27 dicembre 2015

7/10/2015: Famadihana, ma forse no: forse ho un crampo!

Sveglia alle 7: Gaby arriverà alle 9.30 per assistere al Famadihana. Mi sono dimenticata di dire che Gaby ci aveva procurato delle sim malgasce e che quindi ogni tanto, solo quando la rete prende e solo per pochi mega e non su facebook (scopriremo solo quasi alla fine del soggiorno come sbloccarlo) siamo connessi con il mondo.
Una zanzara ha punto Fry e siamo andati un po' in paranoia, ben presto però ci renderemo conto che non sarà l'unica puntura ma che comunque è abbastanza rara in città la malaria. Da una parte poi c'è anche il fatto che Fry non vorrebbe partecipare al Famadihana ma io ci tengo moltissimo, penso che sia una delle antiche tradizioni che vale la pena vedere, anche perché non porta in sé la tristezza dei nostri funerali, ma la gioia e il rispetto di poter comunicare ancora con gli antenati.

Ieri a cena Gaby ci aveva proposto di andare al Famadihana in bici, sarebbero stati 40 minuti di tragitto ma non sapendo io andare in bici (so di averlo messo in difficoltà perché lui fa fatica a guidare) andremo con la 4x4.


La 4x4 che ci ha tenuto compagnia per tutto il viaggio
Alle 9.30 come sempre puntualissimo, Gaby ci ha presentato il nostro autista e la nostra guida per quella mattina. L'autista si chiama Mami, ha 33 anni ed è già nonno. Non parla né inglese né italiano ma è davvero un treno. Guida per un sacco di ore di fila senza battere ciglio.
La nostra guida si chiama Eric, ha 32 anni e parla inglese e un po' di italiano (che ha imparato da Gaby). In più con noi c'è Andry, un autista di pousse pousse la cui grande nonna è la spoglia che riesumeranno per il famadihana. Con noi anche tante banane, formaggio e pane per mangiare al Famadihana (ed è un bene, con tutta la fatica che un malgascio fa per sfamare la famiglia durante un Famadihana, non possono essere dei Vazaha a rubare il cibo).
Eric è della tribù dei Betsileo, infatti ha i tratti somatici africani a differenza dei Merina che hanno tratti filippini.
Cominciamo ad andare verso la campagna attraversando praticamente zone deserte, villaggi minuscoli, sempre meno macchine. I bambini vanno a scuola a piedi e percorrono chilometri, spesso però a scuola non ci vanno e ho visto bambini molto piccoli tenere a bada mandrie di zebù.
La strada è lunga e sia a me che a Fry pare ovvio che non ci avremmo messo mai e poi mai solo 40 minuti in bici.
Lungo il tragitto Eric e Andry si fermano a comprare qualcosa (non sapremo mai cosa) da regalare alla famiglia del Famadihana ma quando cerchiamo di ripartire il furgone non va più. COsì tutti tranne me (Fry compreso) si mettono a spingerlo. Questo sarà l'iprevisto più frequente nel nostro viaggio e per fortuna Mami non è solo un autista ma anche un abile meccanico.
Ad un certo punto, nel nulla, svoltiamo a destra (vedo solo campagna e terra rossa); Andry scende a chiedere informazioni e apprende che la cerimonia  è stata spostata al 21 ottobre, quindi non potremo parteciparvi. E' seriamente dispiaciuto e per tutta la giornata non fa che scusarsi, ma per noi è un'ottima occasione di riposarci.

Tornando verso Antsirabe salutiamo dei bambini dall'interno della macchina. Fuggono via spaventati gridando "VAZAHA", correndo a nascondersi. Solo una volta al sicuro ci salutano timidamente con la mano. Eric ci dice che molti genitori raccontano ai bambini che l'uomo bianco è come il diavolo: da una parte questo li tiene lontani dall'elemosinare ai turisti, dall'altra... come dargli torto? I francesi in Madagascar hanno preso ciò che hanno potuto e li hanno lasciati nella miseria, imponendo religione, lingua e cultura. Non li posso biasimare.

Ci fermiamo al lago Andraikiba che se non ricordo male, significa "Oh mio Dio, ho un crampo!". La leggenda, presa da un link di cui sopra, dice che Andraikiba nascerebbe da un grido di una donna incinta annegata durante una gara di nuoto contro la sua rivale. Si narra che questa gara fosse stata organizzata dallo stesso marito. Eric ci dice invece che un feudatario doveva scegliere tra due donne, una delle quali incinta. Le invita quindi ad attraversare il lago da sponda a sponda e che la donna incinta, arrivata all'altra sponda, esclamò proprio "Oh mio Dio ho un crampo".



Lì accanto dei ragazzini giocano a lanciare degli elastici per terra, cercando di avvicinarsi il più possibile a un quadrato disegnato per terra. Chi più si avvicina vince un elastico degli altri giocatori.

I bambini si fanno fotografare volentieri e si distraggono momentaneamente dai giochi.

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il lago
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Fry che discute con Eric sulle origini del lago


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Ragazzini che giocano con gli elastici

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Questa bambina è di una bellezza disarmante
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Questi ultimi due bambini dopo essersi fatti fotografare hanno messo le mani a cucchiaio sperando che gli dessimo qualcosa. Dopo un mio modesto regalo (un fazzolettino con una mucca disegnata, ben presto finita a brandelli) ci siamo accordati con Eric per dare loro 5000 Ariary. Eric si è assicurato che li dividessero tra loro. Ci ha spiegato che è sempre e comunque meglio non dare loro soldi perché magari non finiscono in cose di cui hanno realmente bisogno. Erano molto contenti di rivedersi nelle foto e posavano volentieri.

Sulle rive del lago, sotto dei portici, c'è un piccolo mercato con prodotti artigianali locali. io avrei comprato tutto ma non abbiamo potuto. Eric era interessato a una borsa così gliel'abbiamo regalata.
E' stato uno strazio, volevano tutti gli comprassimo qualcosa ed è stato realmente difficile dire di no.

Infine siamo stati ad Antsirabe dove ci hanno mostrato come lavorano le corna di zebù.
Alla fine della dimostrazione ci hanno mostrato gli oggetti in vendita ma alla fine Fry ha voluto acquistare quello che stavano modellando durante la dimostrazione anche se non era rifinito. Ci siamo accordati per prendere quello e un bracialetto per me.

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il prodotto non finito che alla fine abbiamo comprato
Ci fermiamo quindi a fare un picnic in una zona dove ci siamo solo noi, un fiumiciattolo e degli zebù (con i bambini che li portano a brucare).

uno dei posti nel nulla dove abbiamo sostato mentre andavamo al Famadihana



pic nic.. più pace di così!


Il relax è stato essenziale per ricaricarci. Sembra assurdo perché alla fine abbiamo visto un solo parco ma i viaggi in Madagascar, anche se brevi, sono estenuanti. Si procede lentissimi, ci sono buche (leggere: crateri) ovunque: le strade sono impiegate da poche macchine e tanti zebù liberi o che trainano carretti, o persone che portano sulle spalle o sulla testa qualsiasi cosa, o bambini che gettano sabbia nelle buche facendo finta di ripararle per elemosinare qualcosa. In Madagascar nessuno sta con le mani in mano.

Il resto della giornata abbiamo fatto i classici turisti, siamo andati a vedere come tessono delle decorazioni su tela (che abbiamo poi acquistato) e come fanno i modellini di taxi brousse e pousse pousse a mano.



un artigiano ci mostra come fa i modellini partendo da materiali riciclati

in viaggio


Infine abbiamo passeggiato per via indipendenza ad Antsirabe. Inutile dire che le strade non hanno semafori e bisogna fare attensione ai risciò e ai pousse pousse che invadono le strade.

Vicino alla stazione in disuso di Antsirabe c'è una stele su cui sono riportate le 18 tribù malgasce e la scultura stilizzata di una testa di zebù con su scritto l'anno in cui il Madagascar è diventato indipendente, ovvero il 1960.

Per coronare questa giornata perfetta siamo andati a berci una birra.

Ci raggiunge anche Gaby che si è fatto medicare la mano, beve una gazosa con noi e porta via la macchina insieme a Mami, in modo che possano ripararla.

Il pomeriggio si conclude in una discussione con un grosso svizzero francese che ha sposato una malgascia e si lamenta di come viene trattato. Certo, è vero, ma lui non fa nulla per integrarsi. Non parla nemmeno malgascio!

E come dice Eric, non puoi parlare malgascio finché non bevi la loro acqua.

Ci congediamo presto, questa sera ceniamo con Gaby e la sua famiglia.

Tutte le foto della giornata.

La playlist della vacanza da qui in poi sarà sempre la stessa, ecco un pezzo che mi è rimasto impresso. Il cantante è una sorta di attivista, "canta" cose scomode e viene imprigionato per qualche mese, dopo ogni suo intervento. Il pezzo è sempre uguale ma ogni anno cambiano le parole in base al politico che prende di mira.


SARERAKA - Meditation 2011

26 dicembre 2015

6/10/2015 Antsirabe e i neuroni specchio

Alle 8 del mattino partiamo alla volta di Antsirabe.
Mi sono dimenticata i scrivere due cose nel post precedente: gli Eulemur fulvus fanno un verso simile al grugnito del maiale: questa cosa li rende ancora più buffi.
Il 4 ottobre mi sono arrivate le mie cosacce. Dato che una parola più brutta non la potevano scegliere per indicare quel periodo (mestruazioni, ma che nome di merda è?), io sul calendario mi appunto sempre "meremeo" o "previsione meremeo". La previsione meremeo era per il 3 ottobre ma hanno giusto atteso che scendessi dall'aereo per venirmi a salutare.
Perché ne ho voluto parlare? Perché non mi sono mai trovata in un posto del genere in quei giorni e penso che magari qualche indicazione per le donnine possa essere comoda.
Innanzitutto mi ero portata anche la mooncup ma lasciamo perdere. Spesso i bagni non son dei bagni ma dei buchi per terra e spesso non c'è nemmeno il buco per terra ma solo un pavimento lievemente inclinato con uno scolo di lato (se siete fortunati) circondato da 4 pareti di legno pieni di fessure da cui voi potrete vedere l'esterno e sentirvi come in mezzo alla natura.

Quindi assorbenti: fatevene una ragione donnine che pensate alla natura. E salviette intime igienizzanti a gogò.

Inoltre mentre le guide maschiette e il vostro compagno maschietto possono fare pipì lungo il bordo strada col pisello verso il nulla, non ci sarà spesso nemmeno un cespuglio a coprire le vostre pudenda quindi amiche donne non fatevi problemi a rompere le palle per fermarvi al primo villaggio con bar per fare pipì, o dal benzinaio.
Se siete in un hotely (ne parleremo dopo) sappiate che spesso il bagno non c'è ma i malgasci sono gentili e vi faranno usare il loro bagno che però non è proprio come il nostro bagno. Leggi sopra.

Sono piccole cose alle quali ci si abitua prestissimo, non vi preoccupate. Le persone e il posto vi faranno dimenticare quasi tutte e scomodità.

Tornando a noi: siamo in viaggio verso Antsirabe, la città di Gaby, attraversando stupendi paesaggi con risaie, zebù che riposavano e mangiavano, mucche che facevano il lavoro sporco e galline ovunque.

Abbiamo incrociato diversi posti di blocco della polizia e Gaby ci ha spiegato che militari e polizia fermano i taxi brousse (incrociati a decine, sono pulmini che fanno spesso lunghi percorsi. Sopra ci mettono di tutto, anche materassi, biciclette o galline. Facile vederne diversi fermi per strada mentre l'autista cerca di ripararli. E' un mezzo di trasporto molto economico ma di quelli che sai quando parti e non quando e se arrivi) per controllare che non ci siano armi o droga ma ci comunica che basta pagare 10000 Ar e non controllano più niente. 80 km dopo Tana ci siamo fermati a mangiare in un posto davvero speciale gestito dalla famiglia di Gaby. Bruno, salutandoci perché non avrebbe più proseguito, ci ha mostrato le sue terre, che prima erano della madre la quale vive a Parigi, i suoi 10 maiali e per noi hanno cucinato un ottimo zebù.
Davvero squisito (vi ricordate che avevo scritto che in Mada avrei mangiato carne, no?).

Piccolo appunto sulla lingua. Il Madagascar è un'ex colonia francese. Il francese lo capiscono e lo parlano ma tra di loro parlano solo ed esclusivamente malgascio.
Avevo letto sulla guida che ai tempi della colonizzazione nelle scuole i bambini imparavano com'erano fatti i conigli ma nulla sapevano sui lemuri: ed è stato così fino a non molti anni fa.
Di primo acchitto mi è parso di capire che non amano molto i francesi e lo posso capire.

Abbiamo incrociato un francese che si è sposato una malgascia e vive in Mada da un po' non preoccupandosi di imparare la lingua malgascia. Non è una bella cosa. Un conto è andare in Germania contando di sopravvivere con l'inglese, un conto è finire in un'ex colonia francese e sperare di parlare solo francese.

Tornando al pranzo con Gaby, appena terminata la birra siamo dovuti ripartire perché Gaby doveva andare in ospedale a farsi medicare e doveva essere lì per le 16.
Gaby ha dovuto guidare con una mano sola per 80 km fino ad Antsirabe,

Il cartellone pubblicitario di Gaby e famiglia
Arrivati in ospedale c'è la moglie di Gaby ad attenderci. Mi impressiona la capacità di Gaby di calcolare tempi e disatnza *nonostante* gli imprevisti. In tutta la nostra vacanza non abbiamo mai fatto ritardi (o almeno ritardi che possano essere definiti tali).
In Mada la sanità è a pagamento, anche il materiale è a pagamento. Gaby per intervento e ricovero ha speso 1200 euro, una cifra abnorme per un malgascio. La moglie di Gaby ha portato da casa bende e medicamenti (anche un unguento che arriva dalla campagna, fatto con erbe). Ci invita a entrare e nonostante le insistenze Fry decide di rimanere fuori mentre io entro, sicura del mio stomaco di ferro!

Il corridoio dell'ospedale, o meglio.. l'ospedale (che è un corridoio)

potrebbe sembrare una normale cucina ma è all'interno della sala medicazioni. accanto c'è un'altra stanzetta dove una bimba viene visitata, separata da una tenda

l'esterno

le onnipresenti galline

Un'altra foto dell'esterno. Premetto che ovviamente questo è un bell'ospedale: pulito e quasi occidentale (e per questo costoso)

Le persone sensibili possono saltare questa parte di racconto e riprendere appena lo indicherò.

La dottoressa (che ci lascia la mail perché ha bisogno di fondi e volontari per la costruzione di un ospedale in campagna, dato che le persone che sono lì spesso non hanno mezzi di trasporto né soldi per arrivare in città e quindi non hanno strutture sanitarie che possano curarle - le ho scritto ma non mi ha ancora risposto) le toglie le bende e quello che vedono i miei occhi non è bello. Si vede l'osso. La dottoressa avvolge una sorta di forbicina con delle bende e "scava" all'interno delle ferite per pulirle. Gaby dovrebbe farsi medicare una o due volte al giorno ma vi ha rinunciato per accompagnare noi. Man mano che procede con la medicazione e Gaby è costretto a mordersi la camicia per il dolore io comincio a sudare freddo e a vedere bianco. E' la prima volta che mi accade.
Ma è anche la prima volta che vedo una cosa del genere dal vivo: è sicuramente diverso con i filmati di youtube. Gaby mi parla e cerco di rimanere in piedi e *salva* ma presto mi rendo conto di aver bisogno di uscire a prendere un po' d'aria ma anche così ci metto un po' prima di rimettermi in sesto.
Nel frattempo Gaby viene medicato con l'unguento magico e bendato.

Ok, potete riprendere la lettura!

Ci accompagnano in albergo, il bungalow è davvero carino, il posto si chiama Green Park, ad Antsirabe. Appena arrivati siamo circondati da persone che ci vogliono vedere qualsiasi cosa o offrire un viaggio sul pousse pousse (un risciò senza la bici, trainato da una persona). Ci dileguiamo presto e andiamo in camera. Il wifi prende e non prende, dipende dove si trova il telefono all'interno della stanza.

alcune foto dell'interno del bungalow





il nostro bungalow dall'esterno


foto dell'esterno del bungalow
Il posto ha un fiumiciattolo e la sera si sentono gracchiare forte le ranocchie, e potrebbe essere un problema per le zanzare ma siamo attrezzati. Ora ci tocca riposare perché domani andremo a vedere un Famadihana.
Il Famadihana è una festa molto antica in cui si commemorano gli antenati. Le spoglie del membro della famiglia vengono disseppellite e avvolte in un nuovo sudario.
La giornata è una giornata di festa, i malgasci spendono tutto quello che hanno per offrire carne di zebù e riso agli ospiti, ed è un evento allegro a differenza di ciò che si potrebbe pensare. I parenti ne approfittano per parlare con l'antenato e raccontargli cosa accade di nuovo. E' un incontro tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti e sono molto curiosa di parteciparvi.


Il gatto del ristorante dell'albergo
L'album della giornata delle foto fatte con le reflex, su flickr.

22 dicembre 2015

Intermezzo odierno che nulla ha a che fare col Madagascar

Oggi 3 compleanni al lavoro.
Quindi significa: paste, pasticcini, torta e patatine. Nonché panettone e brindisi aziendale.
E stasera altro compleanno a cena.
Diventerò una botte.

Stasera vado da Gamestop a comprare un giochino e prendo il bus per tornare a casa: ohi non ti becco la vicina del piano di sopra che vuole sapere sempre tutto di me? E che quando manda gli sms a Fry lo chiama mescolando tutte le vocali del suo nome, aggiungendone anche nuove? Qualcosa come Ioloa, Ialoa, e via discorrendo?

E' carina, è gentile, ma sapete quando è NO?

Quindi medito di scendere alla fermata prima, ma sono troppo pigra per farlo. Così mentre scendiamo dal bus insieme (e non mi ha ancora vista) la batto sul tempo.
Ciao G
Oh ciao, ma tu chi sei? La cantante?
.... cioè ve lo giuro chiede sempre di me a Fry
Ehm, no sono Carla

Ahhhh Carla ma come faccio? Ti fai sempre questi colori assurdi ai capelli! E come va il lavoro? E quindi hai trovato? Eh sei proprio determinata brava: hai visto che stanno ripiastrellando il balcone?

Io, non avendo modo di rispondere, faccio sempre cenno di sì con la testa.
Arriviamo sotto casa, qualcuno ha DI NUOVO spostato l'etichetta del nostro campanello sul citofono da un'altra parte.

Mi lamento (prendere nota: con i vicini è sempre bene lamentarsi quando gli argomenti scarseggiano) e mentre arriviamo alla porta dell'ascensore, pieno di bei graffiti incisi mi fa notare che c'è scritto qualcosa su dio. Ora non mi ricordo cosa.
In effetti in controluce troneggia tronfia una enorme scritta DIO tutta maiuscola.
No perché c'era anche scritto qualcos'altro, ma forse l'hanno tolto.
Ecco guarda, c'è scritto PORCO.
Ah: salutami Ioloa.

Vicini.

18 dicembre 2015

Weekend in quel di Viterbo

In questo weekend sarò tra Civita di Bagnoregio, Viterbo e il parco di Bomarzo. C'è di positivo che le foto del 6 ottobre del Madagascar sono quasi tutte elaborate e il post è mezzo scritto. A domenica!

16 dicembre 2015

5/10/2015: tutti cantano, anche i lemuri!

Durante la notte non ha smesso di piovere, e al mattino ha proseguito. Meno male abbiamo il giacchettino leggero con cappuccio per proteggerci dalla pioggia. Perché è fresco ma non freddo e temo che la cerata sia davvero troppo.
Questo è quello che sentiamo e vediamo appena svegli (volume al massimo, pls):


A un volume lievemente più basso degli uccellini potete sentire il canto degli Indri indri.
Sono i lemuri più grandi del Madagascar e usano questi canti per comunicare.
Questo in particolar modo serve a stabilire il loro territorio, ma ne hanno altri due, uno per l'accoppiamento e uno di allarme.
A destra nel filmato potete vedere una spettacolare ragnatela ma non preoccupatevi: di ragni ne abbiamo visti pochi (anche se alcuni enormi).

Il programma era di andare al parco alle 8, ma facendo nostro il loro Mora mora tra colazione, lavarsi i denti e cercare di mettere via la roba per cambiare bungalow alla fine abbiamo fatto tardi. Al nostro rientro dal parco cambieremo stanza per una più carina, quando siamo arrivati per un disguido non era disponibile.

Arrivati al parco, Gaby è andato a fare i biglietti e noi siamo rimasti con Alberto la nostra guida che parla italiano. Chiacchierando del più e del meno abbiamo mostrato il nostro interesse per i camaleonti così lui si è messo subito in moto e ce ne ha scovati due: Un tricornis femmina e un nasuta piccolissimissimo (le specie sono state appuntate sul diario forse male, quindi se volete correggere fate pure!)

Chamaleo tricornis

Calumna nasuta
Sotto consiglio di Fry ho montato il 250 mm sulla mia macchina e il 24-70 mm sulla sua in modo da avere due obiettivi e scambiarci le macchine in caso di necessità: cambiare gli obiettivi sarebbe stato difficoltoso per via della pioggia.
Entrare nella foresta è un'esperienza quasi mistica: se credessi in dio potrei dire che lì dentro mi sono sentita vicina a lui come in nessun altro posto mai.
Ma non credo, quindi la mia esperienza è stata di vicinanza alla terra, alla natura, a ciò che di più bello può esistere.
Fry ne era entusiasta tanto che l'ha descritta come l'esperienza più bella della sua vita.




Alberto è molto bravo e ci spiega, ci racconta ogni pianta che incontriamo. Tantissime sono medicinali e mi pento di non essermi appuntata i nomi.
Presto abbiamo incontrato il nostro caro amico e geco diurno Phelsuma madagascariensis. Finora visto solo in fiera, ha colori sgargianti che vanno dal verde brillante, all'azzurro, al giallo.
Da lì poi ne abbiamo visti diversi esemplari: fate conto che è un po' come la loro lucertola!
Phelsuma madagascariensis

Phelsuma madagascariensis
Ogni tanto tra gli alberi Alberto ci mostrava palle di pelo dormienti: erano lemuri notturni che loro chiamano Fuzzifì (non si scrive certamente così ma si pronuncia così) che significa: cosa bianca.

Fuzzifì dormienti: no, non sono bianchi, avete ragione. Ma che ci posso fare?

Abbiamo ammirato anche alberi di ebano e di palissandro. Alberto ci spiega che il palissandro è lentissimo: ci ha mostrato un alberello alto 40 cm di ben 20 anni.

Poi abbiamo finalmente avvistato gli Indri indri. Il loro canto si sente anche a 2-3 km di distanza.
Il nome ha una storia molto buffa: pare che i primi esploratori abbiano cambiato la parola indri per il nome della specie, ma era semplicemente il modo in cui le guide malgasce chiedevano loro di guardare in alto (indri). Su internet ho letto che indri in realtà significa "eccolo là". In ogni caso non era il nome dell'animale. Ora sì.


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Indri indri



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Ci sono ben 6 famiglie di Indri indri nel parco, numerate in base alla loro importanza, al loro rango.

Lontano dai turisti abbiamo avvistato un Sifaka diadema.

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Sifaka diadema
Vi presentiamo anche questo simpaticissimo Eulemur fulvus, diventerà nostro amico anche più tardi.

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Eulemur fulvus

Abbiamo camminato 4 ore allontanandoci anche dai sentieri. Con Alberto abbiamo parlato, oltre che delle specie viventi presenti all'interno del parco, anche di come è la vita in Madagascar. Non dev'essere una vita semplice e fare la guida paga poco. Per quello gli abbiamo lasciato una mancia di 20000 Ar. Per noi non era niente ma scommetto che per lui era davvero tanto.


Quando siamo usciti dal parco Gaby ci attendeva per tornare in albergo, cambiare stanza e mangiare.

Alle 14.30 siamo andati all'isola dei Lemuri, un posto molto turistico. Trattasi di un'isoletta raggiungibile attraversando una sorta di fiumiciattolo di pochi metri, in canoa.
I lemuri sull'isola sono abituati all'uomo, vengono imboccati con frutta fresca e quindi capita spesso che saltino addosso ai Vazaha (vi ricordate vero, cosa significa?).

Una ragazza non smetteva più di urlare ogni volta che un lemure le saltava addosso. I lemuri sono stati molto pazienti con lei: io le avrei strappato la faccia a morsi.

In ogni caso abbiamo visto questi due orsetti, l'apalemure del bambù, di nuovo il nostro amico Eulemur fulvus e il Varecia variegata (credo)


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Apalemure del bambù, era molto spaventato ed emetteva uno strano mugolìo, simile a quello che fanno i cani

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La mia foto preferita (foto di Fry, mano mia)


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Eulemur fulvus parrucchiere

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Quello che credo essere un Varecia variegata


Giungiamo in una sorta di terrazza con le panchine per riposarci quando uno ha un malore. Viene sdraiato su una panchina affinché possa riprendersi. In effetti comincia a fare caldo umido e la passeggiata è stata faticosa.
Appena finita la visita andiamo alla Crocodile farm a Ivato.
Che è praticamente uno zoo. Difatto è il posto che meno mi ha colpito, anzi vedere un fossa in gabbia mi ha messo tanta tristezza...

Comunque ecco a voi qualche foto

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Riposino
 I coccodrilli mangiano una volta a settimana 2 kg di carne a testa.

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Tartaruga radiata (del Madagascar ma di un'altra zona: si trova a sud est, noi ora siamo a nord est)
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Queste lumachine sono meravigliose, ho sempre visto le loro foto su fb e ora le ammiro dal vivo.
Di questo parco ricordo un bel ponticello fatto di assi traballanti. Il mio minuto più lungo della mia vita.

Al termine della visita ( in questa visita era entrato con noi Bruno, ve lo ricordate? Il fratello di Gaby) torniamo in albergo perché alle 18.30 abbiamo la visita notturna al parco di Mantadia.
Abbiamo visto diversi camaleonti dormienti ma le foto sono state difficili da fare quindi ne ho poche (il brevicornis, il nasuta - sempre minuscolo -, il gastrotaenia di un verde brillantissimo, il cherugal che non ho idea di coem si scriva e non lo trovo su google quindi probabilmente non esiste e il famosissimo parsonii). La scena più bella è stata quando, nella notte della foresta, illuminando il sentiero con le nostre torce da minatore, in coda Alberto io e poi Fry, sentiamo un urletto provenire da dietro. Era Fry che si lamentava che un insetto gli era cascato addosso. Scoppiamo a ridere.

A scrivere tutto quello che abbiamo fatto il primo giorno mi pare che in Madagascar ci siano giorni più lunghi delle 24 ore che abbiamo noi.
Ecco le foto della sera e scusate se non scrivo le specie.

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Il bulbul nero che dorme (Hypsipetes madagascariensis)
Il canto degli Indri indri:



Domani mattina partiremo per Antsirabe, il paese di Gaby.
Queste due notti abbiamo dormito qui. Feon'ny ala ad Andasibe.
Se volete dare una scorsa all'allbum completo dei primi due giorni, eccolo!