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13 aprile 2025

The infinity news

 Ieri pensavo che se un mio vicino di casa venisse assassinato col veleno, il mio bellissimo libro sulle piante velenose non deporrebbe a mio favore.

Sono quella persona silenziosa, che non esce mai, quella che salutava sempre, quella che lavora da casa e ha pochissimi contatti col mondo esterno. Faccio così fatica che a volte guardo il calendario e penso "Mio Dio, questa settimana mi tocca uscire per ben 4 volte di fila".

Oggi fanno due giorni senza il farmaco per l'ADHD. Ho cominciato la terapia, non ricordo esattamente quando. Forse 2 mesi fa? Tre mesi fa? Sta di fatto che alla prima assunzione ho sentito una calma, un silenzio mentale che mi ha rasserenata. E dico un'altra cosa. Dopo quel primo effetto WOW non ne ho avuti altri, anzi.

Ma alla fine tutto parla chiaro. Molta ansia lavorativa (che non mi faceva dormire la notte) è svanita, faccio meno fatica a leggere (perché mi distraggo meno) e di conseguenza a studiare. Solo che non me ne sono accorta finché non sono finite. Le pastiglie.

Mea culpa. Facendo parte di quei farmaci stupefacenti la cui ricetta deve essere ancora scritta a mano, mi tocca attraversare la città per andare dal mio medico di famiglia, e l'unico giorno in cui lo studio è aperto fino alle 19 è il mercoledì. L'aumento del dosaggio le ha esaurite in fretta e mi sono accorta che avrei dovuto chiederne altre solo quando ormai non mi sarebbero bastate. Così ho ridotto autonomamente il dosaggio a 2 pastigliette al giorno ma quando giovedì sono riuscita ad andare in farmacia mi hanno comunicato che forse non sarebbero arrivate in tempo nemmeno per sabato. Ed eccomi qui, modalità zombie, con mille pensieri che si accavallano e una paralisi costante nel fare le cose.

E mi rendo conto ora che sono così, che questa è sempre stata la mia modalità. Che in verità il farmaco funziona. 

Anche se al lavoro compio spesso errori di distrazione almeno LO PORTO A TERMINE, cosa prima quasi impossibile perché di fronte a una richiesta, a un problema, mi era impossibile spacchettarlo in pezzi più piccoli. E dopo i primi mesi di panico assoluto ora un po' mi piace.

Rispetto a Java il PL/SQL è più gestibile anche se spesso mi incarto ancora sulle cose più banali.

A fine dicembre io e il mio adorato Cliff siamo stati a San Pietroburgo. Me ne sono innamorata.

Il freddo, la neve, i russi che non parlano inglese, le zuppe, la vodka, l'Ermitage, il silenzio nelle metro e le stazioni così belle, il cuore caldo dei sanpietrobughesi, le strade ghiacciate, l'interno delle case bollenti (dormivamo con la finestra aperta perché il riscaldamento non si poteva spegnere), i rubli, le cose ordinate a caso per incomprensioni di lingua. L'amore.

Da poco ho cominciato a leggere "Delitto e Castigo", abbiamo camminato nelle stesse strade di Raskol'nikov e Sonja, abbiamo visitato la tomba di Fëdor Michajlovič Dostoevskij e ogni volta che si nomina un posto in cui siamo stati, non posso fare a meno di pensare a quanto sia stato bello essere lì.

Piccola ulteriore grande novità. Ho aperto la partita IVA come fotografa. Per ora sta lì, ci sarebbe anche un sito e tutt'cos. Ma il sito non è ancora online, sicuramente aggiornerò anche il blog quando lo sarà.

Stay tuned.


Felicità sul fiume Neva ghiacciato


04 novembre 2024

Il mio anno per il rotto della cuffia

 Ho scoperto oggi di aver passato, per il rotto della cuffia, un esonero di psicologia dello sviluppo avanzato. Non avrei dato 1000 delle vecchie e ricchissime lire per questo risultato. Ultimamente è il mio motto: mantenere in piedi tutte le cose che faccio, con l'impegno minimo sindacale per non impazzire.

L'università? Ok: l'esame è scritto? Lo diamo. Orale? Si darà quando e se mi passerà l'ansia di parlare in pubblico, probabilmente mai. Lo scritto? Leggiamo distrattamente qualche giorno prima dell'esame gli appunti presi qua e là da gentilissime compagne universitarie.

Vorrei avere, per gli esami orali, la stessa sicurezza nell'eloquio di quando cito la mia pseudopassione per la cultura ebraica (che nulla ha a che vedere con ciò che sta succedendo eh), snocciolando autori, presunti messia e folklore vario.

Lo studio si incrocia però con il nuovo lavoro, sfiancante mentalmente. Almeno per me. Anche qui il minimo indispensabile sperando che non mi licenzino, anche se continuo a fare colloqui.  Negli ultimi 3 anni avrò cambiato tre lavori, ma continuano a cercarmi. E da quando ho l'invalidità siamo ai livelli di stalking.

"Buongiorno, stiamo cercando una categoria protetta nello sviluppo in Java"

"La ringrazio ma ho appena cambiato impiego e valuterei un colloquio solo per un lavoro in ambito sistemistico"

"Va bene lo stesso, mi dica quando possiamo contattarla"

Disperati, più di me.

Nell'ultimo colloquio mi sono capitate cose che mai nella vita. La primissima domanda dopo le presentazioni e ormai il classico "DIAMOCIDELTÙ" è stata "Quanti anni hai?". Io spiazzata.

Poco più avanti però la situazione è peggiorata notevolmente con un "Posso chiederti perché sei invalida?" e quando, dopo essermi arrampicata sugli specchi perché il mio cervello desidera sempre dare una risposta ma non volevo specificare tutto perché, regà, è una domanda piuttosto illegalina, la signorina diamocideltù mi ha chiesto la RAL e ha specificato che forse era un po' alta per loro, e la fatidica domanda "Di quanto saresti disposta a scendere?" non ha tardato a fare capolino. Ovviamente la questione è stata corredata da una giustificazione del tipo "In effetti se questo è il lavoro dei tuoi sogni magari puoi scendere un po', tanto poi con l'esperienza ci arrivi di nuovo a quella RAL". Nini, non funziona così: se è alta mi fai un'offerta e io decido.

Ci mancava solo "Ma è fidanzata? Ha intenzione di restare incinta?".

Quando il recruiter che ci aveva messo in contatto mi ha chiesto un feedback è rimasto basito dal mio resoconto ma ha comunque più o meno cercato di porre rimedio. E qui, la fierezza di una persona che tende a non mettersi mai di traverso in queste situazioni: "Scusa se ti interrompo, ma non sono d'accordo".

Loro vorrebbero proseguire e io, dopo queste premesse, 'nsomma.

Già mi vedo a chiedere la mutua e la signorina diamocideltù che fa capolino chiedendomi "MA COME MAI STAI MALE?".

In tutto questo, per il rotto della cuffia ho ripreso violino. Ho fatto la prima lezione con una nuova insegnante a cui ho chiesto di riprendere da capo, dalle corde vuote perché per un anno intero non avevo fatto nulla. Poi ho saltato le successive due lezioni.

Esami, troppe cose da fare. Troppe cose da tenere in piedi per il rotto della cuffia.

Finalmente io e Cliff riusciremo a fare il nostro secondo viaggio insieme (non conto Venezia per il mio compleanno del 2022 perché è stata più una gitarella) e abbiamo optato per San Pietroburgo, perché ci piace complicarci la vita.

Abbiamo preso i voli per Tallinn da cui poi partiremo con il bus della speranza per attraversare la frontiera. Ah no, aspettate: la frontiera sta su un ponte che è chiuso per lavori fino, forse, al 2026, così il bus ci lascia prima della frontiera, la attraverseremo come dei piccoli fiammiferai a piedi, e poi prenderemo un altro bus per San Pietroburgo.

Amiamo complicarci la vita.

I circuiti Visa e Mastercard non funzionano e per non viaggiare con troppi contanti penso che apriremo una specie di conto russo che però non potrà essere ricaricato online quindi attendo risposta da un paio di banche a cui ho chiesto informazioni.

Un mio amico mi ha comunicato di avere segnati i posti descritti ne "Il Maestro e Margherita" e non posso lasciarmi sfuggire l'occasione di passarci. (edit: il libro è ambientato a Mosca, ma si sa mai nella vita, magari riusciamo ad andare anche lì).

Inoltre Cliff è un grande appassionato di letteratura russa (o "i grandi mattoni russi", come li chiamo, sembra non possa leggere cose meno lunghe di 700 pagine) e da tempo pensavamo di fare un salto lassù.

P.s. Sto attraversando un periodo curioso che chissà se è depressione o cosa, in cui faccio fatica a lavarmi, pranzo e ceno con le patatine, mi addormendo sempre più tardi, mi sveglio due minuti prima di accendere il pc. Ho anche fatto foto a un matrimonio nel vano tentativo di tenere in piedi una quarta cosa, partita con le migliori intenzioni ORAFACCIOSUBITOILSITOEMISPONSORIZZO.

Inutile dire che le foto sono rimaste in qualche cartella sperduta - la mia nuova Fujifilm x-t5 fa foto pesantissime -  e se sono riuscita a elaborarne qualcuna, indovinate? Ebbene sì, è solo per il rotto della cuffia.

Per fortuna c'è Cliff che in questo caos autogeneratosi da me stessa, medesima, tale, è un porto sicuro. Ma lui, e solo lui, non per il rotto della cuffia.

13 luglio 2023

Piccoli aggiornamenti

di cui non frega un ca$$o a nessuno

  • Ho finito il mio workout di 28 giorni con la mia coreana assassina del cuore, Chloe Ting. Nessun risultato miracoloso, solo tanta fatica e sudore. Un chiletto perso, ma girovita sicuramente più fine.
    Ho un fisico del menga, comincio a ingrassare da gambe e chiappe e quando arrivo alla pancia, diversi kg più avanti, ormai è troppo tardi e per perderli devo faticare (in passato smettendo di mangiare ma stavolta non ha funzionato). A volte in passato mi hanno recriminato il fatto di essere pigra, nein, ho costanza ma per mostrare questa mia dote servono degli ingredienti fondamentali, come ad esempio la disperazione. La stessa che mi ha portato a diventare sviluppatrice Java perché di stare al telefono non ne potevo più. Dato che non sopporto chi si lamenta senza almeno provare a cambiare la propria condizione (mentre chi prova e non riesce ha tutte le giustificazioni del mondo per imprecare, IMHO) prima di lagnarmi le provo tutte. Anche andando a Benevento per una Academy su Java. Detto questo domani comincio un workout assassino di 14 giorni un pochino più pesantuccio.

  • Io e Cliff stiamo leggendo la saga di Blackwater. Siamo al terzo libro e finalmente accade qualcosa. Devo dire che i volumetti sono piccoli e scorrevoli, per ora li stiamo leggendo su ebook reader ma viste le edizioni davvero carucce vorremmo acquistarli cartacei. A volte finisce prima lui, a volte prima io. Questa volta sono rimasta indietro io perché attendevo che lui finisse il volume secondo e quando lo ha finito non mi ha avvertita di aver cominciato il terzo. PUSILLANIME! Ma in pochi giorni sto rimediando, peccato che...

  • mi sono fatta un regalone che mi è arrivato ieri. La tanto amata e desiderata Steam Deck. Così oggi ho finito Gris, dopo anni, e riprendo a giocare avendo una console che mi permette di usarla su letto o divano. Occhio però pesa. Se la usate a letto state seduti, se vi scivola in faccia potrebbe cambiarvi i connotati. La Steam Deck ha su una distro Linux quindi, miei cari e piccoli smanettoni, è una console ideale per tante varissime cose. Oltre a quello mi sono presa su Aliexpress, Miyoo, esteticamente sembra un vecchio gameboy, in verità puoi installarci degli emulatori per una miriade di giochi da quelli del gameboy classico e fino alla ps1. Inutile dire che per entrambe le cose, tutta colpa del mio adorato Cliff. Il Miyoo (mini plus) l'ho preso inizialmente per mia sorella (la quale ha smesso qualsiasi interazione col resto del mondo per giocare a SuperMario) ma quando l'ho provata mi sono accorta che è davvero una goduria e mentre la Steam Deck si può usare nelle lunghe pause o la sera se non si ha voglia di mettersi sulla scrivania e accendere il PC, Miyoo puoi accenderlo anche in bagno durante le sedute di gabinetto, in pausa pranzo, in attesa che arrivi il tram, sul tram, smadonnando mentre si cammina per km avendo perso la fermata del lavoro per l'ultimo combattimento di Tekken...

  • Mi è venuto in mente di riprendere l'università, e l'unica facoltà di Scienze Biologiche possibile da fare online è eCampus, ci andrò a parlare lunedì ma le recensioni li spacciano già per truffatori (bene ma non benissimo). Pensavo a Scienze Biologiche per capire se è possibile recuperare parte degli 11 esami dati 20 anni fa (secondo eCampus probabilmente sì) ma dato che costa davvero tantissimo, mi sono già mezzo informata, l'alternativa è la facoltà di psicologia o a Perugia o a Urbino. Propendo per la seconda dato che quando all'università di Perugia ho inviato una richiesta di informazioni via email, ben articolata, loro mi han risposto con un link che sì, va bhe, grazie al ca$$o, lo avevo già letto.

  • Purtroppo, nel fare tutte queste cose, non sto suonando il violino. Se mi leggesse il mio Sensei brontolerebbe assaje, ma noi saremo bravi e non glielo diremo. Ora devo dimagrire e leggere e giocare. Tra qualche giorno farò rientrare nella mia routine quotidiana anche quel meraviglioso strumento, che mi sopporta e sopporta ancora la mia incapacità di suonarlo decentemente.
    Scusami.

  • La Feltrinelli ha deciso di scontare alcuni saggi Cortina del 20%: chi aveva detto "No questo mese è l'ultima spesa che faccio" parlando della Steam Deck e ha affrontato con nonchalance il checkout del sito de La Feltrinelli? Non faccio nomi, perché sono tutte solo supposizioni.

Canzone del giorno: I Got You The White Buffalo (per il metallaro del mio cuore)









08 giugno 2023

Aria Sottile

Aria sottileAria sottile by Jon Krakauer
My rating: 5 of 5 stars

Mi piacciono le storie di montagna, come quelle di mare. Tant'è: io e la montagna non andiamo d'accordo. Ho provato ad affrontare camminate più o meno lunghe, ma quando si tratta di avere a che fare con la roccia, ecco che viene fuori il lato meno romantico di me.
Qualche anno fa mi capitò di vedere il film del 2015 "Everest" e poi mi trovai a riguardarlo ancora, e ancora una volta. Appena ho appreso che era tratto da un libro scritto da Jon Krakauer (che scrisse anche il libro da cui è stato tratto "Into the Wild" che ho amato molto), mi sono detta che non poteva mancare questa lettura all'appello.

La scrittura di Krakauer è visiva, scorrevole e appassionante, quasi ci si scorda di avere a che fare con una storia vera: narra della tragica scalata sull'Everest avvenuta nel 1996, in cui persero la vita ben 8 persone. Considerando che in questa stagione del 2023 (l'algoritmo di Google ormai mi ha intercettata e mi propone queste notizie) sono morte 17 persone cercando di arrivare alla vetta, capite bene che in un'unica spedizione la perdita di 8 persone è importante.

I problemi nell'affrontare un'impresa del genere sono tanti: freddo, fatica, compagni di scalata che non conosci (la fiducia è una questione importante in montagna), valanghe, crepacci da superare con diverse scale attaccate le une alle altre (e guardare di sotto è d'obbligo se volete essere certi di mettere bene i piedi), ma soprattutto la mancanza di ossigeno. Cercare anche solo di camminare in piano in ipossia è quasi impossibile, nonostante le bombole di ossigeno. Krakauer stesso scrive che in alcuni momenti riusciva a fare due passi per volta, per poi fermarsi, riposare e ricominciare. Quel 10 maggio volevano salire in vetta troppe persone, almeno 34, su diverse spedizioni, creando ingorghi che hanno ritardato l'arrivo in cima. Come se non bastasse, una tempesta ha bloccato la discesa di alcune persone, portandole lentamente al congelamento.

Questo libro mi è piaciuto così tanto che ne sto leggendo un altro suo, sempre agghiacciante: "Senza consenso".

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La fatina rubalibri (li mortacci sua)

 Lo ammetto, da Madre ho ancora tanti scatoloni del penultimo trasloco fatto, quello da Cömo a Torino (sono del 2017, potrei stabilire un record) pieni di borse, vestiti e libri.

Fatto sta che nella mia esistenza ho comprato talmente tanti libri, spesso in modo impulsivo e compulsivo che non ricordo nemmeno quali ho.

Così mi è capitato di finire per caso a leggere qualcosa online su un libro che Michael Ende scrisse per il padre, famoso pittore surrealista. Ah sì?

Ma quella copertina mi dice qualcosa... E un dubbio, proprio mentre stavo per cercarlo online, per acquistarlo, un po' mi viene. Così cerco nella mia libreria di Anobii ed eccolo lì: lo sapevo, quella copertina non mi era nuova.

Va bene, tanto sarei andata a breve da Madre per recuperare un po' di documentazione medica (per un'altra visita che mi fa paurissima ma ne parlerò dopo il 12 giugno).

Ho smontato ogni anfratto ma del libro nemmeno l'ombra. Inutile dire che sono andata in fissa: come mi capitò per "La nera signora: antropologia della morte e del lutto" che comprai da adolescente (saggio meraviglioso) e che avevo sempre sotto sguardo finché volendolo ritrovare, ovviamente è svanito nel nulla. E anche questo fuori catalogo.

Peccato che "La nera signora" ora, usato, ha il modico prezzo di 70 euro.

Cercando invece parecchio online il libro di Ende, alla fine sono riuscita a trovare l'edizione che avevo io, praticamente nuovo, a soli 5 euro su un portale che non conoscevo: accioboooks.

Quanto ci scommettiamo che a breve spunterà il mio, e ne avrò due?

Sicuro.

Del resto i libri si sa, si offendono tantissimo quando cerchi di sostituirli: tanto da uscire dal loro prezioso e introvabile nascondiglio, se si sentono minacciati.

28 maggio 2023

Perdere due chili in due giorni?
Ora puoi!

 Si chiama gastroenterite virale.

Il brutto è che anche se stai a casa non puoi fare altro che cercare di riprenderti, perché sei debolissimo (e nonostante sia stata male praticamente solo mercoledì sera e giovedì, ancora oggi mi gira la testa), e non puoi fare niente delle cose che avevi programmato di sistemare per il weekend. Insomma, un po' uno schifo.

Ieri pomeriggio però non ce la facevo più a stare a casa e anche se fare due passi mi faceva venire il fiatone sono andata da Camera a vedere la mostra di Eve Arnold. Le ho dato priorità perché termina il 4 giugno e mi sarebbe spiaciuto perdermela. Dopo un'assenza dalle mostre abbastanza lunga, ora che ho la tessera musei, non mi spiace ogni tanto guardare qualcosa. Ad esempio se non sapete che fare, alle sale Chiablese di Palazzo Reale c'è una bella mostra su Ruth Orkin.

Ma soprattutto spero il primo sabato possibile, dato che sarei dovuta andare questo ma stomaco e intestino han deciso per me, c'è la mostra su Robert Capa ad Aosta, al Centro Saint-Bénin.

Tutto compreso (anche Robert Capa) nella mia fantastica tessera musei.

Oggi invece, gratis alla Mole Antonelliana la mostra su Stefano Bessoni, La Mole delle meraviglie.

Ci sono andata perché V. ci era andata tempo fa e mi aveva detto "Vai, ti piace sicuro.". In effetti soprattutto un suo disegno


parla proprio di me.

Inoltre è un appassionato di coleotteri, e molti suoi disegni sono dedicati a insetti e a Darwin.

Carina e gratuita, quindi straconsigliata. Ma sono stata brava e non ho comprato né il catalogo della mostra né gli ennemila suoi libri illustrati nonostante fossi tentata.

Per quanto riguarda invece Eve, carico qualche foto fatta alla mostra. Ma come sempre per le foto (che vuoi i riflessi, le luci, le mie foto storte) van viste dal vivo.















Dato che non ho abbastanza libri in lettura, e che con Blackwater (vedi post precedenti), ho ormai oltrepassato la metà, comincio "Il volto del male" di Stefano Nazzi. Sono fan del suo podcast "Indagini" e ho, ovviamente, il libro autografato.


Oggi ho visto un vecchio amico: abbiamo condiviso insieme una chemio e parecchia sofferenza. È strano vederci grandi, adulti, ad affrontare il mondo. Abbiamo la corazza spessa, ma le persone riescono comunque a trovare l'unico punto in cui la corazza è scalfita e ad affondare la lancia, e a ferirci. 

24 maggio 2023

Nuovi (ma non troppo) arrivi

 


È una delle 5 Pseudoglomeris magnifica (blatte, ma molto molto belle) che ospito da Aprile. In effetti ci sono stati tanti arrivi oltre alle bestione che ho già.


Comincio oggi la saga di Blackwater, perché non avevo proprio nient'altro da leggere in questo periodo.

23 maggio 2023

Chi fermerà la musica?
Io, se continuo a stonare.

Il mio sensei ben predisposto alla lezione di domani

 




Sto guardando un horror talmente coinvolgente che ho pensato di scrivere sul blog.

Oggi riflettevo sulla mia fortunata realtà lavorativa in un periodo, questo, di crisi per tutti. L'azienda di Maleventum sta licenziando con scuse assurde, dopo tutta la fatica di stare lì, accettare eventuali trasferimenti, e via discorrendo. Sembra che a nessuno interessi la salute psicologica delle persone. 

Ho solo un problema coi miei attuali colleghi: loro si conoscono da una marea di anni e io non mi sto facendo conoscere; il mio terapeuta, David Gnomo, si è raccomandato di andare a pranzo con loro, di farmi conoscere, ma io nada. Me lo hanno chiesto qualche volta poi si sono (giustamente) chiusi in un silenzio tombale. 

Io passo la pausa pranzo in un bar accanto a una palestra dove fanno arrampicata. Dalle vetrate trasparenti vedo gente di ogni età che sale e cade, sale e cade, mentre mi bevo un (vero) caffè americano e leggo. 

A dire la verità sto leggendo enne miliardi di libri tutti insieme, il che mi porta a mollare delle cose e continuarne altre per poi tornare indietro. Il caos.

I due principali che stavo leggendo ora sono:

Ho anche sentito un audiolibro, era quello che durava meno tra quelli che avevo, circa 4 ore:
Nel mare ci sono i coccodrilli. Vi prego, leggetelo ma non fate come me, non ascoltate l'audiolibro in mezzo alla strada piangendo lacrime amare al pensiero di quello che è capitato.
Leggetelo a casa, sotto le coperte calde, al sicuro. Piangete tutto quello che avete da piangere (perché vi assicuro che lo farete) a casa.

Ma è subentrato un altro libro: La dama della chiatta e altri racconti. Quando si tratta di racconti un po' gotici e di Abeditore, cedo.

Così mi isolo, è quello che riesco a fare meglio. Ma soprattutto una cosa stranissima che non mi è mai capitata, i miei colleghi si fanno i cazzi loro. Ma in maniera estrema. Sapevano che ho male al ginocchio perché zoppico ma non chiedono nulla, sapevano del mio saggio di violino, ma niente. Ho rifatto tinta e mi sono tagliata i capelli, nulla.

Penso che se entrassi nuda in ufficio, farebbero un cenno del capo e, senza alcuna inflessione, pronuncerebbero il solito Buongiorno.

Non che mi dispiaccia, ma è strano, anche se lo vedo più vicino alla mia realtà. 

Mi rendo conto di non avere ancora scritto de La Scarzuola, ma mi ci va un po' perché è un luogo particolare. Più del luogo, il proprietario del luogo (che fa da guida) è la persona più assurda che abbia incontrato nella mia vita. Dico solo che dovrò tornarci perché non ho fotografato nulla per sentire le sue follie.



22 maggio 2023

Salone del libro?
No, casa dell'horror

 Ogni anno vado al salone del libro: più per tradizione che per altro. Quest'anno però i piani sono andati a farsi benedire, ma va benissimo così. Sabato ho passato la giornata al pronto soccorso e ieri, avendo attivato una 14 giorni di prova gratuita di un canale su prime che prevede solo horror, mi sono sparata 3 film.

E per consolarmi del mancato salone ho acquistato online due libri di Abeditore (che è sempre una garanzia).

I film sono stati:

  • The Night
  • The Lodge
  • Speak No Evil

Vi consiglio tantissimo il primo, una produzione mezza iraniana e mezza statunitense. Il tema è il doppio, si intuisce già all'inizio quando inquadrano un quadro stupendo che se potessi metterei in casa, surrealista, stile magrittiano, un po' inquietante. 

The Lodge è un film assurdo ma bello. Casa isolata, tanta neve e una persona uscita da una setta che senza le sue pastiglie da' un po' di matto. Con il contorno di due ragazzini che farebbero bene a smettere di fare scherzi assurdi, soprattutto se il destinatario di questi giochi è una persona fortemente e visibilmente disturbata.

Speak No Evil è un film olandese/danese. Leggendo una recensione online sono stata colpita da questa frase: Qual è la prima fondamentale regola che la cara mammina ci ha insegnato? Mai dar retta agli sconosciuti, giusto? E allora per quale stramaledettissimo motivo, una volta cresciuti, il rischio di ricadere nello stesso fatidico errore torna a farsi così alto?

Vero, da adulti dimentichiamo questa fondamentale regola. Ed è qui che comprendiamo l'importanza di dare retta al proprio istinto quando la famiglia che ci ospita, conosciuta per caso e per pochissimo tempo, comincia a dare segni di disagio e squilibrio.

Altri film visti successivamente: 

Baskin: carino sì, turco. Se vi stanno sulle palle i poliziotti è un film che fa per voi. Potrebbe essere considerato una sorta di Martyrs ma dove le vittime sono principalmente sbirri. Un po' allucinante ma per ora vince The Night.

Under the Shadow: bella cornice storica per questo horror, ambientato durante la guerra Iran/Iraq. Un Jinn è stato liberato e chi ha preso di mira? La figlioletta della protagonista. Riuscirà la nostra eroina a salvarla? E come?

Nessuno di questi fa obiettivamente paura, perché alla fine l'unica cosa che fa paura sono le persone che (non) ci circondano (più. Per fortuna).

P.S. Rileggendo i miei sogni di questi ultimi 3 anni è chiaro. Alla mia mente erano chiare tante cose che la mia coscienza non voleva ammettere e accettare. I sogni sono rivelatori, perché viaggiano su un'altra dimensione, perché sono liberi dai costrutti mentali.

26 gennaio 2023

Amarti mi riposa

Tutta la stanchezza del mondo

Tutta la stanchezza del mondo by Enrica Tesio
My rating: 2 of 5 stars

Libro che avevo abbandonato ad aprile e ripreso pochi giorni fa. Ho fatto fatica a terminarlo; è scritto come un blog, quindi in un modo frizzante che si abbina davvero bene al blog ma poco alla carta stampata. Confesso poi di aver trovato noiosi gli innumerevoli passaggi sui suoi figli (mi spiace, è un mio limite anche quotidiano con le persone che mi circondano).

Probabilmente con un altro stile e senza bambini di mezzo avrei dato delle stelle in più perché ci sono degli spunti davvero interessanti (mi sono appuntata i vari libri citati). Uno tra tutti, "Amarti mi riposa". Penso sia una delle definizioni più belle sull'amore mai lette.

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Questo libro stazionava lì da un po'. Con il covid di mezzo ho deciso di finirlo.

Non posso negarlo, un po' mi ha annoiata. Ma quando ho letto Amarti mi riposa, ho pensato subito al mio Cliff. E' così che mi sento con lui. Penso che sia per quello che alcune mie relazioni sono finite. Amare mi affaticava. Mi prendeva così tante energie che ho mollato il colpo.

Cliff è il mio riposo, non devo stare in allerta con lui, non devo avere timore che si arrabbi, in ogni suo gesto c'è amore e comprensione. Persino nei suoi regali, mai banali e scontati, c'è amore. Non solo l'amore di avere cercato il pensiero giusto ma l'amore di aver realizzato una cosa con sue mani. Serate per saldare tutte le piste della tastiera che mi ha montato, giornate a realizzare il mate con il legno di ulivo. La fatica dei viaggi di notte in treno (spesso seduto perché non c'è la cuccetta) per venire da me, e lo stesso viaggio per andare via e lavorare immediatamente. 

Giovanni Lindo Ferretti diceva Amarti m'affatica.

Per me Cliff è un sollievo al cuore. E' quel sospiro che precede il Meno male

C'è sempre stata in me una sorta di ansia da separazione, una paura un po' nascosta e male accettata di perdere la persone con cui sto se non faccio determinate cose. E' come quando da piccolo ti convinci che calpestare le righe tra le mattonelle porterà a morte certa (ma in quel caso sai che non è vero). 

Ecco.

Con lui questa cosa non accade. Se non posso rispondere subito a un messaggio risponderò appena posso e so che non ci saranno conseguenze. Non ci sarebbero state nemmeno in altri momenti della vita, lo so. Ma ora lo sento, so che è così. E' difficile da spiegare.

Ma amarti mi riposa davvero.

13 novembre 2022

"Nelle terre estreme" di Jon Krakauer

 

Nelle terre estremeNelle terre estreme by Jon Krakauer
My rating: 5 of 5 stars

Avevo conosciuto la storia di Chris per caso, guardando il film durante il primo lockdown e ne sono rimasta affascinata. Mi ero ripromessa di leggere il libro a tempo debito, dedicandomi nel frattempo ad altre letture. Cercando un libro dello stesso autore (da cui è stata recentemente tratta una serie) mi sono imbattuta nuovamente in questo titolo e ho deciso che era arrivato il momento.


Chris è un ragazzo che sulla carta ha tutto. Davvero tutto. E che potrebbe continuare ad avere tutto: a scuola ha voti eccellenti e un futuro già scritto. Roseo. Lineare. Perfetto.

Ma Chris non è un ragazzo come gli altri. Le sue aspirazioni non riguardano famiglia, soldi e carriera.

Chris decide quindi di avventurarsi in un viaggio lungo due anni, forse propedeutico a quella che poi diventerà la sua ultima tappa in Alaska.

Non compie però solo un viaggio passando per luoghi. Chris, ormai divenuto Alex, compie IL viaggio, quello dentro di sé, lasciando impronte importanti nei cuori delle persone che incontra.

Non scrivo recensioni da secoli ma questo libro l'ho adorato.

Letto in tre giorni, la scrittura dell'autore (con un punto di vista non totalmente obiettivo, ma onesto verso il lettore, in quanto lo ammette immediatamente) ti immerge totalmente nella storia. Impossibile staccarne gli occhi.

Quello che comprendi realmente, alla fine della storia, è che abbiamo tutti un Alex dentro che preme per uscire. Molti di noi (io stessa) lo soffocano. Per pressioni sociali, familiari, di "decoro", ma anche solo per una apparente stabilità. Lo stiamo vedendo oggi, lo stiamo subendo. Quella stabilità intesa come la intendiamo noi non esiste più, è fragile. Chris/Alex lo aveva capito. Aveva capito che l'unica ricchezza, l'unica solidità è quella interiore. E che la bellezza non sta negli oggetti, ma nella natura che ci circonda, ormai sempre meno presente.

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02 luglio 2022

Ich bin ein Berliner #5

 Cliff ha il COVID.

Questo weekend ci saremmo visti ma il virus ci ha bloccato nelle rispettive città d'origine generando preoccupazioni e bestemmie di varie entità. Bestemmie contro l'amata compagnia di treni (quella principale) i cui meccanismi di cambio biglietto/rimborso seguono regole apparentemente semplici ma che si rivelano in fretta tetris burocratici ambigui e senza senso.

Per chiedere il rimborso di un biglietto non rimborsabile devi modificarlo da economy a base (variando data con una qualunque) perdendoci un tot di euro, e poi chiedere il rimborso che sarà comunque solo dell'80%.

via GIPHY

  A tutto questo si aggiunge la preoccupazione dovuta alla distanza, starà bene, avrà cibo, sentirà freddo, caldo, e il male, la testa, berrà abbastanza.

Ovviamente per quando sarà in piedi verrà spedito per lavoro in una zona imprecisata della Calabria in cui non esiste stazione, ma probabilmente solo sassi e mucche.

Quindi il nostro consueto abbraccio in stazione è rimandato al 22 luglio, salvo ulteriori restrizioni, direfarebaciareletteratestamento (ma poi testamento che è, chi ci ha mai capito un cazzo, chi lo ha mai scelto).

Continuo a studiare Java a una lentezza esasperante, sono arrivata a quel livello in cui non si capisce nulla. Ereditarietà? Polimorfismo? Incapsulamento? Oggi avrei potuto approfittarne per andare un po' avanti ma non ho studiato quanto avrei voluto, perché ho prenotato finalmente il viaggio. Essendo il costo di ogni cosa triplicato rispetto a quando avevo controllato la prima volta ho dovuto cambiare un po' di cose. Intanto non vado prima a Berlino e poi a Colonia. Faccio il contrario. Da Bergamo ODIO al Serio parto alla volta di Colonia (peccato perché non potrò comprare in aeroporto acqua di Colonia dando senso a questa vacanza), dove starò 4 giorni.

Poi partirò alla volta della mia amata Berlino per fare pace con lei dopo la mia ultima visita del 2019, in cui è stata scossa da cose orrende che non voglio nemmeno ricordare.

L'albergo che ho prenotato aveva uno strano alert


Così ho scritto all'albergatore chiedendo di che tipo di permesso avessero bisogno e la sua risposta è stata tipicamente tedesca, e per questo li adoro.


C'è una parola che loro hanno (oddio ne han tante così che esprimono concetti complessi e traducibili in italiano solo con vari giri di parole) che traduce a volte questo desiderio di ritorno, ma insieme a questa malinconia inserisce un altro elemento, quel qualcosa che non sai, che non è avvenuto ma sarebbe potuto accadere. Mi sarebbe piaciuto in effetti vivere lì, almeno per un po', ma non ho indirizzato la mia vita in quel senso, affinché potesse accadere. Sehnsucht. Ma anche un po' Fernweh.

Questa cosa è stata scatenata anche dall'ultima lettura che sto per terminare dello Stregathlon (il gruppo di lettura a cui partecipo, stiamo finendo la settina dei libri finalisti al premio Strega e l'ultimo, "Spatriati", è in parte, buonissima parte, ambientato a Berlino). Mi ha portata a tirare fuori Berlino, The Passenger per leggerlo, finalmente, e altre lettura che una volta terminato Spatriati diventeranno una microguida. Ad esempio Addio a Berlino, rimasto lì da troppo tempo, o Berlino è casa, di Culicchia (scrittore torinese che seguo dai suoi primi libri). Acquisto da fare entro brevissimo anche A Berlino con Ingeborg Bachmann. Voglio però andarci senza guardare nulla, vorrei solo passeggiare per giorni e andare un po' più lontano per vedere cose che non ho mai visto. Vorrei aggiungere anche Berlin Alexanderplatz o Lettera a Berlino e anche se in questo periodo sto leggendo tanto mi rendo conto che è abbastanza infattibile riuscire a leggere tutto.

Tutto questo mi distrae dalla stagione delle visite che si è appena aperta.Una visita in particolare ha scoperchiato un vaso di pandora pieno di altri esami da effettuare, con grande gioia della mia reponsabile alla quale periodicamente chiedo nuovi permessi. 4, 5 e 8 luglio, poi il 30 settembre ma non sarà finita.

Mi manca Cliff. Mi manca guardare quegli occhioni da lupo che mi fanno stare tranquilla, svegliarmi la notte e guardarlo dormire, e tutte quelle cose stupide che si fanno senza rendersene conto quando si è innamorati. Vorrei davvero andare con lui a Berlino.

Raccontavo a una delle ragazze dello Stregathlon con la quale condivido, oltre alla passione per la lettura, l'amore per Berlino che sono quasi terrorizzata dal portarci le persone. Perché è una città diversa dalle altre. Non appena la vedi resti quasi sconcertato e ti chiedi cosa abbia rispetto alle altre, dato che sembra solo un insieme disordinato di casermoni, disagio, street food, disagio, altro disagio e odore metallico di metropolitana. La verità è che è una città subdola. Si insinua piano piano sottopelle, e presto capisci che tutto quello che vedi è ciò che la rende differente da tutto il resto. L'inclusività, i colori, la sua storia che respiri a ogni passo, il currywurst, l'ordine e il disordine, l'ovest e l'est.

Sarà la mia quinta visita. Spero che il tempo sia clemente, spero di avere tempo per passeggiarla e leggere. Non so se farò foto, nonostante la mia mezza intenzione di portare la biottica. Ma non so, è estate, ho la possibilità di viaggiare leggera, potrebbe non dispiacermi lasciare le fotografia alle spalle. 

Lasciare definitivamente le fotografia alle spalle.

12 dicembre 2019

"Un pallone e la parrucca" di Igor Boggio

Quando, nel 2013, Igor mi annunciò di essere in procinto di scrivere un libro sulla sua esperienza subito mi chiesi "Abbiamo davvero bisogno di un altro libro che parli di cancro?"

Ero però entusiasta, lo sono sempre quando le persone che mi circondano cercano di realizzare un grande progetto e cerco di dare una mano.
"Ti mando la prima bozza".

Furono giorni di intensa lettura, di correzioni mandate via email, di immedesimazione.

Abbiamo davvero bisogno di un altro libro sul cancro?
Era davvero necessario?
Bhe, la risposta è, ovviamente, sì.

Questo è il mio terzo libro sul tema, acquistai "Il male addosso" di Sandra Verda, ormai almeno 15 anni fa, poi "Vado a farmi la chemio e torno" di Paolo Crespi e ora Igor Boggio, con il suo "Un pallone e la parrucca".

Il libro dalla prima bozza ha fatto tanta strada e, confesso, non ho letto le successive bozze che Igor mi aveva inviato. Più che altro perché stavo passando un periodo della mia vita in cui non volevo più sentirne parlare. Era una cosa che aveva permeato la mia vita e la vita delle persone che mi circondavano per cui cercavo di tenermi alla larga da tutto ciò che parlasse del grande C, il grande male, dei tumorati di Dio.
Ma non posso nemmeno descrivere in parte la gioia nel sapere che alla fine ce l'aveva fatta, che alla fine il libro sarebbe stato pubblicato il 28 Settembre 2019.

Alex racconta la sua storia, che poi è la storia di Igor. Che scopre a 13 anni di avere un osteosarcoma.
Non so voi ma pronunciare ad alta voce quella parola mi fa davvero venire in mente qualcosa che mastichi le ossa. Come un pac-man rumoroso che ti sgranocchia dentro.
E Alex/Igor che fa? Da promettente futura stella del calcio comincia con rabbia a lottare e dentro questa lotta ci sono tutte le avventure di un ragazzino della sua età che vorrebbe e dovrebbe avere come unica preoccupazione quella di baciare una ragazza, per esempio.
E invece.
Osteosarcoma, a ripeterlo fa paura.
Osteosarcoma, difficile da dire e da sconfiggere.
Eppure con una protesi e con uno zaino da 50 litri pieno zeppo di buona volontà Igor/Alex si arrabbia, si fa forza, reagisce, tiene fede alle sue speranze e i suoi sogni di giocare a calcio da campione nella Juventus e intanto si prepara a battaglie enormi che noi comuni mortali non possiamo immaginare. Tornare a camminare senza stampelle, ad esempio, o andare in bici, stare al passo dei propri compagni di liceo in gita.
In compagnia di se stesso, una parrucca e un paio di amici fidatissimi. Nessuno doveva sapere cosa avesse, nessuno, perché, e qui c'è la parte chiave di tutto, "nessuno vuole davvero essere malato".
Seppur ogni esperienza è diversa, ammetto di essermi sentita travolta dalle emozioni.
Il padre e la madre di Alex/Igor ci forniscono le indicazioni per andare avanti, un centimetro alla volta. E badate bene, è un consiglio per ogni situazione, andare avanti sempre di un centimetro per volta.
Ed è così che Alex/Igor riprende a camminare, riprende a costruire la sua vita e a progettarla e impara a non arrendersi.
Sembra banale a dirsi ma i sogni sono tutto, senza di essi non c'è progettazione, non c'è l'idea di un futuro, viviamo in un infinito presente in cui nulla può essere portato a termine, nulla può concludersi.
Il libro non può finire, la storia non può finire. La domanda si tramuta e diventa: Alex riuscirà a essere sereno? Alex con i suoi mille volti si costruirà una famiglia? Troverà un lavoro stabile? Terrà in piedi una storia d'amore serena senza cercare la lotta estenuante e continua che si è sempre trovata accanto?

Io credo che Alex ce la farà, penso che costruirà una vita imparando da questa immensa e dolorosa esperienza. Credo che avrà un pargolo a cui insegnare cosa ha imparato da piccino, e a non arrendersi mai. Credo che la filosofia del centimetro in più possa renderlo invincibile e che il piccolo pargolo si sentirà tale una volta applicata la regola.

Voi, ditemi, cosa facevate a 13 anni? Qual era la vostra più grande preoccupazione?
Io me lo ricordo, ma questa è un'altra storia.

Buona lettura. E grazie Alex di averci reso partecipi della tua avventura.


Io e Igor




17 novembre 2018

Ready

Mi scrive una email I.
Io e I. non ci siamo conosciuti per caso. L'ho contattato diversi anni fa, dopo aver letto un suo articolo per il giornalino dell'UGI. Parlava del suo tumore adolescenziale, un aggressivo Osteosarcoma. Lo scrivo con l'iniziale in maiuscolo perché il suo nome possa essere letto con la reverenza che la malattia merita. Un ospite cattivo, aggressivo, inatteso.
Lo contattai, dicevo, perché noi ex tumorati di dio abbiamo un filone comune nelle nostre storie, per quanto arriviamo da ambienti diversi, educati in modi diversi, abbiamo tutti la stessa modalità di cercare il nostro posto nel mondo. Alla fine io e I. non ci siamo visti molto spesso, posso dire che forse ci siamo visti 2 o 3 volte nell'arco di questi 10 anni e più.
Vivevo a Bologna quando mi mandò la prima bozza del libro che stava scrivendo sulla sua storia. Decisi di leggerlo in modo matematico, 20 pagine al giorno almeno, per poterlo terminare in circa una ventina di giorni, si trattava infatti di una prima versione di ben 400 pagine e, mi diceva, era solo la prima parte.
Nel corso di questi anni mi ha inviato altre versioni che io non ho mai letto. Ho avuto questo periodo di rifiuto relativamente lungo in cui ho allontanato ogni connessione con qualcosa di inerente alla mia malattia.
Oggi mi arriva una sua email, con una sua più recente versione. Ecco, mi sento pronta a leggerlo.

Quando lo lessi la prima volta mi chiesi se ci fosse stato bisogno di un ALTRO libro sul cancro. Ora poi, che Nadia Toffa (purtroppo per lei e chi le sta accanto) si è ammalata, qualsiasi altro ingresso sul mercato letterario sembra superfluo.
Un personaggio famoso e malato di cancro.
Però io penso che la vicenda di I. sia diversa. Un po' perché, a differenza mia e della qui sopra specificata presentatrice, c'è un totale rifiuto della malattia. Mentre io sfoggiavo la mia pelata con orgoglio a dimostrare la battaglia interiore e anche esteriore, ben visibile, che stavo affrontando, I. ha nascosto tutto, con l'accuratezza di un prestigiatore che mostra solo ciò che vuole mostrare. La parrucca, emblema di questo sodalizio con i suoi segreti, ne è testimone. Accuratamente acconciata e sistemata per non essere spostata in nessun modo, nemmeno se qualcuno avesse dovuto scompigliargli i capelli, in un gesto di affettuosa amicizia o altro.

Sono stata fortunata. Io ho compreso subito di essere una guerriera, I. ha purtroppo scoperto questa cosa molto dopo. Lo si legge tra le righe, dell'orgoglio attuale per quel ragazzino che sente così lontano, così diverso da lui ma allo stesso tempo ne è stato parte.
Voglio molto bene a I, anche se non ci vediamo quasi mai.

Con tutto questo volevo solo chiedergli sinceramente scusa per non esserci stata, ma... No, nessun ma, nessuna giustificazione. Ora sono pronta.

Ora posso leggerti.

29 maggio 2018

No makeup: day #3

Può essere un bel titolo
L'assenza del makeup
Oppure
Sono una bambina bordeyeliner

Ho sonno.
Lente scivolano le palpebre quando leggo Borges sul bus (e non per Borges eh? Lui è divino). Esco prima perché non truccandomi ho un po' più di tempo per me. Ma essendomi abituata (un parolone) alla sveglia superpresto preferisco passare quel tempo in più bevendo mate.
Il martedì scivola lento, tra uno sbadiglio e l'altro, e come alle superiori mi chiedono che voto ho preso. Solo che rispetto a 20 anni si è trasformato in tu quanto hai fatturato?
Penso di non volermi integrare e di volermene stare per i fatti miei, interagire con gli altri è faticoso.
Mi costringe sempre a essere al 101%, io che non ho voglia di parlare, di spiegare, di raccontarmi.

Solo che poi mi tocca correre dall'altra parte e interagire anche lì.
Uh Carla che faccia sbattuta.
Sono solo senza trucco.

E mentre penso a come passare questa settimana evitando i commenti altrui, immagino di creare un album fotografico chiamato Cessa tra i cessi, in cui ci sono solo mie foto nei vari bagni a disposizione.



Il ragno continua a non muoversi. Ma cerco di darmi ancora un po' di tempo.
Anche se le Drosophile dentro la scatolina danzano come se stessero festeggiando la morte del loro acerrimo nemico.
Alla fine tengo sempre un po' di spazio per una piccola speranza. Anche se più passa il tempo e più diventa uno sport estremo. La speranza, dico.

E alla fine mi chiedo quanto ancora dover aspettare. Quanto ancora posso aspettare.

17 dicembre 2017

Questa vita tuttavia mi pesa molto

Sono in ospedale, venerdì. Attendo il mio turno per lasciare i miei dati in accettazione, al reparto di radiologia senologica. Attendo per fare la mammografia, attendo per fare l'ecografia. La sala di attesa è piena di persone, donne accompagnate dai loro mariti, molto più grandi di me. Mi guardano.
È come se con gli occhi volessero rubarmi la gioventù e non riuscendoci con gli occhi parlano di interventi e chemio. È così, sono d'accordo col fiaccarmi lo spirito.

Mi chiamano, dovrebbero chiamare con il numero ma usano nome e cognome. È la direttrice del reparto che se ne occupa. Intanto, mentre mi stringe e mi tira il seno, parla con la radiologa di qualche loro problema lavorativo.
"Eh ma cosa ci vuoi fare"
"Sì lo sai che fa sempre così"
"Non si muova eh?"
Resto immobile.
L'apparecchio per la mammografia mi scandaglia e fa rumori strani.
Tornano.
"Comunque vedrai che la prossima volta non si ripeterà"
"Si volti"
Mi volto.
"Ma poi eravamo tutti d'accordo, non capisco proprio"
Spariscono
"Non si muova eh?"
Non mi muovo.
In un'altra proiezione, la macchina fa il suo lavoro. Radiazioni nei miei tessuti, radiazioni rivelatrici.
"Senta ma lei era stata operata vero? Non ha altra documentazione con sé?"
"No, il dottor B mi aveva detto di portare solo questa risonanza"
"Ma come mai non ha fatto da noi questi esami?"
"Eh ho cambiato città diverse volte..."
"Ma che oncologo la segue, adesso?"
"... ehm.. alcune senologhe, ma sono tornata a Torino quindi posso venire da voi"
"Si rivesta pure"

Mi rivesto e vado in sala di attesa.

"Numero 61?"
Mi rialzo.
Sala ecografica. L'ecografia mi rilassa. Mi spoglio.
Ci metto tanto a spogliarmi, a Torino è arrivato il vero inverno e mi devo levare strati e strati di roba. Via il maglione, via la maglia a maniche lunghe, via la canotta, via il reggiseno.

Mi sdraio e mi cosparge di gel freddo.
È una ragazza molto giovane. "Dottoressa mi dica, si vede qualcosa?"
"No, non si preoccupi, non c'è nulla. Ora arriva la mia responsabile a visitarla"
Sparisce.

Resto parecchio da sola e comincio ad avere freddo. Guardo l'immagine fissa sull'apparecchio radiografico. Sono rimasta appesa lì, è il mio interno. Penso a quanto, nel caso peggiore, vorrei non essere come le signore in sala d'attesa. Non voglio parlare di chemio e interventi. È come per le persone che lavorano tutto il giorno e tornano a casa, e parlano di lavoro.

La vita è altro. Mi riprometto che in qualsiasi caso lascerò questa cosa fuori dalla mia vita. Che farò un breve excursus qui, manderò un unico messaggio vocale per raccontare e cercherò di non parlarne troppo, di non farmi inghiottire da quel "Male addosso" di cui parlava Sandra Verda. Ma lei avrà mai più avuto una ricaduta? Chissà.

Il tempo di alzarmi e fare una foto all'apparecchio radiografico (sarebbe proibito, ma tante cose sono proibite, le facciamo comunque e sono sicuramente più dannose) rimettermi sul lettino e arriva la direttrice.



Dopo un attentissimo esame al seno e alle cavità ascellari alla ricerca del linfonodo sentinella mi conferma un'area più scura. Probabilmente dovuto al carbone iniettato nel 2008 per l'inserimento del repere.
Non mi convince. Non avevano mai trovato quest'area scura.
Mi dice di portarle il resto degli esami fatti negli anni successivi e di non preoccuparmi: lei controllerà tutto e se c'è qualcosa di dubbio mi faranno un'agobiopsia. Infilano un ago nel seno che ha una sorta di lama tranciante in fondo, per raschiare un po' di tessuto ed esaminarlo. Il solo fatto di non dover essere aperta mi rassicura.
Esco più tranquilla, anche se so che all'80% dovranno eseguire questa procedura. "Con lei" dice la dottoressa "dobbiamo avere un'attenzione particolare".

Che è un po' un modo sfigato di essere speciali.

Una volta effettuata l'agobiopsia ci sono diverse strade. Se non c'è nulla è stato solo uno spavento. Se c'è qualcosa non so. Ma un passo alla volta. Baby steps e si arriva ovunque.

Ieri passando davanti a una bancarella di libri ho adocchiato questo titolo, edizione Adelphi: "Questa vita tuttavia mi pesa molto".

La vita, in effetti, a volte è una cosa abbastanza faticosa da tenere in piedi. A tratti mi sento logorata, a tratti immensamente felice. Mi sembra di non conoscere medi e viaggiare per questo ottovolante. In caduta libera verso il basso e in rapida ascesa.

Domani porterò i precedenti esami che vorrò fotocopiare, perché non voglio lasciare loro gli originali e poi attenderò la chiamata. Stay tuned.

15 febbraio 2017

Di pp e ps e lr e br. #diariodiunastagista

Oggi approfitto di una generosissima ora in più di sonno dato che il mio "capo" dovrà andare in banca. Se volete leggere qualcosina, sto scrivendo ministorie su twitter su questa avventura. Le trovate qui: https://twitter.com/moocca oppure qui, cercando l'hashtag #diariodiunastaigista: https://twitter.com/search?q=%23diariodiunastagista&src=typd

Sto imparando molto, soprattutto sulla postproduzione. Quindi non posso lamentarmi. Sì, mi sveglio davvero presto ma guardiamo il lato positivo. Sto leggendo davvero tantissimo.

10 marzo 2016

Give a Book Tag

Onlyoneclickaway (ovvero Rita!) mi ha taggata nel “Give a Book Tag” (grazie mille per il pensiero!), un tag ideato da Iris&Periplo al fine di stuzzicare le fantasie dei nostri polpastrelli da lettori di libri. Partecipo molto volentieri, anche perché il tempo è pochissimo, i libri sono tantissimi ma ce ne sono alcuni che rileggerei volentieri, perché il piacere che ho avuto nel leggerli è immenso. Il tag prevede che io pensi a 5 libri che potrei regalare a una persona, di qualsiasi età, che si sta avvicinando al mondo della lettura. Dovrei quindi consigliarvi 5 libri che ritengo essenziali nel curriculum vitae di un lettore.

Quindi ecco i miei libri! Non sono dei classici, più che altro sono per me dei best, libri che appassionano. Ovviamente appassionano me quindi potreste trovarli noiosi, o deprimenti, o stupidi ma chi se ne frega! Eccoli:

Purtroppo anche io, come Rita ho barato e ho inserito più libri e tra questi non sono presenti "Il piccolo Principe" che già lei ha consigliato e "Cent'anni di solitudine" che ho considerato di una magia rara. Manca anche "Io sono leggenda", un libro che mi faceva correre a casa per cercare di capire come sarebbe andata a finire la storia e "Io e i lemuri" che fa venire voglia di partire alla ricerca di luoghi nuovi e animali misteriosi! Per non parlare de "Il maestro e margherita". Ah e "Una stanza piena di gente" - ragazzi, troppi ce ne sono!

Ma sto divagando: di libri preferiti ce ne sono tanti, forse tutti. Anche quelli che non ho amato mi hanno lasciato qualcosa. Partirò da un libro che ho appena terminato e che ho come ebook, per cui userò una copertina presa dal web.

Misery
Stephen King


Premetto che a me Stephen King non piace. Fin troppo prolisso, in altri suoi libri sono stata costretta  a saltare interi capitoli e, nonostante tutto, la trama filava. Lo trovo geniale invece nei suoi racconti. Quando le pagine a disposizione sono poche riesce a concentrare solo i dettagli importanti e a tenerti incollata al libro. Misery, nonostante faccia parte dei suoi romanzi, è stupefacente. Smuove angosce profonde senza mettere in mezzo mostri e fantasmi.
La cosa bellissima è il film è fatto molto bene ma manca di piccoli dettagli, ovviamente. I suoi pensieri, ad esempio. Inoltre alcune cose sono state modificate.
Sicuro non è un libro che vi lascerà indifferenti. Presto vi sentirete soffocare all'idea della prigionia infinita e il pensiero di non poter calcolare lo scorrere del tempo non vi lascerà scampo.
Quando ero piccola a casa avevo un'edizione in cui le "enne" del nuovo romanzo del protagonista erano stampate come se fossero state scritte a mano.
In ogni caso: leggetelo!



Marcovaldo
Italo Calvino

Amo Calvino e Marcovaldo lo amo ancora di più.
La storia è quella di un qualsiasi operaio che va in una grande città per trovare lavoro. La città è probabilmente Torino e la Sbav è molto probabilmente la Fiat. Mio padre fece una cosa simile: dalla sua amata Serracapriola, in provincia di Foggia, è andato nella enorme Torino. Non ha lavorato alla Fiat, ma comunque in un paio di fabbriche.
Grazie ai suoi sforzi, ai suoi straordinari, io, mia sorella e mia mamma siamo poi vissuti lì.
Chissà se anche mio padre, come Marcovaldo, cercava un pezzo di natura in città?
Tirando le somme posso concludere che si tratti di un libro tristemente romantico, scorrevole, ma con una forte critica al consumismo e all'industrializzazione.

Se leggete questo libro probabilmente vi innamorerete di Calvino, perché è un vero poeta. E allora sarà obbligatorio leggere "Le città invisibili".



Mezzanotte e cinque a Bhopal
Dominique Lapierre, Javier Moro

E' il 2 dicembre del 1984, siamo a Bhopal. La fabbrica che produce pesticidi, ormai ferma da tantissimi anni, esplode. E' la fabbrica della Union Carbide.
I vapori tossici passano sulla città, sulle baraccopoli e la gente rimane gravemente ferita, tantissimi muoiono all'istante mentre i vertici della Union Carbide si rifiutano di comunicare quali gas possano essere stati liberati. Ancora oggi i superstiti hanno svariati problemi di salute.
No, non è un thriller, ma una storia vera.

Se il libro può risultare impegnativo c'è un ottimo spettacolo di Paolini che ne parla.











Sulla pelle viva
Tina Merlin

Tina Merlin è una giornalista e ricostruisce passo passo le vicende che porteranno alla tristemente nota "strage del Vajont".

Le premesse sono necessarie, soprattutto non è un tema così lontano da noi. Leggere è importante per ricordare, e ricordare è importante per sapere che sotto le grandi potenze, rappresentate dalle aziende, non siamo mai al sicuro.

Inizialmente gli abitanti di Erto e Casso non vi piaceranno, sembrano solo molto paranoici ed eccessivamente tradizionalisti. Ma bastano poche pagine per capire che non sono più persone libere. La SADE (Società Adriatica Di Elettricità) scavalca le regole, si appropria delle case della gente, costruisce strade prima di avere il permesso e in men che non si dica si rende responsabile della morte di ben 2000 persone.

Non so cosa vi fa venire in mente, ma io penso spesso alla TAV.



Alice nel paese delle meraviglie
Lewis Carrol

Uno dei miei libri preferiti.
Inutile raccontare la trama, per me è la vita che vivo ogni giorno. Al mattino sono il bianconiglio che corre per la discesa che mi separa dalla fermata del bus. Al telefono con i clienti mi trasformo nella regina di cuori, avrei voglia di tagliare la testa a tutti. Quando leggo sono Alice, impegnata a raggiungere i miei mondi fantastici, in alcune situazioni sono addirittura lo stregatto: parlo con nonsense, svanisco agli occhi di chi ho davanti e sono una gran burlona.

Leggerlo con occhi di adulto ma con l'animo di un bambino vi porterà "davvero" all'interno di quel meraviglioso mondo.










Maus
Art Spiegelman

Il giovane Artie racconta delle vicissitudini del padre durante la seconda guerra mondiale. Ma non è un libro come gli altri.
Premessa: la famiglia di Artie è ebrea e il libro è un fumetto.
Gli ebrei sono topi, i nazisti sono gatti e i Kapò polacchi sono maiali.
La storia scorre, anche se stringe il cuore. Il babbo di Artie è un sopravvissuto ma vive ancora come se dovesse risparmiare ogni secondo. Qualsiasi cosa può servire per il momento dopo e non si butta via niente. Così, tra scene del presente e racconti del passato, Art Spiegelman ci racconta cosa è successo dal personalissimo punto di vista del babbo.

"Amici? Tuoi Amici? Se chiudi loro insieme in stanza senza cibo per una settimana ALLORA tu vedi cosa è AMICI!"



Sì lo so siamo già a quota 6 ma ho quasi finito.



L'altra parte
Alfred Kubin

Il mio libro preferito in assoluto. L'ho letto due volte ed entrambe le volte mi ha fatto fare ottimi incubi (io amo i sogni strani).
Alfred Kubin nasce come illustratore e questo è il suo unico romanzo. Il libro è accompagnato dai suoi disegni e la scrittura è davvero onirica. Sembra davvero una sequenza di disegni scritti. Ecco perché lo adoro, ho una memoria visiva e un libro che parla di immagini mi lascia visioni stupende nella testa.

Comunque il libro tratta di Perla, la città del Sogno, una città costruita ad hoc nella quale il protagonista viene invitato a trasferirsi.
Patera, l'amico del protagonista nonché "creatore" della città, tiene i cittadini prigionieri di incantesimi oscuri. La notte è l'incubatrice dei sogni. Ma qual è il confine tra sogno e realtà?
Quando posso regalo sempre questo libro, per me è unico, ed è la mia vera evasione dal mondo reale.
Probabilmente lo è stato anche per l'autore.




Fight Club
Chuck Palahniuk

Ho scelto questo libro (che secondo me non il migliore di Chuck - uno dei miei autori preferiti) solo perché molti hanno amato il film.

Il film è fatto molto bene, proprio per quello secondo me questo libro è l'ideale per avvicinarsi all'autore.

Quanta cupa può essere una vita di solitudine?

Tutti noi abbiamo a che fare con un doppio (per questo vi consiglierei anche L'Epopea di Gilgamesh da leggere, ma ripeto, non si può parlare di soli  libri da consigliare!). Il nostro compito per essere felici è conoscerlo e accettarlo.
Cosa succede quando il nostro doppio non viene accettato?

Probabilmente Fight Club non è tanto distante da ciò che accade alle persone con personalità multiple, le quali scindono la propria persona perché l'accettazione delle altre personalità è complicato. Ma non solo, anche e soprattutto perché il dolore si sopporta meglio se condiviso.

Se incontri il Buddha per la strada uccidilo
Sheldon B. Kopp

Ho comprato questo libro incuriosita dal titolo.
Ora è tutto sottolineato ed è persino nella mia top ten.

Gli uomini, da sempre, intraprendono viaggi "spitiruali" per trovare la propria illuminazione, spesso attraverso un guru. Il guru del pellegrino moderno è lo psicologo, o lo psichiatra.

Alla fine del viaggio capirà che in realtà il guru era dentro di sé, che solo noi possiamo illuminarci, che abbiamo solo bisogno di qualcuno che ce lo faccia comprendere.

All'interno del libro diverse storielle (tra cui quella dell'epopea di Gilgamesh che ho letto a seguito di questo libro)







Ripeto i libri sono tanti, ho barato perché  per me è un numero impossibile e spero possiate perdonarmi.

Nomino:

NoWhereInMyMind: ok, sputa fuori i tuoi 5 libri preferiti!

Le bizzarre avventure di Nega: è tanto che non scrivi! Però mi farebbe piacere rileggerti!