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04 novembre 2024

Il mio anno per il rotto della cuffia

 Ho scoperto oggi di aver passato, per il rotto della cuffia, un esonero di psicologia dello sviluppo avanzato. Non avrei dato 1000 delle vecchie e ricchissime lire per questo risultato. Ultimamente è il mio motto: mantenere in piedi tutte le cose che faccio, con l'impegno minimo sindacale per non impazzire.

L'università? Ok: l'esame è scritto? Lo diamo. Orale? Si darà quando e se mi passerà l'ansia di parlare in pubblico, probabilmente mai. Lo scritto? Leggiamo distrattamente qualche giorno prima dell'esame gli appunti presi qua e là da gentilissime compagne universitarie.

Vorrei avere, per gli esami orali, la stessa sicurezza nell'eloquio di quando cito la mia pseudopassione per la cultura ebraica (che nulla ha a che vedere con ciò che sta succedendo eh), snocciolando autori, presunti messia e folklore vario.

Lo studio si incrocia però con il nuovo lavoro, sfiancante mentalmente. Almeno per me. Anche qui il minimo indispensabile sperando che non mi licenzino, anche se continuo a fare colloqui.  Negli ultimi 3 anni avrò cambiato tre lavori, ma continuano a cercarmi. E da quando ho l'invalidità siamo ai livelli di stalking.

"Buongiorno, stiamo cercando una categoria protetta nello sviluppo in Java"

"La ringrazio ma ho appena cambiato impiego e valuterei un colloquio solo per un lavoro in ambito sistemistico"

"Va bene lo stesso, mi dica quando possiamo contattarla"

Disperati, più di me.

Nell'ultimo colloquio mi sono capitate cose che mai nella vita. La primissima domanda dopo le presentazioni e ormai il classico "DIAMOCIDELTÙ" è stata "Quanti anni hai?". Io spiazzata.

Poco più avanti però la situazione è peggiorata notevolmente con un "Posso chiederti perché sei invalida?" e quando, dopo essermi arrampicata sugli specchi perché il mio cervello desidera sempre dare una risposta ma non volevo specificare tutto perché, regà, è una domanda piuttosto illegalina, la signorina diamocideltù mi ha chiesto la RAL e ha specificato che forse era un po' alta per loro, e la fatidica domanda "Di quanto saresti disposta a scendere?" non ha tardato a fare capolino. Ovviamente la questione è stata corredata da una giustificazione del tipo "In effetti se questo è il lavoro dei tuoi sogni magari puoi scendere un po', tanto poi con l'esperienza ci arrivi di nuovo a quella RAL". Nini, non funziona così: se è alta mi fai un'offerta e io decido.

Ci mancava solo "Ma è fidanzata? Ha intenzione di restare incinta?".

Quando il recruiter che ci aveva messo in contatto mi ha chiesto un feedback è rimasto basito dal mio resoconto ma ha comunque più o meno cercato di porre rimedio. E qui, la fierezza di una persona che tende a non mettersi mai di traverso in queste situazioni: "Scusa se ti interrompo, ma non sono d'accordo".

Loro vorrebbero proseguire e io, dopo queste premesse, 'nsomma.

Già mi vedo a chiedere la mutua e la signorina diamocideltù che fa capolino chiedendomi "MA COME MAI STAI MALE?".

In tutto questo, per il rotto della cuffia ho ripreso violino. Ho fatto la prima lezione con una nuova insegnante a cui ho chiesto di riprendere da capo, dalle corde vuote perché per un anno intero non avevo fatto nulla. Poi ho saltato le successive due lezioni.

Esami, troppe cose da fare. Troppe cose da tenere in piedi per il rotto della cuffia.

Finalmente io e Cliff riusciremo a fare il nostro secondo viaggio insieme (non conto Venezia per il mio compleanno del 2022 perché è stata più una gitarella) e abbiamo optato per San Pietroburgo, perché ci piace complicarci la vita.

Abbiamo preso i voli per Tallinn da cui poi partiremo con il bus della speranza per attraversare la frontiera. Ah no, aspettate: la frontiera sta su un ponte che è chiuso per lavori fino, forse, al 2026, così il bus ci lascia prima della frontiera, la attraverseremo come dei piccoli fiammiferai a piedi, e poi prenderemo un altro bus per San Pietroburgo.

Amiamo complicarci la vita.

I circuiti Visa e Mastercard non funzionano e per non viaggiare con troppi contanti penso che apriremo una specie di conto russo che però non potrà essere ricaricato online quindi attendo risposta da un paio di banche a cui ho chiesto informazioni.

Un mio amico mi ha comunicato di avere segnati i posti descritti ne "Il Maestro e Margherita" e non posso lasciarmi sfuggire l'occasione di passarci. (edit: il libro è ambientato a Mosca, ma si sa mai nella vita, magari riusciamo ad andare anche lì).

Inoltre Cliff è un grande appassionato di letteratura russa (o "i grandi mattoni russi", come li chiamo, sembra non possa leggere cose meno lunghe di 700 pagine) e da tempo pensavamo di fare un salto lassù.

P.s. Sto attraversando un periodo curioso che chissà se è depressione o cosa, in cui faccio fatica a lavarmi, pranzo e ceno con le patatine, mi addormendo sempre più tardi, mi sveglio due minuti prima di accendere il pc. Ho anche fatto foto a un matrimonio nel vano tentativo di tenere in piedi una quarta cosa, partita con le migliori intenzioni ORAFACCIOSUBITOILSITOEMISPONSORIZZO.

Inutile dire che le foto sono rimaste in qualche cartella sperduta - la mia nuova Fujifilm x-t5 fa foto pesantissime -  e se sono riuscita a elaborarne qualcuna, indovinate? Ebbene sì, è solo per il rotto della cuffia.

Per fortuna c'è Cliff che in questo caos autogeneratosi da me stessa, medesima, tale, è un porto sicuro. Ma lui, e solo lui, non per il rotto della cuffia.

23 maggio 2023

Chi fermerà la musica?
Io, se continuo a stonare.

Il mio sensei ben predisposto alla lezione di domani

 




Sto guardando un horror talmente coinvolgente che ho pensato di scrivere sul blog.

Oggi riflettevo sulla mia fortunata realtà lavorativa in un periodo, questo, di crisi per tutti. L'azienda di Maleventum sta licenziando con scuse assurde, dopo tutta la fatica di stare lì, accettare eventuali trasferimenti, e via discorrendo. Sembra che a nessuno interessi la salute psicologica delle persone. 

Ho solo un problema coi miei attuali colleghi: loro si conoscono da una marea di anni e io non mi sto facendo conoscere; il mio terapeuta, David Gnomo, si è raccomandato di andare a pranzo con loro, di farmi conoscere, ma io nada. Me lo hanno chiesto qualche volta poi si sono (giustamente) chiusi in un silenzio tombale. 

Io passo la pausa pranzo in un bar accanto a una palestra dove fanno arrampicata. Dalle vetrate trasparenti vedo gente di ogni età che sale e cade, sale e cade, mentre mi bevo un (vero) caffè americano e leggo. 

A dire la verità sto leggendo enne miliardi di libri tutti insieme, il che mi porta a mollare delle cose e continuarne altre per poi tornare indietro. Il caos.

I due principali che stavo leggendo ora sono:

Ho anche sentito un audiolibro, era quello che durava meno tra quelli che avevo, circa 4 ore:
Nel mare ci sono i coccodrilli. Vi prego, leggetelo ma non fate come me, non ascoltate l'audiolibro in mezzo alla strada piangendo lacrime amare al pensiero di quello che è capitato.
Leggetelo a casa, sotto le coperte calde, al sicuro. Piangete tutto quello che avete da piangere (perché vi assicuro che lo farete) a casa.

Ma è subentrato un altro libro: La dama della chiatta e altri racconti. Quando si tratta di racconti un po' gotici e di Abeditore, cedo.

Così mi isolo, è quello che riesco a fare meglio. Ma soprattutto una cosa stranissima che non mi è mai capitata, i miei colleghi si fanno i cazzi loro. Ma in maniera estrema. Sapevano che ho male al ginocchio perché zoppico ma non chiedono nulla, sapevano del mio saggio di violino, ma niente. Ho rifatto tinta e mi sono tagliata i capelli, nulla.

Penso che se entrassi nuda in ufficio, farebbero un cenno del capo e, senza alcuna inflessione, pronuncerebbero il solito Buongiorno.

Non che mi dispiaccia, ma è strano, anche se lo vedo più vicino alla mia realtà. 

Mi rendo conto di non avere ancora scritto de La Scarzuola, ma mi ci va un po' perché è un luogo particolare. Più del luogo, il proprietario del luogo (che fa da guida) è la persona più assurda che abbia incontrato nella mia vita. Dico solo che dovrò tornarci perché non ho fotografato nulla per sentire le sue follie.



20 maggio 2023

"No, maestro, ci ho pensato, quest'anno niente saggio di violino"

 Lo avrò ripetuto un miliardo di volte al sensei. Da quando stavo a Benevento e le lezioni a distanza erano difficoltose, a quando, rientrata in gianduiottolandia non mi sentivo in grado: avevo perso diversi mesi di lezioni in presenza e molte le avevo saltate. 

Il sensei avrebbe voluto farmi partecipare ai saggi di entrambe le sedi (rispetto all'anno scorso quest'anno ho scelto una sede più vicina e comoda, che l'anno scorso non era disponibile). Nel saggio della mia scuola avrei suonato il tema di Game of Thrones, mentre nella sede principale avrebbe voluto farmi fare la versione semplificata di Experience (Einaudi) ma non c'è semplificazione che tenga per quel brano: e alla fine ha tirato fuori dal nulla la Robin Hood Suite. 4 pezzi piccini da suonare tutti insieme (6 violini, di cui 3 al secondo anno, una al terzo, altri due che vengon dal conservatorio e si vede che ne sanno) accompagnati dal pianoforte. 

Quando finalmente mi ero decisa scopro che il saggio sarebbe stato in orario lavorativo. Non sarebbe stato possibile per me partecipare, tranne per il fatto che il saggio sarebbe stato venerdì (ieri, 19 maggio) e io il venerdì lavoro sempre da casa. Mi avrebbe fatta intrufolare in una delle aule per permettermi di lavorare lì e una volta terminato il mio orario, via al saggio. 

E dopo un po' di prove quasi tutti insieme (la maggior parte il solito gruppo di noi 4 ragazze) e una sola prova generale con piano e gli altri violini ganzi (quelli che avrebbero coperto le nostre ma soprattutto le mie stonature) arriva il venerdì. 

Alle 13, appena iniziata la pausa pranzo, parto da casa per andare alla scuola. Diluvia e il bus è pieno di ragazzini brufolosi appena usciti da scuola. Io ho il mio bambino (il violino ovviamente) e lo zaino con il pc del lavoro e la gonna lunga che mi metterò lì. Ho evitato di metterla da casa per non sporcarla con pioggia, fango ecc.

Il ginocchio mi fa ancora un sacco male, ed è faticoso fare il pezzo a piedi dalla fermata alla scuola, ma arrancando un po' ce la faccio. Avrei preso l'antinfiammatorio che mi sono autoprescritta, nel pomeriggio, in modo da avere un po' di autonomia tra lo stare in piedi e il resto. 

L'aula in cui mi ha detto di entrare il sensei è piena di percussioni ed è fighissima. A una certa decido che è ora di mettermi la gonna, sono ormai le 16.30 quasi. Me la infilo sopra i pantaloni che dalla finestra che da' sull'esterno sono abbastanza visibile e non voglio fare uno spogliarello involontario, mi tolgo gli scarponcini, mi sfilo da sotto la gonna i pantaloni (che sono larghi e comodi) e solo in quel preciso istante, con la collega in linea su teams e piegata in avanti per sistemarmi meglio, giro lo sguardo e il sensei è in aula in silenzio che attendeva mi accorgessi di lui. 

Va bhe, mi rimetto gli scarponcini, muto al microfono, lo saluto e si continua. Nemmeno alle 17 entra una ragazzotta che ha ricevuto istruzioni di arrivare in aula e succede che in men che non si dica sono sfrattata da lì: devono fare le prove. Mi metto in corridoio ma si sentono i rumori di tutti gli strumenti di tutte le sale e stare in call diventa un po' complicato. Quest'anno non ci sarà nessuno a filmare, poi però mia sorella, facendomi una sorpresa, decide di venire. 

Emozione, maledetta emozione.


Che poi ogni tanto si sente un mezzo fischio, sappiate che sono io, era andato tutto bene alle prove (tutto o quasi) ma ovviamente...

Il sensei è una persona di rara empatia, e adoro il mio cazzo di violino

Dopo il saggio il consueto e attesissimo rito del pub. Si potrebbe anche dire che faccio il saggio solo per andare a mangiare tutti insieme, ma mentirei non poco perché alla fine quel piccolo brivido adrenalinico tanto male non fa. Inoltre, visto che pago profumatamente un terapeuta per aiutarmi a gestire meglio la mia vita, ogni tanto mi capita anche di seguire i suoi suggerimenti, come quello di fare sempre i saggi, o eventuali concorsi che mi si presenteranno, perché anche avere uno scopo (studiare per arrivare a fare qualcosa) ha un suo perché. Inoltre ho scoperto che suonare con gli altri mi piace. Vorrei essere più brava? Certo! Vorrei saper già fare il vibrato? Ma OVVIAMENTE.

Ma mi accontento per questo presente di essere riuscita ad andare avanti, a continuare nonostante il periodo di Benevento, il nuovo lavoro, a volte la poca voglia, la frustrazione (spesso) di non riuscire. Il prossimo anno sarà l'anno dell'impegno (e del vibrato, of course), per ora sono felice così. E magari il prossimo anno riuscirò anche a suonare qualcosa con Cliff.

Invece, oggi ho deciso di passare la mia giornata al pronto soccorso. Il ginocchio non mi da' tregua, così ho passato allegrissime 5 ore (ma ho letto tanto, sapendo di dover aspettare tantissimo mi sono portata sia il libro cartaceo che l'ebook) insieme a persone che, come me, chi più ma anche chi meno, zoppicavano.

L'allegra dottoressa, quando le ho detto che mi ero fatta male correndo e probabilmente vedendo il mio fisico (che è quello di una che corre perché il paninaro "Mimmo" sta per chiudere e ha voglia di un panino con salsiccia e crauti) ha esclamato "Ma ha corso per prendere il bus?".

Il responso è che ho la rotula molto mobile, va dove cazzo je pare e femore e rotula han litigato. Antinfiammatorio e fisioterapia e passa la paura. Ovviamente tutore.

Purtroppo avendo aspettato 5 ore seduta non avevo nemmeno male, mi avessero visitata quando ero arrivata, dopo la camminata per la metro, il tragitto in piedi sul mezzo e la camminata dalla fermata della metro al pronto soccorso, allora sì che avrebbero capito.

Sul quando potrò riprendere a correre (e ricominciare tutto da capo dato che sono ferma da quasi due settimane) si stende un velo ignoto. Secondo la dottoressa dovrei prima rinforzare il quadricipite "magari con la bicicletta" - non ci so andare - "allora il nuoto" - e sticazzi pure.

Nel dubbio brindo con un calice di bianco. Farò esercizi di qualche tipo a casa e vediamo come va.

12 giugno 2022

Puff

 Sono letteralmente sparita.

La mia routine è più o meno questa: finisco di lavorare, suono il violino, ceno, studio Java (sì, ancora). Nel tempo libero faccio qualche esercizio su SoloLearn ma, hey, non ho ancora affrontato quel grosso mostro che mi ha bloccata già 12 anni fa e che tra poco dovrò riaffrontare. Ovvero la reale programmazione a oggetti. Fino ad ora ho ripassato i cicli, variabili e metodi, i costrutti, e a parte gli esercizi del libro che trovo abbastanza complessi (tranne qualcuno, mi sono dovuta aiutare con le soluzioni) sembra andare bene, ovvio a rilento, perché il tempo è quello che è, ma bene.

 Capita che nel sonno ripensi a qualche esercizio (gli array, gli array, che incubo) o che addirittura ne sogni la soluzione. Ho sempre detto a tutti che la programmazione non era la mia strada, ma c'è una ragione anche per quello. 

Anzi, ci sono diverse ragioni.

Ma mi mancano solo 600 pagine di studio più i vari esercizi più l'integrazione con qualche altro linguaggio. Niente di che.

Cliff, di contro, si è messo a studiare Python che è stata una bella cotta anche per me. Ma magari più avanti. Son certa che dopo aver affrontato questo mostro, Python non sarà così inarrivabile.

24 maggio 2022

Profumo di Colonia

 Se solo me l'avessero detto che la chiave della vita sta nella ripetizione (dei movimenti), ora suonerei ennemila strumenti.

Finalmente ho capito il tempo del pezzo di cui vi parlavo un paio di post fa.

E per capirlo ho dovuto ascoltare a ripetizione il pezzo originale, canticchiarlo ovunque (al lavoro, mentre facevo la spesa, a scuola guida per la revisione della patente, probabilmente anche nel sonno) schioccando le dita a ogni battuta. Ripreso in mano il violino (che è ancora senza nome, poverino) ho dovuto canticchiarlo mentre suonavo, battere il piedino a tempo, immaginarlo e così via.

Invece per quanto riguarda lo studio di Java (ripreso da poco) nel ripasso mi sono accorta di non avere capito nulla dei costruttori e delle chiamate al metodo. Ma va bene così, dico a tutti in continuazione di non averli capiti così li ripeto nella mia testa e presto saranno miei. Per esempio dicendomi che un costruttore di una classe è un metodo speciale che deve avere lo stesso nome della classe e non ha nessun tipo di ritorno.

Dado mi ha regalato un libro utilissimo scritto da un ragazzotto che probabilmente conoscerete (Alessandro De Concini). Avevo visto qualche suo video in passato sui metodi di studio. Nel suo libro raccoglie un po' di trucchi per studiare, prendere appunti, imparare movimenti complessi, ripassare e creare un'abitudine.

Devo dire di averlo divorato e di aver applicato immediatamente alcune sue tecniche: infatti sono riuscita a studiare quattro orette questo weekend che, voglio dire, per una come me, ormai arrugginita non è male. Ora sto ripassando ed eseguendo gli esercizi che sono, a tutti gli effetti, essenziali. E' proprio grazie a quelli che ho capito di non aver capito. Per quanto riguarda le abitudini, senza accorgermene ho applicato questa tecnica al violino, per quello non riesco a studiarlo durante i weekend, perché l'ho sempre suonato appena staccato dal lavoro. Quando non lavoro devo fare uno sforzo in più (ma costruirò un'abitudine anche per questo). Intanto il mio vecchio violino andrà a casa di Cliff perché io possa esercitarmi anche da lui.

Altre cose sul nuovo violino: non so cosa gli abbia fatto il liutaio ma ha un suono bellissimo (nonostante i miei insistenti tentativi di suonarlo in modo atroce).



Dopo aver vaneggiato su tutta una serie di cose assolutamente non inerenti al post torno sui binari.

Ho due settimane di ferie nel periodo estivo, praticamente scelte dall'azienda. Negli ultimi due anni hanno aperto qualche possibilità anche per l'inizio di Settembre ma solitamente è agosto e solo agosto. Non potendomi dare due settimane a Settembre come avrei voluto e avendomi caldamente raccomandato di prendere almeno una delle due intorno al 15 agosto.

Non sapendo dove andare, visto che Cliff nei periodi estivi viene sballottato in tutta Italia per lavoro, ho pensato di tornare nella mia amata Berlino. Io e lei dobbiamo fare un po' pace e ricostruire bei ricordi. Ma allo stesso tempo mi sono sentita un po' come quelli che ogni anno vanno 3 mesi nello stesso posto e se non prendo almeno un treno sgangherato a viaggio, non sono affatto contenta.

Un collega mi ha suggerito Colonia, o Amburgo. E fu così che la pianificazione cominciò.

Dovendo decidere quali tra queste due mete scegliere dopo aver passato qualche giorno nella mia Berlino, venerdì sono stata a una specie di stand-up comedy dell'amico di un amico ai nuovi Murazzi (poveri Murazzi, poveri poveri) e rientrando (scappata un po' di corsa, a dirla tutta, sentivo quel disagio addosso da "devo tornare immediatamente a casa"), sul tram ho incrociato due musicisti. Lei, violinista, lui con uno strumento nascosto da una custodia che avrebbe facilmente potuto contenere un cadavere. Cercando di capire la loro provenienza, leggo il nome del negozio sulla custodia dello strumento di lui (o del cadavere, non lo sapremo mai) e proviene da Köln. Colonia.

Non mi piacciono i segni, non ci credo. Sarebbe troppo semplice dire che abitando vicina a Corso Umbria era destino avere il fidanzato Ternano. Ma decisamente questa volta hanno semplificato le cose (inoltre da successiva ricerca, Amburgo è davvero tanto cara) risparmiandomi la fatica di scegliere.


Ma se posso dirlo, ed essere totalmente sincera, il viaggio ha assunto un'altra dimensione. Non ho più la fregola di partire e andare. Mi piace andare eh? Ma ora mi piace anche restare, assaporare quello che c'è. Forse perché per la prima volta sono tranquilla. Ho una casa, una mia tana, un fidanzato splendido (in tutti i sensi eh, ogni tanto lo guardo e penso a quanto sono fortunata) che ha l'unica pecca di essere molto molto lontano, le mie cosine da fare, il violino, lo studio, ho ripreso a scrivere qui, sono in un meraviglioso gruppo di lettura in cui ci incontiamo (da remoto ahimè) sorseggiando birra e discutendo dei libri in lizza per il premio Strega (stiamo cercando di leggerli - quasi tutti. È il nostro Stregathlon). Quindi, Colonia o Au de Parfum, mi prendo ancora un po' di tempo per pensarci. 

20 maggio 2022

The Wonderful Wizard of Oz
La ricerca dell'Anima

 Accadono tante cose, è sufficiente sapere questo. Stai serena ****. Fregatene. Sei una persona magnifica.

 L'altroieri ho lasciato il mio nuovo violino al liutaio. Non ha ancora un nome (il violino, non il liutaio) ma comunque mi piangeva il cuore lasciarlo.

In verità il negoziante (da cui l'ho comprato ma online) mi aveva consigliato di fargli dare un occhio subito. Ma con la fregola di accordarlo e portarlo a casa ho declinato cortesemente l'offerta.

Dopo qualche giorno ho pensato che però avrebbe avuto senso farlo controllare, così lo porto.

Do' sempre per scontato che le persone si ricordino di me per i miei capelli: 

 - Ciao, ti ricordi di me? Ho ritirato qui il violino la settimana scorsa, mi avevate detto che potevo portarlo per farlo guardare.

Sguardo spaesato.

 - Bhe comunque vorrei montare gli altri 3 tiracantini e ti chiedo se puoi controllare perché sembra frizzare quando suono.

Sì, ho detto proprio frizzare.

Ammiro tanto i liutai perché il loro lavoro è arte. Prende il violino, lo gira, lo controlla, sentenzia.

AH.

 - Cosa?

Le corde sono troppo alte. E qui vicino al ricciolo invece sono praticamente attaccate. Per la vibrazione che senti quando suoni, vediamo.

Prende una pinza, smonta il tiracantino del mi, l'unico presente all'appello, lo rimonta, stringe. Mi si stringe anche un po' il cuoricino.

Prova a suonare ora.

Sapevo che sarebbe accaduto, prendo l'archetto, lo tiro e nella mia testa un solo mantra

nonfarfischiarelecordenonfarfischiarelecordenonfarfischiarelecorde

LaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaMiiiiiiiiiiiiiiiReeeeeeeee (non appoggio le dita per non stonare e mi dedico alle corde vuote)

 - Ok sembra non frizzare più.

Allora, direi che diamo una sistemata alle corde, le abbassiamo un po', poggiamo meglio il ponticello, mettiamo un piccolo tubicino di plastica attorno a ciascuna corda all'altezza del ponticello per proteggere corde e ponticello - molti violinisti non lo vogliono mettere perché dicono che attutisca il suono ma non è vero, conosco molti violinisti che lo hanno e non se ne lamentano...

 - Mhm ok per questo sentirò il mio Maestro

... ok, allora per quello ci risentiamo, e poi diamo una sistemata all'anima. Venerdì sera dovrebbe essere pronto.

Insomma, il violino ha un'anima, possiamo toccarla, spostarla, in modo da rendere il suono migliore. È strano usare la parola anima per qualcosa di fisico e tangibile, in questo gli archi sono "persone migliori". Un buon liutaio può magicamente sistemarli, noi invece abbiamo bisogno di un lavoro continuo e silenzioso, anche gli specialisti migliori ci mettono del tempo e comunque senza il lavoro personale non si approda a nulla.

Invece il buon liutaio questa sera mi renderà uno strumento migliore che purtroppo avrà bisogno di tempo per essere suonato decentemente. Se non mi sta insegnando ad avere pazienza questo strumento, non so chi altri può farlo.

La lezione di ieri è stata un continuo stonare ma soprattutto sbagliare i tempi. Chi ha inventato i 3/4 probabilmente è stato messo al rogo, ma soprattutto questo passaggio:

non mi farà dormire la notte.

Tornando a casa ho dovuto riascoltare il pezzo cinquecento volte per assimilarlo, riprovarlo a casa e nonostante questo qualcosa non mi torna.

Dopo il saggio ho proposto alle ragazze di continuare a suonare insieme e preparare pezzi che ci piacciono, al Sensei è piaciuta la cosa, tanto che ha ventilato anche l'ipotesi di un'eventuale partecipazione di un violoncellista (Sì ma deve essere incapace come noi, se no è finita).

Come sempre è accaduto nella mia vita, due cose mi portano in salvo. La musica e i libri. 

Isolarmi dal contesto, trovare una dimensione personale o parallela, concentrarmi su altro. E cercare di suonare uno strumento così complicato porta dietro tutta una serie di altre cose: perseveranza, pazienza, costanza, cose che mi sono sempre mancate ma che sto imparando.

Anni fa (direi ormai 19 circa) qualcuno mi disse di trovare una cosa che fosse mia, e solo mia. Chissà che non l'abbia trovata.

Il pezzo in questione:

13 maggio 2022

Do. Or do Not. There’s no try

 Ieri ho fatto il mio primo saggio musicale (vorrei dire il mio primo saggio in assoluto ma come dimenticare il saggio di danza del ventre a Cömo nel lontano 2015? Non si può, anche volendo).

Avrei evitato volentieri ma David Gigante Gnomo (che da ora in poi chiamerò DGG) che ho assoldato per darmi una mano a essere meno disagiata - eh oh, ci sta riuscendo - mi ha consigliato di sì. Di pormi piccoli obiettivi sfidanti, per non annoiarmi e proseguire.

Con il Sensei e le altre 3 ragazze ci siamo accordati per un Outfit in total black: del resto non c'è da essere allegri per due motivi:

  1. Suoneremo My Heart Will Go On (e sappiamo già come finirà)
  2. Siamo in lutto per le ottime esibizioni, visto come andrà la nostra

Io indecisa tra look corto o lungo. Avevo già ovviamente deciso il corto, mi capita raramente di farmi carina, ma ho richiesto un po' a tutti consigli, finché Cliff decreta vincitore il corto. Ok, avevo già deciso ma evidentemente avevo scelto bene.

Ci troviamo al Centro di Formazione Musicale alle 18 per l'ultima decisiva prova.

Siamo emozionate, siam carine, sembriamo professionali.

Ho portato con me il violino vecchio (eh sì, ho ritirato quello nuovo ma si scorda ogni tre secondi, e quindi lo userò nelle prossime lezioni fino a fine corso e questa estate in attesa di ricominciare).

Il violino nuovo è stupendo e ha un suono diverso, più caldo e rotondo, meno acuto. Dentro la custodia è presente anche un igrometro, ha un colore naturale (confesso di aver desiderato un violino elettrico possibilmente nero che il Sensei mi ha caldamente sconsigliato e sono felice di aver seguito il suo consiglio).

Durante le altre esibizioni ho indagato su quanti anni di studio fossero alle spalle di chi suonasse e mi sono posta come obiettivo ragionevole circa 4 anni per arrivare a suonare decentemente.

Su gentile concessione di RagnoB

Nonostante inizialmente non volessi invitare nessuno, alla fine mi sono arresa. Del resto sono stata anche felice di vedere facce conosciute, ero lì per divertirmi. Come mi dice DGG non devo diventare primo violino, una volta realizzato di non avere alcuna pressione alla fine Panta Rei. Tutto scorre, tutto va. E anche gli esercizi quotidiani diventano leggeri e inspiegabilmente divento più brava. So bene che ascoltando la performance tutti avrebbero da ridire. Ma è uno strumento infame, frustrante. È l'uomo che ti piace ma non ti vuole, la ricetta che vuoi preparare ma non riesce, il lavoro che vorresti fare ma non riesci a ottenere.

Questi risultati, in pochi mesi (poco più di 6) sono decisamente miracolosi, per me e per le ragazze che hanno condiviso con me questo saggio.

Magari la ricetta non verrà al primo colpo, sarà necessario dividere in step e provarli tutti finché non si affinano.

Il vibrato non si impara in un giorno, nemmeno in un mese. Probabilmente ci va almeno un annetto se non due. L'arco forse un giorno smetterà di rimbalzare sulle corde e l'anulare smetterà di far suonare la corda su cui un attimo prima era posato.

Ci va pazienza, costanza (due cose che questo strumento del demonio mi stanno insegnando), indulgenza con se stessi, e il poco tempo che riusciamo a ritagliare da tutto il resto.


Avrei voluto cominciare molti anni fa, alle medie, quando avevo avanzato la proposta alla mia famiglia ma non c'era la possibilità di farlo e quindi lo dico con un piccolo moto di orgoglio di averlo fatto completamente da sola, senza l'aiuto di nessuno (se non il supporto del povero udito di Cliff, messo a dura prova dalle mie note stonate e dai miei stridii).

Se, nonostante i miei avvisi, volete ascoltarci, qui potete trovare altre foto e qualche video.

Ho proposto alle ragazze di continuare a suonare insieme, trovarci per suonare piccoli brani semplici ma non troppo (il Sensei ha già proposto la sigla di Games Of Thrones) sempre per darci un obiettivo sfidante ma che non sia impossibile. 

Per il resto invece oggi è una giornata un po' triste. È morto il millepiedi femmina.

Hanno fatto dei piccoli millepiedini e non capisco cosa possa essere andato storto. Domani disinfetto e pulisco per bene tutto il terrarietto. Cambio terriccio, setaccio il vecchio per trovare i piccoli e metterli da parte. Sistemo anche gli onischi (anche loro si stanno riprendendo da una brutta morìa).

Invece la regina di Messor Capitatus ha sfornato un sacco di uova e sono nate 4 operaie. Oggi sono riuscita a sistemare anche loro, dandogli dei semi di soffione. 

Hanno ricominciato a volare le rondini, come l'anno scorso quando sono arrivata qui. È forse l'unico angolo di natura che il centro cittadino consente e starei a guardarle e ascoltarle per ore.

Sta arrivando il caldo, e già lo reggo a fatica. Ma forse, questa (e un'altra piccola cosa che spero di sistemare a breve), è l'unica nota negativa di questo mio momento particolarmente felice.

04 maggio 2022

Fallisci ancora, fallisci meglio

Allora, è quello giusto? - Decisamente sì 


Mi ci è voluto un po' per capire di aver bisogno di una mano. Se a 40 anni la mia vita procede ancora lungo un'ellisse in un loop continuo, non sono di certo in grado, da sola, di dare uno stop, fermarmi, procedere in linea retta.

Così ho deciso di andare da un terapeuta. A volte quando mi siedo di fronte a lui (che sembra David Gnomo, gigante però) mi dico di non averne bisogno. Ci facciamo grosse risate (ma so che le battute sono un mio efficientissimo strumento di difesa).

È un investimento grosso per me, in questo momento, ogni tanto glielo chiedo Allora, come procede la villa con piscina?

Ride, rido.

Ma intanto qualcosa si è mosso. Penso che il solo andarci è stato l'inizio di un processo di cambiamento, e in parte lo devo a Cliff. Mi vedo tra qualche anno rovinare qualcosa di molto bello, e non voglio. Non voglio più.

Ci sono delle cose che vanno cancellate. I due anni e mezzo che precedono l'ingresso in casa Tasso non li ricordo quasi più. Probabilmente un altro meccanismo di difesa. La vergogna per aver permesso a un altro essere umano di trattarmi in un certo modo. Chissà.

Mi dice che le strategie che ho usato fino ad ora sono servite, del resto, mi dice, stiamo parlando nel mio studio e non in un carcere femminile.

Ma ora le mie strategie vanno riviste, non sono più idonee. Forse è per quello che non trovo vie di uscita?

E mi rendo conto di essere sempre insicura sul mio aspetto e su quello che sono, ma molto più obiettiva. Accetto me stessa, e accetto l'altro. Accetto anche la rabbia degli altri, purché non sia rivolta verso di me, divento più accudente, più empatica.

Anche con me stessa, l'oggetto principale della mia rabbia.

Se qualcuno dovesse chiedermi consiglio su come migliorare la sua vita, in primis direi di trovare un lavoro, se non c'è. Poi di fare un percorso di terapia anche breve. Perché no.

Oggi è passato Dado a prendere un caffè in pausa pranzo da lavoro. Mi ha portato un libro per il mio compleanno (un libro che sarà utilissimo per procedere con lo studio - parlerò anche di questo - e per tante altre cose). La sua dedica è una citazione:

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

È proprio come mi sento. Ma il fallire non mi abbatte, continuo imperterrita. Potrò non riuscire mai ma come dice David Gigante Gnomo, bisogna complimentarsi con se stessi non solo quando si riesce ma anche solo per il fatto di averci provato.

Non volevo fare il saggio di violino, ma parlandone con lui ho capito che l'unico modo per andare avanti in una cosa è porsi nuovi obiettivi sfidanti. E provarci, non per forza raggiungerli.

Così sì, farò il saggio di violino, continuerò a studiarlo anche l'anno prossimo, e oggi ho ordinato un violino nuovo.

Sensei Massimo dice che per un discreto violino il prezzo si sarebbe aggirato intorno ai 500 euro. Così ne ho trovato uno che sembrava fare al caso mio, ho bestemmiato perché non me lo potrei permettere, ma grazie alle rate di Paypal (odio pagare a rate, ma tant'è) tutto è possibile. Ovviamente prima di acquistarlo ho scritto al Sensei e solo una volta avuta la sua benedizione sono andata avanti con l'acquisto.

Il mio violino da studio lo porto da Cliff così posso studiare e suonare anche quando sono da lui.

Insomma, sono pronta a fallire di nuovo, a fallire meglio. Ma invece di preoccuparmi del fallimento e di sentirmi inutile a ogni errore, cerco di grattare via un po' di errori ogni volta. Lentamente.

Come una scultura che piano piano prende forma togliendo gli eccessi, idem farò con il resto delle cose. Scavo piano il marmo per scoprire ciò che nasconde. E se ci vorrà tempo, pazienza.

Non ho più fretta.



01 maggio 2022

Sembrava fosse un gatto in calore e invece era un violino

violino e spartito

 Quando le persone mi chiedono quale fosse stato il mio primo amore musicale rispondo quasi istantaneamente "il basso". Ma un bacio perugina mi allertò, un giorno, dicendomi che l'amore vero è quello che muore se non rivelato.

Ed ecco che tornata in gianduiottolandia scovo il mio violino, ben chiuso nella custodia, buttato sotto la scrivania, totalmente impolverato. Decido di portarlo a casa Tasso, la mia tana. Mal che vada posso appenderlo, penso.

La mia storia d'amore con questo strumento è, per l'appunto, di quelle mai dichiarate. Ha cominciato a piacermi da piccina, forse facevo le scuole medie, qualche volta ho osato chiederlo in regalo ma al suo posto è arrivata una chitarra classica, comunque apprezzatissima, finché non me lo regalarono nel Natale del lontano 2000. 

Qualche anno dopo ci provai, ma il corteggiamento durò poco. Come per alcuni libri, per i quali non sempre è il momento giusto di affrontarli, il violino tornò nella sua custodia e lì ci rimase fino a questo ottobre quando, dopo una preiscrizione piena di dubbi al Centro di formazione musicale di Torino, ho cominciato effettivamente a prendere le lezioni sotto lo sguardo attento del Maestro (che chiameremo Sensei Massimo).

Del resto una supplente di musica delle scuole medie me lo disse: "Continua a studiare musica, sei portata".

Essere portati però col violino serve a poco, a volte è più uno smadonnamento (anche dei vicini di casa) fatto di stridii senza alcun senso e di lezioni composte solo di "No, è stonato, ripeti", "No, ancora", "Calante, ricomincia".

Come nella migliore delle mie tradizioni dopo qualche mese stavo per mollare, non vedevo miglioramenti ma proprio nell'ottica di un cambiamento radicale della mia persona ho insistito. E insistere è servito.

Mi sono imposta almeno mezz'ora di suonata/stridìo al giorno, all'inizio le dita mi facevano malissimo, ma non ho smesso. 

Finito il turno di lavoro imbracciavo il violino e andavo avanti, anche se non avevo voglia, anche se ero stanca. Lo avevo preso come un secondo lavoro, il turno della suonata. Era l'unico modo in cui potessi affrontarla.

Il mio grosso problema con le cose è che sono relativamente brava quando comincio. Al corso di Tedesco l'insegnante mi chiese se lo avessi già studiato perché la mia pronuncia era molto buona. Al corso Java erano tutti stupiti da come mi destreggiassi con la programmazione strutturata (sieee, una volta arrivata alla programmazione a oggetti mi sono arenata irrimediabilmente).

Poi arriva il momento in cui serve impegnarsi per andare oltre, e a quel punto mi chiedo se il gioco vale la candela. Voglio davvero impegnarmi per fare questa cosa, oppure posso cominciare a impararne una nuova?

Inutile che ve lo racconti perché lo avrò scritto un milione di volte su questo blog, passo oltre e comincio una cosa nuova.

Per tutta una serie di cose, questa volta non solo non è successo, l'impegno costante mi ha dato nuova energia, tanto che ora suonare non è più un lavoro ma un piacere, la lezione non è più una forzatura ma attendo con ansia quel giorno della settimana. 

Suono da sei mesi, son pochi, pochissimi, eppure non vado male. Ovvio, se mi sentiste suonare  vi dovreste munire di tappi per le orecchie per proteggere i timpani ma ho le mie buonissime ragioni per dirvi e dirmi che poteva andare molto peggio (e se lo dico io che son bravina, c'è solo da fidarsi). Questo strumento del demonio sta diventando mio amico e non solo parteciperò al saggio (cosa che fino a un paio di mesi fa avrei evitato volentieri) ma proseguirò con la scuola l'anno prossimo e so già quale nuovo violino acquistare (a rate, il mio secondo acquisto a rate, viva la povertà e i debiti, miei prossimi amici).


Vi odio e poi vi amo e poi vi odio e poi vi amo...

Vorrei consigliare a tutti di imparare a suonare uno strumento, uno qualsiasi. Difficile, strano, stupido, qualsiasi cosa che permetta di capire cosa significhi amare e odiare nello stesso tempo, che spinga ad affrontare l'ansia e la paura di sbagliare e mettersi in gioco. 

Sono soddisfatta, per lui e per tante altre cose.
Cliff mi sopporta e supporta, ascolta pazientemente le mie steccate ed era con me alla prima lezione quando, uscendo saltellando, gli dissi quanto fossi entusiasta e come la lezione fosse andata bene. E quando uscivo affranta e frustrata mi ricordava quanto fossi brava e che in poco tempo avevo raggiunto ottimi risultati. Che l'impegno dava i suoi frutti. Che il violino è uno strumento difficile.

E ora mi tocca affrontare la mia balena bianca: il vibrato.