avevo scelto lei per l'esperimento. Gelido sorriso e un "ok" un po' infastidito, seguito da un "grazie" totalmente tirato.
Mhm.
Ci rimango un po' male.
Comunque vado al MacDonald's che ho una fame bestiale e piglio le due cose più golose del mondo: una ciambella e un muffin al cioccolato. Mentre attendo sotto il tabellone degli orari di partenza dei treni e sbrano le mie due dolci merendine arriva la ragazza di cui sopra: "ciao sei tu quella di prima del libro?"
mhm, ma come? non passo certo inosservata con i miei capelli viola. Va bhe, ti perdono ma dimmi "Sì sono io"
Mi dice che prima l'avevo colta alla sprovvista e che voleva ringraziarmi tanto, è proprio una bella iniziativa, questa. Mi spiega che l'anno prossimo vorrebbe partecipare anche lei e mi fa mille sorrisoni.
Oh, così va molto meglio, penso.

Intanto prendo il treno per correre da Iolao, visti i casini con trenitaliamerda nell'acquisto dei biglietti, ho comprato i biglietti del treno precedente a quello che prendo di solito. Il programma del weekend è questo. Stiamo venerdì sera a Bologna (tralaltro siamo andati al cinema a vedere un film paccosissimo, però chissene) e sabato mattina, con molto sciallo, molto polleggiati, scendiamo a Firenze in macchina. Sabato sera suonano i Punition Babek, gruppo in cui suona Marco, e non voglio perderli.
Così venerdì sera stiamo insieme, andiamo al cinema, andiamo al pub. Vorrei parlare un sacco di Iolao, ci sarebbero tante cose (e tutte belle) da dire, ma ora non è tempo, non è luogo, così accontentatevi degli sprazzi che potete intuire qua e là.
Sabato ci svegliamo tardissimo, tipo alle 11.30 (avevo detto a E. che ci saremmo sentiti per 11.30!). Così facciamo colazione (fiesta e caffè, doccia e bidet.. ah non faceva così la canzone?) e ci lanciamo in autostrada. Devo dire che da passeggero ogni tanto ho avuto strizza, ma mi sono comportata piuttosto bene (le paure vanno affrontate del resto, no?). Arrivati a Firenze lasciamo la macchina a Rifredi (il viaggetto è durato poco più di un'oretta) e prendiamo il treno per Santa Maria Novella dove ci attende Gianni. E poi, mangiato panino veloce al Mac, andiamo davanti all'Edison dove aspettiamo E.
E. ci propone un caffè alle Oblate, mai stata ed effettivamente ne è valsa la pena. Da lì sentiamo a tratti Francesca che non ce la fa a raggiungerci, e Roccio che ci avrebbe raggiunto da lì a poco.
Alla fine ci ritroviamo tutti al MelBookStore dove io non ho trovato Roccio (ma Iolao sì). Tutto bene, nessuna rissa, per cui sono contenta. Abbiamo fatto un bel giro, chiacchierato, riso, preso un gelato al Vivoli (gelato minuscolo però chissene, è una gelateria storica), presa una schiacciatina (ottima tralaltro) e poi tornati via. Iolao mi ha accompagnato alla pizzeria e poi è andato via. Ha però conosciuto gli altri ragazzi, tranne Marco, che peccato, ci tenevo che si conoscessero. Ma Marco stava ancora provando e ci avrebbe raggiunti a breve. E così anche lì, breve interrogatorio su Iolao, ma come, ma perché, ma chi è, ma quiesuegiù, e Stephen "sembra proprio un bravo ragazzo", sì lo è.

Ci raggiunge Marco e mi fa il terzo grado, è un po' contrariato dal fatto che non ascolti metal ma l'ho rassicurato perché gli garba il rock anni '70 e così ha quasi approvato. Poi tutti insieme al Koriboroo, musica, foto e filmati di cui vi lascerò brevi spezzoni qui sotto.
Poi a nanna da Francesca e avevamo sì un gran sonno ma alla fine si è rimaste a chiacchierare fino alle 4 del mattino e il giorno dopo, bhe ci si è svegliate appena in tempo per cucinare perché ci avrebbero raggiunti Roccio e Stephen per la pappa. Roccio mi ha regalato l'ultimo libro di Saviano, che ho cominciato a leggere e devo dire, Saviano scrive molto bene.

Ieri psicocosa, appuntamento difficile, si sono trattati temi delicati e ho tremato come una foglia tutto il tempo e avevo gran lacrimoni che però, come al solito, non volevano uscire. Mentre la scorsa volta ero uscita svuotata, questa volta sono uscita parecchio giù, ma sono sicura che mi si stia smuovendo qualcosa e devo solo lasciare che le cose facciano il loro corso. Mi ha lasciato dei compiti per casa (sì, proprio così) e ora penserò a delle cose. Sono certa che uscirò da questa cosa ancora più forte e che, anche se non sembra, qualche chiacchierata con uno specialista farebbe bene a tutti. Solo per capire su cosa puntare, su noi stessi e quali mattoni lasciare cadere giù per proseguire più leggeri.

Oggi invece mi è successa una cosa bizzarra che comunque conferma che l'immagine che abbiamo di noi spesso si riflette all'esterno e ci rimbalza addosso come un boomerang. Dicevo a Iolao che oggi mi sentivo particolarmente carina: a volte mi capita.
Vado a comprare i biglietti del bus da un tabaccaio.
Mi dice "Oh: i jeans come la borsa"
"Scusi può ripetere?"
"Sì, dico, i jeans come la borsa"
In effetti ho una borsa di jeans.
Dico "Sìsì, è vero" prendo intanto i biglietti
Mi guarda e mi dice (era un ragazzotto, forse della mia età) "Viola"
Lo guardo un po' smarrita e dico "Ah i capelli"
"Sì, i capelli viola, non li avevo mai visti prima"
"Bhe sì non sono molto comuni"
"Non sono mai uscito con una ragazza con i capelli viola"
Silenzio imbarazzato, alché dico "Ah no?" ed evito il suo sguardo
"No, sai, dovremmo uscire insieme"
"Eheh" mia risata imbarazzatissima
"Il tuo ragazzo sarà felice"
Evvai, sta cercando di capire se sono impegnata, ho una via di fuga "Sì in effetti gli piacciono molto"
"E' l'unico al mondo ad avere una ragazza con i capelli viola"
"Bhe no, non sarò l'unica ragazza al mondo". Guardo i biglietti,guardo lui, e dico "Va bhe grazie comunque, buona giornata" ed esco.
Ora tolta l'intraprendenza del tizio, che comunque non sembrava essere troppo in sé, probabilmente è vero che l'immagine che abbiamo di noi è visibile all'esterno.
In ogni caso la canzone del giorno è: My Fallen Angel Midge Ure. Quando ero piccola mi ero comprata la cassetta di questo tizio perché avevo sentito in tv lo spot della Swatch e mi era piaciuta un sacco questa canzone.


ed ecco una foto e i video della serata con i Punition Babek, un altro genere. Ma le cose non si escludono. E faccio convivere Midge Ure e i Pantera nella stessa compilation.
Grazie.



Ed ecco i video.
Chiedo scusa se ho fatto errori ma ho scritto di corsa e nemmen tutto. Però vi abbraccio tutti. Momento commozione che sto ascoltando My Fallen Angel. Ora mi passa eh :)

15 marzo 2011

Don't touch my brain

Quasi dimenticavo: ecco i Sofisticator! :)
Scusate l'audio




Quella vocina che urla "Don't touch my brain" sono io. Le so tutte. Grandi ragazzi, a parte ogni tanto che andate per cacchi vostri siete grandi!

10 marzo 2011

In partenza

Il blog e il diario languono. Ma ho poco tempo e devo prepararmi che domani si parte per Firenze. Suonano i Sofisticator. Come chi sono? Mha, dico io.

16 gennaio 2011

Sunto sunto sunto

Miseria questa settimana è volata e non ho avuto modo di aggiornare il blog.
Ok cominciamo quindi dallo scorso weekend, in cui abbiamo festeggiato il compleanno di Melania andando a mangiare al ristorante libanese (con annessa danza del ventre - con annesse anche noi donnine a cimentarci nella danza del ventre). Abbiamo passato una serata molto carina che poi è proseguita al nuovo teatrino, localino con calcino, cocktail e birre. Io lo ammetto ero molto cotta, quella mattina mi ero svegliata alle 5, ma ho resistito stoicamente finché non si è deciso di venire via.
La domenica mattina purtroppo sono ripartita alle 11, perché i treni successivi erano totalmente pieni, maledetto frecciasminchiola.
Menomale, dato che dovevo attendere a Santa Maria Novella il treno per un'ora, che Roccio mi ha tenuto compagnia, abbiamo fatto due passi e quattro chiacchiere, e sono stata molto bene.
Da lunedì ho ripreso il corso. Poco da dire, se non per il fatto che sono molto soddisfatta del mio rendimento. Sono entrata un mese dopo ma ho ripreso alla grande. I ragazzotti mi passano dietro la scrivania e mi chiedono se ho davvero eseguito da sola l'esercizio (sì, cazzarola, visto che brava?). Quindi da lunedì a venerdì poco da raccontare, ah sono uscita qualche sera ma farei difficoltà a dirvi in che giorni e cosa ho fatto. Però martedì sera (era martedì sera? penso di sì... o mercoledì?) sono uscita con due amiche, ex colleghe di quando lavoravo qui prima di trasferirmi. Siamo andate in un posto fichissimo: "la zupperia", dove fanno zuppe, torte salate, tutto gnam gnam buonissimo. Anche le torte sono eccezionali.
Ieri mattina partenza per casa di Snoopy. Ha festeggiato i suoi ennemila anni (in verità solo 31 anche se si spaccia per diciottenne). Dovevo beccarmi in stazione con suo fratello minore che ha tipo 16 anni (ma quasi 17 ci tiene giustamente a sottolineare): quando il loro babbo mi ha visto ha sgranato gli occhi, sarà il mio aspetto sbarazzino, o i capelli viola, ma decisamente di primo acchito non do' un'ottima impressione. Comunque il fratellino di Snoopy, Snoopino, è ganzo, ascolta un sacco di buona musica e abbiamo passato tutto il viaggio a scambiarci musica. Oltre ad avere incontrato tre personaggi fichissimi.
Ho scelto l'intercity come treno perché costa quasi la metà del frecciasminchiola, inoltre l'intercity, con quegli scompartimentini a 6 posti lascia un po' di privacy che permette meglio l'interazione rispetto a quell'enorme openspace che sembra essere il frecciasminchiola. Così è salita una signora fioraria, che ci ha raccontato del suo lavoro, della sua vita, della sua passione per la lirica e per l'astrologia (comunicandoci tratti interessanti dei nostri segni in cui noi ci siamo subito ritrovati).
Alla mia sinistra c'erano due musicisti, invece. Chiacchierando un po' con loro ci hanno detto di essere rispettivamente il batterista e il sassofonista/fisarmonicista di un gruppo, "Il parto delle nuvole pesanti", scelti da Antonio Albanese per inserire una loro canzone nel suo ultimo film che uscirà questo venerdì.
La canzone originale: "Onda Calabra" è stata un po' riadattata da Albanese, come si può vedere in questo trailer. Questi due ragazzi sono calabresi ma vivono a Bologna, e stavano appunto tornando lì da un concerto fatto a Torino. Li ho già avvisati: la prossima volta andrò a sentirli!
Arrivati a Bologna Snoopy ci attende in macchina fuori dalla stazione, parcheggiare è un macello quindi saliamo al volo e andiamo a casa dove aspettiamo una macchinata di torinesi in arrivo: cugini e amici di Snoopy. E tutti trasformeremo per l'occasione la casa di Snoopy in una sorta di accampamento primitivo dove, chi per terra, chi su un materasso arrangiato, chi su un letto o divano, cercherà di dormire. Ah, quasi scordavo la copia di Val Kilmer da giovanissimo, il coinquilino di Snoopy, 20 anni e studia medicina (infatti cercava di studiare anatomia mentre noi facevamo un baccano della madonna).
Ore 19, tutto programmato, andiamo io e Snoopy a prendere la torta. Io ho una fame bestiale, non avendo pranzato, e a sentire il buon odore di quella torta entrarmi nelle narici, ... ammetto di aver fatto molta fatica a non aprire lo scatolotto e affondarci la faccia. Indi portiamo la torta suddetta al ristorante, dove fanno anche karaoke, e anche lì una marea di buonissimi odori mi investono (come si chiamava il ristorante? la locanda degli artisti? non ricordo).
Torniamo a casa dove le altre donnine (siamo quasi tutte donne, girl power) si stanno preparando. Verso le 21 dobbiamo andare lì.
Io mi trovo un angolino riparato, imparo pazientemente i nomi di chi mi sta attorno (e mi va anche bene perché sono vicina a Snoopino, Snoopy, i torinesi), ma manco più volte il nome del mio vicino vicino, Leandro, che continuo a chiamare Aleandro e giù con la canzone di lady Gaga. E vabbhe.
La cena passa, tra una canzone cantata e un'altra (più volte provano a passarmi il microfono ma lo rilancio a qualcun altro), poi ovviamente al quarto bicchiere di vino partono i trenini e i balli. E comunque vorrei presentarvi dei personaggi meravigliosi di ieri sera. A parte babyvalkilmer, che con il suo chiacchiericcio alla bolognese mi faceva schiantare. Parliamo anche del parrucchiere gay (è arrivato truccato con un ciuffone biondo alla Malgioglio) che mi ha fatto mille complimenti sui capelli (e ho deciso che il prossimo taglio me lo farà lui) e ha anche provato a insegnarmi qualche movenza sensuale. Ma perché i gay ballano meglio delle donne? Bha.
Credo che a un certo punto anche Snoopino fosse cotto, tant'è che ha preso a ballare con tanta foga che pensavo crollasse da un momento all'altro. Nonostante due piccoli momenti di sconfortino, forse dovuti alla stanchezza, anche Snoopy si è divertito molto.
Ci conosciamo da un sacco di anni ma ci vediamo così poco, è una di quelle amicizie che quando ci si incontra è necessario raccontarsi un sunto degli anni passati. Ma va bene così, io non sono chiacchierona, non amo sentire spesso le persone, e questa distanza è necessaria affinché io possa sentirmi a mio agio. Anche se presto scenderò perché voglio visitare Bologna e approfitterò dell'ospitalità del bracco più simpatico del mondo (e di Babyvalkilmer). Auguri Snoopy e approfitta del consiglio: pensa di meno, vivi di più.

Canzone del giorno: Onda Calabra Il Parto Delle Nuvole Pesanti

20 dicembre 2010

Compleanno Stefano e laurea Francesca

Sabato sera abbiamo fatto una festa a sorpresa a Stefano per il compleanno che ci sarà tra poco. Una selezione di dischi fatta da Cosimo, un giradischi e una bottiglia di Pampero. E' stato molto contento e la serata molto carina.
Questa mattina invece Francesca si è laureata in Architettura con 110 e lode. Bravissima Francesca!

Prima di mettere qui le foto vi lascio con un racconto tratto da un libro:

[...]

Da "L'abbraccio" di Grossman


Ed ecco le foto:



Canzone del giorno: Invisibile Cristina Donà

25 novembre 2010

Prima che sia domani

Ieri sera cena di saluti con i miei colleghi.
Sono rimasta colpita, davvero, nel profondo. A parte il regalo bellissimo (una borsa superfica per la macchina fotografica superfica che arriverà a breve) e un libro su Firenze vecchia. Il biglietto.
Ragazzi il biglietto.
C'è chi la ritiene una cosa essenziale, come Silvia, ma vi assicuro che mai mi sarei aspettata queste parole.

In esclusiva abbiamo un elenco speciale che la settimana prossima sarà letto a "Vieni via con me": l'elenco dei motivi per cui ci dispiace che la nostra Carla torni nelle sue terre.

perchè non abbiamo fatto in tempo a sentire il tuo accento torinese infiltrato da qualche C strascicata: a proposito dopo ce lo dici "la 'hoca 'hola 'hon la 'hannuccia 'orta 'orta" ?

perchè non hai portato nessuna pianta carnivora in ufficio: abbiamo in mente alcune persone a cui l'avresti dovuta descrivere come un fiore molto profumato che sprigiona le proprie essenze solo annusandola da molto vicino..

perchè all'ennesima ganascia sulle ruote della tua macchina,forse ti avremmo visto sganasciarti dalle risate, con un tanica di benzina in mano, davanti ad un rogo di macchine spazzatrici ...

perchè non vedremo la tua nuova collezione di magliette, alcune erano un po' cupe,è vero, ma altre irresistibili

perchè, allo stesso modo, non vedremo i tuoi tocchi stravaganti, i capelli viola, le unghie extra-dark, sintomo di uno spirito libero e un po' inquieto..
- a proposito si dice in giro che prima di natale avresti sfoggiato una chioma color starnuto di licantropo...
- è vero poi che donerai le tue tinture di capelli più creative alla signora Mara?

perchè la mattina non sentiremo più le tue spiegazioni ai clienti infarcite di .. bagnacauda e bicerin, secondo me non ci capivano nulla, ma riattacavano la cornetta soddisfatti e più sereni.

perchè, anche se magari per non molto tempo, non sapremo chi potrà arginare chiara.

perché non sarai presente, neppure quest'anno, alla cena aziendale: e dire che ci era giunta una voce per cui la "sacra famiglia", con un gesto di grande magnanimità, ti aveva scelto come commensale alla loro tavola,proprio accanto a loro.

perché ci mancheranno le tue imitazioni..

perché vedere un libro sulla tua scrivania, e un libro sempre diverso, ci ha fatto immaginare i tuoi profondi spazi interiori che si aprono dopo l'uscita dall'ufficio.

perchè, da buona torinese, non ti vedremo versare neppure una lacrima questa sera, ma forse, a casa,di nascosto, magari ti commuoverai un po'

perchè, infine, non siamo riusciti in pieno e non riusciremo neppure stasera a dimostrarti tutta la simpatia che ci susciti ed il grande affetto che proviamo per te.


I lucciconi. Sapete quando uno non se lo aspetta? Ma non se lo aspetta davvero. Non come quando dici "Uh, il regalo, proprio non me l'aspettavo" e magari lo stai dicendo al migliore amico del mondo ed è il tuo compleanno quindi sì, cazzo, te lo aspettavi. Io proprio non me lo aspettavo. O meglio, mi aspettavo un biglietto con le firme, un "ci mancherai", ma quando ho sentito le parole "elenco", "vieni via con me" e "le sue terre" già quasi stavo piangendo. La verità è che mi mancheranno, tutti. Amici appena conosciuti e amici acquisiti da tempo, amici scoperti ora e amici rivelati da tempo. Mi mancheranno tutte le persone con cui ho condiviso questa avventura.

E ora la mia risposta: perché ad un elenco, ne segue sempre un altro.

In tutte le democrazie si ha possibilità di replica. Ed ecco il mio elenco, l’elenco dei motivi per cui mi dispiacerà tornare nelle desolate langhe piemontesi (al freddo e al gelo, aggiungerei):

Perché non mi sento più tanto torinese

Perché al mattino non ci sarà più nessuno che mi saluterà dicendomi “ciao harlina”

Perché mi piaceva vedere le vostre facce schifate quando vi parlavo di rettili, insetti e ragni (appunto per la Chiara: i ragni *non* sono insetti!!)

Perché riuscivate a farmi venire al lavoro col sorriso (anche se con gli occhi chiusi dal sonno)

Perché, anche se qui non si sente, su al nord dicono che ho preso l’accento toscano (“oh guarda come parli fiorentino!”)

Perché speravo di trovare ottimi colleghi, e ho trovato degli stupendi amici

Perché avete sopportato la mia chiacchiera, i miei trucchi, i miei cappellini, le mie tinte

Perché in questi due anni ho avuto diversi problemi, anche gravi, chi ha saputo mi è sempre stato vicino e chi non ha saputo ha intuito e mi è stato vicino lo stesso, senza mai chiedere nulla in cambio

Perché ho finalmente sostituito il “minchia” torinese con “dio bono” e “maremma maiala” toscani

Perché avete rotto il muro del mio stoico coraggio torinese, facendomi venire i lucciconi

Perché mi avete fatta sentire “speciale”

Perché, anche se non sono brava a dimostrarlo, vi voglio bene. E siete una delle ragioni per cui sono riuscita ad ambientarmi qui. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta

Perché quando al prossimo colloquio mi chiederanno come mi trovavo in Barbagli, dirò che è stato l’ambiente migliore dove abbia mai lavorato

Perché non sentirò più frasi come “il fiorentino è il vero italiano!”, o simili

Perché come farò senza i “sono stanca” di Elisabetta?

Perché ora chi conterrà Chiara?

Perché questo non è un addio, e anche senza il mio progetto farlocco di comprare una cascina in cui lavorare tutti insieme (per chi non lo sapesse voglio comprare un Lagotto Romagnolo, andare a caccia di tartufi bianchi ad Alba, diventare abbastanza ricca da comprare una cascina in Toscana in cui fare un Agriturismo e trasferirci tutti lì a lavorare) spero di avere le risorse e la forza di tornare

Perché ho apprezzato il regalo ma il biglietto che mi avete scritto non lo dimenticherò mai e mi ha davvero dimostrato tante cose

Perché mi piaceva controllare dal terrazzino di casa la situazione di Monte Morello e portarmi l’ombrello se aveva il cappello (questa ve la spiego a voce)

Per l’elenco che mi avete scritto…

Perché questo elenco sarebbe lunghissimo ma so che perdonerete le cose che non ho scritto…


Spero di avere l'occasione di incontrarci ancora, in qualche modo. E grazie, davvero.

Canzone del giorno: Black Dog Led Zeppelin (lo so non c'entra con quello che ho scritto sopra ma oggi la mia canzone è questa)

13 agosto 2010

Sta diluviando

Non parlerò del tempo, anche se si può immaginare il tempo che fa (il titolo mi sembra abbastanza esplicativo!). In ogni caso, volevo parlarvi dell'efficienza del comune di Sesto Fiorentino il quale, nonostante la burocrazia a cui è obbligata, comunque lavora molto molto bene.
Il comune di Sesto Fiorentino ha attivato un servizio di bike sharing. Depositando una cauzione di 20 euro ti consegnano una chiavetta elettronica con la quale puoi prendere e depositare le bici piazzate qua e là nella città.
Detta così è semplice. Ma, togliendo il fatto che dovrò imparare ad andare in bici, la realtà è totalmente più complessa.

Ieri mi presento al comune con un sorriso a 32 denti e 40 euro in tasca e comunico ufficialmente di voler usufruire del servizio di bike sharing.
"Bene" mi dice l'impiegata, che mostra sul braccio destro un tatuaggio all'hennè un po' sbiadito "mi compili e firmi questi moduli".
Primo problema, Roccio non era lì con me, quindi l'impiegata (che da ora in poi chiameremo Brunetta in onore ai suoi capelli e all'uomo che tanto adora gli impiegati statali) mi dice di far firmare i documenti anche a lui e poi di tornare con tutto (compresi i documenti di Roccio).
Bene.
Però, mi dice, il pagamento va fatto all'economato, per cui lei mi da' le ricevute, che devo portare all'economato per pagare, il quale mi da' altre due ricevute e poi torno da lei per le chiavi.
Eh?
Non sapendo la posizione esatta dell'economato penso che in una mattinata non si possa fare, così sconsolata le dico che se ne riparlerò la settimana prossima.
Mentre esco però controllo su Google Maps.
L'economato è dietro il comune.
Poteva dirmelo però.
Ieri sera mi faccio firmare qualche autografo da Roccio "firma qui, qui e qui" e stamani parto felice col mio solito sorriso a 32 denti verso il comune.
Consegno i fogli alla signorina Brunetta e i documenti, alché mi dice tutto bene, ma l'economato oggi è chiuso (ma come? non poteva dirmelo ieri?) però li chiama e per pagare questa cauzioncina posso andare comunque.
Bhe, che dire, grazie.
L'economato è proprio sul retro del comune, pago, mi danno altre due ricevute da riportare in comune. Rigiro l'isolato e torno da lei. Solo che la signorina Brunetta non c'è più, c'è un'altra donnina che mi consegna le chiavi, mi da' altre ricevute e dice che devo portare i fogli all'ufficio Protocolli.
L'ufficio Protocolli?
Rigiro l'isolato, porto i fogli che la signora mi ha dato, all'ufficio Protocolli, mi timbrano tutto quanto e finalmente ho le chiavi!
Ora rimane solo una domanda: imparerò ad andare in bici?

Ora vado a leggiucchiare un po' la guida sulla Corsica perché lunedì si parte!

07 luglio 2010

viaggio per torino! visita medica anda e rianda in treno (ma quanto costa?)



4° anniversario! gita a populonia, baratti e castiglione della pescaia!



fochi san giovanni, come ogni anno eravamo lì al piazzale michelangelo



varie ed eventuali! di tutto un po'



compleanno di Stephen (della serie si diventa vecchi!)


foto incredibile! (sofferenza e fastidio)



Notizia di oggi: incrociamo le dita e forse il prossimo rinnovo del mio contratto sarà a tempo indeterminato!

21 dicembre 2009

Bianco natal...

La mia carriera di jogginista è finita presto. Ha nevicato, la temperatura è andata sotto lo zero, ha ghiacciato e se vado a correre rischio di rompermi un’anca cascando rovinosamente a terra.
Firenze è stupenda sotto la neve ma è poco attrezzata al freddo. Spargisale non se ne vedono in giro e i marciapiedi sono tutti diacciati (diaccio=ghiaccio). Al lavoro il riscaldamento non funziona e siamo tutti incappottati, nemmeno il server voleva partire stamane. E’ la giornata ideale per stare a casa al caldo sotto il piumone. Stasera voglio larveggiare al caldo, possibilmente con una bella tisanina preparata con le nuove tisanine che mi ha regalato Melania.
Ieri abbiamo fatto il pranzo di natale tra amici che era una sorta di pranzo/cena durata fino a tardo pomeriggio e dove ognuno ha preparato qualcosa. L’idea era di sorteggiare un nome di una persona a cui fare il regalo così ognuno sapeva a chi fare il regalo ma nemmeno sapeva da chi lo riceveva. Io ho pescato Roccio. E’ stato complicato non tanto scegliere il regalo ma proprio tenergli nascosto il mio “destinatario” di regalo. Per scambiarceli abbiamo adottato questo sistema. A tavola imbandita con i segnaposto ci siamo rintanati tutti in camera da letto. Uno per volta sistemavamo i regali sulla sedia del nostro “destinatario”, mettendo poi a posto la sedia sotto al tavolo col regalo ben coperto dalla tovaglia. Una volta finito il giro ognuno ha spacchettato il proprio regalo e sono venute fuori idee molto carine. Io a Roccio ho preso un gioco di ruolo, “Lupus in tabula”, me ne aveva parlato e quando l’ho visto ho pensato “è lui!”. Melania mi ha regalato un set di erbette per fare le tisane con il filtro in metallo (che non vedo l’ora di provare). Roccio ha regalato a Francesca dei bei portaminoni con mina gigante e colorata, mentre Francesca ha preso a Giorgio un set di bicchierini con scritte simpatiche. Giorgio a Stephen ha regalato il suo vino preferito e quest’ultimo ha preso a Melania un bel barattolone di cioccolata spalmabile di un posto dove fanno la cioccolata fatta in casa gnam gnam.
Il pranzo è stata una vera chicchina e tutti ci siamo impegnati con i nostri piatti. Francesca ha preparato un rotolo di zucca da leccarsi i baffi, Melania il suo meraviglioso ragù con i tortelli di patate. Per secondo noi abbiamo preparato una piccantissima pampanella (carne di maiale cotta in forno strapiccante) e Stephen un piatto francese a base di patate, formaggio e pancetta. Buonissimo ma non mi ricordo il nome. Per dolce: Strudel alla mela e biscottini con cornflakes. Yuhm.
A fine cena i giochi. Abbiamo giocato a uno, taboo, mercante in fiera e abbiamo provato anche lupus in tabula, che deve essere molto più simpatico quando si è in tanti. Insomma alla fine la giornata è volata e si sono fatte presto le 21. Per strada era tutto ghiacciato e prima di “scongelare” (letteralmente) la macchina ci è voluto un po’. Avevamo tutti lo stomachino sottosopra per via di un liquorino non troppo buono che abbiamo usato come penitenza per chi perdeva ai giochi. Il sapore era, bhe, metterei le foto delle facce che abbiamo fatto, ma prima è meglio che parli con i proprietari delle stesse!