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26 settembre 2016

15/10/2015 - Relax ad Anakao

Io il puro relax non lo conosco o meglio, per me la vacanza ha il sapore dell'avventura anche in città. Girovagare e vedere, guardare e conoscere.
Per questo anche se al mare, anche se nella meravigliosa Anakao avremmo potuto stare in spiaggia a fare nulla, siamo andati a fare un giro verso il paese. Nonostante la mia nuova amica "diarreadelviaggiatore".

La spiaggia davanti al bungalow

Per un turista camminare in Madagascar, ora anche senza la guida, non è cosa facile. Ma non è cosa facile nemmeno per i malgasci che nei turisti vedono una sempre più forte fonte di guadagno.
Difatti veniamo fermati a ogni metro per comprare qualsiasi cosa.
Ritroviamo Sergio che il giorno prima voleva farci fare una gita a Nosy Ve. Cediamo, dice che deve mandare a scuola il figlio. Sarà vero? Non mi interessa, accettiamo.

La gita verrà fatta su una piccola piroga, classica imbarcazione della tribù dei Vezo.
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Le caratteristiche imbarcazioni dei pescatori Vezo
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La nostra piroga




Paghiamo 30000 Ar più la tassa per arrivare all'isola.
La gita è carina, purtroppo il poco vento li costringe a pagaiare tutto il tempo, e questo mi spiace.
Il sole riscalda parecchio e dopo poco sento che potrei uscirne ustionata. In più i crampi alla pancia si fanno sentire ma nonostante tutto sono riuscita a non farmela addosso.
Una volta arrivati (quanto ci abbiamo messo? Mezz'ora o poco più, difficile quantificare) a Nosy Ve (che signica, molto semplicemente, "c'è un'isola!") facciamo una piccola passeggiata. Nosy Ve è minuscola e deserta. Una steppaglia bassa e abbastanza spinosa ci impedisce di camminare bene tra la vegetazione. Il nostro intento è rimanere poco, quindi facciamo una passeggiata (iolao trova un teschio di uccello) e andiamo via. Il viaggio di ritorno è calmo, mi sento come se ci fossimo solo noi nell'universo.
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La nostra piroga appena arrivata a Nosy Ve
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La deserta Nosy Ve
L'acqua è blu, il cielo è blu.
È un mondo blu.

Tornati al bungalow ci riposiamo, la mia pancia inoltre deve sfogarsi. Faccio un bagno in mare, l'acqua è caldissima.
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Fry a caccia di foto
Ceniamo e andiamo a dormire.
Domani ci attende l'imbarcazione alle 7 per andare via da questo paradiso.



Ogni mattina ci svegliavamo con strane tracce lasciate sulla sabbia. Pensavamo fossero scarafaggi ma Fry una sera, tornando da solo al bungalow, ha scoperto i responsabili. Dei deliziosi e tenerissimi paguri


E' stato bello stare qui ma mi manca l'avventura, il viaggio sulla 4x4, Eric, Mami, l'odore della terra del Madagascar. Inoltre ci aspetta il ritorno da fare in macchina, la strada, gli Zebù.
Se ci ripenso oggi non posso fare a meno di farmi venire i lucciconi, è come se fosse accaduto ieri ma diventa sempre più distante. Non vedo l'ora di tornare da te, Africa.
Qui le altre foto della giornata.

A domani.

26 luglio 2016

14/10/2015 - il meraviglioso viaggio per Anakao

Facciamo colazione a Tulear in un posto per locali dove mangiamo ottimi dolcetti, dopodiché attendiamo che qualcuno porti dei soldi ad Eric da parte di Gaby per proseguire il viaggio. Intanto molti bambini si fermano davanti alla porta d'ingresso del bar, guardando verso l'interno, estasiati per la presenza di Vazaha. Alcuni compiono delle vere e proprie acrobazie per attirare l'attenzione e Fry mi consiglia di non guardarli troppo perché rischiano di farsi male.

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Mangrovie
Ripartiamo e andiamo verso il mare, cercando forse un molo? In realtà un molo non c'è. La domanda è: come faremo a prendere una barca per andare ad Anakao?



La risposta è semplice e come spesso accade in Madagascar è sempre una: gli zebù.

in attesa di imbarcarci (Eric e Fry - foto di Mami)

Sul carretto - Foto di Eric
Questi straordinari animali servono anche a questo. La marea è bassa e un carretto trainato da zebù ci attende. In realtà i carretti sono tre. Sul primo salgono i nostri zaini, sul secondo altri turisti e sul terzo ci siamo noi. Salutiamo Eric e Mami, li rivedremo il 16.




In questi due giorni non ci faranno da guida, ci dedicheremo solo a un po' di relax da mare. Il viaggio dura circa un'ora e mezza, con 10 minuti di panico in cui l'imbarcazione si era fermata e il motore faceva fatica a ripartire. Incrociamo le meravigliose imbarcazioni dei vezo e noi, con il nostro giubbottino fosforescente, gli occhiali da sole, le macchine fotografiche, stoniamo in mezzo a quell'ambiente. Il blu del mare, l'azzurro del cielo e le vele colorate delle imbarcazioni fanno davvero parte di un'altra dimensione. A volte i pescatori ci salutano, probabilmente gridano anche loro VAZAHA ma non li sentiamo.

Una volta arrivati ci togliamo scarpe e calze perché scendiamo con l'acqua ai polpacci. Una bellissima signora malgascia viene ad accoglierci e il posto è realmente incantevole.
Sapete quanto io non ami il mare ma qui non si è al mare, siamo davvero in un altro luogo che non ha nome.

Video.

L'acqua corrente non c'è. Per tirare lo "sciacquone" bisogna riempire un secchio di acqua di mare raccolto da un bidone enorme, all'interno del bagno. Per lavarsi ogni mattina ci vengono portati due secchi di acqua dolce che noi prontamente facciamo scaldare al sole. Un piccolo contenitore di plastica ci aiuta nell'intento di versarci l'acqua sulle mani o sul corpo.
Ci rilassiamo e alle 18 facciamo un piccolo bagno. Il wifi è presente solo dalle 17 in poi e solo nel ristorante. In stanza non ci sono prese della corrente, per ricaricare qualsiasi apparecchiatura bisogna portare tutto al ristorante.

La vista dal bungalow

Il ristorante

Un bagnetto (quella testa di ghisa sono io)

Tramonto

Cocktail

Nella notte mi alzo e... famosissima e non benvenuta diarrea del viaggiatore. Al mattino idem.
Alla terza accetto l'amicizia del caro Imodium.

Non ci sono foto di questo giorno fatte con la reflex, a parte quelle delle mangrovie. Ci siamo semplicemente rilassati. State sintonizzati che forse riesco a finire questo racconto di viaggio nei prossimi giorni. Forse.