15 dicembre 2018

Ground zero

Questo anno è stato tosto.
Così tosto che ogni giorno bacio il mio cane, sperando che non mi abbandoni anche lui, vecchio com'è.
La ferita fisica, le ferite interiori, le incomprensioni.
Ci sta che anche io non abbia capito niente, che abbia costruito un fortino per paura, una paura comprensibilissima.
Ma il terremoto e le varie scosse di assestamento di questi giorni forse stanno portando a termine tutto questo per la celebrazione di un nuovo inizio.

Un inizio decisamente faticoso perché voluto, nonostante le scivolate sul sangue versato dalle nostre ferite, in parte autoinflitte, in parte inflitte a vicenda.

Non avevo mai vissuto una situazione così intensa e dolorosa perché in realtà gli inizi sono sempre stati belli, per me. Solo con gli anni e la scelta di percorsi diversi ci sono state separazioni irreparabili.

Oggi no: un vaso rotto dall'inizio e calpestato più e più volte dai nostri passi, cercando adesso l'oro migliore per ripararlo, pagandolo a caro prezzo, usando l'antica tecnica del kintsugi.
Il vaso che verrà fuori io già posso vederlo: è delicato ed è decorato dall'oro rosso cercato con grande difficoltà, le vene sono molteplici, al sole brilla di luce propria e le tessere costruiscono un mosaico così bello che fa quasi male a guardarlo.

Abbiamo aspettato tanto fino quasi a perderci del tutto.

Questa è la nostra merda.
Dalla quale nasceranno splendidi fiori.

dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fiori 

Con questa frase, una perla della musica d'autore, si chiude uno tra i brani più rappresentativi di Fabrizio De Andrè. I diamanti sono il simbolo della società borghese, perbenista, conservatrice. Da loro non potrà nascere mai nulla. Perché se  simbolicamente i fiori rappresentano il futuro, è solo tramite chi ha saputo vivere la miseria e le sofferenze della vita, che si può costruire qualcosa di migliore.
(fonte: http://cosavuoldireunacanzone.blogspot.com/2012/08/fabrizio-de-andre-via-del-campo.html)

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