21 dicembre 2009

Bianco natal...

La mia carriera di jogginista è finita presto. Ha nevicato, la temperatura è andata sotto lo zero, ha ghiacciato e se vado a correre rischio di rompermi un’anca cascando rovinosamente a terra.
Firenze è stupenda sotto la neve ma è poco attrezzata al freddo. Spargisale non se ne vedono in giro e i marciapiedi sono tutti diacciati (diaccio=ghiaccio). Al lavoro il riscaldamento non funziona e siamo tutti incappottati, nemmeno il server voleva partire stamane. E’ la giornata ideale per stare a casa al caldo sotto il piumone. Stasera voglio larveggiare al caldo, possibilmente con una bella tisanina preparata con le nuove tisanine che mi ha regalato Melania.
Ieri abbiamo fatto il pranzo di natale tra amici che era una sorta di pranzo/cena durata fino a tardo pomeriggio e dove ognuno ha preparato qualcosa. L’idea era di sorteggiare un nome di una persona a cui fare il regalo così ognuno sapeva a chi fare il regalo ma nemmeno sapeva da chi lo riceveva. Io ho pescato Roccio. E’ stato complicato non tanto scegliere il regalo ma proprio tenergli nascosto il mio “destinatario” di regalo. Per scambiarceli abbiamo adottato questo sistema. A tavola imbandita con i segnaposto ci siamo rintanati tutti in camera da letto. Uno per volta sistemavamo i regali sulla sedia del nostro “destinatario”, mettendo poi a posto la sedia sotto al tavolo col regalo ben coperto dalla tovaglia. Una volta finito il giro ognuno ha spacchettato il proprio regalo e sono venute fuori idee molto carine. Io a Roccio ho preso un gioco di ruolo, “Lupus in tabula”, me ne aveva parlato e quando l’ho visto ho pensato “è lui!”. Melania mi ha regalato un set di erbette per fare le tisane con il filtro in metallo (che non vedo l’ora di provare). Roccio ha regalato a Francesca dei bei portaminoni con mina gigante e colorata, mentre Francesca ha preso a Giorgio un set di bicchierini con scritte simpatiche. Giorgio a Stephen ha regalato il suo vino preferito e quest’ultimo ha preso a Melania un bel barattolone di cioccolata spalmabile di un posto dove fanno la cioccolata fatta in casa gnam gnam.
Il pranzo è stata una vera chicchina e tutti ci siamo impegnati con i nostri piatti. Francesca ha preparato un rotolo di zucca da leccarsi i baffi, Melania il suo meraviglioso ragù con i tortelli di patate. Per secondo noi abbiamo preparato una piccantissima pampanella (carne di maiale cotta in forno strapiccante) e Stephen un piatto francese a base di patate, formaggio e pancetta. Buonissimo ma non mi ricordo il nome. Per dolce: Strudel alla mela e biscottini con cornflakes. Yuhm.
A fine cena i giochi. Abbiamo giocato a uno, taboo, mercante in fiera e abbiamo provato anche lupus in tabula, che deve essere molto più simpatico quando si è in tanti. Insomma alla fine la giornata è volata e si sono fatte presto le 21. Per strada era tutto ghiacciato e prima di “scongelare” (letteralmente) la macchina ci è voluto un po’. Avevamo tutti lo stomachino sottosopra per via di un liquorino non troppo buono che abbiamo usato come penitenza per chi perdeva ai giochi. Il sapore era, bhe, metterei le foto delle facce che abbiamo fatto, ma prima è meglio che parli con i proprietari delle stesse!

15 dicembre 2009

Quando un lunedì è un vero lunedì.

Ieri non ci si poteva sbagliare, era davvero lunedì. Partendo dal vento gelido che si infilava in ogni pertugio del vestiario al bus che tarda ad arrivare.
L’autista era tralaltro molto giovane e correva in maniera sconsiderata con il sottile strato di ghiaccio che ricopriva l’asfalto bagnato dalla pulizia strade. Succede questo, il giovane autista vuole passare col semaforo giallo che diventa rosso non appena oltrepassa la linea di partenza. Frena di colpo e io, che sono seduta in prima fila sui sedili ribaltabili e ho le mani impegnate da libro, borsa ecc, mi trovo catapultata sul vetro che mi separa dall’autista. La scena è stata buffa perché quando frena mi sporgo naturalmente in avanti solo che poi non riesco a fermarmi e sono costretta ad alzarmi in piedi e a correre letteralmente verso il vetro. Quando mi giro e vedo tutti seduti tranquilli mi rendo conto della figura che ho fatto. La solita imbranata. Umpf umpf mi risiedo e faccio finta di nulla, mi rimetto a leggere Camilleri.
Al lavoro le cose non vanno meglio, il server è un po’ sotto modifiche e gli viene variato l’orario in continuazione. Dato che siamo tutti collegati a quell’orario (anche la macchinetta del badge) diventa difficoltoso capire a che ora si è entrati realmente. Ieri l’orologio andava avanti di 15 minuti.
Alle 9 il telefono comincia a squillare senza sosta. Credo che verrò sommersa dalle pratiche e che dovranno ingaggiare un sanbernardo per tirarmi fuori. Contando che il mio contratto scade il 31 dicembre è praticamente impossibile che io riesca a terminare qualsiasi delle mille cose che devo fare.
Vado in bagno a fare pipì, da quando mi sono convinta a bere almeno un litro d’acqua al giorno contro i 2 bicchieri scarsi che assumevo prima, non faccio altro che andare in bagno. Lo so, ho calcolato male gli spazi, può capitare, fatto sta che nel chinarmi per abbassarmi i pantaloni ho tirato una testata spaventosa contro il muro. Ho sentito un suono forte e secco e per le due ore successive mi sono sentita un po’ intontita. Ecco, pensavo, il mio lobo temporale è andato. Tra poco vedrò le luci e comincerò a parlare con la madonna, non la cantante anche se preferirei un bel colloquio con la gnocca ultracinquantenne.
Esco e vado alla fermata del bus. Il modo sembra fermo, c’è una coda di macchina di cui non si vede né l’inizio né la fine. Arrivo a casa piuttosto tardi, devo andare anche a correre. Bhe correre. Sentite questa.
Ho deciso che mi sono rotta che non mi vadano più i vestiti, che grassa non sono, lo so, ma ho preso qualche chilo (la bilancia lo conferma, ho preso il cuore a due mani e mi sono pesata) e quindi, colpa o no delle pastiglie, mi sono decisa a correre un po’. Peccato che ho la resistenza di un bradipo e il fiato di un’ottantenne così ho deciso di seguire un programma per imparare a correre della durata di 20 settimane (io morirò sfiancata molto prima, ma almeno ci provo).
La tabella, molto semplice, prevede tre corsette a settimana. Si comincia con nulla, ovvero corsa di un minuto e camminata di un minuto, da ripetere 5 volte. Poi si corre due minuti e si cammina un minuto, poi tre minuti di corsa e così via. Alla ventesima settimana si può correre per un’ora ma a me basta molto meno.
Scommetto, non per sfiducia ma perché mi conosco, che tra due settimane mi sono già rotta e mi riprenderà lo sconforto di non riuscire mai a concludere nulla. Se modificassi questo di me, però, non sarei più io. Meglio essere me o meglio non essere me?
Mi voglio così bene che affermo sicura: meglio essere me!

Canzone del giorno: Locomotive Breath Jethro Tull

12 novembre 2009

Ho scoperto (nulla ho scoperto, che dovevo scoprire mai?)

Ho scoperto, che cosa buffa, che gli Slayer mi fanno addormentare. Per intenderci gli Slayer sono un gruppo thrash metal tutto tuppatutta gnagnau turuttuttuppà ecc ecc.
Ecco, loro:

Questo ultimo album mi piace. Non sono il mio gruppo preferito nel genere, però questo ultimo album... promosso.
Mammamia dovrei lavarmi, o rischio di tenere tutti a distanza domani, ma ho zero voglia, mi viene freddo brr brr.
Si vede che non so cosa scrivere?
Potrei fare così.
Bi.
Ba.
Bu.
Cic.
Ciac.
Sullo sfondo di queste mie cazzate si sente Di Pietro che parla ad Annozero, io ho un grosso abiocco post cena.
Bz bz bz.
Quando non so cosa scrivere non c'è nulla da fare. Potreste pensare "E allora non scrivere" eeee la fate facile voi. Io entro nel mio blog e vedo la data dell'ultimo post e mi prende malissimo.
Ieri sera abbiamo visto Chocolat. La mia pastiglia ha ripreso con i suoi disturbi perché oltre alle caldane, stavo attaccando a piangere dalla prima scena del film.
Via, vado a lavarmi, se no davvero poi non vado più.

Canzone del giorno, appunto: Hate Worldwide Slayer

05 novembre 2009

Che meraviglia!

Alè alè



mi viene da ridere, ma ci sarebbe da piangere...

5° giorno

Al quinto giorno sono perfettamente ambientata con la mia mooncup.
Con questo aggeggio ci si deve sicuramente alzare 10 minuti prima ogni mattina perché bisogna aggeggiare un po’ per levarla, lavarla e rimetterla. Poi a partire da ieri ho notato una cosa fastidiosa: quando si rimette, nel momento in cui la coppetta all’interno si apre e aderisce alle pareti, fa un effetto ventosa e ci si sente risucchiare l’interno. Dura mezzo secondo ma fa un po’ sobbalzare: se non altro così si è sicuri di averla inserita per bene. Dei due modi per piegarla prima dell’inserimento (vedere libretto di istruzioni o sito internet dedicato o video su youtube) io preferisco il secondo. Mi sembra più “aerodinamico” (io avrei scritto aereodinamico ma il correttore automatico di Word me lo ha bocciato, mi devo fidare? Boh..) e scivola meglio.
Sto pensando a come tenerla tra un ciclo e l’altro e Zion mi ha proposto di chiedere in farmacia un contenitore sterile. Non male come idea. Lo sterilizzo dopo il ciclo, lo risterilizzo poco prima del ciclo successivo, lo asciugo bene e lo metto in un contenitore per le urine, sterile.
No?
Per ora, comunque, promossa.
Ieri sera siamo andati a vedere Parnassus, l’ho trovato molto carino. A me i film onirici piacciono molto. Lo vorrei anch’io uno specchio così!

03 novembre 2009

Il 2° giorno (o il 3°?)

Il secondo giorno di mooncup è più rilassato del primo. Ammetto che bisogna avere parecchia confidenza col proprio corpo, non è decisamente indicato per donne pudiche che hanno pausa di sporcarsi le mani. Però lo trovo piuttosto comodo. Una volta presa l’abitudine non lo senti proprio, se non si hanno perdite a valanga si può tenere anche 8 ore o più.
Pro e contro ci sono, ovvio, se la giocano parecchio.
I contro sono dovuti ai cambi. Se ci si trova in giro non sempre è possibile dargli una sciacquata, bisogna munirsi di salviette o bottiglina d’acqua. Poi i primi giorni c’è un po’ di paranoia e la voglia di andare in bagno a controllare ogni due minuti e se non c’è la possibilità si finisce per entrare in una dimensione parallela in cui si cerca di intuire i movimenti dei fluidi all’interno del nostro corpo. Una dimensione allucinatoria.
Devo dire che, se inserito bene, è come non averlo. Non è ruvido come l’assorbente interno che quando viene tolto asciuga tutto l’asciugabile. Stamattina ho trovato la mia posizione ideale per inserirlo ed è scivolato senza problemi. Blup.
Se qualcuno si schifa all’idea posso assicurare che non è così schifoso come ci si può immaginare.
I pro sono altri. Innanzitutto non si deve più girare con mille pacchettini quadrati violacei che lasciano poco spazio all’immaginazione (non so se capita anche a voi: io ho una borsa incasinatissima e ogni volta che tiro fuori qualcosa spunta un assorbente), non ci sono cattivi odori, si può girare nude per casa senza fili che penzolano (assorbente interno), non c’è spazzatura perché se tenuto bene dura 10 anni.
Altri contro: tra un ciclo e l’altro va sterilizzato. I metodi sono: bollitura per 10 minuti in un pentolino apposito, oppure lavaggio in acqua e amuchina. Io posso anche sterilizzarlo appena finito il ciclo, solo che una volta riposto nel suo sacchettino di cotone non è giù più sterile. Come funziona la cosa? Lo sciacquo e via? Boh? In ogni caso non si può fare altrimenti, perché non siamo sempre a casa quando arrivano. E quando arrivano, arrivano.
A tirare le somme la bilancia pende a favore. E’ molto scomodo all’inizio, perché non si è abituate all’idea di una cosa “riutilizzabile” da inserire all’interno, ma forse a lungo andare ci si fa l’abitudine. Del resto l’uomo è fatto per adattarsi.

Canzone del giorno: Il Volo Zucchero

01 novembre 2009

Samhain e mooncup

da wikipedia:
Benché nel Calendario di Coligny, l'unica fonte archeologica che fa riferimento al computo del tempo presso i celti, l'unica festa chiaramente indicata sia Trinuxtion Samoni (Samonios), tradizionalmente si ritiene che dividessero l'anno in due parti: inverno (il cui inizio era segnato dalla festa di Samhain) ed estate (di cui l'inizio era segnato da Beltane). I Celti erano influenzati principalmente dai cicli lunari e delle stelle che segnavano lo scorrere dell'anno agricolo che iniziava con Samhain (in novembre), alla fine dei raccolti, quando il terreno veniva preparato per l'inverno.

La vigilia di Samhain (in irlandese Oidhche Shamhna) era la festività principali del calendario celtico, probabilmente celebrata il 31 ottobre, rappresentava l'ultimo raccolto. Oggi in Irlanda Oíche Shamhna indica la notte di Halloween. I falò hanno sempre avuto un ruolo importante in questa festa. Anche in epoca cristiana i villici erano usi lanciare nel fuoco le ossa del bestiame macellato (il bestiame aveva un ruolo prominente nel mondo gaelico pre-cristiano). Una volta che i falò erano stati accesi, tutti gli altri fuochi venivano spenti ed ogni famiglia prendeva solennemente il nuovo fuoco dal falò.

Come molte feste celtiche, veniva celebrata a più livelli: dal punto di vista materiale era il tempo della raccolta e dell'immagazzinamento del cibo per i lunghi mesi invernali. Essere soli in questa occasione significava esporre sé stessi ed il proprio spirito ai pericoli dei rigori invernali. Naturalmente, questo aspetto della festa ha perso in epoca moderna gran parte del suo significato, visto che oggi le carestie fortunatamente non costituiscono più un problema come presso le antiche società rurali.

Spiritualmente parlando, la festa era un momento di contemplazione. Per i Celti morire con onore, vivere nella memoria della tribù ed essere ricordati nella grande festa che si sarebbe svolta la vigilia di Samhain era una cosa molto importante (in Irlanda questa sarebbe stata Fleadh nan Mairbh ("Festa dei Morti"). Questo era il periodo più magico dell'anno: il giorno che non esisteva. Durante la notte il grande scudo di Skathach veniva abbassato, eliminando le barriere fra i mondi e permettendo alle forze del caos di invadere i reami dell'ordine ed al mondo dei morti di entrare in contatto con quello dei vivi. I morti avrebbero potuto ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in vita, e celebrazioni gioiose erano tenute in loro onore. Da questo punto di vista le tribù erano un tutt'uno col loro passato ed il loro futuro. Questo aspetto della festa non fu mai eliminato pienamente, nemmeno con l'avvento del Cristianesimo.

Infine, dal punto di vista dell'ordine cosmico, il sorgere delle Pleiadi, le stelle dell'inverno, segna la supremazia della notte sul giorno. In alcune parti della Bretagna occidentale, si usa cucinare le kornigou, torte a forma di corna di cervo, a simboleggiare il Dio cornuto che perde le corna prima di ritornare nel suo regno nell'Aldilà.
La festa in Italia [modifica]

Quando i Romani entrarono in contatto coi Celti, identificarono Samhain con la loro festa dei morti (Lemuria) che era però celebrata nei giorni 9, 11 e 13 maggio. Con la cristianizzazione venne istituita la festa di Ognissanti (1 novembre), mentre il 2 novembre si celebra il Giorno dei morti. Attualmente nei paesi di cultura anglosassone si celebra invece la festa di Halloween.


Non ci era mai capitato, ieri sera dei bimbi hanno bussato alla nostra porta chiedendo "dolcetto o scherzetto?". Noi avevamo, non per l'occasione, un sacchetto con dei cioccolatini che hanno gradito molto.

Io volevo truccarmi da una sorta di geisha morta, ma alla fine il risultato è stato molto bambolesco, mi mancavano le gotine rosse e potevano mettermi in una vetrina di un negozio per bambini.
Foto:





Comunque è stato molto divertente, anche se ero l'unica truccata. Siamo andati a sentire i Sovrappeso, mitica rock komic band (quest'anno hanno cercato di sfondare andando a "x factor" e diciamo che si sono fatti grasse risate ma non li hanno presi) a Pontedera.

Oggi, con un ritardo di 9 giorni, si sono presentate le "mie cose". Ieri ho comprato la mooncup. Prime impressioni: funziona, questo sì. E' scomodissima da mettere e da levare, bisogna fare un gran maneggio e la prima volta che l'ho tolta ho faticato parecchio e già mi immaginavo i titoli dei giornali locali "ragazza al pronto soccorso per coppetta incastrata in vagina".
Altra scomodità: sarebbe necessario pulirla bene ogni volta con un po' di sapone neutro, ma voi vi immaginate se uno va a fare due passi e sta via una giornata come la pulisce? Mi sono attrezzata oggi comprando l'amuchina, mi farò una bottiglietta con acqua e amuchina da usare per disinfettare. Altra scomodità, da' un po' fastidio: non è come l'assorbente interno che davvero non senti più dopo due minuti. Questo ha una presenza che un po' si fa sentire: forse è colpa del gambo, magari mi tocca tagliarlo un altro po'.
Per altre info devo aspettare un po', usarlo per diversi cicli e vedere se è davvero un rompimento o si può instaurare una sorta di nuova abitudine, per cui alla fine diventerebbe scomodo girare con gli assorbenti. Vedremo.

Canzone del giorno: Ho pulito il bagno Sovrappeso

29 ottobre 2009

Impasse

Stanotte ho sognato la mia scuola superiore. Ci sono diverse ragioni per cui l’ho sognata.
Negli ultimi anni la l’istituto “Albe Steiner” di Torino è diventato tristemente famoso per episodi di bullismo verso ragazzi disabili e in generale. L’ultima notizia parlava addirittura di marchiature a fuoco fatte su alcuni studenti.
Devo dire che quando ci andavo io non è mai capitato nulla di così grave. La scuola era bella, colorata, graffitata anche all’interno ed era piena di “alternativi” di ogni genere. Punk con la cresta colorata, metallari bordati di borchie, dark pallidissimi con aria malinconica, rapponi con pantaloni larghi e cavallo bassissimo (ma ancora nessuno a mutande di fuori), modelli fighetti tiratissimi. Non c’erano mai scontri tra le varie fazioni, ognuno trattava con superiore indifferenza i membri degli altri gruppi. Molto spesso non esistevano limiti così invalicabili e il metallaro volentieri girava col punk, a volte il punk col rappone. Mi sembrava che solo i fighetti snobbassero un po’ tutti gli altri, ma forse sono (ero) prevenuta.
L’ho sognata anche perché mi ricordavo della regola d’oro del grafico pubblicitario che il nostro prof ci ripeteva con assoluta fermezza, ovvero per quanto possiamo creare cose bellissime e incredibili, la scelta finale spetta sempre al cliente che, generalmente, non ha un gusto estetico particolarmente raffinato.
Quindi, ci diceva, rassegnatevi a fare biglietti da visita bianchi con il disegno di un bullone o un martello a seconda del cliente. Questo l’ho potuto appurare quando ho lavorato come grafica. Preparavo 2 - 3 bozzetti di cui uno stupendo (che a me piaceva un monte) uno così così e uno davvero orripilante, con tutte le cose che avrebbero fatto ribrezzo al mio prof (fondini sfumati, caratteri gotici, mille elementi confusionari).
Quale veniva scelto? Se ero fortunata quello così così, altrimenti quello orripilante e io zitta e mosca. Se mi chiedevano un’immagine di sfondo mi toccava fargliela, se mi chiedevano un logo giallo e blu potevo al massimo strizzare il naso, se volevano una scritta in carattere gotico potevo assentarmi per andare un attimo in bagno.
Nel sogno io e Roccio entriamo nella scuola, ma non ricordo come mai ci troviamo lì. Chiedo ai vari professori se possiamo assistere alle lezioni, e la cosa è piuttosto divertente. Poi andiamo in aula di fotografia, quanto mi piaceva fare fotografia, era un po’ come giocare al piccolo chimico che non ho mai avuto, però lo immagino così. Buio, pellicola, liquidi, luce rossa, stampa, liquidi, asciugatura ed ecco la magia della foto. La parte teorica era un po’ più noiosa ma ora vorrei tanto riprendere in mano il nostro libro di testo (che si trova come testo autorevole in merito), devo cercarlo a casa di mia mamma. Ma sto divagando.
Entriamo nel laboratorio e la mia professoressa (la Tempesta, non è un nomignolo si chiama proprio così) si avvicina festosa e mi fa un sacco di domande “Dimmi che sei diventata fotografa! Eri così brava, una delle migliori, dai sedetevi, che bello vederti” ecc ecc. A dire la verità non ricordo di essere stata così eccezionale a fotografia, chissà come mai nel sogno ho pompato così il mio ego. Ci sediamo e la prof fa delle domande agli studenti e nessuno risponde, così si rivolge a me ed è una domanda assurda, davvero non ricordo queste cose, qualcosa sulla lunghezza focale, io balbetto qualcosa ma sono imbarazzata da morire, non lo so davvero, guardo Roccio ma lui fa cenno di no con la testa, non lo sa e la prof mi guarda delusa perché pochi secondi prima mi aveva lodata e io sono imbarazzata a morte.
Ieri è successo questo: si parlava al lavoro di Parnassus, il film nelle sale in questi giorni. Parliamo dell’attore morto a mezzo delle riprese di cui nessuno di noi ricordava il nome. Io sparo un nome ma è un nome che non ha senso, di un giornalista famoso che non conosco. Così le mie colleghe mi guardano scandalizzate e io mi sento effettivamente in imbarazzo. Alchè una mia collega mi dice che quel giorno dovrebbe segnarlo sul calendario (questo perché sono diverse volte che le chiedo consulenza e aiuto sulle cose che secondo lei dovrei conoscere a menadito, perché mi crede un genio e io ne sono lusingata ma non sono un genio). L’elaborazione di questo imbarazzo è sfociato nel più classico teatrino della vergogna: una domanda banale a cui non si sa rispondere, a scuola.
Ieri una mia collega ci ha portato dei bellissimi anellini fatti con la terracotta, mi piacciono proprio tanto!

Canzone del giorno: My Way Sid Vicious

28 ottobre 2009

Ci stiamo preparando per halloween

Siamo andati da Nicla a comprare qualche trucco per halloween. Abbiamo preso il fondotinta non bianco ma molto chiaro, dei colori per body painting ad acqua (tutto marca kryolan). Guardate cosa si può fare con questi trucchi ad acqua:



ed è solo una delle tante applicazioni. Non mi serve per ora, ma possono essere usati anche come eye-liner e come ombretti per effetti particolari.

In verità il mio trucco non è molto halloweenesco come mi suggerisce un amico, non ha sangue nè ferite, però chi lo sa. Intanto ho necessità di un qipao da comprare qui a Firenze, ora dove lo trovo? Ahiahia, mi sveglio sempre all'ultimo.
Canzone del giorno: Annina Max Gazzè

27 ottobre 2009

La regina dei tremolii

Ogni tanto mi capita una cosa buffa. Una minuscola zona del mio viso attacca a battere, a vibrare. Avete presente quel battito, quello sfarfallìo della palpebra che ogni tanto capita a tutti? Bhe, capita anche a me. Però non solo quello e non per poco. Il mio sfarfallìo dura qualche settimana, lo sento soprattutto al lavoro, prosegue ininterrotto per qualche secondo, poi fa una lunga pausa di mezz’ora un’ora o più e poi riprende. Così, per settimane. Qualche anno fa mi successe con la palpebra. Per diverso tempo non facevo che strofinarmi l’occhio destro perché mi dava un fastidio terribile. Non sapevo come farlo smettere e poi com’era arrivato se ne andò.
Qualche tempo fa ha cominciato il timpano destro, o quel che era. Vrrrrr sentivo. Vrrrrr. Vibrava.
Non so se era il timpano o quant’altro, ma qualcosa dentro l’orecchio vibrava. Immaginavo una farfalla che sbatteva le ali (com’è davvero capitato a una ragazza che conosco), ma non sentivo muoversi nulla dentro. Solo Vrrrrr ogni tanto. Vrrrrr. Che fastidio.
Per due settimane e poi com’era arrivato se ne andò.
Ora di nuovo, ma non la palpebra né il timpano. E’ difficile spiegare il rettangolino di carne che pulsa. Si trova sul lato destro del naso accanto all’occhio. Quella zona dove poggiamo i naselli degli occhiali, però ipù interna, più vicino all’occhio.
Che fastidio. E’ già più di una settimana che ogni tanto balla. Mi ci premo il dito contro ma posso solo aspettare che passi. La cosa buffa (e che noto solo ora) è che sono tutte zone sul lato destro del viso.
Secondo una mia collega è carenza vitaminica dovuta alle pastiglie che prendo. Ma mi capitava anche prima di prendere le pastiglie. Mi sto informando per seguire un corso di linguaggio dei segni.
Non so perché ma una parte di me è affascinata dall’idea di parlare in silenzio.
Quanto mi piace il silenzio.
Canzone del giorno: Pussy Rammstein

26 ottobre 2009

Sabato e Domenica

Il risparmio energetico a casa di mia mamma non esiste moltissimo, quindi mi sono chiusa gli occhi e ho fatto finta di nulla. Io continuo, qui a Firenze, a prendere il bus per andare al lavoro, a fare la lavastoviglie ogni 2-3 giorni, a usare tovaglioli di stoffa (mitici, davvero). Intanto mi sono costruita un piccolo bozzolo dove mi rintano quando la realtà mi ferisce abbastanza da farmi sanguinare dentro. Il mio bozzolo è di plastica (riciclata) e ha una zip che mi permette un facile accesso. E’ grande abbastanza per farmici stare dentro rintanata in posizione fetale, ma comunque elastica per permettermi di stirare le braccia e non farmi venire i crampi. Il bozzolo mi isola dai rumori ma mi permette di capire se c’è un interlocutore che mi sta rivolgendo qualche domanda per annuire o rispondere. Ma è sempre la persona che sta fuori di me che risponde e non io, che riposo felice nel bozzolo. Nonostante sia trasparente ed elastico è molto resistente e ho deciso che non può essere rotto, solo io posso aprire la zip per uscire quando voglio. Ma ora è un posto che mi piace, non avevo mai inventato un luogo dove potermi riposare, lo trovo grandioso.
Ci sono, purtroppo, alcuni rumori fastidiosi che filtrano. Per esempio il rumore della tv. Voglio annullarlo ma passa e rompe la mia pace. Un altro rumore che passa è la sveglia, e questo è un bene in un certo senso. E sono sicura che in situazione di emergenza i suoni passino, anche se non ho ancora testato.
Credo di essere in grado di inventare mille posti piacevoli in cui stare nell’attesa che passi la tempesta. Per esempio in un prato isolato dal mondo, o su una spiaggia dove il vento soffia forte. Ma il bozzolo è un luogo del nulla, entrando lì mi cancello e non esiste nulla che possa scalfirmi.
Salvo emergenze, ovvio.

Canzone del giorno: Valentina Max Gazzè

23 ottobre 2009

Venerdì

Vivere a basso impatto non modifica di molto la nostra vita. Oggi è la giornata dell’acqua. Come evitare di consumare tanta tanta acqua?
Qui ci possono essere diverse regole, quasi tutti le conosciamo: lavarsi i denti chiudendo il rubinetto, insaponarsi sotto la doccia chiudendo il rubinetto, lavare i piatti a rubinetto chiuso, ecc ecc.
Altre possono essere non esagerare con lo sciacquone: già installare uno sciacquone che preveda due getti, uno più piccino e uno più grande è una gran cosa. Ancora meglio è la regola: “Se è marrone tira lo sciacquone”, evitare di tirare l’acqua a ogni pipì, basta chiudere il coperchio del water per non sentire odori e tirare l’acqua 2 volte al giorno invece che 5-6 è una gran cosa (visto che vengono “buttati” più di 10 litri d’acqua a ogni getto).
Installare dei miscelatori aria acqua è una soluzione. In cucina non siamo riusciti a svitare il cosillo (io e i termini siamo due cose differenti) e quindi ciccia.
Ogni 2-3 giorni usiamo la lavastoviglie, anche per le pentole con il programma supereconomico (basso consumo di acqua e corrente) e abbiamo visto che basta che non si mettano incrostate e vengono fuori bene.
La lavatrice solo a pieno carico, senza separare colorati dal bianco. Usiamo il foglio che cattura i colori e funziona piuttosto bene. Laviamo tutto a freddo con un detersivo ecologico certificato ecolabel e facciamo circa una lavatrice a settimana.
Per bere usiamo la caraffa Brita ormai da qualche mese e ci troviamo piuttosto bene. Purtroppo qualche bottiglia di plastica la compriamo, più che altro per quando saliamo a Torino, ma ci durano davvero un’infinità. La doccia ha bassa pressione e comprando un apparecchio speciale riusciamo a risparmiare e ad avere un getto decente (l’ho ordinato ieri ci deve ancora arrivare). Questo aggeggio, oltre a miscelare aria e acqua, ha una pallina al suo interno che ruota veloce aumentando la pressione del getto.
Me l’ha consigliato una collega che prima aveva davvero solo un pisciolino e ora ha una pressione altissima. Spero che funzioni perché finora mi sono fatta la doccia nella vasca da bagno, da seduta, in modalità “scomoda”, ma almeno con un getto decente. Roccio ha preferito la doccia ma con grande fatica.
Ah, cosa buffa. Non so come mai da qualche giorno ci siamo convinti di avere l’impianto di riscaldamento centralizzato. Visto che nei giorni passati c’era freddino abbiamo quindi acceso i termosifoni e avviato la caldaia. “Tanto” pensavamo “se è centralizzato lo spengono loro, lo abbassano loro, ecc ecc”:
Faceva piuttosto caldo in questi giorni così stamattina mi si è accesa la lampadina. Se fosse stato davvero centralizzato l’impianto, non si sarebbe acceso il riscaldamento dalla caldaia, che a quel punto sarebbe stato solo uno scaldabagno. Stamattina cerco il contratto di affitto, effettivamente il nostro impianto è autonomo! La prima cosa che ho fatto è stata rispegnere tutto, dopo due giorni di riscaldamento acceso giorno e notte è il minimo.
Quello che ci ha tratti in inganno è stato il termostato che non è temporizzato, quindi non possiamo programmare l’orario di accensione. Questo vuol dire che quando la sera torneremo a casa farà piuttosto freddino e dovremo aspettare che si scaldi tutto.
Del resto un termostato programmabile non costa molto, quindi potremmo anche installarlo. Semplificherebbe molto la vita.

22 ottobre 2009

Giovedì

Oggi giornata ecologica. Accendere solo luci necessarie (bhe a dirla tutta il progetto chiede di non usare apparecchi elettronici). Cosa molto difficile perché mentre io aderisco al progetto (e scrivo al pc, che già non dovrei) Roccio no, quindi la tv è accesa, la luce della sala è accesa, la lucina della lampada che usa per fare gli aeroplanini è accesa.

Diciamo che di questa settimana ecologica sono stata brava solo a usare i trasporti pubblici (e venerdì c'è già sciopero, sigh...).

Però mi trovo piuttosto bene, anzi, per la prima volta in vita mia il bus che prendo ha sempre posto e fa pochissime fermate, inoltre fa una scorciatoia che mi permette di essere al lavoro puntualissima! Decisamente non male.
Ah e i tovaglioli di stoffa. Quelli nemmeno sono male. Mi ci trovo bene e poi sono enormi, piegati un mucchio di volte, regà, c'è sempre un angolo pulito dove sbavare!

Poi, sto leggendo penso uno dei libri più belli che io abbia mai letto, speriamo che alla fine non si sciupi.
Si intitola "Molto forte, incredibilmente vicino", quando lo finirò inserirò il mio commento su anobii. Ci sono dei libri che non possono essere letti ma, inevitabilmente, vissuti. Protagonisti che riesci quasi a vedere, personaggi che ami al primo istante e altri no. Il libro mi chiude in un mondo meraviglioso e l'odore delle pagine sfogliate è un aroma che mi da' dipendenza.

21 ottobre 2009

Mercoledì

Oggi giornata della spesa ecologica. Purtroppo non ce l'abbiamo fatta ad andare dal verduriere a comprare frutta e verdura di qui (prodotta entro 250 miglia, suggerivano loro).
Abbiamo avuto altre incombenze, come riportare di nuovo l'iphone in assistenza. Speriamo.

20 ottobre 2009

Martedì

Oggi è la giornata dei trasporti. Prendere il bus non è così faticoso perché ci metto lo stesso tempo. Ma è faticoso alzarsi un po' prima e aspettare al freddo. Devo dire che una cosa positiva c'è: il bus è sotto casa e gli orari mi permettono di entrare a un'ora decente e a tornare a casa a un'ora altrettanto decente. Quindi non lo disdegno (anche se le mie colleghe mi danno tempo fino a giovedì prima di riprendere la mia comodissima macchinina).
Ma conoscendomi ho fatto di più: ho lasciato la macchina in riserva così se voglio prenderla devo comunque andare a fare benzina e svegliarmi prima. Per cui va bene così, vediamo come va questa settimana e come sarà la prossima settimana. E ora leggiamo il nostro compitino di domani!

19 ottobre 2009

Lunedì

Il mio compito di oggi è separare la spazzatura e riutilizzare il riutilizzabile. Difficile, dato che si tratta di scatolette di tonno, confezioni di shampoo esaurito, sacchetti di plastica di vario genere. Dovrei riflettere su quanta spazzatura si produce per fare un elenco di ciò di cui si può fare a meno.
Domani dovrò usare i mezzi pubblici. Quando vivevo a Torino usavo quasi sempre il bus. Un po' per mia personale avversità alla macchina, un po' perché su i bus funzionano abbastanza bene. Domani invece dovrò svegliarmi prestissimo per prendere il bus, speriamo bene.

18 ottobre 2009

Domenica

Questo è il primo giorno dell'esperimento "noimpactweek" che ti propone, passo passo, un esperimento della durata di una settimana dove si cercherà di essere il più "ecologici" possibile. Quindi a bassissimo impatto ambientale. Ogni giorno si dovranno eliminare o modificare delle cose e queste si aggiungeranno alle modifiche dei giorni precedenti.
Oggi il lavoro è semplice e riguarda i consumi. Bisogna fare una semplice lista delle cose che si desiderano comprare e controllare se è possibile riciclare cose già possedute, noleggiare o costruirle da sè.
Poi il secondo consiglio riguarda la spazzatura, ogni persona deve avere il suo sacchetto di spazzatura riciclabile. Questo lo saltiamo, giusto perché noi produciamo poca spazzatura (un sacchetto a settimana di organico, plastica e indifferenziato) e dividere ulteriormente questo poco consumo aumenta il numero dei sacchettini e rende tutto un po' meno "a basso impatto".
Nei giorni successivi ci saranno nuove cose (temo per il martedì in cui dovrò cominciare a rinunciare alla macchina!) e vi terrò aggiornati!

16 ottobre 2009

Peripezie

Com'è andata a finire con l'esenzione? Ovviamente nessuno mi ha chiamata. Chiamo io ma mi dicono di richiamare di mattina perché al pomeriggio non c'è nessuno.
Va bene.
Però stavolta mi faccio dare il nome del responsabile con cui parlare.
Chiamo l'indomani e mi spiegano come funziona per l'esenzione. Me la può mandare anche via e-mail (meno male) ma sarà valida solo fino al 31 dicembre. Dopodiché dovrò andare dalla mia dottoressa che prenoterà una visita all'asl affinché possano decidere se posso ancora usufruirne o meno. Non sono molto fiduciosa. Del resto come darmi torto? Finora le visite di controllo per questioni burocratiche sono andate peggio del peggio!

Mica è finita.
Il 19 settembre portiamo l'IPhone in assistenza. La batteria dura 3-4 ore (forse anche meno), il Wireless perde segnale, ricevo gli SMS dopo ore, e spesso mi da' campo pieno ma non mi si riesce a chiamare.
Mi dicono di richiamare dopo 10 giorni per vedere se il telefono è arrivato (devono spedirlo, come tutte le cose Apple). Chiamo dopo dieci giorni ma nulla, richiamo dopo qualche giorno, nulla, richiamo ancora dopo qualche giorno, nulla. Per dirla tutta, richiamo questo lunedì e mi dicono che mercoledì arriva. Io per sicurezza mercoledì richiamo e mi dicono "Ma ti avevo detto giovedì!".
Bene, dico, allora è domani, però io domani chiamo lo stesso (che se non è arrivato almeno non ci facciamo un viaggio a vuoto).
Finalmente ieri chiamo ed è arrivato, non ci volevo credere. Arriviamo al negozio, porto il foglio dell'assistenza e il ragazzo mi dice che non è tornato nessun IPhone. Sbianco.
Meno male che si sbagliava: il mio telefono ce l'aveva un altro ragazzo in mano.
Lo accendo e vedo che è stato resettato, poco male. Avevo fatto il backup quindi non fa nulla. Risistemo tutte le mie cosine e mi metto a giocare.
Oggi di nuovo. Poca batteria, non prende, mi si sconnette il wireless. Ci incazziamo, praticamente non è stato fatto nulla. Nemmeno cambiare la batteria! Il mio cruccio è che questi siano difetti propri del telefono, e in questo caso non ci si può fare nulla. Domani glielo riporteremo, e se non funziona di nuovo, glielo porteremo nuovamente.
Mi spiace soprattutto perché è un regalo di Roccio, e lui stesso è incazzato abbestia perché di certo gli avrebbe fatto piacere comprarmi qualcosa di funzionale. Chissà se anche altre persone hanno avuto gli stessi problemi.
E' difficile trovare qualcuno che critichi i prodotti Apple per due semplici motivi:
- i prodotti Apple costano tanto, e spendere tanti soldi fa sì che ne giustifichiamo i difetti. O li nascondiamo. Insomma, dobbiamo giustificare quanto speso con un "funziona benissssimo", per intenderci.
- chi compra un prodotto Apple generalmente è un fedelissimo, ovvero se ha l'IPod, magari ha anche il Mac, o l'IPhone. La campagna pubblicitaria della Apple, Think Different, fa sentire tutti i possessori di un prodotto Apple appartenenti ad un elìte difficile da raggiungere. Gli appassionati del marchio Apple vanno fieri della loro diversità. Ma più che parlare di diversità si può parlare di conformismo.
Per cui se esiste al mondo una persona che riesce a rompere questi schemi e mi confessa di avere avuto gli stessi problemi con l'IPhone me lo scriva, please.
Premetto che tengo questo telefono come un gioiellino, gli ho messo la plastichina sullo schermo e una buccia di gomma morbida ed è l'unico telefono che ancora non mi è cascato a terra.

Stasera ho visto "Inland Empire" di David Lynch. Mi piace Lynch perché i suoi film sembrano dei lunghi sogni dove nulla ha senso ma le immagini rievocano altre scene del film apparentemente slegate tra loro. Mi ha creato un senso di angoscia vivissimo (me lo sono guardata da sola e con le cuffiette perché so che è il genere di film che Roccio non ama) e a qualche scena sono anche saltata dalla sedia.
Forse ancora più onirico di Mulholland Drive che è uno dei miei film preferiti.

Una sola parola:

aberrante.

13 ottobre 2009

Lotto con la burocrazia (e ne esco perdente).

Ricordate l’avventura di venerdì all’asl?
Bene, ieri ho chiamato per chiedere cosa devo fare per il rinnovo della mia esenzione e il ragazzotto, molto velocemente, mi ha detto che dovevo solo andare lì a ritirare un modulo. Insisto perché venerdì mi era stata detta una cosa diversa. Dico che la mia esenzione è di un'altra regione e quindi abbisogno di rifare tutto da capo. Mi dice che no, non è davanti al piccì e quindi non può vedere (ma cosa?) ma adesso è il medico di famiglia che deve fare tutto. Devo insomma solo prendere il modulo e consegnarlo al mio medico curante. "Allora niente documentazione?". No, mi dice, niente documentazione. Questo ieri, quindi in fretta e furia chiedo un permesso al lavoro, alla mia responsabile che mi dice, che va bene, tanto se vado lì alle 8 (al telefono l'asl mi aveva confermato che l'ufficio competente avrebbe aperto alle 8) e devo solo ritirare un foglio, quanto mai mi ci vorrà?
Io ero un po' dubbiosa, ho ormai poca fiducia e avevo un vago sentore di domattina tanto non combino nulla.
Stamattina mi sveglio prestino e poco dopo le 8 riesco ad essere all'asl. Appena entro mi dicono che l'ufficio apre alle 8.30. Bene, penso, già mezz'ora persa così.
Vado davanti all'ufficio dove ci sono altre 4-5 persone ad attendere. Mi siedo e comincio a leggere.
Arriva una signora e dice che il signore che si occupa delle pratiche di esenzione ha avuto un contrattempo e quindi arriverà un po' più tardi. Io continuo a leggere.
Dopo un po' torna la signora e chiede chi deve fare una nuova esenzione, mentre si aspetta ci dice che fare. Un signore entra nella stanza e viene mandato da un medico all'interno della struttura. Alzo la manina e chiedo di poter fare una domanda. Mi fa entrare e spiego la mia situazione e ciò che mi era stato detto al telefono. Mi chiede la vecchia esenzione Eh no, dico io, al telefono avevano specificato che c'era solo da ritirare un foglio. Dice che senza documentazione non possono fare nulla. Ma, io avevo telefonato apposta per essere sicura. Dice che se ho chiamato dopo le 12 ho parlato col portiere che non sa nulla di queste cose e che per avere informazioni dovevo andare direttamente lì, come se io non lavorassi o non avessi altro da fare che passare le mie mattinate all'asl. Come se non bastasse aggiunge che l'esenzione è nazionale, a differenza di quanto mi era stato detto venerdì, ovvero che l'esenzione in Toscana è diversa. Non sapevo se scazzottare lei o mettermi a piangere.
Oramai la frittata è fatta, sono già praticamente passate le 9 e decido di tornare a casa a prendere la famosa documentazione. Acchiappo la mia vecchia esenzione, acchiappo l'ultima documentazione sul tumore al seno, acchiappo la prima parte della mia vecchia cartella clinica del 1995 e quella del 1997 cercando, nelle sue 200 pagine, quella che riguarda le diagnosi. Dopo un po' le trovo, le scansiono e le stampo e torno lì.
C'è finalmente il ragazzo che si occupa delle esenzioni (era lo stesso ragazzo che aveva preso la mia pratica per richiedere una nuova invalidità), è scazzato abbestia. Mi sa che le persone prima di me lo han fatto nero nero. Entro e spiego tutto, io e la mia esenzione arriviamo da un'altra regione (mi piacerebbe specificare "e non da un altro pianeta"). Prende la mia vecchia esenzione e dice "Ok, se mi lascia un numero la richiamo".
E no, dico io, sono tornata a casa per riprendere tutta la documentazione e ora mi dice che non serve? "Non mi occupo io di questa pratica, ma il mio responsabile, se ha bisogno di documentazione aggiuntiva gliela chiederà poi lui".
Quello che vorrei dire è "non è che questo mondo è pieno di gente che non ha una cispola di cose da fare dalla mattina alla sera, o meglio ce ne sono tante, ma io non sono tra queste quindi NO".
Quello che dico è "non prenderò un'altra mattina di permesso per riportare qui dei fogli, semmai ve li manderò via fax".
Alla parola fax sgrana gli occhi, come se non ne avesse mai sentito parlare, alché mi chiede di dargli tutto così almeno che servano o no, loro hanno le mie diagnosi. Gli lascio il mio numero di telefono, dice che mi richiamerà entro domani per dirmi qualcosa. Ma ho come il terrore che non sarà così.
Che cosa ne è stato del famosissimo foglio che dovevo ritirare? Nulla, anche se lo avevo preso e compilato non mi è stato nemmeno richiesto.
Lo so lo so, sembro scazzata. In verità non riesco nemmeno ad arrabbiarmi, queste incongruenze mi rendono la vita interessante e mi diverte raccontarle.
Tant'è che, nonostante non fossi io in torto e il ragazzo era piuttosto scortese, sono riuscita a farlo rilassare semplicemente chiedendo "Brutta giornata, vero?". Alchè ha sorriso e ha risposto "Non sai quanto".
Altra curiosità, mi chiede il tesserino sanitario e io gli porgo quello europeo. Mi dice "No, questo è il codice fiscale, mi serve quello cartaceo".
Anche lì stavo per svenire. Meno male che ho sempre dietro anche il tesserino cartaceo. Tenetelo a mente, siamo in Europa, ma forse l'Europa di un altro pianeta. Cambiare regione è complicato, figurarsi cambiare stato! Se mai doveste fare documenti all'asl sappiate che dovrete impazzire per ritrovare il vostro tesserino cartaceo, quello che probabilmente avrete buttato o che sarà ridotto a coriandoli nel vostro portafogli.
Se proprio non potete fare altro, almeno riciclatelo per carnevale.

Canzone del giorno: Rock'n'roll Robot Alberto Camerini

09 ottobre 2009

Tettografia

Stamane mi è toccata: la tettografia.
Prima, però, dato che la mia esenzione ticket è scaduta, sono andata all'asl per rifarla. Apriti cielo!
Il funzionario mi ha detto che fino a lunedì non si sa nemmeno cosa e come fare, e che nel mio caso è ancora più complessa la cosa, dato che la mia esenzione era stata concessa da un'altra regione. Dovrò portare (non appena sapranno anche loro esattamente "cosa" dovrò portare) la documentazione medica del '93 nella quale è stata diagnosticata la patologia, il linfoma di Hodgkins.
Devo proprio scavare nei ricordi ospedalieri per trovare quella roba là.
In ogni caso un po' mogi, io e Roccio andiamo via dall'asl per recarci a Villa delle Rose (Careggi) per fare la mammografia.
La signorina tanto gentile del CUP mi aveva comunicato il seguente indirizzo per Villa delle Rose: via del Pergolino 4/6. Ieri sera controllo su google maps, mi dico che è semplice evviva evviva ci si arriva in poco tempo.
Peccato che in via del Pergolino 4/6 non c'è nessuna Villa delle Rose. Entriamo nella struttura che sembra stare al suo posto e chiediamo informazioni. La signora ci comunica che non è la prima volta che le capita una cosa del genere ma quella non è Villa delle Rose. Io non conoscevo l'azienda ospedaliera di Careggi. Sono abituata al fatto che un ospedale è unico e all'interno ha i suoi bei reparti. Careggi è un quartiere, diciamo, dove ogni villettina col suo spettacolare giardino è un "pezzo" dell'ospedale. Capita che questi pezzettini siano però molto distanti tra loro.
Così, quando la signora ci fornisce le indicazioni e Roccio sgrana gli occhi, io capisco che c'è parecchio da camminare.
Cammina cammina cammina e Villa delle Rose mica si vede.
Arriviamo al Meyer, l'ospedale pediatrico e chiediamo informazioni. Niente, Villa delle Rose era più dietro, ci dice la signora che c'erano anche le indicazioni. Torniamo indietro e ci inerpichiamo per una salitina. Raggiungo una dottoressa e chiedo se Villa delle Rose è da quelle parti. Lei ci indica il cancello di fronte a noi e dice "E' qui".
Insomma per farla breve, meno male che siamo andati con due ore di anticipo.
Entriamo e andiamo all'accettazione. La signorina al bancone guarda la mia prenotazione e scuote la testa. "Lei non deve fare questo esame" mi dice "è troppo giovane. Le mammografie di controllo si fanno più in là con gli anni". Sorrido e le dico gentilmente che sono stata operata, mi guarda, annuisce e controlla sul suo elenco. "Troppo presto" continua "non posso farla passare".
Porca miseria mi verrebbe da arrabbiarmi ma non mi arrabbio. Le dico che se c'è da aspettare aspetteremo. "No, ora sento se posso farla passare". Chiama non so chi e mi dice di andare in sala d'attesa che verrò chiamata col numerino.
Effettivamente in sala d'attesa sono la più giovane (questa è una parola che oggi ho sentito spessissimo riferita a me). Il radiologo, che ogni tanto si affaccia dallo stanzino, è giovane ma ha un'aria austera. In netto contrasto con i suoi capelli biondi che sembrano decolorati. Non sorride, non ha espressioni, un po' mi fa paura.
Quando è il mio turno gli porto ciò che ho in mio possesso. Precedente mammografia, esame cito-istologico della fettaditetta asportata ecc ecc.
Ma appena entro mi dice "Come mai qui? E' così giovane!". Gli riassumo la mia storia clinica, mi fa spogliare e mi fa avvicinare alla macchina.
Mi dice "Lo sa che sarà doloroso, vero?". Annuisco, ma il ragazzo è stato in gamba. Non mi ha fatto male ed è stato veloce, a differenza di Torino dove sono stata maneggiata e dove mi hanno effettivamente fatto male (lamentandosi, in maniera discreta, del mio seno piccolo che per la mammografia è un casino). Il medico biondo austero quasi tedesco che chiameremo Hans mi sposta mi gira e rigira e fa tutto ciò che deve fare. All'ultima proiezione mi sorride, strano ma vero, ed esclama "Lei è molto coraggiosa". Il che mi fa arrossire, perché per me è una specie di complimento dato che mi giudico assolutamente fifona. Mi dice di aspettare perché per chi è stato operato c'è anche la visita.
Sappiate che negli ospedali, nelle sale d'attesa, è normale sentir parlare di morte. E' come quando si mangia e si parla di cibo. Non riusciamo ad estraniarci dal contesto ed è buffo sentire queste signore che parlano di chi e di come è morto questo o quell'altro. "Se nè andato così, in fretta, che peccato".
Mi annunciano che ci sarà da fare anche un'ecografia e la visita. Bene, così la visita senologica non dovrò più farla il 22 ottobre. Anche in sala ecografia c'è un'atmosfera allegra e il solito "E' così giovane" che mi si è incollato addosso a tal punto che non ricordo più di avere 28 anni.
Anche l'ecografia e la visita non hanno rilevato niente. Sono sana, nessun segno di cose strane e ho persino un intero giorno di ferie per me. Ora però vado a preparare la borsa che stasera si sale a Torino.
Weekend con compleanno di mia mamma. E raffreddore a gogò.

08 ottobre 2009

La mia paura

Ho capito cos'è che mi fa una terribile paura. Sin da piccina (e parlo di un'età davvero tenera, attorno ai 4 anni) guardavo i film horror con mia mamma, che è una superappassionata. Non ho mai avuto grandi paure. L'unico film che mi abbia mai impressionato, e avevo circa 7-8 anni, è stato "Profondo Rosso". L'unica volta che ho dormito con i miei.
Per il resto no, ricordo che mia sorella, di 6 anni più grande, mi svegliava di notte chiedendomi di dormire con lei perché aveva paura.
La cosa però non la tranquillizzava perché la sottoscritta soffriva di leggero sonnambulismo che mi faceva sedere di notte sul letto ad occhi aperti bofonchiando qualcosa. Mia sorella, dormendo con me, era più devastata che riposata.

Sto leggendo molto in questo periodo, qualcosa tipo 2-3 libri al mese. Leggendo persino nella pausa pranzo perché il tempo è poco (già risparmio tantissimo tempo non facendo le pulizie, i rotolini di capelli miei e di Roccio ringraziano perché proliferano a vista d'occhio). Il libro che sto leggendo ora è "Risvegli" di O. Sacks. Adoro i casi clinici, mi immergo totalmente nelle storie personali dei pazienti, e mi ci ritrovo. Forse perché sono stata, sono e sarò paziente e leggendo le storie cliniche riesco a capire cosa vede in me un dottore.
La differenza tra gli altri medici e Oliver Sacks è la sua umanità. Quando capisci che un medico dovrebbe essere, prima di tutto, un essere umano e avere il dono dell'empatia e vedi che spesso non è così, leggere un libro come questo ti apre il cuore.
Su "Risvegli" hanno fatto un bellissimo film con R. Williams e R. De Niro. Se siete minimamente interessati ai casi clinici vi consiglio, dello stesso autore "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" (il mio prossimo acquisto sarà la fonte d'ispirazione di O. Sacks, Lurija "Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla").

Ho divagato.
L'altra sera stavo appunto leggendo questo libro, "Risvegli" che parla di gravi pazienti post-encefalitici risvegliati, per un breve periodo, dalla L-Dopa (farmaco usato nel morbo di Parkinson). Le storie di questi pazienti sono tragoche e bellissime. Persone che, fino a pochi giorni prima erano praticamente dormienti, assenti, ora si risvegliano, apprezzano la vita, scrivono diari. Ben presto la malattia torna nella forma più estrema e la L-Dopa nulla può più. Si manifestano allucinazioni, psicosi, acinesia, crisi oculogire, tremori parkinsoniani e molti di quei pazienti tornano nel loro stato precedente. La risposta al farmaco è, però, del tutto personale e imprevedibile. Capita che alcuni pazienti non rispondano molto bene, ma fuori dall'ospedale e in ambiti più tranquilli, riescano a vivere senza alcun problema di sorta.
Mentre leggevo le loro storie ho avuto un piccolo attacco di ansia. Il respiro mozzato, la deglutizione frequente, lievi allucinazioni visive. La cosa mi ha inquietato e presto ho capito. Ho il terrore delle malattie croniche. Nè mostri, nè demoni, nè spiriti mi inquietano tanto. Ho il terrore di non essere più me stessa, di impazzire, di non essere più Carla, ma la persona affetta da tale sindrome.
Questa non è una paura che termina spegnendo la tv o chiudendo il mio bel libro. E' una paura ancestrale dell'essere umano.
Posso scriverlo? Va bene.
Ho come l'impressione a volte di sentire le mie cellule invecchiare, o moltiplicarsi senza sosta. Piccole microscopiche formiche che scorrono nel FormiCarla. Pazzia?
Forse.
Ma questo blog, non a caso, si chiama bambina borderline.

P.s. visitate la mia libreria.

07 ottobre 2009

Lodo Alfano illegittimo! E' festa!

Le solite parole del pazzo psicotico paranoico: è sempre colpa della sinistra.
Questo video è decisamente "didattico".

05 ottobre 2009

Matrimonio celtico sotto le stelle

Forse non ne ho mai parlato in questo blog, ma S è stata la mia migliore amica per un sacco di anni durante quel periodo intricato che è l'adolescenza. Ci siamo poi perse di vista, capita, una volta entrambe seriamente fidanzate.
Io e lei eravamo inseparabili, una cosa mai vista per me che sono una specie di essere antisociale. Andavamo in vacanza insieme, i weekend insieme, in Molise insieme e non avevamo grosse gelosie. Se ci piaceva lo stesso ragazzo finiva che una delle due cedeva e dice "ok, questo è tuo". Ovviamente non con queste parole.
Io dopo cena passavo a trovarla, facevamo due passi e si parlava di tutto, abbiamo condiviso molte molte cose ma dopo tanti anni alla fine ci siamo perse. Ripeto, capita.
Per questo mi ha fatto ancora più piacere essere stata invitata al suo matrimonio.
Le sue parole al telefono sono state queste: mi sposo il 3 di ottobre in comune, lì se vuoi vieni ma ci tengo di più che tu venga il giorno successivo, mi sposerò con rito celtico.
Io e S avevamo sempre al collo un triskel da cui non ci separavamo mai (il mio purtroppo si ruppe e poi andò perduto. Ma forse perso no, so dove si trova ma non voglio recuperarlo per vari motivi che non sto a spiegare). Ce li portarono sua sorella e suo cognato di ritorno dalla Bretagna. Io e lei, piccole streghe, che ci mettevamo a compiere piccoli riti propiziatori alla luce della luna. Sempre con indosso il nostro inseparabile triskel.
Sapevo in un certo senso che se mai si fosse sposata l'avrebbe fatto così. E' una ragazza coraggiosa, S, non teme ciò che gli altri pensano di lei, va dritta per la sua strada ed è una delle persone più coerenti che conosca. Mi ricordo che da piccina litigò con suo padre perché non voleva cresimarsi.
Ci compravamo libri di magia bianca e stregoneria, quei pochi che le nostre poverissime finanze di allora potevano permetterci. Poi consacrammo dei talismani che ho ancora in un vecchio portafogli. Lei mi regalò un libro dulle divinità celtiche e da allora il mio nick (prima ancora di avere un computer avevo un nickname) passò da Cay a Cleena, la dea celtica che culla le persone che soffrono fino a farle addormentare.

Il rito civile è stato breve e indolore. Note curiose, lo sposo (che appunto conobbi quel giorno) invece di dire "Sì" alla fatidica domanda, rispose "Altroché", suscitando notevole ilarità.
Il giorno dopo, la cerimonia si è svolta in montagna, a mille metri, in una specie di ex convento di monaci. Non posto foto perché mi sembra di rovinare l'incanto di quella sera, di un matrimonio assolutamente non convenzionale ma spiritualmente il più incantevole che io abbia mai visto.
Scoprii solo lì che ero destinata ad essere una delle cinque ancelle (nel matrimonio tradizionale, damigelle) che avrebbe accompagnato la sposa all'interno del cerchio.
Così mentre lo sposo si avviava scalzo seguito dai suoi cinque testimoni e da tutti gli invitati in mezzo al prato, noi, insieme al padre, aspettavamo la sposa.
Intanto si faceva buio, era essenziale, c'era luna piena.
Lo sposo si piazzò al centro del prato e tutti gli invitati si disposero in cerchio, insieme ai cinque testimoni che in mano tenevano una torcia ciascuno.
Una volta arrivata la sposa noi abbiamo seguito lei e suo padre, ognuna di noi aveva in mano una piccola bottiglietta di vetro piena d'acqua e una spilla con fiori di lavanda.
Quando la sposa è arrivata al cerchio noi ancelle ci siamo posizionate tra un testimone e l'altro, ascoltando la loro cerimonia. Sotto la luna si sono scambiati le promesse e gli anelli e, a simbolo del loro amore, hanno piantato un piccolo faggio al centro del cerchio. Faggio che poi noi ancelle abbiamo bagnato con l'acqua delle nostre bottigliette.
S si è commossa leggendo le sue promesse allo sposo e un po' mi sono commossa anch'io.
Sotto la luce della luna tutto aveva un'aria così misteriosa e, nonostante le basse temperature, non sentivo più il freddo. Guardavo il faggio e pensavo che sarà bellissimo per loro tornare di anno in anno a guardare come sarebbe cresciuto. E che magari un giorno avranno un bambino e lo porteranno lì per raccontargli la loro storia. E gli diranno "Vedi quel faggio? Era piccolo una volta come sei piccolo tu, ma ora è grande e anche tu lo diventerai. Questo è stato il simbolo del nostro amore e ora lo sei tu". E mentre fantasticavo su queste romanticherie gli sposi si sono baciati e la sposa ha donato il suo bouquet, ricco di simbologie, allo sposo. Ci siamo riavvicinati al casolare e abbiamo preso posto ai tavoli per mangiare.
Io e Roccio siamo rimasti a dormire lì (erano due ore di tragitto per tornare a casa, di cui almeno 45 minuti su stradine di montagna, strette e a doppio senso di marcia), credendo che rimanesse molta più gente. In realtà alla fine siamo rimasti io e Roccio, sposa e sposo, Claudio, la sorella di S e suo marito. Questo ci ha permesso di fare quattro chiacchiere, ché era molto che non ci si vedeva. E fare quattro chiacchiere davanti ad una immensa scodella di zuppa inglese dentro cui pescavamo col nostro cucchiaio rende tutto più allegro e sincero. Dopo aver chiacchierato un po' siamo andati alle nostre stanze. Faceva abbastanza freddino e io ho dovuto usare anche il sacco a pelo oltre alla coperta per sentirmi a posto.
Quello che mi piace di questa ragazza è che mentre tutti guardano al passato, temendo il giudizio della propria famiglia e cercando in tutti i modi di fare ciò che essa desidera, S pensa al futuro e pensa al fatto che la vita va vissuta come nei propri sogni. Perché se si vivono i sogni degli altri si finisce per rimpiangere tutto.

30 settembre 2009

Gita a San Galgano (Si)

26 settembre 2009

Acquisti cosmetici

Questo è un post per le donnine, dopo i trucchi minerali e le creme eque e solidali ho voluto provare il blush più gettonato del mondo: il famoso orgasm della Nars.
Ovvero questo:

La confezione è più piccina di quanto ci si possa aspettare (almeno per il costo che ha, su hqhair.com, ben 18,50 £), però ben curata. Scatolina di cartone e all'interno questo contenitore di gomma nera opaca. Il blush ha incorporato anche uno specchiettino comodo comodo che (con un pennellino ricavato da una trousse di trucchini che non si usa più) diventa un ottimo necessaire per darsi una rinfrescata chimica. Il colore penso che sia la cosa che l'ha reso più famoso. Nè rosa nè arancio. Il rosa pesca dell'orgasm si adatta a tutte le pelli. I brillantini piccini lo rendono un illuminante perfetto per la sera (ma con una mano più leggera anche di giorno fa la sua porca figura). I blush Nars sono ben pigmentati quindi basta un lieve tocco di pennello per avere delle guanciotte belle vive.
Unica pecca, appunto, il costo. Probabilmente Sephora ha un colore simile, magari meno pigmentato e con brillini meno evidenti però se per voi Nars è irraggiungibile, di sicuro ci sono altre alternative. E per le makeupdipendenti che ancora non se la sentono di andare da MAC perché lo trovano irraggiungibile a costi, oggi passando in via de' Cerretani per tornare alla stazione di Santa Maria Novella dal Duomo abbiamo visto un negozio kiko in prossima apertura. Kiko è una marca italiana di makeup che fa robina piuttosto carina e poco costosa (un ombretto, per dirla tutta, costa 2 euro contro i 17 euro degli ombretti MAC). Certo i colori non sono pigmentati come, nè si stendono come quelli MAC ma sono ottimi abbinati a una buona base per ombretto (io uso la base Art Decò che si trova nelle profumerie Douglas - mi sembra che a Firenze non ci siano Douglas però). Sicuramente kiko avrà blush per tutte le tasche.
Dopo aver scritto tutte queste minchiate posso tornare a cucinare la mia pizza surgelata. Ahhh, l'ho detto. No scherzi a parte, oggi abbiamo comprato 3 ombretti MAC, 2 rossetti di The Body Shop e una minitrousse di minipennellini (da portare su a Torino) sempre da The Body Shop. Se non mi do' una regolata tra poco lo apro io un negozio di trucchi (e sarò già in rosso, credo).
The Body Shop ha dei rossetti fantastici e i pennellini non sono male. Appena finisco la mia crema corpo vorrei provare la loro (hanno degli odori fantastici).
Ah, la pizza.
Bye bye.
Non mi sono drogata.
Giuro.

Canzone del giorno: Mi son comprato la Duna, Sovrappeso
Per darvi un'idea di questo "fantastico" gruppo (di cui sono già fan sfegatata - gli ho già comprato maglietta e cd):

14 settembre 2009

Videocracy

E’ arrivato l’autunno, quello ufficiale che di solito si affacciava già a metà agosto. Ora piove, anche piuttosto forte, il che vuol dire che ci vorrà un po’ per tornare a casa. Gli automobilisti si scordano le lezioni di scuola guida più del solito con pioggia o con minaccia di pioggia.
Sabato sera siamo andati al cinema. Sì sì lo so, che cosa terribile andare al cine di sabato e blabla, però eravamo curiosi di vedere il nuovo film stracensurato “videocracy” così abbiamo cercato e a Torino e provincia solo due cinema lo trasmettevano. Alla fine siamo andati al cine di Moncalieri (che non mi piace tanto ma vabbhè) non ricordo nemmeno il nome, forse 45° nord? Non ricordo. Lo spettacolo cominciava a mezzanotte e trenta, quindi tardino, è vero. Ma in sala eravamo 4 gatti. Ma non per dire. Eravamo davvero 4!
Questo non mi stupisce, nessun trailer, nessuna pubblicità, le nostre televisioni non hanno voluto mandarlo in onda e ben pochi ne conoscevano l’esistenza. In ogni caso è stato un documentario illuminante: sono cose che tutti conosciamo ma averle così sbattute in faccia fa un po’ paura. Regista coraggioso, persone coraggiose, da vedere: almeno per supportare economicamente il regista.

10 settembre 2009

Principi di coerenza

Da quando ci siamo trasferiti nella nostra nuova casetta al mattino non mi sono più truccata. Un peccato, visto che mi piace tanto. Ma mi piace tanto anche dormire.
Dopo averci pensato un po’ mi sono appellata a quello che in pissicologia viene definito “principio di coerenza” (magari non in pissicologia ma in qualcosa di pissicologico) che tra le altre cose si può così riassumere: quando prometti qualcosa a qualcuno, o lo metti per iscritto, o lo ripeti a più persone non puoi non farlo perché non saresti coerente. Questo cozza col desiderio di ogni persona di essere coerente. Così ho detto alle mie colleghe (per quanto gliene potesse fregare) che l’indomani mi sarei truccata e voilà (come sono padrona della lingua francese, eh?).
Tralaltro, piccoli consigli, per quanto possiate essere motivati, firmare petizioni contro questo o quello o a favore di questo o quello si basa sul principio di coerenza. Esempio, se firmate a un banchino del wwf, lasciando anche un vostro recapito come spesso succede, sappiate che se verrete ricontattati potrete dire di no solo con molta difficoltà. Dovrete lottare con il vostro desiderio di essere coerenti (almeno agli occhi degli altri!). Con questo non dico che non bisogna firmare ai banchetti del wwf o simili, però sappiate che questa cosa potrebbe coinvolgervi più di quanto pensiate. Anche perché è facile lasciare una firma ma è difficile scrollarsi di dosso la nuova immagine di sé che poi vi siete costruiti.
Come sono pissicologica oggi.
Comunque questo principio funziona: in queste ultime tre mattine non sono uscita di casa se non bella truccata.
Ieri sera io e Roccio siamo andati ai kart perché un suo collega aveva organizzato una super gara (tipo che siamo entrati alle 19.30 e siamo usciti alle 22!). Io non ho corso così sono rimasta con una sua collega a chiacchiera e finalmente ho conosciuto mr. Pasquini, compagno di università di Roccio, che si trovava casualmente lì per un’altra gara con suoi amici. Io ero convinta durasse poco, in verità hanno fatto un monte di giri. Avevamo una fame terribile così qualcuno ha ceduto al cibo (ed è stato male: devono essere peggio delle montagne russe questi go kart). Però alla fine è stato carino perché il vincitore ha stappato una bottiglia di spumante, portata appositamente da chi aveva organizzato il tutto, e i primi tre sono saliti su un podio. Insomma, davvero fatto bene.
Alla fine della gara, sudati e contenti, i nostri eroi avevano una qualcerta fame. Si era deciso per la pizzeria FirenzeNova, pubblicizzata come molto buona. Io però ho preso degli gnocchi tartufati (gnam, buoni buoni). La serata è stata davvero carina, i colleghi di Roccio sono simpatici e alla mano e giovedì prossimo vado con la collega di Roccio a vedere Mapplethorpe alla galleria dell’accademia. Alla mia domanda “vieni anche tu?”, Roccio ha risposto: “Certo che no, io vi accompagno e vado a bere una birra”.
Il mio troglo. Proprio qualche giorno fa una mia collega mi disse che lo dipingo diverso da com’è perché Roccio è una persona intelligente e simpatica e io lo dipingo come un troglodita (ovviamente si diceva scherzando). Quando l’ho raccontato a Roccio si è fatto una grassa risata e mi ha risposto “Io SONO un troglodita”. Non fa una piega, eheh.

06 settembre 2009

Lisboa mon amour

Miseria, è quasi un mese che non scrivo. Anzi avessi scritto domani avremmo festeggiato il mio mese di silenzio. Agosto è un periodo particolare: quest'anno poi, per la prima volta dopo un monte di anni, sono andata in ferie (consideriamo che sono le prime ferie che abbiamo fatto insieme io e Roccio, dato che prima al massimo ci siamo concessi due giorni a Roma e due giorni a Venezia. In un primo momento avevo pensato di riscrivere un bel diario di viaggio sul blog ma data la mia pigrizia vi lascio solo le foto!
Lisbona è bella, molto, e gli abitanti sono gentili come pochi.
Piccole notizie degli ultimi giorni: ho fatto la tessera della biblioteca e mi sono sentita tornare un po' indietro negli anni. La biblioteca invece è andata avanti, ora noleggia anche dvd (aggratis) che devi riportare entro una settimana e non esiste più il catalogo cartaceo dove ti ci arrovellavi per trovare il titolo che ti serviva.
Sto prendendo lezioni di francese con assimil, no, non sono diventata pazza: già l'anno scorso avevo detto che quest'anno saremmo andati in vacanza in madagascar poi il tempo è passato e ho lasciato correre. Il prossimo anno ci vorrei davvero andare, così parto da lontano, imparando un po' di lingua (il francese è la seconda lingua parlata) e informandomi (ho preso una guida in biblioteca e sto raccogliendo qualche appunto sui viaggi fatti da altri). Come vacanza è un po' più complessa, hai bisogno quasi sempre di una guida, in alcuni parchi nazionali ci sono percorsi che possono durare più giorni e dove le sanguisughe non vedono l'ora di nutrirsi di te. In compenso ci saranno molte specie di camaleonti (alcuni dicono che in Madagascar ci sono i due terzi dei camaleonti presenti sulla Terra, altri dicono la metà... Sicuramente la metà delle specie). Per ora so ben poco, ho annotato qualche nome di parco consigliato da chi era andato lì per camaleonti, ma l'isola è molto grande e i parchi sono distanti: sarà necessario progettare una vacanza lunga con uno o più voli interni. Per il resto... si accettano consigli!

P.s. ecco le foto di Lisboa!

07 agosto 2009

Alice nel paese delle mer(d)aviglie

Porca miseriaccia: è passato quasi un mese senza nessun mio post! E siamo tutti sopravvissuti? Bene.
La verità è che tiscali, al quale ero molto affezionata, ha fatto un bel pasticcio. Poco dopo aver inviato la mia richiesta di una loro linea telefonica più ADSL mi contattano ma, sfortuna vuole, in quel momento non posso rispondere. Così aspetto un paio di giorni e nulla, quindi richiamo. Dicono che c'è un problema per attivare la linea, ma la ragazza al telefono tituba e mi dice che "è meglio se aspetto la chiamata del tecnico". Intanto è quasi passato un mese, decidiamo di provare con qualche altro gestore, ovvero infostrada. Sono piuttosto veloci e a parte qualche intoppo iniziale, internet arriva. Arriva?
Sì ma leeeentissimo. Non riesco a caricare i video su youtube dalla lentezza.
Detto questo.
Ora abbiamo internet anche se lentissimo e mi permetto di riprendere in mano il mio blog. Siamo a casina nuova e ci rilassiamo sul terrazzo mentre un pipistrellino mangia le zanzare per noi. Le vespe sull'altro terrazzo stanno bene, grazie. Non ho il coraggio di ucciderle e quindi ho delegato Roccio che però è più bradipo di me e ho come l'impressione che una volta tornati da Lisbona non potremo più rientrare in casa perché le vespe avranno fatto cambiare le serrature e ci lasceranno fuori.
Questa è un'estate di innovazioni. A parte la lettura compulsiva, che più che innovazione è una piacevole scoperta, ho tenuto i piedi totalmente scoperti fregandomene di ogni tabù che avevo. Ora mi rimane non avere più i conati di vomito quando qualcuno sputa e sono abbastanza a posto (cercare di non piangere per ogni minima cosa è impossibile: sono le pastiglie!).
A proposito di pastiglie, so che fa schifo parlarne per tanti, comunque tra i suoi effetti collaterali c'è anche la possibile sparizione delle mestruazioni. Ne sto provando l'ebbrezza solo in questo mese in quanto emetto una goccia al giorno.
Questo mi porta a parlare di un nuovo punto, la mooncup. Fa un po' strano sapere di avere una coppetta dentro che raccoglie sangue però, dato la mia nuova anima quasi ecologista, ho fatto qualche ricerca in rete e ho scoperto che se usato correttamente dura 10 anni, non è più fastidioso di un assorbente interno, le opinioni lette su ciao.it lo promuovono con il massimo delle stelline, tutte le donne che l'hanno usato ne sono entusiaste, lo consiglia anche qualhe ginecologo/ostetrico e (questa è parte un po' più ribrezzosa) il sangue raccolto può essere usato per concimare le piante. Sembra strano ma non lo è: infatti uno dei migliori concimi per le piante è il sangue di bue che si chiama così non a caso.
Solo che se mi ritrovo con una sola goccia al giorno non so quanto possa servirmi.
Capitolo lavoro: si lavora si lavora. Con i colleghi mi trovo bene e spero che mi rinnovino il contratto, magari in modalità definitiva. Ma non penso.
Oggi è stato l'ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze, mi sentivo come se fossi stata all'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive, con la sola differenza che a scuola le vacanze erano di 3 mesi e qui di due settimane. Ma non ci si lamenta.
Il mio nuovo animo ecologico ha anche scoperto che esistono delle tinte naturali. Hennè a parte è una scoperta grandiosa: c'era infatti uno studio sulla correlazione tra tinte per capelli e tumore alla vescica. L'idea di una tinta naturale mi incuriosisce parecchio. Ovviamente non avrà la stessa resa della roba chimica ma volete mettere? Niente puzzo di ammoniaca, non danno al capello o cute. E il costo? Di solito il costo quando si parla di queste cose si alza sensibilmente per il bio o etico, naturale, ecc ecc. In verità le tinte non costano molto. Si parla di 6,50 euro a flacone, nella media, se non più basso, del costo delle tinte chimiche in vendita al centro commerciale. Il sito di tutta questa robina bella è questo. Passata l'estate mi rifarei volentieri una tinta scura, sul nero. Opterò per queste. E l'ordine non mancherà di tante altre belle cosine.

Canzone del giorno: Child In Time Deep Purple

20 luglio 2009

Smoccia!

Ho scoperto con orrore che Moccia, dopo il successone di “Scusa ma ti chiamo amore” ha scritto un proseguo dall’originalissimo titolo “Scusa ma ti voglio sposare”.
Moccia? Una parolina una.
Scusa ma ci hai rotto i coglioni!
Dopo questo minimo sfogo (minimissimo) un po’ di piccole perle.
Avevo descritto il nostro palazzo come verde oliva, in realtà è grigio-verde, più grigio che verde, non so come mai ho avuto quell’attimo di daltonismo che mi ha impedito, anche nelle settimane seguenti, di carpire il vero colore dei muri esterni.
Lo scorso weekend, passeggiando in montagna con amici, ci siamo beccati un bel po’ di zecche. Tornati a casa ci siamo separati per poterci visionare con più calma, centimetro per centimetro. Io avevo 3 zecche. Ma non ho vinto.
Cosimo ha scoperto, inoltre, che sul terrazzino della camera da letto c’è un nido di vespe. Un nidino piccino piccino, in cui 7-8 vespe lavorano incessantemente. Ho letto che questo è il periodo in cui si sbattono per trovare cibo alle proprie larve e quindi non danno noia. Io mi apposto ogni tanto a guardarle e rimango totalmente affascinata. Di notte poi 4 vespe rimangono di guardia appostate sul nido (presto farò delle foto). Più che di guardia stanno lì in atteggiamento da riposo. Entro settembre dovrò trovare una soluzione altrimenti cominceranno a disperdersi e cercheranno un altro posto per nidificare (possibilmente dentro casa per superare l’inverno). Il problema è riuscire a togliere un nido di vespe senza ucciderle. Suggerimenti?
Giovedì sera, alla bancarella di un nostro amico, abbiamo comprato del polline. Fa un po’ schifo come sapore, ma sembra un toccasana per qualsiasi cosa. Uno o due cucchiaini al giorno e ti senti un leone.
Altra news, nostri amici hanno comprato delle scarpe su internet. Appena saputo ho sbatacchiato un po’ gli occhi perché l’idea di comprare scarpe su internet mi faceva un po’ specie. Ma quando mi hanno detto che sono comodissime ci ho ripensato e perché no? Magari ci faccio un pensiero. Il sito in questione è questo.
Abbiamo comprato la caraffa Brita. Era un po’ che se ne parlava ma ora ne abbiamo approfittato perché all’ipercoop di Sesto Fiorentino era in offerta a 9 euroequalcosa + 400 punti. Dato che il prezzo pieno è sui 21 euro non ci abbiamo pensato due volte. L’acqua è insapore e inodore, ci sembra di aver fatto un ottimo acquisto non tanto per il risparmio, ma quanto per evitare di riempirsi di bottiglie di plastica vuote e per la comodità di non doversi trascinare casse d’acqua a casa.
Quante novità.
Ci è arrivata la lavatrice, una LG. Sì la LG fa anche elettrodomestici: ci siamo trovati bene con il forno a microonde che ci hanno regalato i genitori di Roccio quindi perché no? Proviamo anche la lavatrice.
E’ stata decisamente promossa. Anche a freddo ha lavato benissimo e sembra essere silenziosissima. Dovessi specificare il modello avrei notevoli difficoltà.
Stiamo disperatamente cercando di attivare una linea voce + adsl nella casa fintaverdeoliva. Abbiamo chiamato inizialmente Tiscali, che avevamo anche alla casa vecchia e con cui mi sono sempre trovata molto molto bene. Solo che non si sono più fatti sentire. A una mia nuova chiamata mi hanno detto che c’erano problemi sulla nostra linea telefonica e che il tecnico ci avrebbe ricontattati. Mai più sentito nessuno (la richiesta iniziale era stata fatta il 29 giugno).
Ora lo stiamo facendo con Infostrada, stessi costi, speriamo in un servizio migliore. E’ da quando ho messo l’adsl, nel lontano 2001, che non sto così tanto senza internet.
Comincio ad avere le allucinazioni.

14 luglio 2009

Oggi Sciopero!



Adesione all'appello di Diritto alla Rete contro il DDl alfano che imbavaglia la Internet italiana.

10 luglio 2009

Nuove e vecchie passioni

La casa nuova è uno sballo, e ringrazio di cuore chi ci ha aiutati a portare via la roba dalla nostra vecchia casina. Peccato non avere ancora internet e quindi dover scrivere di corsa nei ritagli di tempo. Dalla nostra terrazza c’è un bel freschino e poche zanzare, finalmente abbiamo un bagno con vasca e finestra e mercoledì ci arriva la lavatrice (ieri ho lavato due panni a mano e ci ho messo molto, molto tempo!). Non appena abbiamo internet a disposizione scriverò qualcosa di più. Ora sto leggendo due piccole guide di Lisbona (nostra meta per le ferie di agosto) e quindi mi è venuta voglia di partire e di vedere tutto.
Mi piacerebbe, ora che abbiamo una casa più grande, avere qualche bestiola. Ho tralaltro scovato un gatto (il gatto siberiano) naturalmente ipoallergenico. Produce poca, pochissima quantità di proteina che causa allergie all’uomo. Inoltre è proprio un bel gattone.
Poi ci sono un po’ di insetti mimetici, foglia e stecco, che non mi dispiacerebbero. Dopo aver messo a posto gli scatoloni potrei cominciare a costruire una bella teca per i futuri insetti e poi chissà, magari un bel Phyllium giganteum, o un Extatosoma tiaratum, o entrambi…

01 luglio 2009

Per BadGuy: volevo prendere il libro che mi hai consigliato, ma l'ho confuso con un altro libro col titolo simile. Ho comprato infatti, sempre di Durrel, "Storie di animali e di altre persone di famiglia". Mi sono accorta dell'errore perché c'era solo una storia su Corfù. Allora ho preso il libro che mi hai consigliato ma mi sono lasciata trascinare da un'altra lettura, Oliver Sacks "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello". Se ti piacciono i casi clinici.

Io Odio Tutti (tranne Roccio)

Voglio una fruit of the loom bianca su cui scrivere “Io odio tutti”. Per gli amici I.O.T.
Quanto tempo che non scrivo, sono capitate tante cose. Tra cui: i “fochi” del 24 giugno sono stati meravigliosi e mi hanno ricordato, per atmosfera, i fochi che ho visto la prima volta con Roccio. Ricordo i nostri sorrisi sporchi di cenere esattamente come questi, e tutti quegli “ahhh” e “ohhh” e i bimbi che ridono e i volti illuminati a giorno di persone felici.
Abbiamo firmato il contratto e ci hanno consegnato le chiavi. Stiamo portando tutte le cose alla nuova casa (vedasi la voce “trasloco”) e ci stanno dando una enorme mano i nostri amici (ma tipo che ieri sera si è riempito 3 macchinate di roba). Mi chiedo dove fossero stipate tutte quelle cose in quella casina.
Chi mi conosce da circa 5 minuti sa quanto è difficile per me chiedere aiuto, quindi mi ritengo soddisfatta almeno di provare a superare questo scoglio.
Comunque. Spostare mobili e cose mi ha mostrato un mondo nuovo fatto di parrucchini di capelli che rotolano per casa, ragnatele giganti (con ragni giganti) e cose che ormai credevo perdute per sempre.
Ieri sera poi, tornando a casa, ho aperto al cassettina della posta che non guardavo da un po’, e ci ho trovato un monte di cose, tra cui una lettera dell’amministratore del condominio (indirizzato agli “inquilini della sig.ra X” in cui X è ovviamente la proprietaria) che ci comunica che all’ultima riunione di condominio i condomini si sono lamentati (aridaje) del disordine del giardino. Ma stavolta sono andati più nello specifico perché, nonostante il giardino sia di proprietà privata, lo considerano uno spazio di passaggio condominiale. Per esempio: si sono lamentati dello stendino che teniamo in giardino appoggiato al muro e chiuso perché, dicono, lo stendino va tenuto all’esterno solo nell’arco di tempo in cui lo si utilizza. Si lamentano del cestino dell’umido che è davvero minuscolo, si lamentano della bicicletta appoggiata al muro. Ora: se ho una bici e un cortiletto privato all’aperto non sarò libera di tenerla lì? E lo stendino: se voglio tenerlo all’esterno? L’umido fa il suo lavoro e lo fa bene all’esterno di casa. Ieri sera mi è preso un nervoso, ma in un certo senso così sono più felice di andare via, non danno proprio tregua. Se siamo disordinati a casa nostra, ma che gliene frega?

16 giugno 2009

Principio di coerenza

Sono delusa dal mondo che mi circonda. La gente mi prende in giro più o meno consapevolmente, difficile dire se si tratta solo di un’impressione oppure è davvero così.
Ieri mattina sono andata a fare la visita per l’invalidità all’asl. I miei precedenti (e attuali) clinici sono chiari: sono un linfoma di Hodgkin in remissione completa con ipotiroidismo iatrogeno, conseguente ovvero alla radioterapia e un tumore al seno in situ recentemente asportato.
Sì perché alla medicina legale io non sono Carla, ma sono un linfoma di Hodgkin in remissione.
Andare alla visita con un medico legale privato non è servito a molto. Anzi. Mi sono sentita ancora di più presa in giro.
Scena prima di entrate, io guardo il medico legale e gli dico “Secondo lei c’è qualche possibilità?...”
“Assolutamente sì, si figuri! Con questa documentazione alla mano non ci sono problemi, si figuri!”
Io mi tranquillizzo, penso che lui sappia bene come vanno queste cose. Poi entriamo e mi smontano tutto, lo chiamano per nome (quindi lo conoscono) e dicono “Lo sai benissimo anche tu, (nome del dottore), che le patologie oncologiche non passano poi alla visita per il riaccertamento, quindi io posso darle anche l’invalidità ma poi tra un anno gliela levano”.
Io sto zitta, non parlo, parlano tra loro. Tanto che poi mi fanno uscire e chissà che si sono detti. Però la cosa mi deprime particolarmente, soprattutto quel “lo sai benissimo anche tu..” e la sua risposta di conferma “sì questo problema lo abbiamo anche noi”, mi fa sentire presa in giro perché non è coerente con il suo “Sìsì ce la facciamo assolutamente!”. Tant’è che ci tocca pagargli la salatissima parcella, che mi sembra ancora più salata dopo questa penosa sconfitta in cui mi dice “Sono stati un po’ rigidi ma se non accettano faremo ricorso!”. Io non ho né tempo né soldi per rincorrere qualcosa che non posso ottenere. Vorrei che la gente fosse chiara con me, io non voglio favoritismi e null’altro. Voglio che mi si dica “Si può fare” oppure “Non si può fare”, voglio che mi si dica “ci proviamo” se l’esito è in forse. Voglio chiarezza. Perché se no davvero mi sembra che sia tutto inutile, il mondo sa che è tutto inutile ma mi dice che invece sì “we can”, noi possiamo, e quindi io giustamente ci investo soldi, tempo ed energia. Invece non possiamo un cazzo e a me sembra che tu lo sai.
Mi sento come quando a 15 anni c’era un ragazzotto che stava con me ma non gli interessavo un grandechè, e tutti lo sapevano che mi stava prendendo per i fondelli ma io no. Il nostro amico comune lo sapeva benissimo ma era interessato più alla sua amicizia che alla mia quindi mi teneva nascosto tutto. Così quando mi lasciò, tutti sapevano e io chiamai in lacrime il nostro amico comune elemosinando 200 lire alla stazione e lui ebbe anche il coraggio di consolarmi fingendosi sorpreso.
Però “we can” e quindi offriamo prestazioni che non possono essere offerte, ma lo facciamo giusto per guadagnare.
C’è una parte di me che si sente troppo critica nell’affermare queste cose, anche perché lo vedo tutti i giorni col mio lavoro dove spesso mi si accusa di “fregare” gli altri, cosa che non è assolutamente corrispondente al vero. E’ che sul piatto della bilancia c’è da tenere in considerazione anche il peso della nostra sfiducia verso gli altri che sussiste unicamente per il fatto che ognuno di noi, nel proprio piccolo, si sente inaffidabile e che ognuno cerca di pensare al proprio piccolo giardino senza pensare al bene comune, “anche se mi costa un po’ di più”. La difficoltà si presenta ogni giorno, quando lo specialista ti fa degli sconti enormi se non vuoi la fattura e te, che sei già in condizioni di difficoltà, ti trovi all’interno di un conflitto di coerenza per cui dici “vorrei che le regole fossero rispettate” ma in quel caso “potrei anche chiudere un occhio”. Però il dramma è proprio quello: dovremmo chiedere tutti la fattura, così tutti paghiamo le tasse su ciò che guadagniamo, anche se ci tocca sborsare di più. Quanto è difficile essere coerenti? Quanto è affidabile un ragazzotto che mi parla di salvare lo gnu africano e utilizza un gel di marca famosa testato sugli animali? Molto poco.

Meno male che in tutto questo marasma c'è sempre Roccio con me.

Canzone del giorno: I’ll never grow up Twisted Sister

11 giugno 2009

Le nuove regole sulle intercettazioni vanno incontro a una vera ossessione del Cavaliere
Vietato trascrivere anche se un capo Rai chiede silenzio su dati elettorali non graditi al Capo
Quello che sui giornali
non leggerete più
di GIUSEPPE D'AVANZO


"Se escono fuori registrazioni lascio questo Paese". Lo disse Berlusconi l'anno scorso, ad Ancona, e così annunciò la sua offensiva contro le intercettazioni. Più che un'offensiva, la distruzione risolutiva di uno strumento d'indagine essenziale per la sicurezza del Paese e del cittadino. "Permetteremo le intercettazioni - disse nelle Marche quel giorno, era aprile - soltanto per reati di terrorismo e criminalità organizzata e ci saranno cinque anni di carcere per chi le ordina, per chi le fa, per chi le diffonde, oltre a multe salatissime per gli editori che le pubblicano".

Come d'abitudine, il Cavaliere la spara grossa, grossissima, consapevole che quel che ha in mente è un obiettivo più ridotto, ma tuttavia adeguato alla volontà di togliere dalla cassetta degli attrezzi della magistratura e delle polizie un arnese essenziale al lavoro. E, dagli strumenti dell'informazione, un utensile che, maneggiato con cura (e non sempre lo è stato), si è dimostrato molto efficace per raccontare le ombre del potere. La possibilità di essere ascoltato nelle sue conversazioni - magari perché il suo interlocutore era sott'inchiesta, come gli è accaduto nei colloqui con Agostino Saccà o, in passato, con Marcello Dell'Utri - è per il Cavaliere un'ossessione, un'ansia, una fobia. Ci è incappato più d'una volta.

Nel Capodanno 1987, alle ore 20,52 dalla villa di Arcore (Berlusconi festeggia con Fedele Confalonieri e Bettino Craxi).
Berlusconi. Iniziamo male l'anno!
Dell'Utri. Perché male?
Berlusconi. Perché dovevano venire due [ragazze] di Drive In che ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori dalla grazia di Dio!

Dell'Utri. Ah! Ma che te ne frega di Drive In?
Berlusconi. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l'anno, non si scopa più!
Dell'Utri. Va bene, insomma, che vada a scopare in un altro posto!
La conversazione racconta la familiarità tra il tycoon e un presidente del consiglio allora in carica che gli confeziona, per i suoi network televisivi, un decreto legge su misura, poi bocciato dalla Corte Costituzionale.
Già l'anno prima, il giorno di Natale del 1986, il nome di Berlusconi era saltato fuori in un'intercettazione tra un mafioso, Gaetano Cinà, e il fratello di Marcello Dell'Utri, Alberto.
Cinà. Lo sai quanto pesava la cassata del Cavaliere?
Dell'Utri. No, quanto pesava, quattro chili?
Cinà. Sì, va be'! Undici chili e ottocento!
Dell'Utri. Minchione! E che gli arrivò, un camion gli arrivò?
Cinà. Certo, ho dovuto far fare una cassa dal falegname, altrimenti si rompeva!
Perché un mafioso di primo piano come Cinà si prendesse il disturbo di regalare un monumento di glassa al Cavaliere rimane ancora un enigma, ma documenta quanto meno il tentativo di Cosa Nostra di ingraziarselo.
Al contrario, è Berlusconi che sembra promettere un beneficio ad Agostino Saccà, direttore di RaiFiction quando, il 6 luglio 2007, gli dice: "Io sai che poi ti ricambierò dall'altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore, mi impegno a ... eh! A darti un grande sostegno". Che cosa chiedeva il premier? Il favore di un ingaggio per una soubrette utile a conquistare un senatore e mettere sotto il governo Prodi. O magari...
Ancora uno stralcio:
Saccà. Lei è l'unica persona che non mi ha mai chiesto niente, voglio dire...
Berlusconi. Io qualche volta di donne... e ti chiedo... per sollevare il morale del Capo (ridendo).
E in effetti, con molto tatto, Berlusconi chiede di sistemare o per lo meno di prendere in considerazione questa o quella attrice. Qualcuna "perché sta diventando pericolosa".

È l'ascolto di queste conversazioni, disvelatrici dei rapporti con una politica corrotta, con il servizio pubblico televisivo in teoria concorrente, addirittura con poteri criminali, che il premier vuole rendere da oggi irrealizzabile per la magistratura e vietato alla pubblicazione, anche la più rispettosa della privacy.
Per scardinare, nell'opinione pubblica, la convinzione che gli ascolti telefonici, ambientali, telematici servano e non siano soltanto una capricciosa bizzarria di toghe intriganti e sollazzo indecente per cronisti ficcanaso, Berlusconi ha costruito nel tempo una narrazione dove si sprecano numeri iperbolici ed elaborate leggende. Dice: "Si parla di 350 mila intercettazioni, è un fatto allucinante, inaccettabile in una democrazia". Fa dire al suo ministro di Giustizia che gli italiani intercettati sono addirittura "30 milioni" mentre sono 125 mila le utenze sotto ascolto (le utenze telefoniche, non gli italiani intercettati). Alla procura di Milano, per fare un esempio, su 200 mila fascicoli penali all'anno, le indagini con intercettazioni restano sotto il 3 per cento (6136).

Altra bubbola del ministro è che gli ascolti si "mangiano" il 33 per cento del bilancio della giustizia mentre invece sfiorano soltanto il 3 per cento di quel bilancio (per la precisione il 2,9 per cento, 225 milioni di costo contro i 7 miliardi e mezzo del bilancio annuale della giustizia). Senza dire che, per inerzia del governo, lo Stato paga al gestore telefonico 26 euro per ogni tabulato, 1,6 euro al giorno per intercettare un telefono fisso, 2 euro al giorno per in cellulare e 12 per un satellitare e l'esecutivo non ha tentato nemmeno di ottenere dalle compagnie telefoniche un pagamento a forfait o tariffe agevolate in cambio della concessione pubblica (accade all'estero).

Nonostante questa inerzia, le intercettazioni si pagano da sole, anche con una sola indagine. Il caso di scuola è l'inchiesta Antonveneta. Costo dell'indagine, 8 milioni di euro. Denaro incassato dallo Stato con il patteggiamento dei 64 indagati, 340 milioni. Il costo di un anno di intercettazioni e avanza qualche decina di milioni da collocare a bilancio, come è avvenuto, per la costruzione di nuovi asili.

Comunque la si giri e la si volti, questa legge serve soltanto a contenere le angosce del premier e dei suoi amici, a proteggere le loro relazioni e i loro passi, a salvaguardare il malaffare dovunque sia diffuso e radicato. Per il cittadino che chiede sicurezza e vuole essere informato di quel accade nel Paese è soltanto una sconfitta che lo rende più debole, più indifeso, più smarrito.

Se la legge dovesse essere confermata così com'è al Senato, i pubblici ministeri potranno chiedere di intercettare un indagato soltanto quando hanno già ottenuto quei "gravi indizi di colpevolezza" che giustificherebbero il suo arresto. E allora che bisogno c'è delle intercettazioni? Forse è davvero la morte della giustizia penale, come scrive l'associazione magistrati. Certo, è l'eclissi di un segmento rilevante dell'informazione. Da oggi si potranno soltanto proporre dei "riassuntini" dell'inchiesta e delle prove raccolte. Non si potrà pubblicare più alcun documento, nessun testo di intercettazione.
La cronaca, queste cronache del potere, però, non sono soltanto il racconto di imprese delittuose. Non deve esserci necessariamente un delitto, una responsabilità penale in questi affreschi. Spesso al contrario possono rendere manifesto e pubblico soltanto un disordine sociale, un dispositivo storto che merita di essere raccontato quanto e più di un delitto perché, più di un delitto, attossica l'ordinato vivere civile.

Immaginate che ci sia un dirigente della Rai che, in una sera elettorale, chiama al telefono un famoso conduttore e gli chiede di lasciar perdere con gli exit poll che danno un risultato molesto per "il Capo". Immaginate che il dirigente Rai per essere più convincente con il conduttore spiega che quello è "un ordine del Capo". Non c'è nulla di penale, è vero, ma davvero è inutile, irrilevante raccontare ai telespettatori che la scena somministrata loro, quella sera, era truccata?
Bene, ammesso che questa sia stata una conversazione intercettata recentemente in un'inchiesta giudiziaria, non la leggerete più perché l'ossessione del premier, diventata oggi legge dello Stato, la vieta. Chi ci guadagna è soltanto chi ha il potere. Chi deve giudicarlo non ne avrà più né gli strumenti né l'occasione.


Fonte: La Repubblica