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01 giugno 2018

No makeup: day #5 & #6

Io invece ti propongo una cosa
La prossima settimana aggiungi solo un trucco
Poi la settimana dopo un altro

Mi uccidi così
Troviamo un punto d'incontro
Se lo scopo è abbassare la mia autostima già sotto le scarpe, ci stai riuscendo bene eh
Non è colpa mia se sei circondata da rincoglioniti la cui massima aspirazione è tornare a casa la sera per mettersi le ciabatte nuove prese alla rinascente pagate 150 euro e mettersi a guardare uomini e donne.
Eh magari fosse come tu dici
Il mio intento era farti capire che stai bene senza trucco. Però per fare sta roba bisogna procedere per gradi, quindi per questo ti proponevo di aggiungere un solo trucco. Scoprire in che modo puoi sentirti bene senza necessariamente coprirti.
Nessuno dica che non ci ho provato, ma da domani riprenderò ad abbellirmi il visino. Questa settimana mi sono sorbita ogni cosa. Dal blando "Ma perché non ti trucchi più?" al "Miodio che faccia sbattuta" passando per "Ma poi riprendi a truccarti, vero?".
Non siamo abituate a non truccarci, e i maschietti sono abituati a vederci colorate. In un mondo che gira un po' al contrario (in molte specie animali sono i maschi ad abbellirsi per conquistare la femmina, ma anche in molte tribù selvagge) ci sentiamo anche merce da mettere in mostra. Un po' per noi stesse, i canoni estetici li subiamo anche noi, e un po' per seduzione.
Nel mio caso (anche) per tamponare la mia infinita insicurezza.

Devo ammettere che è stato comodo potersi strofinare gli occhi, potersi preparare al mattino in meno tempo, potersi anche grattare la guancia senza levarsi strati di fondotinta e sembra una sorta di zebra rosata.

Ma il gioco non vale la candela. Il mio stato esteriore riflette il mio stato interiore. E vedermi così ha provocato un rimando non piacevole.

Che ognuno stia bene come si sente, senza doversi coprire o scoprire, truccare o smacchiare. Che si possano indossare jeans o gonne, corte e lunghe, che ci si possa pettinare o spettinare alla meno peggio, che ognuno si senta bella o bello come meglio crede.
Io, che sto facendo un grosso lavoro di riqualifica esteriore (perché dentro sono già bellissima, me l'ha detto il radiologo - bhe, schiena a parte - ah ah ah), in questa settimana ho subito un regresso che volevo provare ma ripeto non ne è valsa la pena.
Sì alla riduzione, in caso di fretta o di viaggi dall'altra parte del mondo. Evviva per le fortunate che sventolano la propria bellezza acqua e sapone (che, a meno di non avere viso perfetto ed età intorno ai 20 anni, è frutto di un makeup ad hoc più lungo e accurato del mio) ma per chi si deve arrangiare e non è proprio miss Italia che faccia un po' come gli pare, ecco.

Mi piacerebbe pensare, e una parte di me è molto arrabbiata con me stessa per quanto sto per scrivere, che il mondo sia un posto dove le persone si incrociano per interessi più che per prime impressioni o che, meglio, le prime impressioni estetiche non siano così impattanti da impedire o permettere futuri incontri e chiacchiere. Ma non è così. Per lo meno per me non è mai stato così.
Forse lo potrebbe essere ma ho speso troppo tempo a cercare di schivare i colpi che arrivavano, lievi come palle da baseball dirette sul capo dal campione lanciatore di baseball, che ora non posso immaginare di fare altrimenti.
O almeno non basta una settimana senza trucco.
E, temo, nemmeno 1 anno di psicoterapia.




Ma domani, gita a Cömo. Ho bisogno.

31 maggio 2018

No makeup: day #4
La mia aura

"La sua vita era esemplare, e tuttavia la consumava senza tregua una disperazione interiore. Tentava continue metamorfosi, come per sfuggire a se stessa; il colore dei suoi capelli e la loro acconciatura erano famosi per la loro instabilità. Così pure cambiavano il sorriso, l'incarnato, il taglio degli occhi" (L'Aleph - Borges)

Da qualche anno mi sono accorta di soffrire di emicrania con aura. Non sento di aver bisogno di andare dal medico perché mia sorella ne soffre e ha fatto delle visite neurologiche, probabilmente anche Madre (che è della vecchia scuola di chi non va dal medico nemmeno in punto di morte).


L'emicrania con aura può non presentare il tipico mal di testa da voglia di decapitarsi. In me il mal di testa arriva sempre.

Nel mio caso comincia con la vista che presenta degli spot bianchi. Divento incapace di leggere.
È difficile da spiegare. Vedi tutto l'insieme ma ti mancano dei pezzi, delle lettere. Devi muovere spesso gli occhi per poter catturare più dettagli possibili.

Il secondo step consiste in piccoli puntini luminosi. Quelli che vedete se avete la pressione bassa, per intenderci. O per lo meno molto simili.


Il terzo step sono le coroncine luminose. Si presentano a bordo del campo visivo. Luminose, colorate e frastagliate.


È meglio non aspettare molto tempo per prendere la pastiglia per il mal di testa. In breve arrivano il senso di pesantezza, il forte mal di testa, la nausea (che impedirà di cibarvi e quindi di prendere la pastiglia della felicità).


La cosa buffa è che queste visioni sono comuni a tutte le persone che hanno questo tipo di emicrania. Sembra che siano dei pattern dovuti a una sorta di scossa elettrica che attraversa le zone visive del cervello.


In tutto questo ti senti però anche confuso, stanco. I colori diventano più brillanti anche se la vista fa fatica e poi *bam* parte il dolore.


Può accadermi in qualsiasi momento ma penso sia legata a fattori stressanti o di luce. Ho notato che quando ho la luce che mi arriva da lato destro (luce del sole) è più facile che si presenti.

Una volta ero sul tram e stavo leggendo sul mio ebook reader quando d'improvviso comincio a non leggere più bene. Non mancavano le lettere ma intere parole.

Quando sono scusa, anche la realtà mancava di pezzi. Mi sono fiondata in un bar a mangiare qualcosa e a prendere una pastiglia, appena in tempo prima che il dolore cominciasse.


In realtà, e per fortuna, sono episodi rari. Mi capita ogni 3-4 mesi a esagerare, quindi è piuttosto gestibile. Anche la mia emicrania senza aura ha diminuito di frequenza e mentre prima si presentava quasi ogni weekend, ora possono passare mesi senza ch'io l'abbia.


A discapito di tutto, continuo con il mio progetto senza makeup. Incredibile come la gente lo noti proprio.


Tra i "Ma che faccia sbattuta che hai, Carla"
"No, sono solo senza trucco"

"No no hai anche una faccia stanca"

E i "Ma come mai non ti trucchi più?"


Quasi fosse un atto dovuto. Immaginate se mi chiedessero "Ma come mai non ti tingi più i capelli?"

O "Come mai non indossi più le Superga?"

E la mia domanda invece diventa un "C'è un modo per non essere sciatte senza combinarsi la faccia con troppo trucco? Come poter essere belle naturalmente?"





Ieri poteva facilmente essere il bestemmia day. Ma sono stata brava.
Al primo lavoro ho dovuto discutere con una collega che non ha capito assolutamente che siamo tutti nella stessa barca, che le postazioni NON sono fisse anche se lei in maniera molto infantile ha incalzato con un tipregotipregotiprego. Per fortuna mi passa subito anche se non ho mancato di consigliarle caldamente di essere più elastica, come il luogo richiede. Sì, hai RAGIONISSIMO.

La collega che mi guardava in cagnesco in realtà ha mille problemi e ieri non ha mancato di elencarmeli tutti mostrandomi le gocce di xanax che porta in borsa. Credo che più che cagnesco fosse uno sguardo stanco di un po' di cose.

Avevo dimenticato il cavo per collegare il mio Huawei P9 al powerbank. Questo cazzo di telefono ha un'autonomia bassissima. Parto da casa alle 7.30 che sono al 100%. Arrivo al lavoro alle 9.00 che sono già al 70%. Alle 13 sono al 35% e spesso arrivo al secondo lavoro che sono al 20%.
Così in pausa pranzo sono corsa all'ipercoop a prendere un cavo (così almeno uno lo tengo a casa e uno sempre in borsa che non si sa mai). E sono in risparmio energetico, eh?

Il secondo lavoro ha cambiato sede, e soltanto ieri mattina scopro che il turno del pomeriggio comincia alle 13.30.

Certo, io ho il teletrasporto.

Ed è cominciata più o meno così nella chat di lavoro, che è una delle chat che andrebbe abolita in ogni modo (come, mi raccontano, le chat di gruppo delle mamme dei ragazzotti a scuola).

"Ragazzi ASCOLTATE TUTTI è importante"
[segue messaggio vocale]
"Ehm scusa, io non posso ascoltare, puoi scrivere?"
[segue ALTRO messaggio vocale].

Per fortuna per me faranno un'eccezione, dato che non posso in nessun modo cominciare alle 13.30 inizierò come sempre alle 14.30. Ma forse, correndo un po' riuscirei anche a lavorare dalle 14 alle 18 in modo da essere a casa prima.

Ieri, in mezzo al diluvio universale, ci siamo visti io e l'amico barbuto dei giochi e del blog. Ormai cerchiamo di vederci almeno una volta a settimana nonostante gli impegni. L'amico barbuto sa tutto quello che mi accade da questo blog, ma non conosce sfaccettature e dettagli che possono solo essere comunicati solo davanti a una merenda ipercalorica e a volte a una quantità indefinita di fazzolettini virtuali. Anche se ci conosciamo da poco conosco il suo sguardo da "Carla, che cazzo stai facendo" ma io sono, come dice lui e come diceva mio padre, capatosta. E mentre verbalizzavo una questione importante per me mi sono accorta, in quel preciso istante, del perché fosse così importante. È stato come attraversare la nebbia e vedere finalmente il cielo limpido e dirsi "Ok, ora mi è chiaro. Piove sempre ma c'è il sole, posso vedere tutto con maggiore chiarezza".

Quindi io, col piedino che sguazzava nell'acqua (metafora a parte, incidente dovuto a un calcolo errato di salto di pozzanghera, nuova disciplina olimpionica che verrà inaugurata alle prossime olimpiadi e dove i torinesi saranno già campioni del mondo), lo saluto abbracciando prima lui e poi un suo regalo, un gioco da tavolo che porterò a Cömo con le mie amiche questo weekend (loro sono il test ufficiale per i giochi da tavolo che mi passa o mi consiglia l'amico barbuto. Si scompisciano talmente tanto che penso sia impossibile annoiarsi giocando con loro).

Non c'è tempo di riposarsi, mi vedo con E per andare al cinema. Il film lo ha scelto lei ma non mi interessava molto, avevo piacere di vederla perché so che è a pezzi. Quando arriva, infatti, mi intima di non avvicinarmi o abbracciarla ed entra in un loop pericoloso in cui non riesco a entrare per calmarla. Non posso fare altro che ascoltarla, ma non ho soluzioni per lei, come non le ho per me.

Però lo psicologo da cui va (che è il mio insegnante di psicologia criminale e sessuologia) le dà un consiglio formidabile. Perché non ci ho mai pensato?

Le ha consigliato di cacciare. Si scelga lei un uomo con le caratteristiche che vuole. Finora lei si è sempre fatta scegliere e non ha mai scelto. Scelga lei. È una bella donna, è intelligente. Se va a una festa e ci sono tre uomini appoggiati al muro, uno di questi sicuramente si staccherà dal muro per venire da lei. Faccia il contrario, vada lei.

Le ho chiesto di appuntarsi questi consigli e di portarmeli e poi facciamo a metà per pagare lo psicoterapeuta.

Scherzo, ma è una cosa su cui riflettere. Certo, senza farsi mancare il sonno. Niente che impedisca di poter continuare a vivere la propria vita facendosi scegliere, ma è come se un amico a cui racconti i tuoi problemi e il tuo vissuto un giorno ti dicesse "Perché non provi a fare così? Vedo che è una strategia che non hai mai attuato".

Poi allora puoi continuare sulla stessa strada di sempre, conscia che probabilmente avrai gli stessi risultati di sempre, o attuare nuove strategie che magari non portano a nulla, o forse ti portano a nuove opzioni.

Ah, non sono catastrofista. Probabilmente in questo momento della mia vita la scelta è così complessa è articolata che non si può riassumere come sopra. Se c'è stata una scelta primaria, ad oggi sono io che sento di avere scelto. E con la chiarezza di cui sopra ho capito anche perché.

P.S. Chiedo scusa per la formattazione di merda ma non ho tempo di sistemarla ora. Neh?

29 maggio 2018

No makeup: day #3

Può essere un bel titolo
L'assenza del makeup
Oppure
Sono una bambina bordeyeliner

Ho sonno.
Lente scivolano le palpebre quando leggo Borges sul bus (e non per Borges eh? Lui è divino). Esco prima perché non truccandomi ho un po' più di tempo per me. Ma essendomi abituata (un parolone) alla sveglia superpresto preferisco passare quel tempo in più bevendo mate.
Il martedì scivola lento, tra uno sbadiglio e l'altro, e come alle superiori mi chiedono che voto ho preso. Solo che rispetto a 20 anni si è trasformato in tu quanto hai fatturato?
Penso di non volermi integrare e di volermene stare per i fatti miei, interagire con gli altri è faticoso.
Mi costringe sempre a essere al 101%, io che non ho voglia di parlare, di spiegare, di raccontarmi.

Solo che poi mi tocca correre dall'altra parte e interagire anche lì.
Uh Carla che faccia sbattuta.
Sono solo senza trucco.

E mentre penso a come passare questa settimana evitando i commenti altrui, immagino di creare un album fotografico chiamato Cessa tra i cessi, in cui ci sono solo mie foto nei vari bagni a disposizione.



Il ragno continua a non muoversi. Ma cerco di darmi ancora un po' di tempo.
Anche se le Drosophile dentro la scatolina danzano come se stessero festeggiando la morte del loro acerrimo nemico.
Alla fine tengo sempre un po' di spazio per una piccola speranza. Anche se più passa il tempo e più diventa uno sport estremo. La speranza, dico.

E alla fine mi chiedo quanto ancora dover aspettare. Quanto ancora posso aspettare.