Lo so, lo so, lo so. E’ un po’ che non scrivo. Ma posso giustificarmi. Casa, lavoro, imprese galattiche, montaggio di librerie, suoni e colori, passeggiate e tutto il resto spesso lasciano da parte un po’ il blog. Cose capitate: appunto il montaggio di una librerie di 5 ripiani già totalmente occupati dai libri (e molti sono ancora su a Torino!). Improvvise voglie cibarie, quindi spesa emergente e cucina impegnata.
E ancora un mucchio di roba. Il lavoro sta diventando, per alcuni versi, devastante. Sempre più gente è arrabbiata, sempre più gente si lamenta e io commetto parecchi errori. Che si ripercuotono in tutto questo.
Nonostante lo stress (volendo piccolo) di queste cose, ogni tanto capita qualcosa di incredibile che mi fa sorridere. Ad esempio un amministratore che mi dice di non “attaccarmi sugli specchi” invece della consueta arrampicata. Mi sono sentita molto geco.
Dopo aver provato a fare mille diete e mille cose per evitare di veder espandersi sempre più il mio gracile corpicino mi sono decisa a non pensarci troppo e a cambiare semplicemente le mie abitudini alimentari. E di filtrare tutti quelli che mi dicono che non sono ingrassata (sì sarò sempre magrina ma una taglia l’ho presa tutta. Non mi va più nulla!).
Poi volevo parlare di questa cosa di facebook. Mi ero iscritta l’anno scorso (o me ne avevano parlato l’anno scorso) dietro consiglio di una ex collega che sarebbe partita a breve per la svizzera. Così rimanere in contatto sarebbe stato più facile. Poi si è espanso come un blob e ogni tanto trovo un personaggio che ho conosciuto anni fa. Anche parecchi anni fa. Prendi il compagno di classe delle elementari da cui andavo a giocare a Sonic da piccina. Lui aveva il Sega e io il Commodore 64. E andavamo l’uno a casa dell’altra per giocare. Prendi il mio compagno delle medie, di lui mi ricordo che una volta era stato spintonato da un altro nostro compagno ed era caduto, battendo la testa sullo spigolo di un banco. Lui venne portato via dalla classe in carrozzina perché “non si sa mai”. Ma non ricordo cosa successe all’altro compagno.
Prendi gli amici della parrocchia, mammamia, persino compagni del catechismo.
Prendi i compagni di scuola superiore, iscritti tutto il gruppo avente nome dell’istituto che si frequentava. Da quella lista ho ricontattato una ragazza con cui ero andata a fare il pubblico in una puntata della trasmissione “Candid Angel’s”, un programma di Candid Camera condotto da Samanta De Grenet, Alessia Merz e Filippa Lagerbak (si scrive così? Boh?). Ora vive a New York e chissà che combina.
Io, ex-patita delle chat che ora non frequento più, rimango affascinata da questo potenziale di comunicazione. Non tanto per cazzeggiare, ma la cosa che davvero mi interessa e scoprire come si sono evolute le vite di persone che non vedo più da quasi (e in alcuni casi da molto più di) 10 anni. Ragazzi c’è gente che si è sposata, ha messo su famiglia, gente che si deve laureare, gente che è all’estero e chissà che fa. Poi la mia finestra si chiude in fretta, una volta spenta questa curiosità. In effetti non seguo facebook, è complicato e ci vuole tempo.
Lo apro al mattino per 10 minuti mentre faccio colazione e poi forse ogni tanto alla sera, ma nulla più. Tralaltro la mia pochissima memoria mi impedisce di ricordarmi di tutto, e di alcune persone ricordo davvero poco.
Solo dico ai facebookiani, lasciamo che questa roba rimanga virtuale, please. No agli incontri di facebook, no alle riunioni di gruppo, regionali. No.
Non è nato come uno strumento di rimorchio, penso e spero, ma come una piccola finestra di aggiornamento. Tu ora sei qui in questo luogo e ogni tanto vuoi vedere in che luogo e a che punto sono tutti gli altri. Punto.
Ora vado a leggere che la pausa finisce subito. E stasera spesa! E cena da amici.
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