01 maggio 2022

Sembrava fosse un gatto in calore e invece era un violino

violino e spartito

 Quando le persone mi chiedono quale fosse stato il mio primo amore musicale rispondo quasi istantaneamente "il basso". Ma un bacio perugina mi allertò, un giorno, dicendomi che l'amore vero è quello che muore se non rivelato.

Ed ecco che tornata in gianduiottolandia scovo il mio violino, ben chiuso nella custodia, buttato sotto la scrivania, totalmente impolverato. Decido di portarlo a casa Tasso, la mia tana. Mal che vada posso appenderlo, penso.

La mia storia d'amore con questo strumento è, per l'appunto, di quelle mai dichiarate. Ha cominciato a piacermi da piccina, forse facevo le scuole medie, qualche volta ho osato chiederlo in regalo ma al suo posto è arrivata una chitarra classica, comunque apprezzatissima, finché non me lo regalarono nel Natale del lontano 2000. 

Qualche anno dopo ci provai, ma il corteggiamento durò poco. Come per alcuni libri, per i quali non sempre è il momento giusto di affrontarli, il violino tornò nella sua custodia e lì ci rimase fino a questo ottobre quando, dopo una preiscrizione piena di dubbi al Centro di formazione musicale di Torino, ho cominciato effettivamente a prendere le lezioni sotto lo sguardo attento del Maestro (che chiameremo Sensei Massimo).

Del resto una supplente di musica delle scuole medie me lo disse: "Continua a studiare musica, sei portata".

Essere portati però col violino serve a poco, a volte è più uno smadonnamento (anche dei vicini di casa) fatto di stridii senza alcun senso e di lezioni composte solo di "No, è stonato, ripeti", "No, ancora", "Calante, ricomincia".

Come nella migliore delle mie tradizioni dopo qualche mese stavo per mollare, non vedevo miglioramenti ma proprio nell'ottica di un cambiamento radicale della mia persona ho insistito. E insistere è servito.

Mi sono imposta almeno mezz'ora di suonata/stridìo al giorno, all'inizio le dita mi facevano malissimo, ma non ho smesso. 

Finito il turno di lavoro imbracciavo il violino e andavo avanti, anche se non avevo voglia, anche se ero stanca. Lo avevo preso come un secondo lavoro, il turno della suonata. Era l'unico modo in cui potessi affrontarla.

Il mio grosso problema con le cose è che sono relativamente brava quando comincio. Al corso di Tedesco l'insegnante mi chiese se lo avessi già studiato perché la mia pronuncia era molto buona. Al corso Java erano tutti stupiti da come mi destreggiassi con la programmazione strutturata (sieee, una volta arrivata alla programmazione a oggetti mi sono arenata irrimediabilmente).

Poi arriva il momento in cui serve impegnarsi per andare oltre, e a quel punto mi chiedo se il gioco vale la candela. Voglio davvero impegnarmi per fare questa cosa, oppure posso cominciare a impararne una nuova?

Inutile che ve lo racconti perché lo avrò scritto un milione di volte su questo blog, passo oltre e comincio una cosa nuova.

Per tutta una serie di cose, questa volta non solo non è successo, l'impegno costante mi ha dato nuova energia, tanto che ora suonare non è più un lavoro ma un piacere, la lezione non è più una forzatura ma attendo con ansia quel giorno della settimana. 

Suono da sei mesi, son pochi, pochissimi, eppure non vado male. Ovvio, se mi sentiste suonare  vi dovreste munire di tappi per le orecchie per proteggere i timpani ma ho le mie buonissime ragioni per dirvi e dirmi che poteva andare molto peggio (e se lo dico io che son bravina, c'è solo da fidarsi). Questo strumento del demonio sta diventando mio amico e non solo parteciperò al saggio (cosa che fino a un paio di mesi fa avrei evitato volentieri) ma proseguirò con la scuola l'anno prossimo e so già quale nuovo violino acquistare (a rate, il mio secondo acquisto a rate, viva la povertà e i debiti, miei prossimi amici).


Vi odio e poi vi amo e poi vi odio e poi vi amo...

Vorrei consigliare a tutti di imparare a suonare uno strumento, uno qualsiasi. Difficile, strano, stupido, qualsiasi cosa che permetta di capire cosa significhi amare e odiare nello stesso tempo, che spinga ad affrontare l'ansia e la paura di sbagliare e mettersi in gioco. 

Sono soddisfatta, per lui e per tante altre cose.
Cliff mi sopporta e supporta, ascolta pazientemente le mie steccate ed era con me alla prima lezione quando, uscendo saltellando, gli dissi quanto fossi entusiasta e come la lezione fosse andata bene. E quando uscivo affranta e frustrata mi ricordava quanto fossi brava e che in poco tempo avevo raggiunto ottimi risultati. Che l'impegno dava i suoi frutti. Che il violino è uno strumento difficile.

E ora mi tocca affrontare la mia balena bianca: il vibrato.


Nessun commento: