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22 gennaio 2023

Barcevento

 E' sera, sono per le strade di Barcellona, da sola. Fa moderatamente caldo e decido di camminare senza una meta, magari andare verso il mare. Chissà, forse stasera c'è qualcosa. In giro ogni tanto vedo persone altissime vestite da boia, il cappuccio scuro a coprire il viso, una tunica lunga dello stesso colore del cappuccio. Dove sono presenti minuscoli fori per gli occhi, questi sono chiusi da piccoli lucchetti, conferendo al "costume" qualcosa di ancora più inquietante. Con un paio di loro mi scontro perché non guardavo avanti ed ero distratta. Non si muovono e restano impassibili.

Percorro poi strade deserte, vicoli stretti, pochi lampioni. In poco mi prende una sorta di panico. Qui non c'è nessuno. se qualcuno mi ruba il telefono non posso più fare nulla ma ancora peggio, qualcuno potrebbe farmi del male e nessuno se ne accorgerebbe.


Apro gli occhi, è domenica, sono nella mia stanza di Benevento. Da domenica scorsa ho traslocato in una stanza più grande, una delle coinquiline è andata via e ora siamo rimaste in due. E io sono bloccata qui dal Covid da martedì. Nonostante fossi l'unica a indossare ancora la mascherina, poco si può fare se le persone vengono in ufficio malate starnutendoti addosso, dato che siamo così schiacciati in un ambiente piccolo e caldissimo. E per mangiare comunque la mascherina devi toglierla. Aggiungi quel minimo di interazione sociale (davvero ai minimi livelli, i miei colleghi fanno sempre serata, io mi sarò concessa un paio di uscite) e lunedì già mi sentivo raffreddata. Niente di trascendentale, martedì sono rimasta a casa e visto l'alzarsi della temperatura, ma davvero di poco, ho deciso di fare un tampone di sicurezza, convinta fosse negativo. Non sentivo niente di più di un forte raffreddore.

Visto che il test però sembrava dubbio, essendo la linea T molto più marcata della linea di controllo, quasi invisibile, ho rifatto il test in farmacia. Positivo.

Dopo 3 anni a schivarlo come nemmeno Neo in Matrix mi trovo chiusa a casa, incazzata perché ieri sarei andata a Roma con le mie amiche di Torino, una cosa che programmavamo da prima della mia partenza per questa landa nebbiosa e piovosa e poi sarei corsa da Cliff che per fortuna sono riuscita a stringere per due settimane nelle vacanze che ci han concesso a Natale/Capodanno.

Da ieri non sento i sapori e gli odori. L'altroieri sgranocchiavo patatine al pepe rosa e lime e sentivo un lieve sapore, un gusto lontano, ma dato che erano tarocche e non di marca non mi sono preoccupata. Ieri invece niente. Al contrario del raffreddore, dove i sapori sono attenuati, con il covid sento solo la consistenza e il calore. E alcuni odori o sapori. L'amaro lo sento molto marcato, l'odore dell'aglio è lieve.

Sapendo che in alcuni casi questo sintomo è persistente e i sensi non vengono più recuperati sto vivendo in un mezzo panico inutile, non posso prevedere il recupero che comunque in alte percentuali è presente.

Quindi che altro fare se non leggere e ammazzarmi di serie e videogiochi?

Quando ero piccola e stavo male, Madre mi portava sempre un pensiero. Un ovetto di cioccolata, oppure passava in edicola e mi prendeva un topolino o un giornale che sapeva mi piacesse, uno di quelli sugli animali.

Qui nei dintorni si aggira un gatto nero, sono a piano terra, vorrei cercare di avvicinarlo e adottarlo, magari mettendo del cibo sul balcone e lasciando la finestra aperta. Ma forse è meglio di no.

Fino a ieri avevo sempre fame, ma col fatto che sento solo la consistenza dei cibi, la voglia di nutrirmi è passata, preparo un piatto di pasta in bianco senza sale e null'altro.

E mentre il progetto di team va avanti e io continuo a faticare e a capire poco, anche se qualcosa di molto piccolo sono riuscita a portare avanti, mi si presenta l'ennesimo bivio che non so se prendere. Continuare per questa strada o cambiare?

Purtroppo le promesse iniziali sono ben diverse dalla realtà a sentire i miei colleghi che son più avanti, e quindi prendere una strada nuova, peraltro immacolata anche per loro, mi rende più che dubbiosa.

A parte le mie piccole paranoie, ieri facevo il classico riepilogo dell'anno passato e devo dire che ho fatto enormi progressi. A parte questo, parlo con una ex collega autistica che vede in me i suoi stessi sintomi e dato che un po' di dubbi li avevo anche io (anche in base ad alcuni test ufficiali fatti nel 2019) ho prenotato una visita al centro di salute mentale di Torino a fine febbraio, nonostante il parere contrario del mio terapeuta secondo il quale non dovrei rientrare nella casistica (ma con lui affrontiamo altre problematiche e non quella del masking - che a questo punto chissà se c'è - e vari ed eventuali disagi sociali). 

La cosa positiva di tutto questo è che ora mi importa meno di dire di no, non uscire se non ho voglia (soprattutto se non ho una via di uscita autonoma) ma sempre specificando, come suggerisce il terapeuta, che non mi stanno sulle palle ma è semplicemente una mia esigenza. Questo perché, indipendentemente dall'appartenere allo spettro o meno, è importante ascoltare le proprie esigenze, anche se regole sociali imporrebbero altro.

Nell'arco della mia vita in effetti mi sono sentita rimproverata per questa mancanza di interazioni, perché ero troppo silenziosa e in disparte, mi hanno anche dato dell'egoista perché non mi andava di vedere gente quando altre persone ne avevano bisogno, quindi ho imparato a essere socievole e a stare in mezzo alle persone ma sempre per un tempo limitato. Dopo cominciavo a sentirmi a disagio. Ora nel momento in cui comincia il disagio saluto tutti e vado.

In tutto questo la terapia mi ha dato e mi sta fornendo piccoli trucchetti per sopravvivere senza troppi drammi, esercizi per incanalare le mie angosce, nuovi punti di vista per elaborare la mia realtà. 

E sono più che fortunata ad avere trovato Cliff che mi sorregge, mi fa ridere, rende tutto meraviglioso anche quando sembra solo piovere.

Pozzo di San Patrizio in blu.


13 dicembre 2022

Malevento

Ci vuole a volte un po' di coraggio e sconsideratezza nella vita.

Se no non potrei scrivervi da un appartamento condiviso, senza WiFi, in quel di Benevento dopo aver lasciato un lavoro che cominciavo seriamente a detestare e senza nulla di certo nel futuro.

Ma partiamo dall'inizio, o dalla fine. A volte coincidono.

Da inizio pandemia il mio lavoro che tutto sommato non odiavo particolarmente ma era una sorta di impegno che mi permetteva comunque una rendita sicura, ha cominciato lentamente a cambiare. I cambiamenti nelle cose a volte sono così piccoli e lenti che dopo qualche anno ti ci trovi a chiederti: "Ma com'è successo?".

In primis hanno attivato una linea telefonica specializzata, destinata a pochi di noi, che serviva a raccogliere chiamate da clienti che avevano bisogno di assistenza. In concomitanza, e sempre lentamente, è stato attivato un passo, tenere il passo era quindi divenuta cosa fondamentale ma anche la qualità non sarebbe dovuta mancare. Qualità e velocità: due aggettivi che male si accoppiano.

Poi il centralino è stato esteso a tutti, ma solo per i siti e-commerce. Poi una parte è stata destinata a un altro centralino che si occupava di un altro prodotto relativo ai social. Poi il passo è diventato sempre più stretto, con un semaforo che potevamo regolarmente guardare per poterci costantemente migliorare.

Poi tutti han cominciato a prendere entrambi i tipi di chiamate. Intanto, già da tempo, era stato inserito l'obbligo di chiamare per ogni tipologia di ticket.

E in men che non si dica, contro ogni previsione e sotto effetto di una potentissima gastrite, ero tornata a lavorare in un call center.

Inutile raccontarvi come non fossi né veloce né felice di essere rimessa al telefono, dopo una vita di svariati call center e con la contentezza di non lavorare in un settore in cui fosse previsto l'aggancio al filo del telefono. E inutile dirvi anche delle svariate chiamate ricevute dai vari livelli gerarchici sopra di me, per ricordarmi quanto fossi lenta e, quindi, inadeguata.

Mi sono chiesta se davvero avessi voglia di passare la mia vita al telefono, a cercare di essere veloce senza riuscirci e ad attendere la chiamata di lavata di capo da cui non se ne veniva fuori.

Con questo spirito d'animo mi sono detta basta.

E ho ripreso a studiare Java.

Come mai vi scrivo da questa stanzetta?

Semplice, a metà ottobre ho fatto un colloquio per un'azienda e l'ho passato. 10 settimane di formazione, mi forniscono l'appartamento in condivisione, e se tutto va bene andrò a lavorare presso uno dei loro clienti a Torino. 

Ieri ho festeggiato la prima settimana che ho passato con il desiderio di mollare tutto e di piangere un istante sì e l'altro pure. Oggi sono più tranquilla, continuo a non capire moltissimo ma ogni tanto, come piovuto dal cielo, ho un lampo di illuminazione e ho l'illusione che sia tutto più chiaro.

Ho scritto a un centro per chiedere quale sia l'iter per la diagnosi di autismo in età adulta (ma è un'altra storia).

Ho chiesto a Cliff di sposarmi. 

Cercherò, salvo serate immerse dallo studio, di raccontare tutto un po' meglio quando riesco. Sappiate solo che il mio trolley (preso in prestito perché non ne ho) era così pesante che mi han dovuta aiutare, e che tra zaino, violino, valigione ero più imbranata che mai.


Canzone del giorno: Amen Halestorm

12 giugno 2022

Puff

 Sono letteralmente sparita.

La mia routine è più o meno questa: finisco di lavorare, suono il violino, ceno, studio Java (sì, ancora). Nel tempo libero faccio qualche esercizio su SoloLearn ma, hey, non ho ancora affrontato quel grosso mostro che mi ha bloccata già 12 anni fa e che tra poco dovrò riaffrontare. Ovvero la reale programmazione a oggetti. Fino ad ora ho ripassato i cicli, variabili e metodi, i costrutti, e a parte gli esercizi del libro che trovo abbastanza complessi (tranne qualcuno, mi sono dovuta aiutare con le soluzioni) sembra andare bene, ovvio a rilento, perché il tempo è quello che è, ma bene.

 Capita che nel sonno ripensi a qualche esercizio (gli array, gli array, che incubo) o che addirittura ne sogni la soluzione. Ho sempre detto a tutti che la programmazione non era la mia strada, ma c'è una ragione anche per quello. 

Anzi, ci sono diverse ragioni.

Ma mi mancano solo 600 pagine di studio più i vari esercizi più l'integrazione con qualche altro linguaggio. Niente di che.

Cliff, di contro, si è messo a studiare Python che è stata una bella cotta anche per me. Ma magari più avanti. Son certa che dopo aver affrontato questo mostro, Python non sarà così inarrivabile.

24 maggio 2022

Profumo di Colonia

 Se solo me l'avessero detto che la chiave della vita sta nella ripetizione (dei movimenti), ora suonerei ennemila strumenti.

Finalmente ho capito il tempo del pezzo di cui vi parlavo un paio di post fa.

E per capirlo ho dovuto ascoltare a ripetizione il pezzo originale, canticchiarlo ovunque (al lavoro, mentre facevo la spesa, a scuola guida per la revisione della patente, probabilmente anche nel sonno) schioccando le dita a ogni battuta. Ripreso in mano il violino (che è ancora senza nome, poverino) ho dovuto canticchiarlo mentre suonavo, battere il piedino a tempo, immaginarlo e così via.

Invece per quanto riguarda lo studio di Java (ripreso da poco) nel ripasso mi sono accorta di non avere capito nulla dei costruttori e delle chiamate al metodo. Ma va bene così, dico a tutti in continuazione di non averli capiti così li ripeto nella mia testa e presto saranno miei. Per esempio dicendomi che un costruttore di una classe è un metodo speciale che deve avere lo stesso nome della classe e non ha nessun tipo di ritorno.

Dado mi ha regalato un libro utilissimo scritto da un ragazzotto che probabilmente conoscerete (Alessandro De Concini). Avevo visto qualche suo video in passato sui metodi di studio. Nel suo libro raccoglie un po' di trucchi per studiare, prendere appunti, imparare movimenti complessi, ripassare e creare un'abitudine.

Devo dire di averlo divorato e di aver applicato immediatamente alcune sue tecniche: infatti sono riuscita a studiare quattro orette questo weekend che, voglio dire, per una come me, ormai arrugginita non è male. Ora sto ripassando ed eseguendo gli esercizi che sono, a tutti gli effetti, essenziali. E' proprio grazie a quelli che ho capito di non aver capito. Per quanto riguarda le abitudini, senza accorgermene ho applicato questa tecnica al violino, per quello non riesco a studiarlo durante i weekend, perché l'ho sempre suonato appena staccato dal lavoro. Quando non lavoro devo fare uno sforzo in più (ma costruirò un'abitudine anche per questo). Intanto il mio vecchio violino andrà a casa di Cliff perché io possa esercitarmi anche da lui.

Altre cose sul nuovo violino: non so cosa gli abbia fatto il liutaio ma ha un suono bellissimo (nonostante i miei insistenti tentativi di suonarlo in modo atroce).



Dopo aver vaneggiato su tutta una serie di cose assolutamente non inerenti al post torno sui binari.

Ho due settimane di ferie nel periodo estivo, praticamente scelte dall'azienda. Negli ultimi due anni hanno aperto qualche possibilità anche per l'inizio di Settembre ma solitamente è agosto e solo agosto. Non potendomi dare due settimane a Settembre come avrei voluto e avendomi caldamente raccomandato di prendere almeno una delle due intorno al 15 agosto.

Non sapendo dove andare, visto che Cliff nei periodi estivi viene sballottato in tutta Italia per lavoro, ho pensato di tornare nella mia amata Berlino. Io e lei dobbiamo fare un po' pace e ricostruire bei ricordi. Ma allo stesso tempo mi sono sentita un po' come quelli che ogni anno vanno 3 mesi nello stesso posto e se non prendo almeno un treno sgangherato a viaggio, non sono affatto contenta.

Un collega mi ha suggerito Colonia, o Amburgo. E fu così che la pianificazione cominciò.

Dovendo decidere quali tra queste due mete scegliere dopo aver passato qualche giorno nella mia Berlino, venerdì sono stata a una specie di stand-up comedy dell'amico di un amico ai nuovi Murazzi (poveri Murazzi, poveri poveri) e rientrando (scappata un po' di corsa, a dirla tutta, sentivo quel disagio addosso da "devo tornare immediatamente a casa"), sul tram ho incrociato due musicisti. Lei, violinista, lui con uno strumento nascosto da una custodia che avrebbe facilmente potuto contenere un cadavere. Cercando di capire la loro provenienza, leggo il nome del negozio sulla custodia dello strumento di lui (o del cadavere, non lo sapremo mai) e proviene da Köln. Colonia.

Non mi piacciono i segni, non ci credo. Sarebbe troppo semplice dire che abitando vicina a Corso Umbria era destino avere il fidanzato Ternano. Ma decisamente questa volta hanno semplificato le cose (inoltre da successiva ricerca, Amburgo è davvero tanto cara) risparmiandomi la fatica di scegliere.


Ma se posso dirlo, ed essere totalmente sincera, il viaggio ha assunto un'altra dimensione. Non ho più la fregola di partire e andare. Mi piace andare eh? Ma ora mi piace anche restare, assaporare quello che c'è. Forse perché per la prima volta sono tranquilla. Ho una casa, una mia tana, un fidanzato splendido (in tutti i sensi eh, ogni tanto lo guardo e penso a quanto sono fortunata) che ha l'unica pecca di essere molto molto lontano, le mie cosine da fare, il violino, lo studio, ho ripreso a scrivere qui, sono in un meraviglioso gruppo di lettura in cui ci incontiamo (da remoto ahimè) sorseggiando birra e discutendo dei libri in lizza per il premio Strega (stiamo cercando di leggerli - quasi tutti. È il nostro Stregathlon). Quindi, Colonia o Au de Parfum, mi prendo ancora un po' di tempo per pensarci. 

26 luglio 2011

La mia commozione
cerebrale e non

Questa è stata una settimana un po' lunghina ma vorrei partire da venerdì che è stato il giorno in cui io sono tornata a Bologna. Magari un giorno vi parlerò anche degli esami, di come mi sono commossa a lasciare i miei compagni sapendo che solo attraverso grandi sforzi da parte di entrambe le parti potremo rivederci.
Venerdì 22/07:
parto carichissima con un borsone che mi fa ripensare alla mia strana ideologia contraria ai trolley (ingombrano, rompono le palle alla gente che cammina ecc ecc). Trascinandomi a forza questo borsone pieno di ogni cosa parto alla volta di Bologna. Fry verrà a prendermi alla stazione prendendosi un mezzo permessino perché non ho le chiavi per entrare a casa. Quindi ci rilassiamo un attimo e chiacchieriamo un po': alla fine tra una cosa e l'altra sono stata via una settimana e poi partiamo per Civitella Marittima, in provincia di grosseto. C'è il concerto de "Le Orme" ed è tanto che rompo per andare. Così ci incamminiamo per la strada. Google Maps (che tiene conto anche del traffico) dice che ci metteremo più di tre ore mentre il mio navigatore (che non tiene conto del traffico) parla di 2 ore e 45 minuti. Alla fine saranno 3 ore e mezza. C'è traffico e noi dobbiamo passare da Paganico perché una mia cara amica, Barbara, che quest'estate lavora al ristorante dei suoi genitori, è stata così carina da prenotarci l'albergo e ad andare a prenderci le chiavi. Per cui passiamo da lei (sono già le 22 - il concerto iniziava alle 21 ma Le Orme saranno l'ultimo gruppo a suonare), ci abbracciamo veloci, prendiamo le chiavi, portiamo la roba in albergo e cerchiamo questo posto. Lo troviamo abbastanza in fretta e appena arrivati vediamo una bancarella che vende robina de Le Orme. Non ci pensiamo nemmeno troppo e Fry decide di regalarmi "Felona e Sorona" che purtroppo non ho ancora avuto tempo di sentire. Così ci sediamo, prendiamo un paio di birre e un dolcino (avevamo cenato coi torcetti dolci che ci aveva regalato mia mamma) e cominciamo ad ascoltare. Non sono ancora loro, per fortuna, quindi vuol dire che siamo in tempo. Le Orme ovviamente partono col loro nuovo album che è carino, ma niente in confronto a "L'uomo di pezza", "Felona e Sorona" e "Collage". Il batterista, Michi Dei Rossi, è l'unico della formazione originale. Il cantante è nuovo, e la cosa buffa è che con quei capelli lunghi e bianchi sembra Gandalf. C'è una foto in cui riflette tutta la luce del mondo e sembra addirittura illuminato. Finiti i pezzi del loro ultimo album hanno un gran bel repertorio tra "Felona e Sorona" di cui purtroppo saltano qualche brano (ma la commozione di "Sospesi nell'incredibile" c'è tutta. Michi Dei Rossi ha più di 60 anni ma credo che un ventenne non riuscirebbe a stargli dietro (e poi metterò dei video dei suoi assoli di batteria). Il concerto è stato incredibile, una cosa non descrivibile a parole. Buffo quando gli abbiamo chiesto il bis e Michi ha detto "bhe facciamo una canzone" alzando il medio e io facendo le corna gli dico "bhe allora due, dai". Lui facendo le corna col pollice mi dice "no dai tre". A grande richiesta eseguono "Gioco di Bimba" (un paio di genitori mandano il proprio figlio sul palco per cantarla, tenete presente che è un pezzo pesantissimo che parla di pedofilia - il bimbo però fa scena muta e credo che questa cosa lo segnerà a vita, poverino), "Amico di ieri" e "Vedi Amsterdam". Finito tutto (c'era stato anche un problema con l'impianto e sembrava non potessero fare nemmeno il bis) sono scesi tra la folla. Bhe folla, eravamo pochini. Sembrava uno di quei concerti delle feste dell'unità che non conosce nessuno. Invece sono dei pilastri della musica rock, solo che in italia, come molti gruppi prog, non hanno avuto tanto seguito.
Alla fine mi sono fatta fare una foto con il cantante e alcune foto con Michi che tralaltro mi ha firmato il disco (A Carla con Love). Ero stracontentissima, e anche Fry ha apprezzato tantissimo il concerto. Gandalf a ogni fine pezzo piazzava il microfono sull'asta poi lasciava il palco (tanto c'erano un sacco di intermezzi strumentali) e quando tornava non riusciva più a levare il microfono e a disincastrare il filo, era una cosa buffissima. Dopo le foto e le risate siamo andati verso la macchina. Nel parcheggio, buio come la notte più nera, Fry inciampa su qualcosa e si fa male, pensa che sia solo una botta ma quando controlliamo alla luce del cellulare ha un bel taglione. Praticamente c'erano due aste di ferro che venivano in fuori dal terreno, tipo quelle che vengono usate per il cemento armato, e lui era inciampato in due di questi cosi. In macchina puliamo bene con acqua demineralizzata e vediamo che in effetti è profondino. Decidiamo quindi di fare un giro al pronto soccorso di Grosseto (distante ben 30 km). Sono già le due di notte, arriviamo verso le 2 e mezza al pronto soccorso dove oltre noi ci sono dei partecipanti a un addio al celibato (ho sentito i loro discorsi e poi avevano tutti quanti la stessa maglietta con su scritto "Stefano Game Over, si sposa.." o qualcosa del genere. Da quel poco che sono riuscita a sentire, il fratello dello sposo ha mangiato come un disgraziato e ha avuto una colite e ora stava facendo i controlli. Fry è entrato senza di me e mi hanno lasciata un po' preoccupatina in sala d'attesa. Meno male che Fry mi aggiornava con whazzapp. Gli hanno medicato la ferita e gli hanno fatto l'antitetanica. Io sarei morta di paura invece lui tranquillizzava me!
Arriviamo in albergo che sono quasi le quattro. L'albergo è costruito sulle fondamenta di un vecchio mulino ed è in un posto splendido. Ve lo consiglio assolutamente se passate in quella zona. Ci guardiamo una puntata di Futurama quasi in coma profondo e poi nanniamo.

Sabato 23 luglio.
Svegliarsi in quella pace è una cosa che non si descrive. Ci godiamo un po' la nostra mattina vacanziera toscana e lasciamo la camera. Peccato che non sappiamo a chi lasciare le chiavi, non c'è nessuno. Chiamo il cellulare che vedo su un biglietto da visita all'ingresso dell'albergo e l'albergatore mi dice di lasciare le chiavi della camera sul comodino della stanza e i soldi nel cassetto del comodino. Buffa cosa.
Comunque decidiamo di fare colazione e un giro prima di andare dalla Barbara a mangiare e fare quattro chiacchiere. Il paesino di Paganico è incantevole anche se minuscolo. In 10 minuti lo giriamo tutto un paio di volte e alla fine ci sediamo un pochino per far passare il tempo. Andiamo al ristorante e dopo quattro minuscole chiacchiere ci sediamo per mangiare. Allora, dirla tutta per dirla tutta. Se ormai avete già dormito al vecchio molino, perché non mangiare al Ristorante Malù che è un posticino graziosissimo e ci si mangia davvero bene? Noi davvero più soddisfatti di così non potevamo essere. Ragazzi che mangiata, e che bontà. Purtroppo io e Barbara non abbiamo molto tempo di fare quattro chiacchiere, nemmeno col suo compagno Carlo, arriva gente e noi dobbiamo ripartire. E' stata una vacanzina veloce, ma stupenda. Anche e soprattutto perché ho rivisto Barbarina e sono stata davvero contenta.

Lunedì 25 luglio.
Oggi pranzo con i miei amici Fiorentini, amici ed ex-colleghi. Ovviamente quando mi sposto io c'è sempre il delirio. Infatti un incendio nella stazione di Roma Tiburtina ha diviso l'Italia a metà e c'è stato un macello con i treni. Comunque alla fine sono riuscita a scendere e a risalire e confesso che tornare in ufficio mi ha fatto balzare il cuore in gola. E rivedere i miei ex colleghi, bhe che dire. Ci sono stati momenti di grandi coccole. A pranzo sono venuti anche Roccio e Umberto e davvero si sono fatti uno sbattone per venire a pranzo con me e non posso che ringraziarli tantissimo. Vi voglio un sacco bene.
E ora le foto e i video. Scusate se ho scritto di corsa e tardi ma ho davvero pochissimo tempo.
Concerto de Le Orme a Civitella Marittima






14 luglio 2011

Ho saputo con estrema felicità che entrambi i blog vengono letti da alcuni miei compagni di corso e che i racconti sulla "monnezza" sono piaciuti tantissimo.
Ebbravi Iolao Badguy e Me.

12 luglio 2011

Musica e nostalgia

Se non avete ancora letto i racconti di ieri vi invito a farlo immediatamente.
Due cose stamane.
Prima nota: ci sono due punkabbestia che dormono nel pratone fuori dall'ufficio (si trova in un complesso che una volta era una fabbrica di succhi di frutta, pensa te - a memoria è rimasta la ciminiera) sistemati alla bell'e meglio su un materasso di fortuna preso chissà dove.
Li invidio perché sono liberi. Io mi sono venduta per il lavoro e per un sacco di cose. Non potrei avere la cresta o i capelli colorati come piace a me, non posso vestirmi come mi pare (oddio bhe in quello ci sono quasi eh?) e penso allora: rinuncerei a tutto ciò che ho, tutte le mie comodità per vivere scialla in libertà? Mi dico di no e sorrido della mia ipocrisia.
In ogni caso li invidio.
Ci penso spesso, dovrei trovare qualcosa da fare che mi possa permettere di essere come sono (nel mio caso penso ci possano essere poche cose: l'artista, la parrucchiera, l'estetista o lavori tipo la fotografa).
Seconda nota: mi sono svegliata con un po' di nostalgia. Ma forse è perché mi devono arrivare. Quando mi devono arrivare qualunque cosa mi fa piangere.
Poi penso alla Corsica, si sta avvicinando la vacanza, e stasera ho un altro colloquio, e domani sera parto per Torino quindi mi rilasserò un bel po' (oddio nemmen tanto dato che dovremo studiare per l'esame) fino al venerdì della settimana successiva, giorno in cui riscenderò perché la sera c'è il concerto de Le Orme a Grosseto. E chi se lo perde?

11 luglio 2011

Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè a malapena riesco a mandar giù...

Non devo mai dare retta a chi mi dice di andare all'ultimo momento in stazione. Venerdì pomeriggio alle 17 ho questo colloquio a Modena ma ho programmato tutto per arrivare in anticipissimo, anche in stazione. E faccio bene perché in stazione c'è il delirio. Treni con ritardi di 60 minuti, treni cancellati, macchinette per fare i biglietti che non danno il resto (emmeno male che ho il bancomat). Insomma in questo clima generale di ansia e terrore riesco a partire con un treno regionale, caldo abbestia, con aria condizionata naturale (ovvero finestrini aperti, un chiasso devastante, non sono nemmeno riuscita a leggere).
Arrivata a Modena (che comunque in treno non è molto distante) ho il problema dell'acquisto dei biglietti. Devo prendere il bus 3 che mi porta al luogo X, ma il gabbiotto per fare i biglietti all'esterno della stazione è chiuso. Così mentre mi chiedo che fare e il caldo mi squaglia il cervello, vado un attimo da McDonald's a prendere una coca cola: zuccheri e liquidi essenziali per sopravvivere a una giornata così caldissima. E poi pipì ovviamente. Salgo al bagno e al lavandino trovo una ragazza che si sta lavando i piedi e le infradito. Però, non male.
Ricordo di aver visto un bar poco distante da lì, magari vendono biglietti del bus o posso chiedere informazioni su dove acquistarli. Peccato che all'esterno abbiano una stampa molto esplicativa sulla loro politica informatica, ovvero: "Per informazioni è necessario consumare".
Pensando a tutti i doppi sensi sulla parola "consumare", torno indietro verso gli autobus ed ecco che passa il 3. Dimentico di non avere il biglietto e corro per prenderlo entrando dall'uscita ma rimango subito bloccata da un tornello che appunto permette solo l'uscita da quella porta, ma non l'entrata. Meno male che una signora scende e, tenendo aperto il tornellino, riesco ad entrare. Noto che vicino all'entrata c'è la macchinetta per fare i biglietti, peccato che anche lì ci sia il tornello e quindi mi devo sporgere in avanti per fare il biglietto. La macchinetta ha poi un enorme tasto giallo e un minuscolo tastino rosso. Per ottenere il biglietto, secondo voi, quale tasto andava pigiato? Ecco il tastino minuscolo rosso. Una signora è accorsa in mio aiuto quando mi ha vista in difficoltà.
Io già mi stavo rompendo le palle.
Modena deve avere a cuore l'ordine di salita sul bus perché, oltre ad avere sul versante esterno delle porte d'uscita, un'unica enorme decalcomania del divieto d'accesso, in ogni dove ricordano anche da che parte si entra sul bus e cosa bisogna fare. Qualcosa come "entrare sempre dalla porta anteriore" e poi "preparare i soldi per l'acquisto del biglietto" ecc ecc.
Arrivo dove devo arrivare, faccio un giro perché è molto molto presto e poi vado al luogo X.
Suono il citofono e mi accompagnano dal supercapo che mi fa accomodare a un tavolo tondo mentre lui, sulla scrivania poco distante, è al telefono.
Tempo 2 minuti e arriva un responsabile commerciale che mi stringe la mano, piacere piacere, e attendiamo il supercapo. Il supercapo ha i capelli bianchi e sembra apparentemente disordinato, ci impiega tantissimo a cercare il mio curriculum che alla fine è sulla scrivania e quando lo legge esclama "Barbagli, il migliore nel suo campo". Mi spiegano che tipo di lavoro andrei a fare, quando partirebbe ogni cosa, l'orario di lavoro, chiedo informazioni sulla paga, sui buoni pasto, sul tipo di contratto.
La loro filosofia mi piace, gli stipendi sono tutti uguali (ovviamente per chi fa lo stesso lavoro, ma non fanno distinzione tra interinali e assunti), andrei a guadagnare poco meno di quanto prendevo a Firenze ma anche qui avrei i buoni pasto e si tratterebbe di un part time di 33 ore settimanali. Ogni volta che mi parla di quello che dovrei fare ci tiene a specificare "se la cosa va in porto", però tra le righe mi sembra di piacergli in qualche modo. Mi dice che il lavoro è anche più complesso di quello che facevo a Firenze ma l'ambiente è tranquillo e le colleghe si trovano bene. Il colloquio dura abbastanza, anche perché alla mia domanda sullo stipendio si mette a fare un monte di calcoli, per i buoni pasto (dato che i primi due mesi sarei interinale) chiama l'agenzia per lavoro interinale e quando scopre che l'altra ragazza assunta da loro non ha i buoni pasto dice che devono darglieli perché paga e tutto il resto devono essere uguali. Quando chiedo la data di inizio ("se tutto va in porto") guardano il calendario e si consultano e decidono che il 22 agosto potrebbe essere una buona data, "così", mi dice "può anche andare tranquilla in ferie". Mi chiede se sono interessata, ovviamente sì, se ho la macchina, purtroppo no. Mi dice che ogni tanto bisogna spostarsi da una sede all'altra ma è raro. Chiede al responsabile commerciale se hanno macchine aziendali da darmi e lui dice di no. Guardandomi allora "Bhe, una macchina serve sempre, magari tra poco la ricomprerà". "Certo, con un lavoro ci si può pensare" gli dico.
Il commerciale mi dice che sarebbe bene andare a dare un occhio allo sportello (informativo dell'acqua e del gas) prima di cominciare a lavorare, per cui mi dice che mi richiamerà per darmi una data in cui c'è qualcuno presente che può farmi fare un giro a presentarmi i colleghi e vedere la sede (e qui omette il "se tutto va in porto") e quando il supercapo mi stringe la mano afferma "Ci faccia fare bella figura".
Mi è sembrato un "va bene la prendiamo". Così stringo la mano soddisfatta ed esco tutta contenta scrivendo sull'iPhone email, twit e post ovunque. Dico a Fry che torno a Bologna alle 19 e qualcosa se può passare lui in stazione a prendermi.
Mentre sono alla fermata del bus passa un signore in macchina che mi chiede dove deve andare per Modena2. Mi chiedo se il berlusca ha fatto irruzione anche lì e dico che non ne ho idea, sono solo di passaggio.
Una signora vuole vendermi un biglietto che, dice, non è ancora scaduto. La ringrazio e dico che non importa.
Il bus che riprendo non ha i tornelli, meno male.
Alla stazione di Modena vado nei bagni (gratuiti) che sono i più puliti del mondo considerando che sono bagni di una stazione ferroviaria e in sala d'attesa cerco di leggere ma sono troppo contenta e agitata.
Anche Fry è contento e sabato ci concederemo una giornata di shopping all'outlet di Castelguelfo. Io prendo due magliette e due pantaloncini di jeans, Fry un paio di scarpe (arrivando a quota 10, ha più scarpe di me), poi da scarpe e scarpe io cerco di avvicinarmi comprando un paio di sandaletti aperti, senza tacco.
Ora devo dirlo, l'entusiasmo per il lavoro si è già smorzato e mi manca quella sicurezza di avere fatto colpo che ho avuto immediatamente venerdì. Più che altro, credo, da lunedì ci saranno gli esami per il corso java e sono piuttosto agitata per quello.
E, sono sincera, non sono del tutto convinta che lo passerò. Ma voglio provarci.
Potrebbe accadere il miracolo della vita.
Canzone del giorno: Il Diluvio Subsonica

27 giugno 2011

Da riesame.

Per il racconto del weekend vi rimando a CuriosanBo, l'altro nostro blog (che sarà aggiornato, con foto e tutto, spero stasera).
Ieri sera prendere sonno è stato complicato. Un po' di pensieri si intrecciavano in testa.
Ho terminato il libro sull'intelligenza emotiva, il quale mi ha dato consapevolezza maggiore della mia instabilità emotiva che mi impedisce di fare molte delle cose che mi prefiggo. O di farne delle altre in maniera del tutto improvvisa e impulsiva. Ho cominciato un libro molto interessante, di Philip Zimbardo: L'effetto lucifero - cattivi si diventa? Per una versione romanzata dell'esperimento condotto negli anni 70 dal prof. Zimbardo si veda "Das Experiment - Cercasi cavie umane", un film tedesco del 2001 (di cui l'anno scorso è stato fatto un remake americano). Se l'avete visto e sapete ora dell'esistenza di questo libro non potete non leggerlo.
In ogni caso, il weekend è stato piacevolissimo. Se il sabato è stato un corri corri, la domenica è stata di puro relax.
Peccato che Giovedì mi arriva una e-mail dalla responsabile del corso Java che ci chiede di consegnare le tesine. Le tesine per l'esame del corso Java, che dovrebbero riportare quanto noi abbiamo fatto in stage. Cos'ho fatto in stage a parte scrivere sul blog, su twitter, sull'altro blog e leggere repubblica? Molto poco, direi.
Quindi stavo di nuovo rivalutando questa cosa dell'esame, e mettendo in chiaro i motivi per cui dovrei o non dovrei darlo. Le motivazioni che mi spingerebbero a dare l'esame sono la paura di deludere chi mi circonda, lo stress di dover sopportare la responsabile del corso che mi cazzierebbe perché aveva riposto tanta fiducia in me, i miei compagni che mi dicono (lo so per certo) che sto facendo una cazzata, il peso di dover andare dal tutor dello stage a dire che mollo e che non sono riuscita a fare ciò che mi era stato richiesto.
Mi pare un po' poco come motivazione.
Così tra uno strizzone e l'altro allo stomaco, penso proprio che non andrò all'esame. Durante la notte ho elaborato diverse strategie per andarci comunque, una di queste potrebbe essere chiedere al mio tutor di interrompere qui lo stage e usare il tempo rimasto per studiare. Ma se non ci riuscissi (per le deboli motivazioni di cui sopra) non mi sentirei ancora più in colpa e delusa? In ogni caso anche rimanere qui è una perdita di tempo. Non farei comunque bene a mollare almeno lo stage e intanto almeno provare a studiare? Se riuscissi a trovare un lavoro, qualsiasi cosa, sarebbe un gran sollievo.

Canzone del giorno: La Funzione Subsonica

15 giugno 2011

Respiro la nebbia, penso a te.

Secondo la neurologa Birba è migliorata. Cerca di mettersi a sedere ed è più mobile, e noi siamo tutti più sollevati. Ora è sotto terapia di cortisone e mia mamma le sta facendo la fisioterapia muovendole le zampette.
Respiro.
Oggi Fry è a Cesena perché tiene un corso su SEO e Web Marketing. Fino a ieri sera sapevo ci sarebbe stato lo streaming, che poi però non è stato concesso. Peccato me lo sarei guardato volentieri. Avevo anche sparso un po' la voce.
Ieri ho avuto la geniale idea di depilarmi le gambe con la lametta e poi spargermi di acido glicolico. La pelle mi bruciava talmente tanto che pensavo mi cascasse a brandelli.
Sono così contenta per il fatto di Birba che ora non riesco a pensare ad altro. Anche se motivi per avere mille preoccupazioni ce ne sarebbero eh? Dovrei studiare per il corso e l'esame, devo cercare lavoro, dovrei riuscire a combinare qualcosa qui allo stage. Eppure il cuore è sollevato, perché so che la mia Birba potrebbe migliorare.

Canzone del giorno: Impressioni di Settembre PRM (Premiata Forneria Marconi)

14 giugno 2011

Vaffanquorum

Ieri orgasmi multipli: abbiamo raggiunto il quorum. Il quorum ragazzi.
Niente nucleare, niente acqua privata, niente introiti garantiti alle società che gestiscono l'acqua e niente legittimo impedimento. Significa che la rete ha fatto finalmente il suo.
Per quanto riguarda Birba ancora non si muove.
Stiamo qui ad aspettare.

Il colloquio di lavoro è stato un colloquio farlocco: non ha nemmeno letto il mio curriculum, e dopo una brevissima spiegazione di cosa fa questa azienda (il cui nome ho dovuto chiedere perché non mi è stato riferito) mi ha chiesto di presentarmi oggi per un giorno di prova. Dapprima ho detto di sì, poi mi sono ricordata di aver fatto un colloquio identico anche a Firenze, ho cercato online il nome della ditta e ho trovato la truffa. Stipendio 400 euro al mese, culo indefinito, trasportati di qua e di là a fare contratti enel o simili.
No grazie.
Così ho mandato altri curricula ma sono un pochino, come dire, demoralizzata.
Sto leggendo un libro molto interessante di Daniel Goleman, che si intitola "Intelligenza Emotiva". C'è stato un test effettuato su bambini di 4 anni in cui si chiedeva loro di attendere il ritorno dello sperimentatore per avere due caramelle, altrimenti immediatamente potevano avere una sola caramella. E poi lasciavano il bambino solo in una stanza con una caramella. Alcuni prendevano la caramella, altri attendevano il ritorno dello sperimentatore. Mentre leggevo mi dicevo che io avrei preso subito una caramella, tzè aspettare per averne due.
Insomma una parte dei bambini non aspettò e l'altra sì. Questi ultimi avevano dimostrato di saper quindi tenere a bada l'impulsività (quattro anni eh?) e attendere per ottenere qualcosa di meglio.
Questi bambini sono stati seguiti fino all'adolescenza e hanno notato che i bimbi che avevano saputo aspettare erano diventati dei ragazzi che sapevano raggiungere dei risultati, più sicuri di sè e meno inclini al rinunciare a portare a termine le cose. Il contrario o quasi per gli altri ragazzi.
Io lo dico, avrei preso una sola caramella. E' per quella caramella presa d'impulso che io non riesco a concludere nulla e mi demoralizzo alle prime difficoltà? Nel libro descrive anche come queste persone in effetti non riescano a mettersi a dieta, tra le altre cose.
Io ogni mattina quando andiamo al bar a fare colazione mi dico di prendere solo il caffè. Poi finisce che prendo sempre anche la brioche e mi dico "massì vabbhe se non resisto una volta"...
Teek beccata. Ora scoperta questa cosa, devo andare avanti, per forza. Dare l'esame, almeno provarci e non rinunciare. Mi farò il culo questo mese, studierò, prenderò sta cazzo di qualifica anche se non voglio più fare la programmatrice. Devo farlo essenzialmente per me, e se non passerò l'esame pazienza.

Canzone del giorno: Aqualung Jethro Tull

11 giugno 2011

La mia beerba

Sono tornata ieri sera a Torino sperando di coccolare la mia piccola Birba. Invece tra il casino della stazione e il resto, al telefono non avevo capito molto bene. Birba è ricoverata alla clinica veterinaria e non potrò vederla se non stasera, quando mia mamma andrà a prenderla. Nello stesso orario in cui io sono dalla psicologa. E i mille appuntamenti tra stasera e domani, potrò stare pochissimo con lei. Parlando con mia mamma mi sembra di aver capito che ha un'embolia vascolare. Muove le zampine ma non si regge in piedi, e mangia molto poco. Il veterinario della clinica dice che possiamo solo aspettare: potrebbe migliorare come peggiorare.
E' successo così, da un giorno all'altro Birba non si muoveva più. Mia mamma spaventata l'ha portata subito alla clinica dove le han detto che aveva un po' di artrosi e di lasciarla a riposo due settimane.
Mia mamma intanto ha faxato la cartella clinica al nostro veterinario dove, dopo un po' di titubanza in cui non se la sentiva di "scavalcare" il suo collega con esperienza trentennale, ha chiesto a mia mamma di riportare Birba alla clinica e farle fare una TAC.
Dalla TAC hanno visto questa cosa. Ora è sotto flebo e aspettiamo.
Ma che tristezza, stanotte pensavo davvero a come poteva essersi sentita abbandonata in un posto come quello, dentro un gabbiotto accanto ad altri cani che non conosce e accarezzata da mani sconosciute.

Stanotte ho fatto un sogno strano, ho sognato che ero a cena con Roccio dai suoi genitori nella loro casa nuova (che io non ho mai visto). Tutti chiacchieriamo allegramente, solo il babbo di Roccio mi guarda male (ho già fatto un sogno simile dove lui non proferisce parola e mi guarda malissimo) e sta in silenzio. Succede però una cosa che nell'altro sogno non è successa. In primis nell'altro sogno mi sentivo devastantemente in colpa, mentre in questo no. Nell'altro sogno non reagivo in nessun modo mentre in questo sbotto e gli dico che non sono affari suoi di come sono andate le cose tra me e suo figlio. Che possiamo tranquillamente anche parlare insieme senza problemi perché non ci odiamo e andiamo d'accordo. E questo non lo deve interessare.
Credo di aver risolto, a modo mio, la questione dei sensi di colpa in questa faccenda. Ho metabolizzato che non è colpa mia, e che non potevo comportarmi altrimenti. E che non ero obbligata a salutarli, in nessun modo.
Detto questo, oggi ho la psicologa, poi torno a casa a vedere Birba, poi cena con i compagni delle elementari, poi spettacolo di teatro comico (dove recita sempre un compagno delle elementari) e poi morte a letto, spero. Non ho molta voglia di andare in giro. Domattina voto al referendum e domani pomeriggio si parte. Incrociate le dita per la mia Birbina.

p.s. lunedì ho un colloquio, per un lavoro che non c'entra nulla con l'informatica. mi sa che la programmazione non fa per me, poi se trovo lavoro subito, tra qualche mese potrei davvero finire in Madagascar. E il corso? Ci penserò: per ora posso dire che non me ne frega assolutamente nulla e il discorso del corso e dell'esame mi mette solo ansia?

24 maggio 2011

Se non ora, quando?

Oggi va meglio. Visioni pessimistiche si sono dissolte come neve al sole. Forse torneranno, non so. Per ora mi godo questo momento tranquillo, i momenti di vita quotidiana e ah, stasera alle 18 non mancate: su Geo&Geo parleranno di piante carnivore e ci saranno due persone che conosco a chiacchierarne. Uno, tralaltro, bolognese.
Altre novità: un mio amico milanese si è lasciato con la fidanzata con cui stava da 7 anni. Posso tranquillamente affermare di non aver mai visto tante separazioni come quelle avvenute tra la fine del 2010 e ora.
Sarebbe buffo sentire cosa ne pensano gli astrologi. Quali pianeti si sono congiunti per portare a tante separazioni?
Le conto sulle ditine della mano eh? Almeno 5! Ma se mi sforzo, secondo me, ne vengono fuori altre.
Comunque, coppie separate, non disperate. A volte stare da soli anche per breve tempo ci aiuta a recuperare noi stessi, ovvero ciò che di più importante abbiamo. E poi la separazione può non essere anche un distacco. Quando si vuole bene a una persona, anche se le cose non sono più le stesse, quando si ha condiviso tanto, non è che detto che non ci si debba più sentire. Non è detto che le coppie esistono solo in quanto coppie.
Certo, quando la rabbia è tanta questo passaggio è impossibile. Ma auguro a tutti che non sia così.
Detto questo, sabato siamo stati a Ravenna. Bello, bei mosaici, anche se non siamo riusciti a vedere tutto perché la simpaticissima signora della prima biglietteria ci ha venduto biglietti per tre strutture che non erano quelle che volevamo vedere. Fatti altri due passi abbiamo trovato una seconda biglietteria con le cose che ci interessavano. Che poi "Vi vedo giovani, ci sono sconti per ragazzi fino ai 25 anni". Se, grazie mille ma ne abbiamo trenta.
"Ah allora ci sono sconti per studenti". Ecco, ci prendi in giro?
"Va bhe, comunque la bimba piccola non paga"
Bimba piccola? Ci giriamo e i turisti tedeschi lì accanto avevano parcheggiato un passeggino accanto a noi.
"Ma non è nostra!"
Ah scusate.
In un attimo ci siamo sentiti ventiquattrenni studenti e padri. Magari per la prima, anche no per le ultime due. Ho scoperto che studiare non fa proprio per me.
E infatti il corso Java non è stata un'idea meravigliosa. Chissà che pensavo quando mi sono iscritta. Cioè lo sapevo, temevo di non trovare lavoro e volevo tenermi impegnata. Ma non esattamente l'impegno che fa per me. Forse era meglio usare la mia solita tattica. Trovare un lavoretto e nel frattempo cercare.
E ora mi tocca studiare anche per l'esame, se no è stato come buttare via un anno di lavoro. E il Madagascar? Spero per settembre. Vuol dire prosciugare gli ultimi risparmi; ma se non ora, quando?

05 maggio 2011

Passi di bimba

Ieri ultimo appuntamento con la psicocosa prima di scendere per il mio stage a Bologna. Oggi ultimo giorno di corso (uh quante cose ultime) e siamo andati a fare un miniaperitivo al centro commerciale lì davanti, per salutarci un attimino. E in effetti potevamo fare qualcosa, portare dei salatini, dei dolcini, mi sembra che ci siamo salutati molto in fretta e comunque mi mancheranno. Io non ero così prima, non legavo con nessuno, stavo sempre in disparte. Ora mi affeziono, e poi mi spiace. E poi vorrei mantenere i contatti. Ma spesso non mi è possibile.
Per dire, il 21 fanno una cena a casa del nostro compagno cubano ma non potrò esserci e mi spiace. Non potrò esserci perché ho programmato altre due date in cui salire e non posso proprio permettermi un altro viaggio aggiuntivo.
La cosa buffa è che in un'azienda hanno preso tre di noi a fare lo stage: un calabrese, un marocchino e un cubano. Non sembra una barzelletta? C'erano un marocchino, un cubano e un calabrese...
In ogni caso questo corso, questo periodo qui a Torino, ogni cosa mi è servita per arrivare ad oggi: e anche se sono un po' demoralizzata per l'esame finale e temo di non passarlo perché mi sono resa conto di avere un po' bighellonato in questo ultimo periodo, anche se non dovessi passare l'esame non credo che sia tempo perso. E' vero mi sono importa di studiare in questi due mesi di stage ma mi sono tranquillizzata. C'è la mia strada da qualche parte, là fuori.
Ora voglio solo pensare a domani.
Se volete capire come mi sento, provate a guardare "Tutte le manie di Bob", ecco, io ora so che devo affrontare la mia vita a passi di bimbo, e anche se gli altri corrono, 'fanculo, e se gli altri si aspettano che io corra, 'fanculo di nuovo. Sto camminando in montagna e devo mantenere il mio passo. Che è mio e solo mio.
Purtroppo per ora non riesco a fare progetti troppo in là nel tempo quindi devo affrontare davvero le cose a passi di bimbo. Ma ci sto lavorando.

23 marzo 2011

Il mio personaggio

Non so come dirlo, non sono brava con Java. Di tutt'altra opinione è la nostra insegnante nonché responsabile del corso. Che mi ha fatto diventare una sorta di capoprogetto/capogruppo per un minuscolo progettino. Che ovviamente non è stato terminato. A nulla sono valse le mie proteste ufficiali, non c'è stato verso.
Giornata di sole, tante cose da fare, nessuna voglia di farle. Sono qui, e sono un aquilone. Zero cervello e tanta voglia di volare.
Non capisco se l'impressione che do' è così positiva, se sono davvero così brava oppure se la gente mi sopravvaluta un casino.
In ogni caso il mio personaggio deve essere davvero mitico. Al corso mi vogliono tutti bene e pensano che io sia un mezzo genio.

Canzone del giorno: Bambina Impertinente Carmen Consoli

07 marzo 2011

Da non sottovalutare

Comincerò a raccontare questa giornata partendo dall'ultima cosa.
Numero uno: a volte sottovaluto le persone, tipo mia mamma.
M: "Com'è andato il colloquio?"
Io: "Bene, mi hanno presa!"
M: "TI HANNO PRESA?"
Io: "Sì ma è uno stage di due mesi"
M: "Cos'è uno stage?"
Io: "Mhm bhe, hai presente il corso che sto facendo? Bene, per due mesi mi mandano a fare formazione direttamente in un'azienda"
M: "Ah bello"
Io: "Ci sarebbe una sola cosa, lo stage non è a Torino"
M: "E dov'è?"
Io: "Bhe, a Bologna"
M: "Quindi per due mesi starai a Bologna"
Io: "Mah se tutto va bene l'intenzione è di rimanerci"
M: "Bhe, tanto a Bologna hai anche gli amici (eh..), va bhe se hai bisogno di aiuto per l'affitto dimmelo"
O_o"
Da mia mamma mi aspettavo come minimo un "Mha!" aspirato, tanto molisano quanto ansiogeno quanto secco. Il Mha di mia mamma significa "che cazzo" o indifferentemente "che bello", a seconda dei contesti. In alcuni casi può intepretarsi come "'ncul a sorreta" oppure "ho bruciato l'arrosto", ma da che ricordi mia mamma ha sempre commentato qualunque cosa con un secco e aspiratissimo "Mha!"
Nulla.
A parte che ha pronunciato la parola tabù, ovvero "aiutare". Io quando sento quella parola ho uno scoppio di eritemi sul volto e le mie corde vocali riescono a pronunciare solo questa stringa di caratteri "No, grazie faccio da sola".
Ma sono stata zitta per un po'.
Poi le mie corde vocali non hanno resistito e ho detto "Non ce n'è bisogno, per ora, grazie".
Indi poscia la mia più grossa fatica, che non era il colloquio come molti sospettavano, è stata superata.
In realtà è stata una giornata piuttosto angosciante per vari versi.
Innanzitutto in pausa pranzo ho avuto la brillante idea di parlare a Roccio di quanto mi sta sentimentalmente accadendo. Non avrei dovuto? Avrei dovuto? La comunicazione è stata rotta bruscamente dall'arrivo della responsabile del corso, potete immaginare come mi possa essere sentita io, che ho i sensi di colpa solo a tenere le scarpe slacciate. Non potendo chiarire nell'immediato la mia bella ansietta me la sono tenuta lì.
La responsabile ci annuncia che faremo un progetto a coppie. Sono stata associata con uno di cui a malapena conosco il suono della voce perché ci avrò parlato sì e no 5 volte in tutta la durata del corso. Difatti ci guardiamo con aria interrogativa. E lei conferma che siamo la coppia che le crea più dubbi. Sia mai, mettermi in difficoltà mai eh? Ansia numero due.
Peccato che alle 15 devo uscire, tornare a casa a cambiarmi, sono vestita in modo indecente e ho il colloquio con un uomo (sì un uomo, e sì lo so, mi sono abbassata a farmi carina per un colloquio, ma proprio stamani non avevamo "pari opportunità" come materia? Sese ma esistono le pari opportunità? Dovrebbero sì... E invece) e andare al centro Piero della Francesca, un colossale monumento al cemento armato pieno di aziende e senza possibilità alcuna di parcheggiare. Peccato che oggi avevo anche la psicologa. Mi tocca chiamare e spostare.
Arrivo lì e trovo parcheggio davanti al complesso. Io sgrano i miei bellissimi occhioni verdi che non mi pare il vero.
Intanto ero in ansia per tutto fuorché per il colloquio.
Chiamo la psicologa e mi sposta l'appuntamento per lunedì 21 marzo, e va bhe, è un po' in là ma che si deve fare?
Entro nel complesso e c'è anche un punto informazioni, mi spediscono al quinto piano. Ascensore minuscolo, apposta per i claustrofobici credo. Arrivo al quinto piano, corridoio lunghissimo stile albergo di Shining, cammino e guardo le porte sperando di trovare la stanza 237 e vivere finalmente il mio film horror. Ma nulla. Il corridoio è senza vita, non ci sono stanze con chiavette sanguinanti attaccate e cammina cammina trovo la mia azienda colloquiante.
Suono e mi annuncio. Mi fanno sedere. Attendo, attendo, attendo.
Sono scosciata un pochetto. E attendo. Mi sporgo un attimo per prendere una rivista sul tavolino e far finta di leggere ma mi accorgo che la poltroncina su cui sono seduta ha le rotelline e rischio di lanciarmi in avanti con la sedia facendo una meravigliosa figura epocale (sabato ne ho fatte già due, vogliamo parlarne?). Mi rimetto in sesto.
Aspetto.
Arriva un omino, gli sorrido pensando fosse per me. Non è per me ma ricambia il sorriso.
Grazie.
Arriva un altro omino di corsa. Mi lancia la mano al volo che riesco a malapena a stringere, in tutto questo lui ha solo lievemente rallentato ma non si è fermato. Mi precede in una saletta che forse è un ufficio, forse il suo ufficio, forse una sala riunioni, credo di non avere osservato nulla perché il tizio in questione non ha mai levato gli occhi dai miei occhi e non potevo abbassare lo sguardo (la guardia).
Prima domanda: "Ma come mai Bologna?"
Questa l'ho studiata, sono pronta: "Bologna è una città piccina, sarebbe mio interesse andarci a vivere e, nella speranza di una prospettiva di lavoro futura, intanto comincio uno stage lì".
Non abbassa mai gli occhi, è inquietante.
Mi spiega brevemente che lo stage sarà su VBA (penso a cosa sia ma non mi interessa), dico che mi va bene, che va bene anche alla mia responsabile, per quello non ci sono problemi.
"Sì noi saremmo interessati, per noi non ci sono assolutamente problemi, se vuole può fare anche uno stage in Php o Java ma il problema è che ora non abbiamo lavori di quel tipo, per cui starebbe davanti a un pc ma non farebbe nulla di professionalizzante, mentre con VBA abbiamo delle cose reali da farle fare"
A me sta bene, dico. A lui sta bene, a me sta bene, a noi sta bene. Colloquio terminato. Mi lascia il suo biglietto da visita e poco fa gli ho mandato una mail per confermargli l'indirizzo e-mail della mia responsabile. Che dire. E' fatta.
Torno a casa e chiacchiero con Roccio, mi spiace forse non dovevo dirglielo, ma mi rassicura di nuovo. E' che non volevo che lo sapesse da queste pagine, o da facebook, o da twitter, preferivo lo sentisse da me. Poi poteva anche mandarmi a stendere ma penso di aver fatto la cosa giusta.
E ora penso a maggio. Passi di bimbo per maggio.

Oggi nessuna canzone. Sono io musica.

Vi lascio con questa chicca che è uno dei miei film preferiti :D

02 marzo 2011

Nessun Armageddon oggi

Condivido un attimino con voi questa giornata fantastica. Bhe innanzitutto ho ricevuto il *reale* risultato del test di Tecniche di Programmazione, ovvero 100/100 (avevo scritto qualche giorno fa 90/100, poco male, sbagliato di poco). Risultato complessivo della materia 23/25 (penalizzata solo dalle assenze, essendo entrata un mese dopo l'inizio del corso questa cosa pesa abbastanza). La sorpresa più grande è stata il Test di Programmazione a Oggetti che credevo di aver passato solo con la sufficienza tirata e invece si è rivelato essere un brillante 80/100 (valutazione complessiva della materia 25/25). Ragazzi, che dire.
Ma non è finita.
Ricevo risposta da un'azienda di Bologna per lo stage (tralaltro un'azienda con sedi a Torino, Milano e Bologna). Non hanno nulla per me in Java/Oracle ma, se sono interessata, possono propormi dei lavori in Php e VBA. Ne parlo con la responsabile del corso che mi dice che è ok. Sarà più difficile per me perché dovrò imparare il Php ma non mi vede in difficoltà, anzi. Sono un "elemento valido", dice (autostima +1000), e non avrebbe problemi a mandarmi in stage a partire da domani. Che nonostante fossi partita sapendo zero di programmazione, insomma, sono portata.
Ho appena risposto all'azienda e incrociamo le dita. Io sono sempre ottimista e sono sempre più convinta che quando sorridi alla vita, la vita stessa ti sorride. Ingenua? Forse un po'. Ma oggi sto bene così.
Stay hungry, stay foolish. Sempre.

Ora doccia che abbiamo il sushino con alcuni compagni di corso. Un hip hip hurrà per me e un abbraccio a tutto il mondo.

24 febbraio 2011

Passi silenziosi

Due bacchettate, giuste ma comunque bacchettate.
Roccio mi fa notare che non posso continuare a cazzeggiare così, che sono grandicella anch'io, e devo prendere una strada (ah, endorfine, ma che mi sta capitando? va bhe meglio, mi fanno star bene). Dapprincipio mi ero sfavata come un'anguilla marinata. Cioè. CIOE'. Ne vogliamo parlare?
Ma dopo aver sfogato per iscritto il mio pensiero impulsivo e dopo averlo cancellato, bhe ho capito. Ho capito quanto è stato difficile per lui dirmi ciò che "realmente" pensava. E che non l'ha detto per ferirmi o altro ma perché è così, lo so anche io, lo sa lui, lo sanno tutti che sono una cazzona fancazzista che detesta crescere. Un Peter Pan all'eterna ricerca della sua ombra. E che finora mi sta bene così, eh?
In effetti per come l'ho conosciuto io in questi anni deve essere una cosa devastantemente difficile cercare di approcciarsi in modo totalmente nuovo con il mondo. Quindi, bravo Roccio.
Un po' meno brava Carla, oggi, che aveva un test di OOP e che non ha studiato nulla - ed è per questo che è stata bacchettata da Roccio - , o meglio, ha leggiucchiato qualcosa nelle prime due ore (in cui c'era da preparare il curriculum e il mio è già infiocchettato) e poi potete immaginare come sia andato a finire. Male, penso. Ragazzi ma io dovrei saperlo che in Java non esiste ereditarietà multipla, se no che parlo a fare? Basta, vado a fare la parrucchiera. Non avrò da pensare alla mia testa, ma solo alla testa degli altri.
Domanda inaspettata: "Carla, ma cosa gli fai agli uomini?" Risposta, scontata e stupida "Bhe lo sgambetto". Ma che domande sono?
In ogni caso i miei compagni, che da oggi in poi chiamerò colleghi perché ho deciso per il bene comune di cambiare atteggiamento nei loro riguardi, hanno deciso di chiamarmi zia.
Per il resto, ehy, tutto bene. Come mi diceva un tempo qualcuno, sono stata fabbricata per sorridere (e su questo c'è la garanzia a vita, ragazzi). Pertanto guardo avanti senza dimenticare la strada che ho fatto e ringrazio questa calma piatta che arriva ogni pomeriggio per rilassarmi.
Ah quasi dimenticavo la seconda bacchettata. La nostra prof e responsabile di corso ci fa notare quanto sia pessimo il nostro atteggiamento svaccato e rilassato e quanto sarà complicato poi durante lo stage mantenere la concentrazione se già in 6 ore di corso moriamo cerebralmente. E, ovviamente, lo scazzo che pervade l'aula già dalle prime ore del mattino. In effetti è ora di darsi una svegliata. Ci preannuncia, a partire da tra poco, un test a settimana, e una corsa spietata nelle lezioni.
Mi preannuncio una corsa spietata ai ripari dei buchi di quella enorme ragnatela che chiamo "cervello".

Canzone del giorno: Empty Tankard Tankard

20 febbraio 2011

Pioggia e magia

Ieri è stata una giornata meravigliosa. Un mio amico di Milano è venuto a trovarmi e la città era quasi deserta. Il sole intiepidiva e illuminava ogni cosa e Torino era davvero mitica.
Il giro è sempre il solito, quello dei portici, quello del centro, quello che attraversa le piazze, quello che porta alla Mole. Ma il sole, la buona compagnia, il cuore sereno hanno reso tutto incredibile.
Tant'è che abbiamo anche incrociato Paolo Rossi davanti a Palazzo Vecchio. Ovviamente non l'ho fermato né salutato né fotografato, né nulla. Timidezza e massimo rispetto. Regole fondamentali per essere Carla. Così tiro dritto, occhiata di intesa (della serie "So chi sei ma mi faccio i cazzi miei" detta anche in rima), cenno del capo e via.
Io e Alessandro percorriamo le vie principali, incontrando i soliti negozi mitici che vendono le solite magliette mitiche, tipo:




A pranzo il solito ristorante di Chiambretti, un po' di vino e altre quattro chiacchiere. Ho imparato le due frasi chiave per evitare qualsiasi colpa, ovvero "Non sono stata io" ed "Era già così". Le combinazioni sono molteplici. Ma chi ha finito la bottiglia? Non sono stata io. Chi ha rotto il bicchiere? Era già così. Tra una cazzata e l'altra passa il pomeriggio. Ed è l'ora di accompagnare Alessandro in stazione. Grazie Alessandro per la compagnia (e per avermi permesso per la prima volta in vita mia di fare colazione da Baratti e Milano).
La sera stessa sono a cena da mia sorella. I miei nipotini erano contentissimi di avermi lì, e già dal mattino chiedevano quando sarei arrivata. Leonardo mi ha fatto venire i lucciconi perché mi ha preparato una scatolina con dentro i suoi giochi preferiti, come un regalo per me. Cosa ha un bimbo più importante dei suoi giochi preferiti?

Aiuto mia sorella con l'iscrizione a facebook (e la fine del mondo è vicina dato che anche Roccio ci ha degnati della sua presenza nel famoso social network) e con le impostazioni audio del portatile. Poi mando un essemmesse ai miei compagni di corso che sono allo Shamrock a bersi una birra e gli dico che sono ancora lì quindi non ce la faccio forse ad andare. Risposta: "Non preoccuparti, ti aspettiamo."
Carini.
Parto quindi da questa zona per il centro e trovo (che culo) un parcheggio da millemila manovre. Ma ci sta. I miei compagni di corso con rispettivi amici e fidanzate sono tutti lì, e l'orso del gruppo dice che è contento che ci fossi anche io. Ma che succede? Sta arrivando la primavera?

Dopo le consuete quattro chiacchiere, che si fa?
Ok Valentino.
Ed ecco la magia.







Per intenderci: l'orso è quello col chiodo. Mi portano dall'altra parte del Po, passiamo sotto i ponti giocando con l'eco, torno bambina pur avendo trent'anni. E dopo aver finito il nostro giro, ci salutiamo. Eppure c'è qualcosa che non mi torna, un pezzo di me mancante, qualcosa che vorrei. Eppure questa testa deve rimanere sui binari, non posso permettermi di sbagliare, non posso permettermi di essere leggera. Eppure.
Ho deciso che farò lo stage a Bologna. Bel casino, perché la vita tranquilla non mi piace. Casa di mamma, città natale, "finalmenteriescoaguidare". Pertanto partiranno, lunedì, vari curriculum, e la ricerca di una stanza da maggio a luglio. Sì, è un casino. Ma lo faccio volentieri. Se riuscissi a trovare finalmente il *mio* posto non sarebbe male. Che non ho ancora capito se è qui, a Firenze o chissà dove. Ma il posto dove finalmente sentirmi a casa. Dove sentirmi a mio agio.
E poi lo stage sono due mesi. Potrebbe essere che me ne torno via, delusa da Bologna e dalla vita bolognese, potrebbe essere che boh, mi piace. E voglio restarci. Però è questo il momento per provare. Poi sarà tutto complicato. Tutto.

Canzone del giorno: Strange Kind of Woman Deep Purple

08 febbraio 2011

I win!

Ogni tanto due neuroni mi fanno contatto e penso: mioddio ma io sono davvero così?
Prima di tutto ho carenza d'affetto, si vede, è palese. I miei compagni di corso sono abbastanza scocciati dall'onda di affetto che vomito su di loro e tornando a casa oggi ho pensato che, cavoli, ma val davvero la pena umiliarsi così? Cioè elemosinare abbracci?
Mi sono già scordata che devo bastare a me stessa? Che sono io il centro del mio universo?
Detto questo e rielaborato un po' la testolina, da domani proverò a cambiare atteggiamento, a placarlo un po'. Del resto so bene che è una mia necessità dovuta alla mia insicurezza, quella di ricevere attenzioni. Ma so, e lo so, che sono più in gamba di così.
Detto questo sono contenta delle prossime gite fuori porta organizzate. Ad aprile, vacanze di Pasqua a Barcellona, a giugno Sonisphere a Imola (solo un giorno, ammazzata ma val la pena). Luglio meeting di piante carnivore in Inghilterra.
Ora vado a morire sotto la doccia. Giornata devastante con quattro ore di Oracle e due di SQL, è un complotto per vedere il mio cervellino esplodere. Ma vincerò.

Canzone del giorno: Protection Massive Attack