Ogni tanto mia madre racconta qualcosa di me. Essendo narcisista ed egocentrica questo non può che farmi piacere. Stasera è uscito che.
Ho 4 anni e sto giocando, con cosa non so. Forse con la mia fattoria degli animali di plastica o forse con le mie adoratissime macchinine. O forse con i miei robot.
Mia sorella a un certo punto mi dice di fare "Italia uno" con il pollice alzato. Non esistevano ancora gli stacchetti idioti che ci sono oggi, ma la tv intorpidiva abbastanza le nostre menti da prefigurarci quello che sarebbe accaduto.
Italia uno.
Col pollice.
Peccato che il mio pollice sinistro non si alzava. Era piegato, e bloccato in quella posizione.
Apertaparentesi. Da piccola ero molto coraggiosa. Oggi non più. Chiusaparentesi.
Vado da mia mamma e le dico "Mamma, mamma non riesco a muovere il pollice", senza lacrimucce, senza nulla. Il tono era qualcosa come "mamma mamma il cane sta mangiando la pantofola". Apriti cielo. Mia mamma è l'ansia fatta persona. Così siamo corsi all'ospedale dove, previa anestesia totale, mi hanno operata. Io non ricordo la faccenda "italia uno", ma ricordo tutto il resto. Quando vado da lei, quando i dottori cercano di tenermi ferma (coraggiosa fino a un certo punto). Ricordo le bende che ho tenuto per un po'. E adesso ho una cicatrice a ricordo di tutto.
Italia Uno. Non ho parole.
Ho 9 anni, sto giocando sul balcone. Forse prendo a calci un pallone, forse prendo a calci un pezzo di stoffa. Non so. Fino a quando scivolo e sbatto la mia capoccia sulla ringhiera del balcone, di ferro. Ora sì che si spiegano tante cose. Mi rialzo, nemmeno una lacrima. Entro in casa e dico "Mamma, ho sbattuto la testa". Il tono poteva essere tipo "Mamma, ho un po' di bruciore di stomaco".
Le ferite alla testa sanguinano molto. E lei deve avere visto qualcosa come un Freddy Krueger senza bruciature. Volto rosso, ecco.
Mia mamma, dolce mamma. L'ansia in persona. Corre verso di me e prende il primo straccio che trova per tamponare. Corre verso il bagno e mi disinfetta. Io non ero spaventata, ma in quel momento lo divento. Usciamo di casa, lei mi tiene sempre qualcosa premuto contro l'angolo dell'occhio destro. Andiamo dal pediatra ma lo studio è chiuso. Torniamo a casa e chiama mio zio, che arriva di corsa e ci porta in ospedale.
Nella sala suture non la fanno entrare, così mi giro, la guardo e dico "Mamma, non preoccuparti, non è niente". Entro e mi mettono i punti. Non una smorfia, non mi sono mossa. Sono stata brava.
Una cicatrice vicino all'occhio destro me lo ricorda sempre.
E' così: in ogni famiglia c'è una persona destinata a fare la forte, in ogni situazione. In questa famiglia questo ruolo spetta a me. Qualsiasi cosa accada, o accadrà, sarò sempre io a prendere in mano la situazione. Sarò sempre io che nessuno vedrà mai piangere. Sarò io a sdrammatizzare ogni situazione. E ad asciugare le mie lacrime da sola.
Frase del giorno: "A quello che non conosci puoi dare qualsiasi significato" - Diary, Chuck Palahniuk
11 commenti:
finalmente esci fuori, e va a finire che qualcosa di te, una bella parte della tua identità la conosci bene...
Sì, qualcosina.. piano piano, viene fuori...
in ogni famiglia c'è una persona destinata a fare la forte, in ogni situazione
ciò non è bene e se per questo, non è neanche vero.
Zion, ho forse generalizzato troppo. Per la mia esperienza è vero. Non è detto che sia un bene.
Baci, capo. :-)
non è giusto.
Bhe,... non sono venuta su così male, dai :-)
continua a non essere giusto.
sono un uomo di principio. :)
zion è ingiusto ma putroppo è vero
il duro di famiglia c'è, è uno dei ruoli che si possono ottenere.
Quando capitano cose un po' bruttine in famiglia (capitano sempre, purtroppo. mica siamo la famiglia del Mulino, e viviamo per 150 anni senza nemmeno una malattia degna di tale nome), nessuno vi ha mai detto "devi essere forte"?. A me sì, tante volte. Anzi, di continuo. In un certo senso, vi immaginate cosa potrebbe accadere se tutti si abbattono? Non c'è il darsi forza l'un l'altro.
Non penso.
C'è sempre e comunue bisogno di una figura di riferimento, e se non può essere esterna, bhe, il ruolo è interno.
Giusto, sbagliato? Chi può dire cosa è giusto o sbagliato? Bene? Male? idem.
no, ti prego no, ho sempre letto con estremo piacere il tuo blog: scrivi veramente bene e dici cose sensate e divertenti... ma non approdare anche tu alla banale e comoda frase: "Giusto, sbagliato? Chi può dire cosa è giusto o sbagliato? Bene? Male? idem." . Basta con il relativismo. il bene e il male ci sono e sono oggettivi, il giusto e lo sbagliato idem.
chissà se leggerai mai qst commento.
anonima milanese del tutto priva di talento letterario.
Grazie anonima milanese dei complimenti, ma non sono totalmente d'accordo.
Saluti
Carla
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