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01 novembre 2022

Il freddo deve ancora arrivare

 Settembre è stato un mese mogio. Cliff era lontano per lavoro e non siamo riusciti a festeggiare il nostro anniversario. Ed è volato un po' così, con questo senso di malinconia e distanza. A volte succede che per impegni di lavoro non ci si riesca a vedere, ed è capitato di saltare un mese.

Un mese.

Un mese è lunghissimo.

Ma passa, come tutto il resto. Le sue braccia come una casa che mi accoglie restano sempre lì. Quando ti fidi di una persona, quando non temi che scappi o che ti possa far del male intenzionalmente alla fine alleni la pazienza, perché non la devi sfruttare in altre occasioni.

Pazienza e tempo.

Ed eccoci qui, anche Ottobre è passato. Le mie amiche dicono che il 2022 è un anno di cambiamenti. Correggo un po' il tiro, per me anche il 2021. Ma decisamente il 2022 ha svoltato in modo inaspettato.

Da tempo immemore stanca del mio lavoro (che sì, mi ha permesso e mi permette tutt'ora di essere indipendente ma è diventato noioso, ripetitivo, squalificante per tanti aspetti) ho cominciato a guardarmi attorno. Il mercato del lavoro è un po' come il mercato immobiliare a Milano: si trova poco (alla mia portata) e quel poco tendenzialmente fa cagare. Non mi sono arresa, riuscendo a mantenere una media di 4 curriculum al giorno inviati (sì ma il weekend si riposa). Ho anche ottenuto un paio di colloqui per un lavoro che forse mi sarebbe anche potuto piacere, ma mi hanno liquidata in maniera cortese, come si fa quando si dice a qualcuno "lei è troppo qualificata per questo lavoro". No, dimmi che mi hai scartata, è più semplice.

Così mentre una sera giocavo a Darl Souls 3 con Cliff controllo gli annunci e lo vedo. Non avevo minimamente le competenze richieste, ma in testa mi suonava il monito di S, ex collega rinato a nuova vita grazie a un nuovo lavoro che gli piace molto: "Manda, manda sempre, anche se pensi di non avere le competenze indicate, tu manda".

E così ho mandato. Ma dentro di me gli rispondevo: "Ok, ma non mi chiameranno mai".

Invece mi han chiamata, per programmare un primo colloquio conoscitivo su teams che si è concluso più o meno così: "A noi non interessano molto le competenze tecniche, perché quelle possiamo insegnartele noi, ci interessa il potenziale e la motivazione".

Sul potenziale possiamo anche soprassedere, ma la motivazione c'è. C'è eccome.

A fine colloquio mi dice che sarà previsto un secondo colloquio in sede da loro (in una regione lontanissima e da me mai visitata) di due giorni.

E resto un po' stordita. Ma deciso di andare. Anche David me lo avrebbe consigliato e quando ne ho parlato con Cliff ho risentito un po' il terapeuta David Gigante Gnomo: Vai, devi andare, anche solo per capire come si svolge un colloquio tecnico.

In effetti David aveva usato le stesse parole tempo prima: Deve cercare di arrivare a un colloquio tecnico, in modo da sapere più o meno come si svolge e capire cosa deve studiare.

Così prendo ferie, per i due fatidici giorni, e coraggio, e comincio a ripassare tutto quello che so sull'argomento. A tratti questa cosa mi butta giù: ripassare una cosa del genere in due settimane è come cercare di preparare un esame in una settimana. Ma procedo.

Ho sempre tentato, ho sempre fallito. Mi richiama all'ordine la dedica sul libro del mio amico Dado. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Mi lascio liberi solo un weekend con Cliff e un giorno in cui il mio amico entomologo ma soprattutto bottonologo mi chiede di non prendere impegni (ma non so perché).

Studio, ripasso e parto.

Il viaggio in notturna lo faccio con Cliff. Dormiamo nella stessa cuccetta, scendiamo nella stessa stazione. Restiamo stretti finché entrambi non dobbiamo riprendere il treno per le rispettive mete.

Per me la novità assoluta è il fatto che mi paghino il posto in cui dormire. E' la prima cosa che ho detto a chi mi ha chiesto informazioni: Oh, due giorni di colloquio e mi pagano anche l'albergo!

E' una cosa che ho visto fare, ma per persone molto skillate, per lavori molto particolari. Sapevo che saremmo stati in gruppo, e anche se penso di non poter entrare nei dettagli del colloquio, del posto, del gruppo (tutti giovanissimi), abbiamo tutti una sensazione strana. Qualcosa non torna ma non sappiamo cosa. Il colloquio sembra andato bene per tutti, anche il secondo giorno, e dopo un veloce pasto ci salutiamo. Ognuno torna alla sua città e alla sua vita, tutti convinti che saremo presi.

Del nostro gruppo di sei persone, sei personaggi in cerca di lavoro, in realtà abbiamo passato la selezione solo in due e l'altro ha deciso di non accettare.

Per farvela breve, ho dato preavviso e finirò di lavorare qui il 30 novembre.

E il 5 dicembre mi devo trasferire in questa (per me esotica) località per 10 settimane.

Ah e il mio amico entomologo bottonologo, niente, si sposa e mi ha chiesto di fargli da testimone (io felicissima ma panico, COSA DEVE FARE UN TESTIMONE DI NOZZE?).

Inutile dire che Cliff mi appoggia per tutto (altri sarebbero stati molto più critici) anche se la cosa è un po' fumosa sotto certi aspetti, e anche David Gigante Gnomo che mi ha detto: Complimenti! Si è fatta i complimenti per questa cosa?

Sì me li sono fatti. E se è come penso, per me sarà un cambiare totalmente lavoro e vita.

Ho anche installato la spirale (sì, spoiler, fa male inserirla e non pensavo, ma dopo due giorni un po' così non si sente più nulla) e per metterla ho dovuto fare altre 5000 visite che han decretato la quasi morte della mia fertilità. E' proprio per quel quasi che ho deciso di metterla lo stesso.

Ma questa è davvero un'altra storia che meriterebbe un post tutto per sé dato che è da luglio che ho chiesto l'inserimento e ho dovuto fare così tante analisi che anche un medico le ha guardate e ha detto "ma davvero deve fare tutta questa roba? Questo (indicando un esame) non so nemmeno cosa sia".

Ovviamente ho ricominciato la scuola di violino, mi mancava un po', mi mancava il mio sensei che appena mi ha vista mi ha abbracciata e abbiamo passato la prima lezione a chiacchierare sull'estate e le novità (e sì, faremo lezione da remoto e ci sarà da ridere. E sì sentirò David Gigante Gnomo in videochiamata e ci sarà da ridere ancora di più).

Questa svolta mi è terapeutica anche per altre cose. Sono costretta a chiedere aiuto, che per me è difficoltoso, ad appoggiarmi un po' agli altri e fare cose per me totalmente nuove, per esempio vivere in un appartamento in condivisione con delle persone che potrebbero avere la metà dei miei anni. Stay tuned.

02 luglio 2022

Ich bin ein Berliner #5

 Cliff ha il COVID.

Questo weekend ci saremmo visti ma il virus ci ha bloccato nelle rispettive città d'origine generando preoccupazioni e bestemmie di varie entità. Bestemmie contro l'amata compagnia di treni (quella principale) i cui meccanismi di cambio biglietto/rimborso seguono regole apparentemente semplici ma che si rivelano in fretta tetris burocratici ambigui e senza senso.

Per chiedere il rimborso di un biglietto non rimborsabile devi modificarlo da economy a base (variando data con una qualunque) perdendoci un tot di euro, e poi chiedere il rimborso che sarà comunque solo dell'80%.

via GIPHY

  A tutto questo si aggiunge la preoccupazione dovuta alla distanza, starà bene, avrà cibo, sentirà freddo, caldo, e il male, la testa, berrà abbastanza.

Ovviamente per quando sarà in piedi verrà spedito per lavoro in una zona imprecisata della Calabria in cui non esiste stazione, ma probabilmente solo sassi e mucche.

Quindi il nostro consueto abbraccio in stazione è rimandato al 22 luglio, salvo ulteriori restrizioni, direfarebaciareletteratestamento (ma poi testamento che è, chi ci ha mai capito un cazzo, chi lo ha mai scelto).

Continuo a studiare Java a una lentezza esasperante, sono arrivata a quel livello in cui non si capisce nulla. Ereditarietà? Polimorfismo? Incapsulamento? Oggi avrei potuto approfittarne per andare un po' avanti ma non ho studiato quanto avrei voluto, perché ho prenotato finalmente il viaggio. Essendo il costo di ogni cosa triplicato rispetto a quando avevo controllato la prima volta ho dovuto cambiare un po' di cose. Intanto non vado prima a Berlino e poi a Colonia. Faccio il contrario. Da Bergamo ODIO al Serio parto alla volta di Colonia (peccato perché non potrò comprare in aeroporto acqua di Colonia dando senso a questa vacanza), dove starò 4 giorni.

Poi partirò alla volta della mia amata Berlino per fare pace con lei dopo la mia ultima visita del 2019, in cui è stata scossa da cose orrende che non voglio nemmeno ricordare.

L'albergo che ho prenotato aveva uno strano alert


Così ho scritto all'albergatore chiedendo di che tipo di permesso avessero bisogno e la sua risposta è stata tipicamente tedesca, e per questo li adoro.


C'è una parola che loro hanno (oddio ne han tante così che esprimono concetti complessi e traducibili in italiano solo con vari giri di parole) che traduce a volte questo desiderio di ritorno, ma insieme a questa malinconia inserisce un altro elemento, quel qualcosa che non sai, che non è avvenuto ma sarebbe potuto accadere. Mi sarebbe piaciuto in effetti vivere lì, almeno per un po', ma non ho indirizzato la mia vita in quel senso, affinché potesse accadere. Sehnsucht. Ma anche un po' Fernweh.

Questa cosa è stata scatenata anche dall'ultima lettura che sto per terminare dello Stregathlon (il gruppo di lettura a cui partecipo, stiamo finendo la settina dei libri finalisti al premio Strega e l'ultimo, "Spatriati", è in parte, buonissima parte, ambientato a Berlino). Mi ha portata a tirare fuori Berlino, The Passenger per leggerlo, finalmente, e altre lettura che una volta terminato Spatriati diventeranno una microguida. Ad esempio Addio a Berlino, rimasto lì da troppo tempo, o Berlino è casa, di Culicchia (scrittore torinese che seguo dai suoi primi libri). Acquisto da fare entro brevissimo anche A Berlino con Ingeborg Bachmann. Voglio però andarci senza guardare nulla, vorrei solo passeggiare per giorni e andare un po' più lontano per vedere cose che non ho mai visto. Vorrei aggiungere anche Berlin Alexanderplatz o Lettera a Berlino e anche se in questo periodo sto leggendo tanto mi rendo conto che è abbastanza infattibile riuscire a leggere tutto.

Tutto questo mi distrae dalla stagione delle visite che si è appena aperta.Una visita in particolare ha scoperchiato un vaso di pandora pieno di altri esami da effettuare, con grande gioia della mia reponsabile alla quale periodicamente chiedo nuovi permessi. 4, 5 e 8 luglio, poi il 30 settembre ma non sarà finita.

Mi manca Cliff. Mi manca guardare quegli occhioni da lupo che mi fanno stare tranquilla, svegliarmi la notte e guardarlo dormire, e tutte quelle cose stupide che si fanno senza rendersene conto quando si è innamorati. Vorrei davvero andare con lui a Berlino.

Raccontavo a una delle ragazze dello Stregathlon con la quale condivido, oltre alla passione per la lettura, l'amore per Berlino che sono quasi terrorizzata dal portarci le persone. Perché è una città diversa dalle altre. Non appena la vedi resti quasi sconcertato e ti chiedi cosa abbia rispetto alle altre, dato che sembra solo un insieme disordinato di casermoni, disagio, street food, disagio, altro disagio e odore metallico di metropolitana. La verità è che è una città subdola. Si insinua piano piano sottopelle, e presto capisci che tutto quello che vedi è ciò che la rende differente da tutto il resto. L'inclusività, i colori, la sua storia che respiri a ogni passo, il currywurst, l'ordine e il disordine, l'ovest e l'est.

Sarà la mia quinta visita. Spero che il tempo sia clemente, spero di avere tempo per passeggiarla e leggere. Non so se farò foto, nonostante la mia mezza intenzione di portare la biottica. Ma non so, è estate, ho la possibilità di viaggiare leggera, potrebbe non dispiacermi lasciare le fotografia alle spalle. 

Lasciare definitivamente le fotografia alle spalle.

26 gennaio 2022

Il mio piccolo miracolo tardivo di Natale

(L'assistenza di) Trenitalia c'è. 

Sarò breve in questo piccolo post prima di tentare di riprendere in mano questo mio blog.

Sto preparando molte cose, alcune in bozza da secoli (almeno un anno), altre invece nuove.

Non che abbia questo gran pubblico, ma mi sarebbe spiaciuto perdere la mano, nella scrittura, sulla tastiera, davanti a questo schermo che c'è (ed è forse l'unica cosa fissa della mia vita) dal 2006 ad oggi.

Questa, in realtà, voleva essere una piccola recensione positiva per (rullo di tamburi) l'assistenza di Trenitalia. Eh sì, se ne dicono peste e corna, i treni sono sempre in ritardo ma che volete, questa volta hanno tirato fuori il jolly e non potevo far finta di niente.

Voglio dire, dopo tutte le imprecazioni di una vita passata sui treni in ritardo, e via di coincidenze perse, addio a ore di sonno, ci stava una nota positiva.

Long story short.

Prendo un treno il 30 dicembre sera per una imprecisata località del centro Italia che tornerà nei prossimi post. In genere prendo un treno notturno. Se posso, con la cuccetta (sì, esistono ancora, e a causa del Covid ora non si possono condividere, quindi nonostante i letti scomodi come panchine di cemento, posso estendere i miei confini spargendo ovunque le mie cose).

Ma ho scoperto questo treno che parte alle 19 e mi permette di arrivare a un orario che se avessi 20 anni meno potrei definire presto. Nel mio caso dirò soltanto che resto sveglia e non perdo la fermata per miracolo, ma va bene.

Ha un unico difetto: uno scarto di 15 minuti per il cambio treno a Roma Tiburtina.

Sì lo so. Pur essendo fedele allo spaghetto volante a volte spero nei miracoli, quelli che ti fanno gridare "Ah ma allora Dio c'è".

E invece.

Appena superate un paio di città mi rendo conto che il ritardo è irrecuperabile, il treno che avrei dovuto prendere a Roma è l'ultimo per la mia destinazione finale e già mi vedevo rubare spazio ai senzatetto romani, sdraiata sopra lo zaino e ricoperta di disinfettante.

Fermo il capotreno.

"Mi scusi, devo prendere il treno per **** a Roma Tiburtina e ormai l'ho perso, sarebbe l'ultimo treno e non so come arrivare a destinazione".

La mia soluzione è semplice. Fermate il treno, farà un po' di ritardo ma che sarà mai.

Questo pensavo, mentre il solerte capotreno in divisa mi avvertiva che sarebbe tornato a breve per farmi sapere.

Già lo immaginavo svanire come neve al sole, un ritorno improvviso di primavera e invece no, torna. Mi chiede i dati, il numero di telefono e il nome, si accerta che io abbia già il biglietto per il treno da Roma a ****, "Ne è sicura?", oddio certo ma ora mi fa venire il dubbio, mi faccia controllare.

"Allora faccia così, scenda a Roma Termini, la chiameranno e le diranno cosa fare"

Cioè in che senso cosa fare, e se non mi chiamano che faccio?

"No no la chiamano, c'è l'assistenza a Termini, le diranno come proseguire il viaggio"

Io, sola a Termini, abbracciata a uno zaino e ricoperta di disinfettante.

 - Ma no vengo a Roma a prenderti - 

 - Diamogli fiducia e vediamo che succede - 

 - Ma che scherzi? A Termini da sola? No no io vengo a Roma - 

In che senso 'come proseguire il viaggio'

"Eh le chiameranno un taxi"

Un taxi? Non mi fido molto di questa soluzione. Non potete chiedere di far aspettare l'altro treno?

"No signora, i treni non aspettano"

Mentre pensavo alla solennità di questa frase e a come starebbe bene come epigrafe sulla mia tomba dopo una notte passata a Termini, squilla il telefono.

"Buongiorno, parlo con *****? È l'assistenza Trenitalia di Termini, ho bisogno del codice prenotazione del biglietto da Roma a *****, quando arriva a Termini viene al nostro sportello e le chiamiamo il taxi"

Ma quindi non devo pagare niente?

"No no le diamo il voucher"

Quando arrivo a Termini ci metto un po' a trovare il gabbiotto ma eccolo, povere, due ragazze che avrebbero dovuto smettere di lavorare a mezzanotte e invece mi hanno dovuta aspettare. Mi chiamano il taxi, mi dicono dove aspettarlo (via Marsala, davanti al caffè Trombetta) e non faccio in tempo a uscire dalla stazione che bhe, eccolo, è già lì.

Mi piazzo seduta dietro (è deciso, anche se non parte io resto qui) e vedo che il tassista ha un po' di difficoltà a inserire il codice del voucher nel loro sistema. Chiama la centrale e dopo un'attesa infinita (e io già mi ero quasi pentita di non essermi fatta venire a prendere) gli dicono che non serve inserire il codice, che dovrà chiamarli a corsa terminata per comunicare l'importo e sarà rimborsato.

Si parte.

Il viaggio dura più di un'ora, per di più il tassista riceve anche la chiamata di un amico che chiede di andarlo a prendere (non ce lo chiediamo mai, ma com'è la vita del tassista? Quando è di turno gli amici lo chiamano? Si fan venire a prendere? Si sbronzano perché sanno che c'è chi li riporta a casa? Eh? Eh?) e più di una volta, con lievissimo accento romano, gli fa presente che non può, che sta portando una cliente fuori Roma, "ma ti aspetto" (immagino gli dica) - "Ma guarda che ci metto un sacco, fai prima a chiamare un altro taxi".

Quando arrivo guardo il tassametro, 150 euro.

Saluto il tassista e mi scuso, del resto a causa mia ha guidato un sacco e lui "MACCHÉ IO ME SO' FATTO LA GGIORNATA CO 'SSTA CORSA".

E mentre corro svelta verso il futuro, abbracciando quasi il nuovo anno, penso che sì, Dio magari non c'è ma l'assistenza di Trenitalia per una volta c'è

15 dicembre 2016

I Milanesi ti scontrano apposta

È un dato di fatto; di solito ti scontri o rischi di scontrarti con le persone se uno dei due o entrambi non guardano dove vanno, se c'è indecisione e quindi si rimane a fare il balletto del "dove passi tu? dove passo io?".
Oggi sono stata parecchio in giro a Milano, sono andata a vedere la mostra "Gli Americani" (The Americans) di Robert Frank, fotografo, e poi a bighellonare in giro in attesa dell'inaugurazione, alle 19, di Officine Fotografiche.

La mostra di Robert Frank è stata bella, avevo già visto il catalogo ma ero curiosa di passare anche per vedere lo spazio espositivo e per leggere del viaggio che questo fotografo svizzero aveva fatto negli States negli anni '50, per documentare (secondo me al meglio) il popolo americano.
Ovviamente fu criticato per questo, per come li dipinse.
Ma, tant'è.

Alla mostra noto due individui, uno un po' più grande e uno un po' più piccino con due macchine analogiche. Mi incuriosiscono e li osservo. Mi guardano, sono incuriositi.

Mentre attraverso il corridoio che porta da una stanza all'altra, il più giovane mi inquadra. Me ne accorgo ma alla velocità in cui vado sicuramente non riesce a mettere a fuoco, sta ancora armeggiando con l'obiettivo. Così congelo il mio passo per dargli una mano, però guardando in macchina.
Mi ringrazia.

Mi avvicino: gli chiedo se è possibile avere la foto scansionata se gli lascio la email.
"Certo, però ti faccio una foto più bella"

Armeggia nella borsa e tira fuori una rolleiflex, non glielo chiedo ma spero col rullino in bianco e nero: mi fotografa tra due scatti di Robert Frank e mi lascia il biglietto da visita col suo numero di telefono scritto a matita dietro.
No, tranquilli, è un numero che si può reperire tranquillamente online, vi spiego perché.

Ha un laboratorio fotografico a Firenze dove fa anche workshop per lo sviluppo delle pellicole e la stampa. Il biglietto da visita è per quello, ho cercato il laboratorio e ho visto che tra i contatti c'è il suo numero, quindi nulla di trascendentale.

Tralaltro cercando su facebook ho visto che ha fatto il mitico liceo Agnoletti, a Sesto Fiorentino, lo stesso in cui andava Roccio e il mitico posto dove abbiamo fatto, ogni anno e fino a qualche anno fa, i meeting nazionali di piante carnivore. Perché l'assistente al laboratorio di scienze di quella scuola è il miticissimo Sergio Cecchi, presidente onorario dell'AIPC (Associazione Italiana Piante Carnivore) e credo primo coltivatore italiano, nonché genio e nonnino di tutti noi coltivatori, che lo adoriamo e lo veneriamo!

Dopo questa visita faccio un giro al gelo ma ben presto mi rendo conto che è necessario che mi fermi se non voglio morire di freddo. Così mi infilo in un posto a prendere un the caldo e mangiare una cheesecake e perdo un po' di tempo.
Fino a che non decido di farmi quest'altra mezz'ora a piedi per arrivare in via Friuli 60, dove ha aperto questa officina. Spazio per mostre, aule per lezioni, nuovissima sala posa (tutta in ordine). Più piccolo aperitivo. Ma c'è troppa gente, i stresso subito e non passa nemmeno mezz'ora che sono già fuori a camminare per trovare la metro.

Mentre sono sul treno mi arriva una brutta notizia. Il parroco della mia infanzia e adolescenza è mancato.
Trascrivo cosa ho scritto su facebook e sono sicura, Don Enrico, che tu mi abbia sentito, vecchio bisbetico rompiscatole :)


Oggi se n'è andato un pezzo della mia infanzia e della mia adolescenza, è mancato il parroco che ci ha seguito durante il nostro percorso religioso che poi, va bhe, io ho abbandonato. Ho un bellissimo ricordo di quest'uomo che amava il vino e non si faceva mancare qualche parolaccia; ma era sempre con noi. E dato che credeva nel paradiso sono convinta che adesso sia lì ad attenderne l'ingresso, con un bicchiere di vino in mano e borbottando perché sta ancora aspettando. Ciao Don Enrico, bon voyage. E se mi fai sprecare qualche buona parola su un prete si vede che sei stato davvero bravo, e ti immagino mentre te la ridacchi per questa mia pessima battuta.

Stasera alzo il calice per te.

29 novembre 2016

Il tempo che serve

Tutte le mie storie cominciano (o finiscono) su un treno o in una stazione. Sono legata ai viaggi come all'aria che respiro.
Danza del ventre è nata su un treno tanti anni fa, potrebbero essere passati 10 anni circa.

Quando facevo la spola tra Torino e Firenze alla fine avevo fatto conoscenza (nonostante si fosse nei nuovi treni veloci che ancora non si chiamavano Frecciaminchia ma qualcosa come Eurostar e la socializzazione era impossibile) con un gruppo di persone che facevano spola anch'esse. Se non tutti i weekend, almeno uno ogni due ci si incontrava.
Sapete quelle conoscenze senza nome? Non ci eravamo presentati, però ci vedevamo sempre: era quasi rassicurante. E se non stavamo nello stesso vagone spesso capitava che si incrociava ai bagni. "Ciao, come va?". "Oh bene grazie, sempre su e giù, eh?".

C'era una ragazza di Torino con il fidanzato a Napoli, quindi faceva la mia stessa tratta. Un giorno spiegava agli altri ragazzi della compagnia di viaggio di come danza del ventre le avesse fatto scoprire dei muscoli che non pensava esistessero.

Allungai il collo e tesi l'orecchio per sentire meglio.

Mi intromisi: "Sono curiosa! Dimmi di più"

Ma se per tante cose reagisco nell'immediato, quelle che coinvolgono la mia timidezza hanno bisogno di tempo, tanto tempo.
Questa è la risposta a chi mi dice che sono impulsiva: non per tutto. Ci sono voluti anni, è dovuta riaffiorare a galla questa idea. Era rimasta sepolta lì, in un angolino del mio cervello.

Ci sono anche decisioni non prive di responsabilità che impiegano tempo a maturare. Ho impiegato 1 anno prima di prendere un camaleonte (che poi sono diventati due), non ero sicura di potermene prendere cura.

Scoprire la pancia (che delirio, non immaginate, mettermi in costume - preferirei stare in una spiaggia naturista), provare a muovermi davanti ad altre persone, inizialmente perfetti sconosciuti è stato uno scoglio enorme che sono stata ben contenta di superare.

Come quando feci quel corso scolastico di improvvisazione teatrale. Fu a tratti doloroso ma mi aiutò da matti.

C'è una cosa che non ho mai fatto ma che mi piacerebbe fare. Un viaggio all'estero. Da sola.
Perché penso vada fatto, perché voglio farlo, perché potrebbe anche essere una bella esperienza fotografica.

20 aprile 2012

Troppe cose

L'altroieri sera abbiamo organizzato una cena che doveva essere una reunion dei compagni delle elementari. Alla fine eravamo i soliti con l'aggiunta di Angela - che è rimasta immutata negli anni. Lo stesso viso, lo stesso sorriso, la pelle liscissima. Incredibile. Il fatto che fossimo i soliti, con l'aggiunta del fratello di ragnoB e di una sua amica, è stato fondamentale. Mi fa piacere perché stiamo reinstaurando un rapporto di amicizia ed è stato davvero strano non provare imbarazzo. Avevamo di che parlare e un massimo comune denominatore su cui cascavano le discussioni quando ci si trovava a corto di argomenti: la nostra maestra delle elementari che, mi dicono, è ancora viva.

Ella è donna molto religiosa (bigotta? massì) tanto che ci interrogava sulle preghiere che io ancora oggi ricordo. Basti pensare al famoso "Atto di dolore" per comprendere che quella non poteva essere una religione "umana": mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi...

Dopo la cena ci siamo spostati in un pub, il pub praticamente, quello enorme, in centro. Dovete sapere che io non reggo molto l'alcol ma per l'occasione avevo bevuto una birra, due amari, un vodka lemon. E nel ritorno a casa, accompagnata dalla Frappesca, le parlavo del mio lavoro cercando, inutilmente, di non biascicare.
Mi sdraio a letto, svenendoci sopra e sperando di sentirmi meglio il mattino dopo. Ma al mattino mi sveglio con un forte mal di testa e una nausea che non lascia presagire niente di buono. Va beh, mi preparo ed esco perché ho il pranzo con O. Il mio spacciatore di ebook, il cantante lirico, detto anche da Fry -  "il direttore". Chissà come mai lo ricorda come un direttore d'orchestra.
O è una persona dagli occhi profondi, secondo me un acuto osservatore. Siamo andati a mangiare in centro, e abbiamo assaporato un buonissimo olio pugliese ("secondo me questo olio è pugliese!", dice lui. Leggo l'etichetta ed era di Peschici, incredibile). A me la nausea un po' è passata quindi non mi preoccupo troppo. Andiamo a bere un caffè che lui reputa buonissimo, in effetti mi ricorda il caffè che preparo con la macchinetta napoletana, dietro suo consiglio ne bevo un pochino senza zucchero e sì, questo forse potrei berlo anche senza zucchero, ma evito. Ora so dove portare a bere un caffè le persone che vengono da fuori.
Essendo due appassionati di libri andiamo alla libreria mercurio, in via Po, dove ci appuntiamo un paio di titoli che vorremmo ma ora non possiamo/vogliamo prendere. E infine torniamo a prendere un caffè, un thè nel mio caso, con una sua amica. Ella è cantante lirica, donnina di piccolo stampo, più piccina di me, magrolina, con un viso da bambola. E' pugliese e ha una simpatia pungente. Dimostra di avere tutte le carte in regola: è carina, è in gamba, molto sveglia e intelligente. Si chiacchiera del più e del meno e mi sento stranamente a mio agio. Tanto a mio agio che si fanno le 18 e dobbiamo tutti scappare. Io a prendere il bus, O a recuperare la macchina che sta in culonia per andare inculolandia, la cantante pugliesina a fare spesa.
E' stata una giornata piena, torno a casa e chiamo Fry, mi sento però la testa che scoppia e ho la nausea forte. A volte la nausea mi è data dal mal di testa molto forte quindi decido di cenare e prendere qualcosa. Peccato che quando mi trovo faccia a faccia col passato di verdure la nausea aumenta, mangio due cucchiai ma proprio non mi scende. Così vado in bagno, compostamente mi levo le lenti a contatto, e do' di stomaco.
Il brutto è che ho un freddo micidiale e mi metto a letto ma non riesco a scaldarmi finché non mi addormento, verso le 21 e mi sveglio alle 2. Guardo una puntata dei Simpson ma non ho sonno così mi metto a leggere il mio libro sulla Ddr. Poi cerco di dormire ma niente, alla fine ce la faccio e mi sveglio stamane alle 10, tipo.
Ora sto bene, ho fame e chissà che cavolo era capitato. E' comunque da prima della cena coi compagni che il mio stomaco non sta benissimo. Mia mamma per pranzo aveva preparato un buonissimo e leggerissimo risotto alla zucca ma mi tornava su continuamente. Quindi non credo che sia stato l'alcol, più che altro forse l'alcol ha peggiorato uno stomaco che questi giorni non è proprio in forma!
Comunque ecco le foto della serata delirante. Sono stata proprio bene, sia quella sera che al pranzo del giorno dopo. Grazie amici.







Una nota dolente riguarda il lavoro.
Sono andata sul sito trenitalia per comprare l'abbonamento mensile, peccato che parta dal primo del mese e non esistono abbonamenti settimanali per i frecciarossa. Così chiamo la responsabile per comunicarle che non ci sono problemi a cominciare, ma dal 2 maggio in poi, perché l'abbonamento mi parte da quella data (e, sottinteso, non posso spendere 200 euro per i primi 4 giorni di lavoro. Non per cattiveria, non li ho proprio). Mi dice che mi richiamerà per farmi sapere.
Mi richiama nel tardo pomeriggio per dirmi che ci sono problemi a farmi partire il 2 maggio (notare bene sono 4 giorni lavorativi) e che stanno sentendo un'altra ragazza (nuova, quindi da formare). Bene, il lavoro che forse avevo, ora forse non l'ho più. Capisco che non è un problema loro come mi sposto, ma stiamo parlando di 4 giorni.
Ci sono cose che davvero non riesco a comprendere.

Cosa meravigliosa, mia mamma mi regala la sua macchinetta fotografica e quella del mio babbo. ono due gioiellini. La macchina fotografica di mia mamma dovrò ripararla, mentre quella di mio padre credo sia perfettamente funzionante (e ha un rullino all'interno! chissà che foto sono state fatte)
Eccole, questa è quella di mia mamma, una macchinetta degli anni '50:




E questa quella del mio babbo direttamente dagli anni '70.



Canzone del giorno: Mammagamma Alan Parson Project

24 marzo 2012

La mia avventura con Trenitalia (ancora!)

A metà aprile, per il mio tagliando, salirò a Torino, così mi sono mossa in discretissimo anticipo per fare i biglietti del treno. Il sito trenitalia è cambiato, finalmente, e optando per le date flessibili, esattamente come accade per i voli aerei, puoi accedere a offerte vantaggiosissime. Usando questa opzione sono riuscita a fare anda e rianda Bologna-Torino a soli 28 euro. La metà del solo viaggio di andata praticamente. Ho prenotato il mio biglietto con Postoclick e sono andata a pagare presso un bancomat Unicredit (dopo aver ritirato le mie foto della Diana, tutte - come dicevo un post fa - fuori fuoco e con inquadrature impossibili; ci sono rimasta malissimo ma non mi arrendo) perché, secondo il loro sito, con un bancomat di qualsiasi banca puoi pagare lì il treno prenotato con Postoclick. Bene, peccato che infilo la mia tesserina e il bancomat mi propone il solo prelievo. Come volevasi dimostrare.
Pazienza, posso pagare anche in una ricevitoria Sisal. Vado in tabaccheria e fornisco il mio codice PNR peccato però che dallo scontrino che mi chiede di controllare vedo scritto solo il viaggio di andata. Entro in paranoia e chiamo Trenitalia. Trovo l'operatore e casca la linea. Mi richiama (gentilissimo) e mi spiega che devo fare un altro interno. Richiamo e dopo l'iniziale incomprensione mi rassicura dicendomi che viene indicata solo la prima tratta, ma va bene per tutte le tratte, tanto ho il ticketless e quando do' al bigliettaio il PNR lui dovrebbe avere tutto. Torno dal tabaccaio (nota positiva per l'assistenza trenitalia, davvero) e pago il mio biglietto. C'est plus facile.
Canzone del giorno: South Of Heaven The String Quartet (cover Slayer)

08 marzo 2012

Due pazze in centro a Bologna

Chi dice che in rete si incontrano solo maniaci non ha mai girato la rete. La rete è come una grande città, puoi trovare i delinquenti e le persone giuste, bisogna avere buon senso e pazienza e possono nascere amicizie e rapporti incredibili. Ma veniamo ad oggi! Oggi una mia amica, Zion, ha preso un giorno di ferie per venirmi a trovare da Milano e fare acquistini cosmetici, e non. insieme, far quattro chiacchiere, insomma passare un po' di tempo insieme. A me devo dire la cosa mi ha stupito, capita raramente che un'amica prenda un giorno di ferie per me, per questo e perché mi trovo molto bene con lei, ero contenta come una bambina che scarta il regalo di Natale (e Natale poverino è rimasto senza - ahahah miss simpatia lo so!). E indovinate come l'ho conosciuta? Un popò di anni fa, quando nacque il mio blog. Nel lontano 2005-2006.

Per cui arrivo zompettando in stazione, in ritardo perché il mio trenino ha deciso di fare tardi, e intanto mi chiama. Lei è già al binario, le dico dove sono, ma optiamo per vederci all'uscita ma "non quella principale, l'altra". Mi metto su piazzale ovest e aspetto. Mi richiama, è sul mio (ormai ex) binario!

Abbracci, baci, evvai! Si parte. Cominciamo con un bel giretto per via Indipendenza, tappa obbligata da Kiko dove ricompro un mascara, una "tinta per sopracciglia" (sìsì avete capito bene) e un gel per pettinare le sopracciglia. Ce lo avevo ma l'ho perso misteriosamente a casa di Fry le prima volte che sono andata a trovarlo. Lo avrà mangiato Maya.

Passeggiando passeggiando siamo arrivati alla chiesa di S. Petronio che Zion non aveva mai visitato. In effetti quando ha abitato a Bologna non ha avuto molto tempo per visitarla. Così entriamo e in effetti, bhe fa effetto. E' proprio una bella chiesa. Le ho raccontato a grandi linee la storia (perché io purtroppo non ricordo mai niente e copro le mancanze con la fantasia, però potrei non essermi inventata troppo). Dopodichè saltino al museo, all'interno della basilica, dove ha comprato delle caramelle fatte dai frati ghtyauefensi (non ricordo, abbiate pietà. Forse erano camaldolesi...) - approposito com'erano le gnam gnam?

Tappa da Sephora dove constatiamo, purtroppo, che a Bologna non è ancora arrivata la Urban Decay... Peccato perché cercavamo proprio la loro mitica primer potion, ma troviamo una valida alternativa della benefit (o too faced, sono due marche che confondo *sempre*) - ah no era la benefit, perché tra i suoi prodotti aveva la bene-tint, e per assonanza...

Esploriamo il piano di sotto pieno di ombrettini marchiati Sephora ma soprattutto la palette per lo smokey eyes. Totalmente inutile resistere. Scivola in borsa così facilmente!

Quindi succede una cosa buffissima, Zion doveva stampare la mail del biglietto del viaggio di ritorno, così abbiamo anche la fortuna di incontrare un internet point sul nostro cammino. Entriamo e un omino sta fotocopiando un libro. "Salve". Nessuna risposta. Segue uno scambio di battute che definire epico è riduttivo. Per farvela breve il tizio delle fotocopie ci cagava a tratti e rispondendo solo a monosillabi. Farci dare un po' di attenzione è stato davvero difficile (che sudata!) ma alla fine fatto anche questo.

Gli stomaci cominciano un po' a brontolare, volevo fare prima un giro da coin ma camminiamo camminiamo camminiamo e ci perdiamo. Poi Bologna è un gran casino, ci sono portici ovunque, le strade si somigliano un po' tutte. Ci arrendiamo ai mezzi tecnologici, io con il mio Samsung e lei con il Nokia. E nonostante ciò riusciamo a sbagliare di nuovo strada (credo che abbiamo attraversato strada maggiore due o tre volte prima di prendere il verso giusto). Io mi perderei anche dietro casa! Trovato ITIT, mangiato e fatto due saluti a due amici incontrati lì per caso riprendiamo i nostri giri, andando all'OVS e da Orea Malià, un hair stylist in centro a Bologna che in realtà si è rivelato davvero alla mano. Gli abbiamo chiesto quanto costa fare un paio di cose, abbiamo appreso che per essere chi è non è poi così caro e andiamo via soddisfatte, incamminandoci verso la stazione. Che dire, sono stata davvero bene e vorrei davvero ringraziarla per avermi fatto scordare per questo pomeriggio che sono incasinata e che sto cercando un lavoro. Abbiamo parlato tanto e di tutto, soprattutto dei rapporti umani. Ci siamo trovate in accordo su tante cose, stupefacente.

Poi però stasera, bhe stasera m'è rimasta la scimmia dei capelli. Convinco il povero Fry a fare la spesa al centro commerciale "così intanto posso anche tagliarmi i capelli" e dato che se li deve tagliare anche lui, finisce che passiamo la sera dal parrucchello. Quando, dopo avermi lavato i capelli, la parrucchiera guarda dal mio cellulare il taglio, rimane perplessa un attimo e dice "Aspetta, vado a chiamarti la mia collega, che lei questi tagli li sa fare". In effetti, a parte non sputare mai in terra, è molto brava. Solo che sforbicia così tanto che mi chiedo quando mai finirà. Il risultato? Giudicate voi. A me piace molto e devo dire che la parte con i capelli molto corti mi piace talmente tanto che penso che appena arriverà il caldo li taglierò tutti corti definitivamente.

Quindi stupenda giornata, in compagnia di un'amica che ho trovato grazie a queste pagine e che sono proprio contenta di aver conosciuto. Grazie cara Zion.

Canzone del giorno: Casa Mia Spazio Bianco



29 febbraio 2012

L'insostenibile distrazione dell'essere (me)

Si dice che dimentichiamo solo le cose che vogliamo dimenticare. Bhe è ora che io cominci a desiderare di ricordare qualcosa perché, nel mio caso, è tutto un "oddio, mi sono scordata..." e a seguire, a scelta, di fare la spesa, di dare da mangiare al gatto, di prendere le pastiglie, di fare l'ordine, di fare la visita (una volta mi chiamarono dall'ospedale mentre stavo facendo spesa con mia mamma, mi ero scordata, ovviamente), dell'appuntamento (una volta venne da me un ragazzotto per una pianta carnivora e, non volendo dirgli dove abitavo, mi ha aspettato pazientemente in un posto dove io non sono mai arrivata), di andare al colloquio, ecc ecc.
Essendo sostanzialmente quella che si potrebbe definire una distratta, o distrattona, a seconda della distrazione, faccio sempre le cose con largo anticipo, dandomi enormi margini di tempo per poter rimediare in caso di emergenza. Oggi avevo la mammografia alle 11.30. Facile no? A Vergato, dall'altra parte del mondo (anche se è un paesello che non mi è dispiaciuto e poi vedrete perché). Esco di casa alle 8.30, presto, direte voi. Ma calcolo circa 30 minuti di bus per arrivare in centro, 15 minuti per arrivare alla stazione a piedi, il tempo per fare i biglietti in caso di rottura delle macchinette (una volta mi è capitato) e di prendere il treno delle 10 per Vergato. Esco di casa un po' in ritardo quindi già il tempo si riduce, inoltre devo andare dal tabaccaio a comprare i biglietti del bus. Ma la fortuna sembra essere dalla mia parte, il bus è in ritardo quindi riesco a fare tutto. Arrivo in centro e mi incammino verso la stazione. Mentre passeggio sotto ai portici faccio il check delle cose. Dunque, esami passati, ok, tesserino sanitario, ok, biglietti del bus comprati. Treno alle... mhm, 10? Ok.
No, cazzo. Mi sono scordata l'impegnativa.

Dicasi impegnativa quel fogliettino rosso su cui c'è scritto l'esame che devi fare e senza il quale nemmeno un'apparizione della madonna può fartelo eseguire. Mi sono fermata di colpo e ho cominciato a ricordare che poco dopo essere uscita dal bagno (no, niente cacca mattutina stamane) mi ero detta "mi raccomando, l'impegnativa!".
Proprio come quando ho preso la patente e ho fatto l'esame pratico di guida. "Ricordati il freno a mano, ricordati il freno a mano", tolgo il freno a mano e parto senza la cintura di sicurezza.

In un attimo penso a cosa fare ma non posso rimandare questa visita. Già è in culo al mondo, per Bologna volevano farmi attendere un anno, non posso permettermi di rimandarla.
Decido di chiamare l'ospedale di Vergato.
"Pronto? Buongiorno mi scusi, la chiamo per un'informazione. Vede io arrivo da Bologna, devo fare una visita senologica, sono quasi in stazione ma mi sono scordata a casa l'impegnativa..."
"Visita senologica il mercoledì? Ma è sicura?"
"Forse mammografia, sull'impegnativa è scritto visita senologica"
"Ahhh allora devo passarle radiologia, è difficile che facciano qualcosa senza impegnativa"
"Va bene..."
tuu-tuuu
"Pronto?"
"Pronto, buongiorno mi scusi, devo chiederle un'informazione. Io devo fare una mammografia oggi alle 11.30 e..."
"Sìsì non si preoccupi, non fa niente se arriva in ritardo"
"No, non sono in ritardo è che io arrivo da Bologna e sono quasi in stazione ma mi sono scordata l'impegnativa a casa"
"Eh no, senza impegnativa non si può fare..."
"Posso spostare la visita?"
"Sì ma deve chiamare il CUP"
"No, non mi conviene..."
"Senta, provi a tornare a casa a prendere l'impegnativa. Noi siamo qui fino alle 13, va bene anche se arriva un po' in ritardo"
"Va bene, ci provo, arriverò in ritardo allora"

Cammino velocissimamente verso la stazione, ormai ci sono, così faccio i biglietti per non pensarci dopo. Mentre faccio i biglietti (il treno successivo sarebbe stato alle 11) penso che forse se prendo un taxi riesco non solo ad andare a casa, ma a prendere lo stesso treno delle 10 invece che da bologna centrale, da borgo panigale, una stazioncina dietro casa mia da arrivarci a piedi. Esco dalla stazione ma c'è la fila per prendere il taxi. Rinuncio immediatamente e cammino velocissima alla fermata dell'autostazione. Da lì passano alcuni bus che mi portano all'Ospedale Maggiore. Da lì posso cambiare e prendere un bus che mi porti a casa. Culo vuole che stia passando il 92.
Arrivo a casa che sono le 10 e qualcosa. E' un peccato ma non ce la faccio proprio a prendere il treno delle 10.11 così mi rilasso una mezzoretta e poi esco di nuovo, trotto con calma fino alla stazioncina di borgo panigale e prendo il mio trenino.
Vergato si trova circa 42 km a sud di Bologna, a metà tra Bologna e il confine toscano, per arrivarci si passa accanto a un parco naturale in mezzo alle montagne. Il panorama deve essere ancora più bello in primavera, quando è tutto verde e in fiore.
Col trenino ci vanno circa 40 minuti per arrivarci.

La stazione di Vergato è l'unica al mondo, credo, dove sia vietato attraversare i binari ma attraversarli è l'unico modo di cambiare binario. Niente sotto o soprapassaggi. L'ospedale si trova a 5 minuti a piedi dalla stazione. Presto mi rendo conto che gli abitanti di Vergato possono non aver mai visto dei capelli colorati e mi domando che cosa pensano quando attraverso il loro campo visivo.
Arrivo in ospedale, è nuovissimo e il personale è molto gentile.
Dovrebbe esistere, per la sanità, un sito simile a quello di 2spaghi, dove è possibile recensire le strutture e i reparti, e volendo anche il personale.
Il signore all'accettazione mi fa sedere e mi dice che mi farà chiamare.
Esce una signora da un portoncino su cui è scritto, in caratteri forse usati al tempo del fascismo, "Mammografia" e mi chiede se ho portato altri esami, di quando sono, ecc. Poi, forse rendendosi conto che in sala ci sono altre persone, seppur poche, mi dice "Va bene, entri pure, così le faccio qualche domanda."

Le solite, insomma. Qual è la mia storia, come mai l'intervento, il mio passato da (come mi piace chiamarmi) tumorata di dio.
Quando sa che il mio tumore al seno è probabilmente dovuto alla radioterapia mi dice "Ora l'unica cosa che posso fare è schermarti il ventre" e mi porta un grembiulino pesantissimo da legare in vita.
Mentre mi sistema il seno sulla macchina dice "E poi dicono che la radiazioni non fanno male. Anch'io ho il mio bel segno" e si tocca il collo. Allora, e solo allora, vedo che ha una cicatrice (non molto vecchia) alla base del collo.
"Hai tolto la tiroide?"
"Sì, e ho fatto bene, perché i noduli che avevo sono risultati positivi"
Ci scambiamo un'occhiata silenziosa come a dire che ci siamo intese e poi le dico che anch'io ho dei noduli e forse devo togliere la tiroide. Ma si vedrà.
Eseguo le altre 3 proiezioni e attendo in saletta i risultati, dopodiché faccio un'immensa pipì e cerco un posto dove mangiare. Ho ormai perso il treno delle 12.41 e dovrò prendere quello delle 13.41. Così trovo un bar, di quelli davvero pesi, ma abbastanza grandino secondo i miei standard, confido quindi sul fatto che abbiano del cibo.
Entro e la signora che stava leggendo il giornale sbotta "Dica..."
"Buongiorno, mi scusi - è la mia formula - avete qualcosa da mangiare, panini o tramezzini?"
"Sì, quelli" e indica una triste vetrinetta dove è presente un micropanino dimensione 10*5 cm ripieno di mortadella, due pezzi di pizza, due pizzette ripiene, probabilmente rimasti lì dai tempi della guerra.
"Ah... - mostrando la mia cocente delusione - non ha nient'altro?"
"Bhe se vuole posso farle un panino con questi" indicandomi un pezzo di mortadella, un tristissimo mezzo prosciutto rinseccolito, del formaggio e tre barattoli di salse ambigue.
Prendo un panino col prosciutto crudo rinseccolito e salsa "capricciosa" e un altro panino con mortadella e salsa ai funghi. Ovviamente i panini erano strasecchissimi, e stanno ancora vagando nel tratto di strada tra esofago e stomaco ma almeno ho addentato qualcosa. Vado in stazione a prendere il trenino e sì, sono abbastanza stanchina. Voglio dire stamani mi sono svegliata tutto sommato presto, ho corso come una mattarella, tornata a casa ho Maya in calore che non mi da' tregua strusciandosi su ogni cosa le capiti a tiro e miagolando come una disperata (sì è in calore). Ho fatto anche alcune fotine, vediamo se riesco a caricarle in qualche modo. Eccole!





















Meno male faccio sempre le cose col dovuto anticipo.
Ho la mia mammografia su cd, se mi sconfinfera metto le immagini. Perché sono bella "dentro".

Canzone del giorno: Superman Lazlo Bane



30 marzo 2011

Colloquio un po' così ma weekend decisamente cosà

Giovedì scorso al corso è stata una giornata pacco. Dopo le prime due ore abbiamo avuto tre ore di buco, così decidiamo di andare a fare un giro all'Auchan. In quel dell'Auchan mi chiama un'azienda per un colloquio. Io, che già so dove voglio fare lo stage, rispondo con uno spocchiosissimo "Non ho da scrivere, semmai la richiamo". Mi rispondono che mi avrebbero mandato una email. Colloquio fissato per il giorno successivo. Controllo e non hanno sedi a Bologna, sarà stata la responsabile del mio corso a mandare il curriculum. Ma a quanto pare nemmen lei. Ricontrolla e nulla, dice che a questa azienda ha mandato tutti i curricula tranne il mio. Va bhe, io vado, se non altro per la curiosità di sapere da chi hanno ricevuto il curriculum.
Mi presento, mi fanno attendere, mi spiegano di aver ricevuto il mio curriculum da R. Cavoli è vero, R. mi aveva detto che avrebbe mandato il mio curriculum alla sua azienda perché "E' bene fare colloqui per sapere cosa vuoi e cosa vogliono da te le aziende". Così facciamo questa chiacchierata tra donne, che non mi pare essere andata nemmen troppo male. Peccato che non molto tempo dopo avrei avuto il treno e cominciava a farsi tardi a sentire di cosa si occupa l'azienda, e trick e track, e il test di autovalutazione, e ognicosa.
Così appena terminato il test faccio una cosa che mai andrebbe fatta: dando per scontato che il mio colloquio fosse terminato mi alzo in piedi come per andarmene via. A loro non resta che stringermi la mano e salutarmi (grazie anche a voi per la bella chiacchierata). Tra le altre cose mi hanno chiesto come mai il mio curriculum non figurasse tra quelli spediti dalla responsabile del corso "non è che lei ha già trovato l'azienda per lo stage? eh?": ho spiegato (ehm cough cough) che in verità avevo fatto altri colloqui e la responsabile preferiva adesso "mandare avanti anche altre persone". Comunque colloquio terminato e corro a prendere il treno. Era la giornata del "regala un libro a uno sconosciuto", promossa dal sito leggereleggereleggere.it. Così vado alla Feltrinelli della stazione, compro un "L'ultima Lacrima" di Benni. Cerco in stazione un possibile destinatario (dopo aver scritto a matitina una dedichina semplice semplice) e trovo una ragazza col portatile simile al mio.
E' lei.
Allora mi avvicino e le dico "scusa, posso rubarti un minutino?"
mi guarda come si guardano i tossici della stazione che ti chiedono monete per comprare il biglietto per tornare a casa e te studi il suo viso per sapere se la tua monetina sarà quella che lo aiuterà a mangiare o a farsi di nuovo.
Le spiego che è la giornata in cui si regala un libro a uno sconosciuto e che avevo scelto lei per l'esperimento. Gelido sorriso e un "ok" un po' infastidito, seguito da un "grazie" totalmente tirato.
Mhm.
Ci rimango un po' male.
Comunque vado al MacDonald's che ho una fame bestiale e piglio le due cose più golose del mondo: una ciambella e un muffin al cioccolato. Mentre attendo sotto il tabellone degli orari di partenza dei treni e sbrano le mie due dolci merendine arriva la ragazza di cui sopra: "ciao sei tu quella di prima del libro?"
mhm, ma come? non passo certo inosservata con i miei capelli viola. Va bhe, ti perdono ma dimmi "Sì sono io"
Mi dice che prima l'avevo colta alla sprovvista e che voleva ringraziarmi tanto, è proprio una bella iniziativa, questa. Mi spiega che l'anno prossimo vorrebbe partecipare anche lei e mi fa mille sorrisoni.
Oh, così va molto meglio, penso.

Intanto prendo il treno per correre da Iolao, visti i casini con trenitaliamerda nell'acquisto dei biglietti, ho comprato i biglietti del treno precedente a quello che prendo di solito. Il programma del weekend è questo. Stiamo venerdì sera a Bologna (tralaltro siamo andati al cinema a vedere un film paccosissimo, però chissene) e sabato mattina, con molto sciallo, molto polleggiati, scendiamo a Firenze in macchina. Sabato sera suonano i Punition Babek, gruppo in cui suona Marco, e non voglio perderli.
Così venerdì sera stiamo insieme, andiamo al cinema, andiamo al pub. Vorrei parlare un sacco di Iolao, ci sarebbero tante cose (e tutte belle) da dire, ma ora non è tempo, non è luogo, così accontentatevi degli sprazzi che potete intuire qua e là.
Sabato ci svegliamo tardissimo, tipo alle 11.30 (avevo detto a E. che ci saremmo sentiti per 11.30!). Così facciamo colazione (fiesta e caffè, doccia e bidet.. ah non faceva così la canzone?) e ci lanciamo in autostrada. Devo dire che da passeggero ogni tanto ho avuto strizza, ma mi sono comportata piuttosto bene (le paure vanno affrontate del resto, no?). Arrivati a Firenze lasciamo la macchina a Rifredi (il viaggetto è durato poco più di un'oretta) e prendiamo il treno per Santa Maria Novella dove ci attende Gianni. E poi, mangiato panino veloce al Mac, andiamo davanti all'Edison dove aspettiamo E.
E. ci propone un caffè alle Oblate, mai stata ed effettivamente ne è valsa la pena. Da lì sentiamo a tratti Francesca che non ce la fa a raggiungerci, e Roccio che ci avrebbe raggiunto da lì a poco.
Alla fine ci ritroviamo tutti al MelBookStore dove io non ho trovato Roccio (ma Iolao sì). Tutto bene, nessuna rissa, per cui sono contenta. Abbiamo fatto un bel giro, chiacchierato, riso, preso un gelato al Vivoli (gelato minuscolo però chissene, è una gelateria storica), presa una schiacciatina (ottima tralaltro) e poi tornati via. Iolao mi ha accompagnato alla pizzeria e poi è andato via. Ha però conosciuto gli altri ragazzi, tranne Marco, che peccato, ci tenevo che si conoscessero. Ma Marco stava ancora provando e ci avrebbe raggiunti a breve. E così anche lì, breve interrogatorio su Iolao, ma come, ma perché, ma chi è, ma quiesuegiù, e Stephen "sembra proprio un bravo ragazzo", sì lo è.

Ci raggiunge Marco e mi fa il terzo grado, è un po' contrariato dal fatto che non ascolti metal ma l'ho rassicurato perché gli garba il rock anni '70 e così ha quasi approvato. Poi tutti insieme al Koriboroo, musica, foto e filmati di cui vi lascerò brevi spezzoni qui sotto.
Poi a nanna da Francesca e avevamo sì un gran sonno ma alla fine si è rimaste a chiacchierare fino alle 4 del mattino e il giorno dopo, bhe ci si è svegliate appena in tempo per cucinare perché ci avrebbero raggiunti Roccio e Stephen per la pappa. Roccio mi ha regalato l'ultimo libro di Saviano, che ho cominciato a leggere e devo dire, Saviano scrive molto bene.

Ieri psicocosa, appuntamento difficile, si sono trattati temi delicati e ho tremato come una foglia tutto il tempo e avevo gran lacrimoni che però, come al solito, non volevano uscire. Mentre la scorsa volta ero uscita svuotata, questa volta sono uscita parecchio giù, ma sono sicura che mi si stia smuovendo qualcosa e devo solo lasciare che le cose facciano il loro corso. Mi ha lasciato dei compiti per casa (sì, proprio così) e ora penserò a delle cose. Sono certa che uscirò da questa cosa ancora più forte e che, anche se non sembra, qualche chiacchierata con uno specialista farebbe bene a tutti. Solo per capire su cosa puntare, su noi stessi e quali mattoni lasciare cadere giù per proseguire più leggeri.

Oggi invece mi è successa una cosa bizzarra che comunque conferma che l'immagine che abbiamo di noi spesso si riflette all'esterno e ci rimbalza addosso come un boomerang. Dicevo a Iolao che oggi mi sentivo particolarmente carina: a volte mi capita.
Vado a comprare i biglietti del bus da un tabaccaio.
Mi dice "Oh: i jeans come la borsa"
"Scusi può ripetere?"
"Sì, dico, i jeans come la borsa"
In effetti ho una borsa di jeans.
Dico "Sìsì, è vero" prendo intanto i biglietti
Mi guarda e mi dice (era un ragazzotto, forse della mia età) "Viola"
Lo guardo un po' smarrita e dico "Ah i capelli"
"Sì, i capelli viola, non li avevo mai visti prima"
"Bhe sì non sono molto comuni"
"Non sono mai uscito con una ragazza con i capelli viola"
Silenzio imbarazzato, alché dico "Ah no?" ed evito il suo sguardo
"No, sai, dovremmo uscire insieme"
"Eheh" mia risata imbarazzatissima
"Il tuo ragazzo sarà felice"
Evvai, sta cercando di capire se sono impegnata, ho una via di fuga "Sì in effetti gli piacciono molto"
"E' l'unico al mondo ad avere una ragazza con i capelli viola"
"Bhe no, non sarò l'unica ragazza al mondo". Guardo i biglietti,guardo lui, e dico "Va bhe grazie comunque, buona giornata" ed esco.
Ora tolta l'intraprendenza del tizio, che comunque non sembrava essere troppo in sé, probabilmente è vero che l'immagine che abbiamo di noi è visibile all'esterno.
In ogni caso la canzone del giorno è: My Fallen Angel Midge Ure. Quando ero piccola mi ero comprata la cassetta di questo tizio perché avevo sentito in tv lo spot della Swatch e mi era piaciuta un sacco questa canzone.


ed ecco una foto e i video della serata con i Punition Babek, un altro genere. Ma le cose non si escludono. E faccio convivere Midge Ure e i Pantera nella stessa compilation.
Grazie.



Ed ecco i video.
Chiedo scusa se ho fatto errori ma ho scritto di corsa e nemmen tutto. Però vi abbraccio tutti. Momento commozione che sto ascoltando My Fallen Angel. Ora mi passa eh :)

06 marzo 2011

Al solito, treni

Questo weekend sono stata a Bologna. Ma non sono qui per raccontarvi il weekend, più che altro il viaggio.
Che è stato spettacolare.

Per andare a Bologna ho preso un frecciasminchiola. Ma non era giornata. Il treno è partito in ritardo e si è fermato poco dopo porta Susa. Pare che un omino si sia gettato da un ponte, schiantandosi sul treno. Sono indelicata, lo so.
Ma questo è quanto. Il treno ha atteso la polizia e siamo rimasti fermi per circa tre ore prima di ripartire. Arriviamo quindi a Milano Centrale dove ci annunciano che dovremo cambiare treno, peccato che il treno in questione era appena partito da Torino e sarebbe arrivato a Milano alle 00.15 (sarei dovuta essere a Bologna alle 20.20). Rabbia generale.
Ci mandano all'assistenza clienti che è chiusa e un povero capro espiatorio viene da noi a spiegarci la situazione. Ma c'è poco da spiegare, siamo lì al freddo ad attendere un treno che arriverà da lì a un'ora e mezza.
Uh guarda bravi, ci preparano un sacchettino per la cena. Apro e dentro c'era una bottiglietta d'acqua e una confezione di loacker. Come direbbe un nerd, fail abbestia.
Arriva un senzatetto che approfitta della confusione per portarsi via 4-5 sacchettini. Massimo rispetto ma chissà che non ne rimanga deluso anche lui.
Meno male il treno arriva alle 23.45 e alla fine all'opportunissima ora dell'una di notte arrivo a Bologna.
Ma vogliamo parlare del ritorno?
Al ritorno avevo un IC alle ore 14.46. In ritardo di un'ora. Decidiamo di fare un giro in centro a Bologna ma calcoliamo male i tempi e perdiamo il treno, perdiamo anche quello successivo e prendo il treno delle 16.40. Poco male.
Tempo in più.
Bella Bologna. Il fascino della città piccina senza l'orda di turismo che invade altre città.
La storia dei portici è piuttosto buffa: ecco qui una breve spiegazione.

22 gennaio 2011

Dalì: il sogno si avvicina.

Stamattina sveglia all'alba, anzi prima. Il treno da Torino a Milano delle 8.50 avrebbe portato me, MinchiettaUno, RagnoB e ben altre sette persone ad andare a vedere la mostra del mio pittore preferito in assoluto: Dalì.
Siamo rimasti d'accordo con due amici di Milano in modo che facessero la coda e prendessero prima i biglietti. Purtroppo (per loro) non è stato possibile, e alla fine hanno fatto la coda per un sacco d'ore e poi sono stati costretti a rifarla con noi. La coda, per chi avesse intenzione di andare in questi ultimi giorni, è durata due ore e mezza. Ma sapete? Ne è valsa la pena. La mostra, pur non essendo vasta e ben strutturata come quella che avevo visto a Venezia diversi anni fa, è stata molto bella. Presente uno dei miei dipinti preferiti, Spagna, assente il suo dipinto più famoso, La persistenza della memoria.
La coda è stata la parte più divertente della giornata. Grazie ad Aga le fanciulle (minorenni) dietro di noi non avranno più alcun dubbio sul sesso e, anzi, avranno già appreso più cose di quante potrebbero imparare con la pratica (se ancora non sono avvezze).


Ma noi ci divertiamo comunque, facciamo un po' di foto, un po' di facce buffe e il tempo passa. E passa bene.





Finalmente tocca a noi, riusciamo ad accedere alla seconda coda, quella che poi ci permetterà di fare i biglietti.
La mostra è bella, davvero. I quadri non sono moltissimi, e le luci non sono posizionate nel modo migliore, alcune sono addirittura fulminate. Ma non posso assolutamente lamentarmi. Vi è presente la riproduzione della stanza di Mae West, dove ci si può sedere su un divano in plastica (eh a saperlo prima non mi ci sarei fiondata con tanta foga) e farsi una bella foto.


Per i dettagli vi posto ciò che è scritto sul sito della mostra:
Salvador Dalí arriva a Milano. Dopo la personale che si nell’ottobre del 1954 nella Sala delle Cariatidi, il genio surrealista ritorna a Palazzo Reale. La mostra, prodotta da Comune di Milano e da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, inaugura a Palazzo Reale il 22 settembre e termina il 30 gennaio 2011. L’esposizione, curata da Vincenzo Trione, è resa possibile grazie alla straordinaria collaborazione della Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueres e si avvale di importanti prestiti provenienti da musei nazionali e internazionali. L’allestimento è a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalí: autore, insieme con il Maestro surrealista, della sala Mae West nel museo di Figueres e del famoso sofà Dalilips. Per la prima volta la sala di Mae West verrà realizzata all’interno del percorso espositivo così come fu ideata dallo stesso Dalí: una sorprendente installazione contemporanea. Chiude il percorso il cortometraggio Destino di Salvador Dalì e Walt Disney, mai proiettato in Italia.

LE SEZIONI DELLA MOSTRA

La mostra intende approfondire il rapporto tra l’artista spagnolo e il tema del paesaggio. Si tratta di un aspetto poco conosciuto dal grande pubblico, che offre inattesi spunti di riflessione in merito al legame di Dalí con la pittura rinascimentale italiana, il surrealismo e la metafisica, in un processo che, secondo il curatore Vincenzo Trione, porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio.
Quadri che vogliono documentare un “altro” Dalì: mistico, religioso, spirituale.
1 Paesaggi storici: guardare dietro di sé e intorno a sé.
Nella prima Stanza dedicata alla Memoria saranno accostate le opere che illustrano il rapporto dell’artista con il passato come La Venere di Milo con tiretti, proveniente dal museo Boymansvan Beuningen di Rotterdam, o le tele dedicate a Velaquez.
Nella successiva Stanza del Male è illustrato il rapporto dell’artista con la contemporaneità: in particolar modo il tema affrontato è quello legato alla guerra (come nella Melanconia Atomica del Reina Sofia di Madrid e nel Visage de la guerre del Boijmans Museum di Rotterdam.

2 Paesaggi autobiografici: guardare dentro di sé
Nella Stanza dell’Immaginario sono presenti le opere più legate al periodo surrealista, in cui l’artista approfondisce le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé: dalle Tre età dal Museo di St. Petersburg (Florida) alla Ricerca della quarta dimensione della Fondazione di Figueras.
L’immaginario surrealista, poi. prenderà vita all’interno della Stanza dei Desideri dove sarà ricostruita, in modo filologicamente ineccepibile e inedito, la celebre Stanza di Mae West ad opera dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, che fu co-autore del progetto: come scrisse lo stesso Dalì in un’intervista (esposta in mostra) gli specchi utilizzati a Figueras dovevano essere in realtà sostituiti con schermi televisivi, confermando ancora una volta la sua precoce mediatica.

3 Paesaggi dell'assenza: guardare oltre di sé
Infine, Dalì abbandona la rappresentazione della persona umana. E nella Stanza del Silenzio si fa sempre più forte l’assenza della figura sino alla sua sparizione e al trionfo del paesaggio. In un rimando metafisico che ha il suo climax nel Cammino dell’enigma (Fondazione Gala- Salvador Dalí Reina Sofia).
La Stanza del Vuoto è il punto di arrivo dove la pittura di caos si trasforma in pittura del silenzio. Dapprima, scenari segnati da desolanti inquietudini. Poi, addirittura l’astrazione, come testimonia l’ultimo olio dipinto dall’artista prima della morte, nel 1983, Il rapimento di Europa (conservato a Figueras): un monocromo azzurro, spaccato da ferite, quasi un involontario cretto.

4 Epilogo
La sezione conclusiva del percorso espositivo è una sintesi. Vi si documenta il rapporto tra Dalí e Walt Disney. In esposizioni, quadri che rivelano richiami classici, memorie rinascimentali, atmosfere metafisiche e iconicità pop.

Ogni sezione è accompagnata da ampie sezioni documentarie dove lo stesso Dalí, attraverso interviste e apparati video, racconta il suo rapporto privilegiato con alcuni dei luoghi e dei paesaggi a lui più cari, come gli stessi paesi della Catalogna, che diventano il suo rifugio e sede della Fondazione a lui intitolata (Figueras, Cadaques, Portlligat), l’Italia e l’amata Parigi.


E comunque Spagna è meravigliosa.

Un altro dipinto che decisamente mi ha colpito è stato Tavola solare:


Non si può immaginare, finché non lo si vede dal vero, con che accuratezza ha dipinto i bicchieri e i cucchiaini al loro interno, come se fossero la cosa più importante del dipinto.
Ovviamente stupendo il bellissimo e inquietante Volto della guerra

Dipinti famosissimi ce n'erano, ma sinceramente sono cotta per descriverli. Sappiate che è bella, ne vale la pena, anche se c'è molto da attendere (al freddo) prima di entrare.
la visita dura circa un'oretta, io ho pranzato alle 15 insomma. Poi un girettino e alle 18.10 ho ripreso il treno. Tutto fattibile, almeno da qui.
Ringrazio chi mi ha tenuto compagnia, persone che conosco da una vita, da un po' meno, persone che non vedo da una vita e persone conosciute solo oggi.
L'arte e gli amici riempiono il cuore. Se sono presenti insieme è ancora meglio.

Canzone del giorno E ti vengo a cercare CSI e Battiato



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