11 giugno 2006

Paso doble

Non credo esista luogo più romantico della stazione. Un posto dove le persone si salutano, prima che il lungo bruco di metallo le inghiotta per vomitarle poi altrove. A casa, o chissà..
La stazione ricorda belle sensazioni e momenti. E un attimo di occhi lucidi quando il bruco si allontana sferragliando. Un rumore che non si scorda in fretta.

Firenze, stazione Rifredi. Altro personaggio straordinario conosciuto sul treno, altro cuore in gola e desiderio di fermare il treno ancora prima che sia arrivato in stazione. Altro universo fermato. Quando le porte si aprono hai un misto di sensazioni tra liberazione e paura. Quel brivido che corre lungo la colonna vertebrale. Ed eccolo.
Lui.
Mi si appiattisce l'elettroencefalogramma a citare Lorenzo Cherubini. Ma:
"E adesso siamo occhi negli occhi e non serve a niente parlare [...] nei tuoi occhi mi ritrovo nell'attimo prima in cui sto per baciarti. L'universo si ferma un istante perché vuole ammirarti"
Non abbiamo bisogno di dirci molte cose. Gli occhi parlano per noi.

L'albergo dove ho prenotato è stato classificato subito come uno dei peggiori dentro cui io abbia mai alloggiato. L'albergatrice logorroica, il water che gorgoglia, i muratori al mattino, hanno fatto saltare questo albergo nella top ten, seguito immediatamente da uno in cui sono stata alcuni anni fa. Sempre in Toscana.
Ma tutto questo ha un'importanza relativa. Il contesto è divertente. Rido di cuore come non mi accadeva da tempo, tanto, troppo tempo. Anche mangiare un hamburger e macchiarmi di ketchup assume un senso nuovo. Bere una semplice birra. Stare in un semplice pub.

E' il giorno dopo quello più vivo. Proiettati nella caotica vita turistica di Firenze mi sembra strano non sentirmi affogata dal mare di gente che incrociamo. Gli faccio notare che potremmo restare seduti ad aspettare, e tutta Firenze ci passerebbe davanti. Risponde che sì, è vero. E' vero.
Il mercatino, il porcellino, e ponte vecchio, ogni cosa, assume un nuovo colore e forma. Un pranzo con una pizza al taglio, un gelato dai gusti improponibili, solite cose in forma diversa.
Credo sia difficile spiegare con le parole una cosa che a parole non puoi descrivere. In termini da brava bambina matta quale io sono potrebbe essere un periodo di questo tipo. Caldo, freddo, gioia, stupore, commozione, risate, colori, suoni, odori, e ancora via così all'infinito. Ma non sarebbe abbastanza. E non è un periodo, senza verbi.
E la sera ci regala molto di più di quanto potessimo sperare. Santa Croce aperta. Il buio, le candele che illuminano l'interno, lo spazio immenso in cui ci troviamo, ci fa sentire così piccoli. Mi sento così piccola che quasi mi commuovo. La magia si spezza quando veniamo cacciati. Era un momento di preghiera per chi stava lì. Ma a modo nostro anche noi eravamo lì in raccoglimento.

E la partenza. Mi è stato più difficile oggi prendere il treno. Il bruco di metallo con le finestre, dalle quali l'ho visto sparire. Rumore sferragliante. E io. Da sola eppure no. Concetto difficile, non saprei come altro scriverlo.

A Parma scende dal bruco un ragazzo, alto e bello. Una ragazza al binario ad aspettarlo. Una bella ragazza. I due si abbracciano a lungo, si baciano, si accarezzano, si guardano. Sono belli perché si amano, e non il contrario. Lui le dice qualcosa e lei fa un paio di giravolte davanti a lui. E poi si guardano ancora, si baciano, e si stringono.
E' una scena commovente. Penso che è tutto molto commovente. Il motivo che li porta a viaggiare e trovarsi. Il modo in cui i loro sguardi hanno parlato, e le loro mani si sono cercate. Il modo in cui le persone si trovano e si scelgono, in cui perdono le loro capacità mentali in breve tempo, e sono felici.
La felicità è racchiusa nelle piccole cose. Ed è molto più vicina di quanto pensiamo.

Ora però ho voglia di parlar di cagate come al mio solito. Sono stupefatta sempre più dal numero di belle ragazze straniere che popolano la bella città di Firenze. Concorrenza spietata tra donne. Italiane vs straniere. Se 10 anni fa fossi stata lì, con la mia bassa autostima dei tempi, sarei più o meno morta. Schiacciata dal peso delle belle straniere. Come vivono la cosa le donnine laggiù? Mi verrebbe da pensare a un nuovo slogan per i partiti di destra. Invece di "Più lavoro agli italiani" un bel "Più ragazzi alle italiane". "Via le americane desnude dalla nostra città".
Per quel che mi riguarda non ho molti problemi. Se io andassi qui in giro vestita come vanno loro sarebbe un massacro. Almeno il giorno che tornerò a casa, a Firenze, potrò indossare un qualsiasi abitino succinto, che nessuno ci farà caso.
Quindi quei belli shorts che non ho idea di quando indossare quassù potrebbero essere perfetti laggiù. E poi: il vestito che sembra una sottana, tutto pizzi e fiocchetti in raso. E poi: quello verde militare che mi fa sembrare un elfo. E poi: quello molto stretto che non si capisce se il mio corpo vuole uscire o il vestito vuole entrare. Ma forse no. Conoscendo la gran cazzona che è dentro di me troverò ogni scusa per non metterli anche laggiù. Ma anche lì mia mamma mi dirà "Ma con tutti quei vestitini che hai, ti metti sempre pantaloni e maglia?"
Incredibili le mamme. Dovunque sei e a qualsiasi distanza, hanno il potere di farti sentire sempre come se avessi 5 anni.

Piesse: il 17 giugno c'è il torinopride. Siete tutti invitati ufficialmente.

3 commenti:

Zion ha detto...

Anche io sono di lagrima facile da ieri, ma pensavo fosse la SPM! maledetti ormoni!!!
;)

Fly ha detto...

Quando hai parlato della coppia che si è rivista a Parma... mi è venuto un brivido! Come mi sono familiari queste cose... *_*

Carla ha detto...

Zion: SPM? Sì in effetti, gran brutta cosa gli ormoni. Motivo di dibattito infinito tra i due sessi. Motivo per cui gli uomini ci dicono che siamo delle gran rompicoglioni. Maledetti ormoni.

Fly: scene comuni a molti. Comuni e mai uguali. Il binario, l'attesa, il cercare in mezzo alla folla che scende dal treno. La stretta, l'affetto, il desiderio di non lasciarsi più. Tutti in modi simili ma sempre differenti lo abbiamo provato. Bello. Belli.