07 agosto 2024

La quiete prima della tempesta

A volte penso che l'insicurezza sia come una malattia invalidante. Non puoi gioire dei successi, che sono dovuti solo alla fortuna. Nel confronto con gli altri sei costantemente perdente. Ti rendi conto di non aver fatto molto nella vita: è un pensiero della sera. Fino a stamane non c'era, andava tutto bene. Poi quel granello che inceppa gli ingranaggi ed entri in loop sulle stesse cose.

Le stesse di sempre.

Non sono abbastanza. Sarò mai abbastanza?
Merito quello che ho? Ovvio che non lo merito.
Le persone che mi vogliono bene, mi vogliono bene davvero? O si stanno accontentando?

Sei lenta, sei un bruco. Divori costantemente la realtà che ti circonda. Ma non ti trasformerai mai in un lepidottero. Te lo dicono. Ti raccontano del brutto anatroccolo, ma cresci e sai che è una fiaba. Non diventi un magnifico cigno.

Strisci e mangi. Mangi e strisci.

Attendi un segnale, una svolta.

Leggi i messaggi incoraggianti di chi ti dice che sei speciale ma sembra un ritratto lontano, che non ti appartiene. Hai fatto mille cose, vissuto mille vite, ma continui a strisciare.

Continui a essere bruco.

Forse, di fatto, bisogna solo accettare questo.

Ma la sera, si sa, attira le ombre. Quello che di giorno è chiaro, la sera assume contorni poco nitidi, inquietanti. Si dubita persino del proprio nome: diventa strano il suono, quella C dura, mi appartiene davvero?

Sono io questa immagine, o è quella di stamane?

Anche oggi ha piovuto, forte. Torino, che ho imparato ad amare negli anni, diventa strana e liquida. 

Continuo a strisciare e trovo riparo sotto una foglia. 

La notte è arrivata, ma passerà anche questa volta.



2 commenti:

alberto bertow marabello ha detto...

Ognuno ha diritto al suo spazio, alla sua vita, alla sua dimensione. Ogni essere umano. Indipendentemente se è o non è "abbastanza"

Carla ha detto...

Grazie Alberto