30 gennaio 2014

E' arrivato l'internet, è arrivato l'internet! Gioiamo insieme fratelli!

Nevica. Stamani pioveva. Per quello e anche per la tempesta emotiva di questo periodo, la canzone di oggi è questa.
Iruben me Zucchero



Prima la canzone e poi i racconti, questa volta.
Come sapete ci siamo trasferiti a Como (con la o chiusa sennò si incazzano), Fry ha cominciato a lavorare in Schfizzera e si trova molto bene. In questi giorni e fino a lunedì è a casa perché ha la faccia gonfissima ma la nuova dottora di Como che sembra più competente di mr. Hitler bolognese, gli ha prescritto antinfiammatori e antibiotici e ora sta già meglio.

Cercherò di descrivere brevemente l'operazione trasloco e il resto. La casa a Bologna è nostra fino al 15 marzo e comunque fino a che non trovano un altro inquilino. Quindi c'è ancora della roba, poca ma c'è.
Mercoledì 22 gennaio ho fatto una cena con colleghi ma anche ex colleghi per salutarli. C'è stata un'adesione che non mi aspettavo. Eravamo in tutto 26, sono stata molto contenta e devo dire non me lo aspettavo.
Il biglietto mi ha commossa




E due regalini entrambi molto molto azzeccati e per niente attesi!


Evvai con le foto di gruppo!


Un gioco che non vedo l'ora di provare!

Menù vegetariano e vegano




Ciao tate!

canottierina Desigual
Loredana mi ha fatto un pensiero a parte (che sto indossando sempre) - se non si vede sappiate che è una bellissima lumachina!
E anche se può sembrare sdolcinato per me il regalo più grosso è che abbiano impiegato la cosa più preziosa che hanno, ovvero il tempo, per salutarmi. Hanno messo da parte progetti, fidanzate/fidanzati o anche solo stare a casa da soli per venire lì.
Siamo andati all'American Graffiti dove si mangiano praticamente solo hamburger ma hanno un menù tutto vegetariano anche per me.

La sera è passata veloce. Eravamo tanti, il tempo era poco, il giorno dopo dovevamo tornare al nostro lavoro grigio e quindi non siamo andati via tardissimo.

Il 24 però, venerdì, è arrivato il momento dei saluti. Vorrei volatilizzarmi all'istante perché non riesco a gestire le emozioni dell'addio. Ero così provata e stanca dal trasloco e dal fatto che Fry fosse già su da due settimane che non vedevo l'ora di andare via. C'era una parte di me che era spiaciuta perché ho conosciuto splendide persone e alcune troppo tardi (non mi lascio avvicinare facilmente e sono inizialmente molto chiusa) solo che la felicità ha preso il sopravvento. E sono ad oggi ancora così indaffarata che non sentirò la botta per un po' di tempo. Ma non ho la capacità di volatilizzarmi così li ho salutati: chi al mattino perché non li avrei rivisti il pomeriggio dato il turno diverso, chi la sera prima di andare a casa. E sono stata una signora: ho salutato anche chi non avrei voluto, ma era una questione di educazione più che di qualsiasi altra cosa.
Ho lasciato questo biglietto sul monitor che in pochi avranno capito.


Mi sono trovata dei bigliettini sul monitor da chi il 24 faceva il turno del mattino e un foglio nel cassetto della scrivania da chi faceva il turno del mattino.

Penso che se il lavoro mi avesse lasciato più spazio e tempo per socializzare sarebbe stato peggio.
Il 25 Fry scende per venirmi a prendere e caricare la macchina con le ultime cose...
La sera usciamo con la mi'Chiarina arrivata da Firenze e Lorenza, andando al macrobiotico. Sì lo so cosa state pensando ma a me piace magiarci (tranne quando mi sgridano perché uso il cellulare perché "quando si mangia si fa il sangue e le onde elettromagnetiche disturbano questo processo" - la scienza qui non è di casa come potete supporre)

montagne innevate quasi all'arrivo!

le mie formichine ben protette

che dire, la macchina era conciata così!
Domenica arriviamo quindi a Como, distrutti e felici.

la vista serale da casa
la vista di giorno col (rarissimo soprattutto in questi giorni) sole
Comincia la fatica numero due. Lunedì viene una mia carissima amica (Zion) ad aiutarmi a fare le pulizie. Io non so da che parte cominciare ma lei è bravissima e molto organizzata. La cucina viene splendida e ordinata!
Passiamo alla sala ma dobbiamo interrompere per l'arrivo dei tecnici fastweb. E alla fine mi insegna a fare delle ottime polpette con le lenticchie (mmmmmm buoneeee) che io e Fry spazzoliamo per bene la sera.

Poi usciamo per andare in stazione ma non capiamo dove ferma il bus così decidiamo di andare a piedi, solo che dobbiamo praticamente volare. E infatti prende il treno al volo.
Non saprei come altro ringraziarla se non dirle ancora grazie!
Mi ha dato una mano enorme e abbiamo passato una bellissima giornata (fatica a parte).

Martedì decido di andare a fare spesa all'esselunga vicino casa. Seeee, vicino casa. Con la busta piena a fare il salitone che porta a casa mia pensavo di non farcela. A 200 mt volevo chiamare un taxi!

Così martedì sera decido di fare la spesa online sul sito Esselunga. Sì lo so ma senza macchina è un delirio.

Mercoledì me l'hanno consegnata, così sono riuscita a prendere anche del vino e delle birre.

La mia missione in questi giorni è esportare (o meglio importare a questo punto) il mascarpone di Bologna. Chiamano mascarpone quella crema appunto al mascarpone usata nel tiramisù. E' solo la crema e nient'altro. Si possono mettere gocce di cioccolato ma è ottima anche così.
Ieri m'è venuta liquida, devo aver trattato male gli albumi montati a neve ma oggi è venuta una delizia.
Teek.


Stamani ci abbiamo fatto colazione. Con un goccio di caffè e non abbiamo avuto fame fino almeno alle 13!

Altre cose: oggi sono andata in posta prendendo il bus. Notare che nevicava.

Prendo il bus e in 9 minuti arrivo (in 20 minuti sarei arrivata a piedi ma con questo tempo...). Dato che lì accanto c'è il Carrefour decido di fermarmi per prendere altro mascarpone.

Intanto l'avventura in posta. Entro, do' i documenti e la delega (il pacco era per Fry) e mi dice "Sì non devi venire qui ma accanto c'è un cortile, entri in quell'ufficio e chiedi a loro"

Esco, vado nel cortile accanto e ci sono diverse porte. A destra una porta con su scritto "E' severamente vietato l'ingresso ai non addetti".

Quando mi dicono che è severamente vietato non posso che prenderne atto.
A sinistra ci sono una serie di porte. Guardando dall'esterno (la parte superiore è in vetro e si vede l'interno) mi pare che solo la prima porta sia praticabile. Entro e ci sono diverse scrivanie ma di persone nemmeno l'ombra. Tralaltro ci sono pacchi e corrispondenza di persone e mi sembra di essere dove non devo.
Chiedo, come nei film, "E' permesso?"

Nessuna risposta

"Permesso?"

Niente

"C'è nessuno?"

Nulla

Decido di percorrere il corridoio tra le scrivanie, magari mi porta in qualche dove. Ma shhtt ecco: c'è un gabbiotto con due persone! E finalmente loro hanno il mio pacco. Maremma sbregola.

Vado al Carrefour e compro ciò che devo comprare in tutta fretta perché poi c'è il bus che mi porta a casa e passa ogni mezz'ora quindi è bene non perderlo!

Così arrivo circa 5 minuti prima e aspetto, aspetto, aspetto. Insomma: passa mezz'ora e il bus ha saltato la corsa! Mega arrabbiata, sotto la neve, con la busta fradicia, non so più che santi tirare giù.

Comunque la giornata è andata bene, la settimana benissimo, ma ora scusatemi tanto. Ho un mascarpone che mi attende.

13 gennaio 2014

La capsula del tempo - gli occhiali di papà

Trovo che essere disordinati non sia una cosa in cui ci si ritrova di botto. Disordinati non ci nasce.
Essere disordinati è una cosa inscritta nei geni.

Prima di cominciare questo post voglio premettere di essere a casa di mia mamma. Casa di mia mamma è abbastanza grossina considerando che ci vive da sola con due bassotti. E' composta di cucina e sala unite e entrambe abitabili, un corridoio a L, una camera matrimoniale, due camerette, un bagno e un ripostiglio.
Lei occupa solo la sala (in cui dorme), la cucina (adora cucinare) e il bagno. Il resto delle stanze sono ricordi.
La cameretta in cui io dormivo, oltre ad avere tutte le cose che ci lasciai nel 2006, ha visto moltiplicarsi gli oggetti al suo interno. Scavando posso trovare il mio diario delle medie dove scrivevo quanto ero depressa e brutta, ma anche le note delle superiori sul registro (che ho pazientemente annotato e mezzo da parte). Le scatole dei vecchi cellulari, libri mai letti, appunti dell'università, il microscopio che ho fortemente desiderato da piccina, bottigliette in vetro contenenti chissà cosa, il vecchio camaleontario in legno mai buttato e usato per contenerci altra roba. Nella cameretta in cui dormo quando torno qui, ci sono oggetti legati all'infanzia. I Walkie Talkie enormi con sopra scritto il codice Morse, altri libri, il pacchetto di sigarette su cui Jerry Only mi aveva fatto l'autografo, scatole dei vari autoradio, rotti rubati o ancora vivi da qualche parte. La scatola del gps a pannellino solare che usavo col nokia N70. Persino sul divano della cameretta è impossibile sedersi. Di solito mia mamma ci poggia i sacchettini coi regali da portarmi via ma comunque anche se non ci fossero loro è pieno di cuscini, pigiami, oggetti. Sto scrivendo da un pc fisso che comprai con la borsa di studio dell'università, un monitor gigante. E sotto al mouse c'è una pila di riviste e un volume de le pagine bianche di Torino.
La camera matrimoniale (che mia mamma non usa) contiene il peluche del panda che un mio fidanzato di tanti anni fa mi regalò, e che è grande quanto un bambino di 8 anni, largo quanto Cartman di SouthPark. In camera c'è un comò dove ho trovato queste cose.




Quel giorno è stato tutto molto difficile. Probabilmente non ho mai ringraziato chi c'è stato e, rileggendone ora i nomi, nemmeno mi ricordo alcuni volti. So di non aver salutato qualcuno, che poi mi ha detto di esserci stato, e questo mi spiace. Comunque anche se con un lieve ritardo di 13 anni "Grazie", nessuno di voi era obbligato eppure c'eravate.

Ho trovato anche gli occhiali di mio padre. Non so, non ricordo che avesse mai cambiato montatura. A dir la verità di mio padre non sapevo quasi niente. So che lavorava, tanto, e spesso faceva straordinari. So che si lavava le mani con la pasta lavamani al limone, ma rimanevano sempre sporche. So che era infelice e arrabbiato ma non so come mai.




Quando entro in queste stanze disabitate mi si stringe il cuore. Ho trovato delle letture I Ching fatte per persone che ora non sono più nella mia vita. Lacrime versate su pagine di diario, ma anche cose che mi fanno sorridere, come l'etichetta della sciarpa in pelo di cammello che mi hanno regalato Marco e Giada qualche anno fa.



Sì, questa non è pigrizia, non è un pacchetto di patatine vuoto lasciato marcire su un tavolo attendendo una mano divina che lo sposti nella spazzatura; è una sorta di memoria fisica degli eventi. Una casa fattasi capsula del tempo. So che un giorno dovremo buttare via tutto quanto e quando accadrà sarà un doppio dolore.

05 gennaio 2014

Como: la città imparcheggiabile.

Sì, siamo residenti a Como. La richiesta di residenza, fatta il 2 gennaio (anno nuovo, vita nuova) non ha subìto particolari intoppi. Nello stesso giorno decidiamo di chiedere il permesso per parcheggiare sotto casa, zona blu (centrale e a pagamento).
In ogni città in cui sono stata la residenza è stata sufficiente a richiedere il permesso per parcheggiare nelle zone blu adiacenti casa.

Ma a Como è diverso. Le domande per le richieste di parcheggio andavano fatte entro il 2/12/2013. Dopodiché per la nostra zona avrebbero estratto 25 nomi di utenti fortunati che potevano permettersi di parcheggiare.
25?
Ma come?

E gli altri? "Eh devono pagare"

Ma come?

Tralaltro il permesso per parcheggiare non è nemmeno gratuito ma costa 167 euro annui, e dato che la nostra domanda parte in ritardo danno priorità a chi ha presentato la domanda in tempo, a nulla vale il fatto che siamo residenti lì da gennaio. A loro fottesega.

Quindi? Parcheggeremo in divieto di sosta come fanno le persone che abitano lì nel nostro palazzo. E' inevitabile.
E ripeto, io una cosa così non l'ho mai vista.

La casa è meravigliosa, un po' freddina ma stupenda. La sera se si spengono le luci in casa c'è una vista spettacolare. La città illuminata, il duomo, il mondo che scorre. Il lago poco più in là. Per andare in centro ci va davvero poco, per tornare è un po' più complicato perché la salita è davvero spezzapolmoni.

Però ne sono contenta, fare due passi significherà davvero mettersi in moto.