13 febbraio 2007

Febbraio primaverile e raffreddore perenne

Non credevo nemmeno esistesse un mondo a quest'ora. Anzi, pensavo che il mondo venisse creato ogni mattina al suono della sveglia. Piripipì piripipì piripipì. E tutto si compone.
Questo weekend sono stata a Firenze. La temperatura lì è così preoccupante che un metereologo nemmeno ci si avvicinerebbe, a Firenze. Primavera inoltrata, folate di mimosa ovunque, fiorellini che sbocciano, e 13° C.
Quando ho cominciato il servizio civile al canile, nel 2004 credo, era febbraio e nevicava. Noi si stava all'aperto sotto la neve a dare la pappa ai cani. Bizzarra, più che la situazione metereologica, la mia salute. Quell'inverno non ho mai avuto nemmeno un raffreddore. Adesso ho una tosse che sputacchio i bronchi per terra e un raffreddore (appena guarito, ma quest'anno sarà il millesimo) come Dio comanda.
In ogni caso non sono una che risparmia in medicine: se ne posso fare a meno è meglio. Ma quando proprio non ce la faccio (e accade spesso perché odio star male) ingurgito quello che c'è. Ad esempio: il Vicks medinait (no, non ho sbagliato a scrivere, si scrive proprio così. Me li immagino i pubblicitari attorno a un tavolo a discutere su come chiamarlo e come pronunciarlo. Un po' come la vaschetta Isipil del tonno, altra genialata). Il Vicks viene spacciato per calmante dei sintomi influenzali e raffreddore. Sbagliato: è un calmante, punto. Io quando lo prendo dormo. Ma tipo che se lo prendo alle 20, alle 20.30 sono già tra le braccia di Morfeo a sognare fate ed elfi.

Capitolo lavoro: quelli del nuovo lavoro mi han già rotto le balle. Ho fatto il secondo colloquio. Loro si erano premurati che io mi vestissi un po' meglio dicendo qualcosa come "Sa, noi non ci formalizziamo, anche io indosso i jeans, ma magari quando incontra la dottoressa.. almeno non le scarpe da ginnastica". Volevo provarci, invece io, a formalizzarmi. Mettendo magari una gonna lunga che "fa figo ma non impegna". Solo che il giorno del colloquio ero proprio a terra da tosse e raffreddore. Mi sono detta, ok per i jeans, niente scarpe da ginnastica e metto gli stivali. Vado, mi fanno aspettare un'ora, arrivano. La dottoressa mi guarda come se fossi appestata. Mi stringe la mano da una distanza di sicurezza di due metri.
Poi il colloquio, formidabile. Con noi c'era anche la tizia, responsabile del personale che avevo già incontrato la scorsa volta. Fa un riassunto del mio curriculum di mezzo secondo e la dottoressa dice le fatidiche parole: le faremo sapere. Ma anche no, ho pensato io.
Quindi la responsabile del personale mi dice "Ora la facciamo scappare, eh? Ha visto, eh? Le avevo promesso un secondo colloquio, era solo una formalità perché la dottoressa ci teneva a conoscerla."
Quindi vengo espulsa dagli uffici e dentro di me penso che forse non ne vale proprio la pena. Mi conviene rimanere dove sono e sperare che abbiano molto bisogno come ieri, che ho fatto due ore di straordinario. Oggi e domani entrerò mezz'ora prima. Ma va tutto bene.
Io non sono mai stata così felice. Il lavoro che ho oggi mi sta bene e mi starà bene finché mi andrà. Poi vedremo. Prima persona plurale.

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