15 dicembre 2009

Quando un lunedì è un vero lunedì.

Ieri non ci si poteva sbagliare, era davvero lunedì. Partendo dal vento gelido che si infilava in ogni pertugio del vestiario al bus che tarda ad arrivare.
L’autista era tralaltro molto giovane e correva in maniera sconsiderata con il sottile strato di ghiaccio che ricopriva l’asfalto bagnato dalla pulizia strade. Succede questo, il giovane autista vuole passare col semaforo giallo che diventa rosso non appena oltrepassa la linea di partenza. Frena di colpo e io, che sono seduta in prima fila sui sedili ribaltabili e ho le mani impegnate da libro, borsa ecc, mi trovo catapultata sul vetro che mi separa dall’autista. La scena è stata buffa perché quando frena mi sporgo naturalmente in avanti solo che poi non riesco a fermarmi e sono costretta ad alzarmi in piedi e a correre letteralmente verso il vetro. Quando mi giro e vedo tutti seduti tranquilli mi rendo conto della figura che ho fatto. La solita imbranata. Umpf umpf mi risiedo e faccio finta di nulla, mi rimetto a leggere Camilleri.
Al lavoro le cose non vanno meglio, il server è un po’ sotto modifiche e gli viene variato l’orario in continuazione. Dato che siamo tutti collegati a quell’orario (anche la macchinetta del badge) diventa difficoltoso capire a che ora si è entrati realmente. Ieri l’orologio andava avanti di 15 minuti.
Alle 9 il telefono comincia a squillare senza sosta. Credo che verrò sommersa dalle pratiche e che dovranno ingaggiare un sanbernardo per tirarmi fuori. Contando che il mio contratto scade il 31 dicembre è praticamente impossibile che io riesca a terminare qualsiasi delle mille cose che devo fare.
Vado in bagno a fare pipì, da quando mi sono convinta a bere almeno un litro d’acqua al giorno contro i 2 bicchieri scarsi che assumevo prima, non faccio altro che andare in bagno. Lo so, ho calcolato male gli spazi, può capitare, fatto sta che nel chinarmi per abbassarmi i pantaloni ho tirato una testata spaventosa contro il muro. Ho sentito un suono forte e secco e per le due ore successive mi sono sentita un po’ intontita. Ecco, pensavo, il mio lobo temporale è andato. Tra poco vedrò le luci e comincerò a parlare con la madonna, non la cantante anche se preferirei un bel colloquio con la gnocca ultracinquantenne.
Esco e vado alla fermata del bus. Il modo sembra fermo, c’è una coda di macchina di cui non si vede né l’inizio né la fine. Arrivo a casa piuttosto tardi, devo andare anche a correre. Bhe correre. Sentite questa.
Ho deciso che mi sono rotta che non mi vadano più i vestiti, che grassa non sono, lo so, ma ho preso qualche chilo (la bilancia lo conferma, ho preso il cuore a due mani e mi sono pesata) e quindi, colpa o no delle pastiglie, mi sono decisa a correre un po’. Peccato che ho la resistenza di un bradipo e il fiato di un’ottantenne così ho deciso di seguire un programma per imparare a correre della durata di 20 settimane (io morirò sfiancata molto prima, ma almeno ci provo).
La tabella, molto semplice, prevede tre corsette a settimana. Si comincia con nulla, ovvero corsa di un minuto e camminata di un minuto, da ripetere 5 volte. Poi si corre due minuti e si cammina un minuto, poi tre minuti di corsa e così via. Alla ventesima settimana si può correre per un’ora ma a me basta molto meno.
Scommetto, non per sfiducia ma perché mi conosco, che tra due settimane mi sono già rotta e mi riprenderà lo sconforto di non riuscire mai a concludere nulla. Se modificassi questo di me, però, non sarei più io. Meglio essere me o meglio non essere me?
Mi voglio così bene che affermo sicura: meglio essere me!

Canzone del giorno: Locomotive Breath Jethro Tull

2 commenti:

Zion ha detto...

la testata al muro è da manuale! sei un capo :D

Zion

Carla ha detto...

eheh guarda ho fatto talmente tanto casino che temevo mi avessero sentito fuori dal bagno!!