Ma andiamo con ordine.
Esco al mattino grulla grulla. Comincia a fare freddo in quel di Torino. Trotto fino quasi alla fermata del pullman quando, prima di attraversare la strada, un pullman mi sfreccia davanti. "Meno uno" penso, e mi avvicino alla fermata. Peccato che il pullman numero due è talmente pieno che gambe e braccia di poveri studenti spuntano dai finestrini e dalle porte. "Meno due" penso. Ma aspetto poco che arriva il terzo pullman che però scappa velocissimo senza fermarsi facendo cenno col pollice. C'è un pullman dietro. Finalmente il pullman numero quattro è nostro. Salita sul pullman semivuoto, con in mente tutte le cose che devo fare durante il giorno, passo passo, mi ricordo (troppo tardi) di aver dimenticato il biglietto del treno per Bergamo a casa. Biglietto che avevo fatto il giorno prima apposta per non perdere tempo in stazione. Dentro di me tuona un cazzocazzo, tuttoattaccato. Non importa, penso, tanto ho chiesto apposta due ore di permesso, per cui di uscire alle 11, per avere tempo di fare ogni cosa. Il treno è alle 11.50 e da lavoro alla stazione ci sono 5 minuti in metro. Bene bene. Ma devo fare anche le foto, perché vogliono una fototessera (perché mai poi?). Entro al lavoro, primo giorno di prontissimo. Faccio uno sgambetto al team leader ricordandoglielo e poi ricordando a me stessa, ma ad alta voce che esco alle 11. Così il team leader decide di mettermi in campagna "Prontissimo" il giorno successivo perché mi deve spiegare delle cose ecc ecc.
Una settimana di corso mi hanno fatto retrocedere a come se fosse il primo giorno di chiamate e faccio fatica, ma davvero fatica a trovare le cose. Alle 11 esco, ovviamente poco prima di uscire mi capita una chiamata ticketone di uno che vuole per forza 8 biglietti tutti vicini che il sistema ovviamente non gli dava.
Grazie al cielo la chiamata finisce alle 11 esatte e mi fiondo fuori, prendo la metro, arrivo in stazione. Vado alla biglietteria automatica ma è fuori servizio e la cosa alla biglietteria è enorme. Aspetto con pazienza, faccio il biglietto, faccio le foto, prendo un panino da mangiarmi sul treno e aspetto. Il treno però parte con un ritardo di 5 minuti.
Insomma vorrei farla breve ma mi è impossibile. In un modo o nell'altro arrivo a Bergamo, mi fanno aspettare un'ora circa, spostandomi di saletta in saletta e io, nella speranza che questo significasse un accorciarsi dei tempi di attesa, mi gongolo di ogni cosa. Di essere lì, del rumore dei tacchetti che accompagna qualsiasi passo di donna, tranne il mio, accompagnato dalla gomma delle scarpe da ginnastica. Le donne sono sensazionali. Tutte fighe. O meglio, tutte infighettate. Mi faccio dei monologhi interni del tipo "Se solo fossi io in gonna, vi farei vedere - pfui - sprofondereste". E poi rido tra me e me per aver pensato una cazzata così grande.
Cosa non si fa per impiegare il tempo.
Alla fine passa circa un'ora prima che il guardiano dell'entrata decide di farmi salire. Questo vanifica la mia speranza di non dover più aspettare. La guardia mi tiene aperta la porta e, attenzione attenzione, quando la lascia vengo quasi schiacciata delle porte e mi faccio scappare un "Madonna". Decisamente non comincio bene. Salgo, mi dirigo al posto indicatomi e vengo accompagnata da un'altra guardia in un posto tipo hall di un albergo a 6 stelle surplus. Ovviamente mi fa accomodare nell'ennesima saletta dove mi attende la morte cerebrale. Solo silenzio interrotto da qualche "tacchettìo" proveniente da fuori. Poco prima di addormentarmi entra la tizia. Bergamasca, terribile accento (chiedo scusa ai bergamaschi ma è solo quello che penso) e mentre mi racconta la storia della banca io spengo il cervello per sentire solo quel bzzz di sottofondo che si sente anche di notte provenire dal frigorifero.
E mentre lei blablablabla io bzzzzzzzzz. Scambio reciproco, rumore per rumore. Una cosa però mi sveglia.
"Lei si è informata sulla nostra banca, ha cercato informazioni su internet, si è interessata?"
Ora, nei precedenti colloqui mi sono sempre informata. Da un po' ho smesso di farlo. E' dispendioso e solitamente non serve. Tranne in questo momento.
Mia risposta, stupidissima e imbarazzatissima "Ehmm, no, ma ho letto il vostro cartellone pubblicitario all'ingresso". Lei arriccia il naso e continua a raccontare. Blablabla e io bzzzz. Lei non mi guarda mai negli occhi. Guarda sempre la mia maglietta a righe colorate. Intanto scopro che mi scappa la pipì, sono in piedi dalle 6 e sono ruscita a fare pipì solo alle 11. Sono già quasi le 17. A un certo punto un collega la chiama fuori e io, che intanto ripeto il mantra "nonsbadigliarenonsbadigliarenonsbadigliare". Rientra e si scusa ma deve andare via un attimo per una rappresentanza. Intanto mi dice di compilare un modulo con i miei dati anagrafici e (udite bene) un questionario comportamentale di 114 domande. Un libro che il mio sussidiario delle elementari era meno corposo. Un libro che una volta completato aspetto lì ancora più di mezz'ora prima che si ripresenti la tizia (nel frattempo mi ero girata il piano). Ovviamente grazie a lei ho perso il treno e non posso fermarmi al mac a prendere un panino. Mi chiede di parlargli di me e minchiate varie e io racconto due o tre cagate. Poi ci congediamo, io chiedo di poter usare i servizi perché altri due minuti di attesa e le lasciavo il ricordino sulla seggiola mistovelluto. Vado in bagno, scarico lo stress e mi accorgo che ovviamente sono arrivate le mie cose. Che giornata. Torno trottando in stazione, sono stanca e voglio andare a casa. Vado alle macchinette automatiche ma la ragazza prima di me si lamenta del fatto che non accetta più banconote. E la coda alla biglietteria indovinate com'è? Giusto: devastante.
Il luogo comune della stazione come posto pericoloso trova una conferma in più alla stazione di Bergamo. Brutte facce, e i bergamaschi non mi piacciono a pelle. Riesco a fare il biglietto (Bergamo - Torino con tre cambi, che nemmeno per andare a Firenze), e vado a prendere il treno. Alle 22 finalmente sono a Torino. Alla stazione di Milano Centrale ho anche preso un panino al mac che mi sono mangiata sul treno mentre un tizio incravattato mi guardava malissimo.
E ora mi sono stancata di scrivere e riprendo dopo la seconda parte.
Seconda parte.
Stamattina mi sveglio un po' in coma. Oggi è il primo giorno di prontissimo. Mi appropinquo grulla grulla alla solita fermata del 49 e continuo a leggere il mio libro sul metodo dolce con i cani. Niente botte e solo ricompense (mi immagino Birba che già è grassa, ed è un bassotto, con la pancia che tocca terra e le zampe che non si vedono più mentre le dico "seduta" e lei rotola su un fianco. E io le do' il bocconcino). Arrivo al lavoro con gli occhi ancora appiccicati e comincio a prendere le mie solite chiamate finchè arriva la Team Leader che mi sposta e mi dice "Bene cominciamo su Prontissimo". E ora, quello che prima era un lavoro divertente ora è diventata una menata incredibile.
Per coronare questa settimana incredibile mi basta dire che domenica, quando Roccio è partito, ho fatto il treno a/r Torino-Firenze per il fine settimana successivo. Bene, per la sera di domenica 10 non c'erano più posti sul treno, nemmeno in prima classe. Quindi anche questo fine settimana verrà Roccio e a me non dispiace affatto, anzi! Dato che lui venerdì non lavora può venire giovedì sera e abbiamo una giornata in più per stare insieme. Io ora sto facendo il backup di linux sull'hd esterno perché mi sa che mi conviene rimettere windows.
Intanto faccio gara di rutti con me stessa, vincendo con orgoglio, e domani mi attende un orario improponibile: dalle 9.15 alle 15.15. 6 ore al telefono. Se vi chiedono come mai mi sono impiccata con il cavo delle cuffiette dite pure che non c'era altra soluzione.
Insomma vorrei farla breve ma mi è impossibile. In un modo o nell'altro arrivo a Bergamo, mi fanno aspettare un'ora circa, spostandomi di saletta in saletta e io, nella speranza che questo significasse un accorciarsi dei tempi di attesa, mi gongolo di ogni cosa. Di essere lì, del rumore dei tacchetti che accompagna qualsiasi passo di donna, tranne il mio, accompagnato dalla gomma delle scarpe da ginnastica. Le donne sono sensazionali. Tutte fighe. O meglio, tutte infighettate. Mi faccio dei monologhi interni del tipo "Se solo fossi io in gonna, vi farei vedere - pfui - sprofondereste". E poi rido tra me e me per aver pensato una cazzata così grande.
Cosa non si fa per impiegare il tempo.
Alla fine passa circa un'ora prima che il guardiano dell'entrata decide di farmi salire. Questo vanifica la mia speranza di non dover più aspettare. La guardia mi tiene aperta la porta e, attenzione attenzione, quando la lascia vengo quasi schiacciata delle porte e mi faccio scappare un "Madonna". Decisamente non comincio bene. Salgo, mi dirigo al posto indicatomi e vengo accompagnata da un'altra guardia in un posto tipo hall di un albergo a 6 stelle surplus. Ovviamente mi fa accomodare nell'ennesima saletta dove mi attende la morte cerebrale. Solo silenzio interrotto da qualche "tacchettìo" proveniente da fuori. Poco prima di addormentarmi entra la tizia. Bergamasca, terribile accento (chiedo scusa ai bergamaschi ma è solo quello che penso) e mentre mi racconta la storia della banca io spengo il cervello per sentire solo quel bzzz di sottofondo che si sente anche di notte provenire dal frigorifero.
E mentre lei blablablabla io bzzzzzzzzz. Scambio reciproco, rumore per rumore. Una cosa però mi sveglia.
"Lei si è informata sulla nostra banca, ha cercato informazioni su internet, si è interessata?"
Ora, nei precedenti colloqui mi sono sempre informata. Da un po' ho smesso di farlo. E' dispendioso e solitamente non serve. Tranne in questo momento.
Mia risposta, stupidissima e imbarazzatissima "Ehmm, no, ma ho letto il vostro cartellone pubblicitario all'ingresso". Lei arriccia il naso e continua a raccontare. Blablabla e io bzzzz. Lei non mi guarda mai negli occhi. Guarda sempre la mia maglietta a righe colorate. Intanto scopro che mi scappa la pipì, sono in piedi dalle 6 e sono ruscita a fare pipì solo alle 11. Sono già quasi le 17. A un certo punto un collega la chiama fuori e io, che intanto ripeto il mantra "nonsbadigliarenonsbadigliarenonsbadigliare". Rientra e si scusa ma deve andare via un attimo per una rappresentanza. Intanto mi dice di compilare un modulo con i miei dati anagrafici e (udite bene) un questionario comportamentale di 114 domande. Un libro che il mio sussidiario delle elementari era meno corposo. Un libro che una volta completato aspetto lì ancora più di mezz'ora prima che si ripresenti la tizia (nel frattempo mi ero girata il piano). Ovviamente grazie a lei ho perso il treno e non posso fermarmi al mac a prendere un panino. Mi chiede di parlargli di me e minchiate varie e io racconto due o tre cagate. Poi ci congediamo, io chiedo di poter usare i servizi perché altri due minuti di attesa e le lasciavo il ricordino sulla seggiola mistovelluto. Vado in bagno, scarico lo stress e mi accorgo che ovviamente sono arrivate le mie cose. Che giornata. Torno trottando in stazione, sono stanca e voglio andare a casa. Vado alle macchinette automatiche ma la ragazza prima di me si lamenta del fatto che non accetta più banconote. E la coda alla biglietteria indovinate com'è? Giusto: devastante.
Il luogo comune della stazione come posto pericoloso trova una conferma in più alla stazione di Bergamo. Brutte facce, e i bergamaschi non mi piacciono a pelle. Riesco a fare il biglietto (Bergamo - Torino con tre cambi, che nemmeno per andare a Firenze), e vado a prendere il treno. Alle 22 finalmente sono a Torino. Alla stazione di Milano Centrale ho anche preso un panino al mac che mi sono mangiata sul treno mentre un tizio incravattato mi guardava malissimo.
E ora mi sono stancata di scrivere e riprendo dopo la seconda parte.
Seconda parte.
Stamattina mi sveglio un po' in coma. Oggi è il primo giorno di prontissimo. Mi appropinquo grulla grulla alla solita fermata del 49 e continuo a leggere il mio libro sul metodo dolce con i cani. Niente botte e solo ricompense (mi immagino Birba che già è grassa, ed è un bassotto, con la pancia che tocca terra e le zampe che non si vedono più mentre le dico "seduta" e lei rotola su un fianco. E io le do' il bocconcino). Arrivo al lavoro con gli occhi ancora appiccicati e comincio a prendere le mie solite chiamate finchè arriva la Team Leader che mi sposta e mi dice "Bene cominciamo su Prontissimo". E ora, quello che prima era un lavoro divertente ora è diventata una menata incredibile.
Per coronare questa settimana incredibile mi basta dire che domenica, quando Roccio è partito, ho fatto il treno a/r Torino-Firenze per il fine settimana successivo. Bene, per la sera di domenica 10 non c'erano più posti sul treno, nemmeno in prima classe. Quindi anche questo fine settimana verrà Roccio e a me non dispiace affatto, anzi! Dato che lui venerdì non lavora può venire giovedì sera e abbiamo una giornata in più per stare insieme. Io ora sto facendo il backup di linux sull'hd esterno perché mi sa che mi conviene rimettere windows.
Intanto faccio gara di rutti con me stessa, vincendo con orgoglio, e domani mi attende un orario improponibile: dalle 9.15 alle 15.15. 6 ore al telefono. Se vi chiedono come mai mi sono impiccata con il cavo delle cuffiette dite pure che non c'era altra soluzione.
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