26 aprile 2020

Apocalipse nau



Penso che questo sia il compleanno più strano mai passato.
Mi sono svegliata col pensiero di avere già 39 anni e di essere chiusa in casa da un tempo indefinito. Da quando hanno deciso di chiudere la Lombardia, quindi verso l'8 marzo, mi sono mossa pochissimo. Forse il brivido di andare a fare la spesa o l'emozione di portare giù la spazzatura.
La mia ultima spesa risale a un paio di giorni fa ma era da più di un mese che non andavamo insieme. Ora vige l'obbligo della mascherina, un carrello a testa anche se si va insieme, la distanza sociale, l'obbligo dei guanti (quelli per prendere la frutta, per intenderci, gentilmente forniti all'ingresso). È una società strana che non riconosco ma alla quale mi sono abituata subito. Non mi pesa stare a casa, non mi pesa lavorare da casa, non mi pesa dover rinunciare ai contatti sociali, all'ora e mezza di bus per andare fisicamente al lavoro. Forse l'unica cosa che un po' mi manca è non poter vedere la mia famiglia, il mio cane, i miei amici. Sono fortunata perché quando tutto è successo ero qui, da Cristiano, e qui sono rimasta. Un po' a fatica perché la mia azienda voleva che rientrassi ma non poteva obbligarmi, in ogni caso non potevo perché Madre ha più di 70 anni e l'avrei messa a rischio. Cristiano mi sta preparando una dolcissima torta, il cuculo canta, i CCR suonano, il sole splende. Forse l'apocalisse non sarà così tremenda.