Il 17 ho fatto la visita. Prelievo ed ecografia alla tiroide. Per il prelievo sono stati necessari 3 buchi prima di estrarre dalle mie venuzze qualche goccia di sangue. Il primo buco è stato così: ecco la vena ecco la vena ecco la vena (ago che entra) ops si è rotta. Ho visto l'immagine dell'infermiera con il cranio spappolato a terra e il mio piede che premeva contro. Lascia il campo all'altra infermiera che scandaglia tutte e due le braccia (legandomele entrambe con i lacci emostatici) ma niente. Mi guarda le mani ma le vieto di bucarmi lì. Decide molto saggiamente (sono ironica) di bucarmi poco sopra il secondo buco. Il secondo buco è stato così: mah, proviamo, insomma, non refluisce, ravano un po' con l'ago ma nulla. Toglie l'ago e decidono per il terzo. La seconda infermiera lascia di nuovo il campo alla prima che guarda una vena a tra l'incavo del gomito e il polso. So che lì fa male ma piuttosto di finire questa tortura, allo sguardo interrogativo dell'infermiera, faccio cenno di sì con la testa e procede. Storia del terzo buco: ah ecco finalmente il sangue, certo che però è strana anche questa vena, ha già smesso di refluire, speriamo che il sangue basti. La fulmino con lo sguardo, mi dice "Ma sì, ce lo facciamo bastare". Mi riempiono il braccio martoriato di qualcosa che somiglia al lasonil e mi fanno andare a fare l'ecografia. Purtroppo mi perdo e nessuno conosce il reparto radiologico di tal professore. Così, dopo aver seguito tutte le indicazioni che mi erano state date ed essermi persa quella trentina di volte, decido di fare a modo mio e trovo il reparto. Sono già in ritardo di mezz'ora e la sala d'attesa di radiologia/ecografia è l'anticamera dell'inferno. Pieno di gente che beve (ecografia all'addome inferiore) e si lamenta perché sono ore che aspetta. Tutti con la vescica strapiena e lamentosi: fantastico. Appoggio la testa al muro e dormo. Dormo, dormo. Finché due ore e mezza dopo, mi chiamano. Mi sdraio e la dottoressa o radiologa che sia, mi scandaglia la tiroide. Scandaglia scandaglia scandaglia. Persino una tontarella come me capisce i segnali che ti portano a pensare che ci sia qualcosa che non va. Lei esce e ritorna con un medico anziano con il camice verde, che comincia a scandagliare anche lui e dice "Sì, eccolo, ma è piccolissimo". Il mio neurone comincia a pensare "Ehi, sono qui, ditemi qualcosa". E lui continua, parlando con la giovane radiologa "Sì è piccolo ma dobbiamo segnalarlo anche se non riusciamo a misurarlo". Lei, con tono affermativo, dice "Sì, è nostro compito cercare eccetera eccetera". Odio quando parlano così: non sono idiota, sono qui. E parlo "Cosa succede?" "Nulla, c'è un piccolo nodulino, forse alla visita il medico ti farà poi fare controlli più frequenti".
E' difficile pensare positivo, diciamo che so bene che potrebbe non essere nulla. Ma sono reduce da terapie abbastanza brutali, tra cui due radioterapie di cui una a mantellina e una localizzata alla zona collo-spalla. Esattamente la zona dove hanno trovato il nodulino.
Ci sono diverse opzioni: può essere un nodulo benigno (e questo accade nel 90% dei casi, in cui però non ci sono state storie di tumore pregresso o radioterapia localizzata). Oppure un piccolo tumore. Per ora, non sono un dottore, immagino aspetteranno perché è piccolo. Forse mi faranno ecografie frequenti o una radiografia, speriamo non una tac. Se cresce mi faranno un agoaspirato, cercando qualche gruppo cellulare che possa indicargli la patologia. Per mia natura, per mia esperienza e forse per il mio passato, è quasi d'obbligo sperare al meglio ma prepararsi al peggio. E' proprio quello che sto facendo.
In bocca al lupo, a me.
4 commenti:
CI sono sempre. sempre.
Grazie. Sempre ci siamo.
In bocca al lupo anche da me... Sono troppo scaramantico x aggiungere altro.
Oh! Grazie! Anzi, crepi!
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