Oggi voglio andare alla fortezza nera, a vedere Madre Armenia e una torre a ferro di cavallo, dovrebbe essere tutto abbastanza vicino.
La colazione alle 9 questa volta non mi devastano i timpani con musica italiana di dubbio gusto (certo la qualità della musica non è che sia migliorata molto). Terminata la colazione e subito dopo essermi messa lo stick solare ovunque, parto alla volta della fortezza nera.
La strada è in lieve salita, sia Madre Armenia che la fortezza nera sono su una collinetta da cui si vede tutta Gyumri.
La cosa estremamente buffa è avere incontrato una bottiglia gigante lungo la strada (ma non posso dire perché qui a Torino abbiamo una scultura del punt e mes).
Continuo a salire finché non vedo alla mia sinistra Madre Armenia, enorme, e poco più su, a destra , la fortezza nera.
Non appena arrivo in prossimità della fortezza vedo un cancello chiuso: bestemmie. Per fortuna ricontrollo Yandex Maps e vedo che avrei dovuto fare un'altra strada.
Da qui si vede tutta la città. La fortezza nera è molto bella e soprattutto all'interno la luce che entra da quella sorta si lucernario centrale crea dei bei giochi di ombre. Ne approfitto per fare foto cambiando ottiche (fino ad ora ho usato solo il mio TTArtisan 27mm f/2.8 che è davvero leggero e comodo per i viaggi).
Se non faccio foto storte non sono contenta. Comunque queste qui sopra sono col telefono. Le foto che metto qui sotto invece sono da macchina fotografica, la mia nuova fedelissima Fuji X-T5. Non sono elaborate, ho cercato di scattare bene in jpg e devo dire che la Fuji non delude mai.
Sarebbe bellissimo potersi sedere qui, fermandosi a leggere sulle panchine interne, ma i genitori armeni sembrano avere l'obbligo di crescere i loro figli come selvaggi e quindi non è possibile con tutti questi bambini che corrono, urlano, saltano...
E poi mentre scatto, sento una lingua conosciuta. Un gruppo di ragazzi italiani con cui inizio a chiacchierare.
Consiglio loro il ristorante del giorno prima, ci informiamo a vicenda sulle varie tappe, chiacchieriamo del più e del meno e poi ci salutiamo. Loro hanno dei tempi stretti e hanno l'autista che li aspetta, domani tornano a Yerevan.
Io invece decido di andare a vedere prima madre Armenia e poi cercare di arrivare alla torre a ferro di cavallo.
Trovo gli ennesimi cani randagini, un cucciolo con la mamma. E vorrei portarli via tutti, sono dolcissimi.
Dopo averne visto uno ieri sera rovistare nella spazzatura mi si stringe il cuore, anche se nessuno li scaccia e sembrano essere ben tollerati.
Madre Armenia è davvero imponente, enorme.
E prima trovo un monumento ai caduti della seconda guerra mondiale (dove dei gentili signori tedeschi si offrono di farmi una foto, non era nei programmi ma non mi sono osata a dire di no)
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Io niente, continuo a essere la regina delle foto storte, ormai non cerco nemmeno più di correggerle |
Decido di proseguire per arrivare alla torre a ferro di cavallo ma tutte le strade proposte sono chiuse con un cancello. Immagino che sia per la presenza (eh sì) dell'area militare russa, praticamente adiacente.
Continuo a camminare sperando che il percorso venga ricalcolato dal navigatore e finalmente trovo una strada non bloccata, ma aver incrociato dei militari lungo la strada non mi fa sentire ottimista in merito.
Infatti in fondo alla strada trovo dei militari, decido di avvicinarmi e chiedere, mica mi sparano a vista!
Non avevo calcolato che parlano solo russo, quindi gli mostro il punto che voglio raggiungere sulla mappa, e il ragazzo gentilissimo chiama un collega che parla inglese. Mi dice che posso raggiungere il posto ma non in 11 minuti come indicato dal navigatore, devo fare un altro giro (perché la strada proposta dalle mappe passa proprio DENTRO l'area militare) di circa un'ora.
Gna faccio, lo ringrazio e gli dico che torno in città, sono soddisfatta delle foto di oggi. Va bene così.
Rientrando in città trovo un negozietto turistico che si chiama daVinci, devo comprare un quadernetto perché il mio sta finendo i suoi giorni e non so più dove scrivere. Mi sono portata la stilo e l'inchiostro rosso scuro che mi ha regalato Cliff, stupendo.
Vado poi a mangiare da Lemon Cafè Restaurant, prendo uno stroganoff bianco con una bella birra IPA e poi cerco di comprare il tabacco da pipa in un negozio che si chiama Gentlemen's Choise che come insegna ha un barbuto che fuma la pipa, lascia ben sperare.
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Ma quanto è bella? |
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Altro dolce cagnolino |
E invece quando entro, ovviamente il signore non parla inglese ma soprattutto hanno due tabacchi (il classico original choise e quello alla vaniglia, va bhe li prendo lo stesso). Compro anche l'accendino che poi dovrò cambiare perché fa una fiamma di 2 mm che con la pipa ci faccio niente di niente.
Vado poi a cambiare dei soldi, ed è un vero peccato che le cose più belle non possano essere fotografate.
Entro in questo ufficio cambi e c'è un signore dietro una scrivania ma non sembra l'interno di un ufficio, quando più lo studio di una casa. O meglio, la stanza da the della nonna, legno vecchio e scuro, vetrinette con le tazze...
Consegno gli euro al signore, lui mi fa vedere l'equivalente in dram armeni con la calcolatrice, non parla inglese e nemmeno ci prova. Dico: Ok.
Wait
Ah, parla.
Aspetto. Arriva una corpulenta signora che poggia una tazza dentro la vetrinetta della nonna. Si siede dietro un'altra scrivania e mi consegna i dram. Niente ricevuta, niente di niente, nemmeno un pezzo di carta scritta a mano.
Nel frattempo il signore di prima si accende amabilmente una sigaretta...
Mi siedo sulla panchina davanti al mio albergo. La città è piena di panchine e la gente si siede ogni tanto per riposare e poi riparte. Purtroppo c'è troppo vento e l'accendino che poi cambierò non aiuta. Insisto così tanto che mi scortico il pollice.
Questa è l'ultima sera a Gyumri e voglio ancora fotografare un posto al tramonto.
Dopo aver cambiato l'accendino (grazie, app di traduzione molto famosa che mi consenti di sopravvivere) posso finalmente fumare la mia pipa con le persone curiose che passano e guardano. Un ragazzo con moglie e figlio al seguito mi dice qualcosa ma io non capisco e lui non parla inglese. Però sorride quindi non doveva essere qualcosa di tremendo.
Dopo una breve sosta in albergo decido di andare a mangiare presto perché al tramonto vorrei andare a fare foto in un cimitero in collina dove sono sepolti 369 tedeschi prigionieri della seconda guerra mondiale.
Non so dove andare allora procedo un po' a caso finché non mi fermo da Gyumri Hatsasun e prendo dei pelmeni al formaggio, del tolma (che a volte chiamano così, a volte dolma, sono involtini di foglie di vite ripieni di carne, molto buoni) e lingua di manzo fatta alla Gyumri (ovvero sommersa di formaggio).
Non posso restare ferma a lungo, pago e chiamo un taxi (qui costano molto poco, una corsa spesso viene meno di un euro) perché il percorso a piedi è di 20 minuti ma memore della strada fatta ieri sera per il ristorante di pesce, preferisco di no, e poi il sole sta scendendo.
Il taxi mi costa ben 60 centesimi e mi lascia letteralmente nel nulla. Se alzo lo sguardo vedo la croce del cimitero, il punto che dovrei raggiungere ma sembra non esserci una strada, né indicazioni, nulla.
Sull'erba vedo un piccolo sentiero formatosi dal passaggio di precedenti visitatori. Ma è un po' ripido, decido di provare ad aggirare la collinetta e, accompagnata dall'abbaiare dei cani, arrivo in cima.
Il cimitero, salvo le croci, una targa e la croce gigante, è totalmente abbandonato. Da qui la vista è bellissima, posso vedere tutta Gyumri accarezzata dalla luce calda del tramonto.
Scatto qualche foto, il mio saluto a Gyumri, e poco dopo una coppia mi raggiunge in visita.
Decido che è arrivato il momento di rientrare. I lampioni sono rari... Chiamo un taxi dall'app GO Yandex e attendo, guardando passare le innumerevoli Lada sullo sterrato in cui sosto.
Torno in albergo, e crollo. Domani dovrò fare un bel viaggio, fino ad Areni...
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