Sì evviva, e oggi ho girato 3 ore per cercare un libro che qui, capitale mondiale ecc ecc, non ho trovato, e a Firenze esiste in due enormi librerie del centro. Ok, era un libro di informatica che qui è un po' bistrattata e relegata in un angolino, però che nessuno mi venga a chiedere come mai compro i libri online. Mi piace andare per librerie quando non devo comprare nulla, ma se cerco non trovo.
Torino capitale del fancazzismo, ora e sempre, in saecula saeculorum. Amen.
31 luglio 2006
Visula Basic

Firenze ha l'odore di asfalto caldo e il sapore di pelle salata. L'amore è amaro e dolce.
Ci accoglie come turisti e occhieggia un po', complice di dolci risvegli alle quattro del mattino e nottate avvinghiati come polipi. Anche i capelli avvinghiati. Anche i pensieri intrecciati.
Il mondo è una grossa ostrica e noi siamo le perle, ne calpestiamo il suolo ruzzolando e sbattendo contro i bordi. Noi.
Venerdì sera il treno ci regala altri 40 minuti di ritardo. Con coraggio decido di mangiare un piatto di pasta al "pasta express", un distributore automatico di pasta. Sì, lo so, nemmeno a Torino ci sono. Te inserisci i soldi (dai 3 ai 4 euro a seconda del piatto) e lui prepara la pasta in vaschetta e scalda quanto deve. Devo dirlo, ho mangiato paste peggiori.
Poi di corsa, al teatrino. Il teatrino Scribe è un locale molto carino, attualmente deserto, dove una birra media ha un prezzo ragionevole e raro di 2.50 euro. Dentro ci siamo solo io, Roccio, Giorgio e Melania che ci spiega con poco fervore il programma estivo delle vacanze.
Tra parentesi, oggi Minchietta Uno e Ducci sono partiti per Djerba. Chiusa parentesi.
Giorgio e Melania cruciverbizzano mentre l'hip hop spara nella sala allestita con drappi leopardati e lampade a forma di luna. Degli spermatozoi e un ovulo stilizzati e luminosi fanno da luce al bordo del bancone.
Dopo un birrone ci congediamo anche noi.
Sabato ha una sopresa in serbo. Di sera arriverà Snoopy con la sua donnina, la Ballerina. Finalmente la conosco, e Roccio conoscerà Snoopy e Snoopy Roccio e così via, verso l'infinito e oltre.
Sabato è stato difficoltoso avvicinarsi al centro. Mentre al mattino il nostro solito giro al centro commerciale ci ha regalati una pasta che pesante è dir poco (abbiamo passato tutto il pomeriggio cercando di digerirla anche ingerendo una quantità incredibile di idraulico liquido, ma non è servito a molto), il pomeriggio, con qualche nuvola e due gocce d'acqua ci ha fatto desistere dalla passeggiata in centro. Peccato, eravamo quasi arrivati. Ma decidiamo di tornare indietro. Immaginate beccare un temporale e dover ancora camminare per un tot di chilometri fino alla macchina. Torniamo a casa, cerchiamo un cd che non abbiamo trovato, ovviamente, e poi ci riproviamo. Centro? Centro.
Parcheggiato sul lungarno e appropinquati al parchimetro, un volatile di dubbia salute intestinale decide di regalarci quei due o tre chili di merda che ci colpiscono di rimbalzo. Non so se fosse un piccione. Dal volume della cagata per me poteva anche essere un cigno reale con problemi intestinali gravi. Entrambi pieni di merda ci guardiamo e ridiamo. Ridiamo più che altro per soffocare l'istinto di arrampicarci lungo la parete del palazzo come lucertole e arrivare al nido del dubbiovolatile per farne una deliziosa cena da consumare in compagnia.
Cosa fare? Tornare a casa, potrebbero scambiarci per una nuova versione a dimensione umana di Mr. Hankey di South Park. Ci si cambia e ci si lava e ci si riprova. Ce la faranno i nostri eroi? Sì, ce la fanno. Andiamo a prendere Giorgio in ufficio, e ne approfittiamo anche per usare il bagno. Tra poco si va a cenare alla festa dell'unità. Intanto scopro che Snoopy sta arrivando, ci raggiunge alla Fortezza, hanno fame!
Io invece dopo la pasta della giornata non ho molta fame, però lo dico: guardare tutti quei panini, salsicce e cose simili mi ha aperto un po' lo stomaco.
Snoopy si avvicina, ormai è entrato alla festa dell'unità. Lo scopro con lo sguardo e gli corro incontro. Woodstock.
Ci abbracciamo e poi saluto la sua donnina. Bella, alta, magra, a tratti sofisticata ma non troppo. Mi piace, e molto. Ha quel fascino che solo le ballerine possiedono e quando cammina, o quando mangia, o quando parla, o quando gesticola, trasforma ogni cosa in un minuscolo balletto. Snoopy è visibilmente più sereno, e questo non può che farmi felice. Compagni di sventura, ma anche compagni di gioia, ora.
Ci sediamo e mangiamo e ci raggiunge Stephen. Notarlo non è difficile. Stephen è magrissimo, molto pallido e ha un volume cranico non indifferente. Una testa con due gambe, magre e sottili.
La serata è allegra, profuma di salsicce arrosto e sa anche di salsicce arrosto. Il rumore è anche quello delle salsicce arrosto. Sarà che è uno scoppiettio di carne ovunque, odore di carne ovunque, sapore di carne anche sulle labbra di Roccio. E' molto bello essere lì tutti insieme. Accenti e storie diverse. Giorgio con accento napoletano, io e Snoopy torinese, Ballerina veneto, e i toscani. Che allietano l'aria di "c" aspirate, tra uno scoppiettio di carne e l'altro.
Il giorno dopo prendo il treno delle 17, c'è ancora tempo per passeggiare, finire ancora in libreria, guardarsi ancora un po'.
L'amore è amaro e dolce.
Anche la vita è amara e dolce.
Canzone del giorno: I'm Not a Girl, Not Yet a Woman Britney Spears
28 luglio 2006
Curiosa
All'età di 10 anni ho trovato un opuscolo che ha segnato in modo significativo tutta la mia vita. Mia sorella, assidua lettrice di "Cioè" lo aveva trovato come inserto. Una piccola guida a incantesimi e simili, che comprendeva anche una brevissima guida ai tarocchi, alla lettura della mano, dei fondi del caffè. E chi più ne ha più ne metta.
Non avendo dei soldi per comprare un vero mazzo di tarocchi (che poi andrebbero regalati) ho cominciato a scarabocchiare con una penna su carta i 22 arcani maggiori e a ritagliarli per avere il mio piccolo mazzettino su cui poter sperimentare. Mio padre mi guardava allibita e bofonchiava. Ma io disegnavo. Ecco La Torre, ecco La Morte, ecco Il Diavolo, ecco Il Sole, e così via. Un giorno mi sono trovata in libreria, non a caso, allora come adesso ci passavo molto tempo. Acquistai un libro enorme sui tarocchi, che in regalo offriva un vero mazzo di tarocchi, comprensivo di arcani maggiori e minori. Ovviamente specificava che il mazzo era in regalo, giusto per togliere qualsiasi dubbio. Il libro, enorme, spiegava ogni singola carta e io, essere mononeuronale, ancora oggi se riprendo in mano i tarocchi non posso fare a meno di sfogliarlo. Il terzo occhio, di cui parla il volume, evidentemente non fa parte di me.
Cominciai ad entrare in una spirale fatta di curiosità da cui ancora oggi non esco (gli ultimi libri acquistati un paio di mesi fa riguardano la Wicca, incantesimi celtici, e i viaggi astrali). In particolare un giorno mi trovai in piazza Carlo Felice, quella che abbraccia la stazione di Torino Porta Nuova. Lì ci sono parecchie bancarelle che vendono libri usati e nuovi. C'erano tre volumi enormi, un trattato di Magia, su cui mi si posarono gli occhi. Fu amore a prima vista. Aprii il volume numero uno alla prima pagina. A matita una scritta "1.4.1981 Ecco il problema ed ecco i mezzi: andate avanti". Il fatto che io ricordi a memoria questa frase che a prim'occhio può sembrare stupida e banale, è molto indicativo. Quello che mi colpì fu il fatto che ci fossero scritti il mio mese e il mio anno di nascita. E la frase. Avevo diversi problemi in quel periodo e per quanto possa sembrare stupido, quell' "andate avanti" mi fu notevolmente d'aiuto. Comprai in blocco i tre volumi, anche se, ancora oggi, non ne ho letto nemmeno uno. Forse li ho sfogliucchiati qua e là, e devo dire che oggi mi è venuta una gran voglia di riaprirli. Arrivò il momento dell'I Ching, sempre in una di queste bancarelle (anzi, credo di avere due testi sull'I Ching). Poi veloce come un lampo un altro testo di magia bianca, magia egiziana, un "libro infernale", un manuale di stregoneria. Quest'ultimo fu fantastico perché non ero l'unica ad averlo. Anche la mia migliore amica lo lesse. Decidemmo di fare insieme dei pentacoli con la pergamena, atti a eseguire gli incantesimi che poi erano sul libro. I miei pentacoli sono ancora nel portafogli, e anche loro hanno una storia buffa.
Un giorno sul tram mi rubarono il portafogli. Complice anche il mio zainetto di peluche, di nome "Pellizza" davvero troppo facile da aprire. Dato che all'interno c'erano circa 4000 lire, non le rubarono neppure e il mio portafogli venne ritrovato al Mc Donald's della stazione Torino Porta Susa. Mi chiamò la polizia e andai a ritirarlo. Il poliziotto era giovane e carino e mi fece un mucchio di domande. Ovviamente loro controllarono tutto il contenuto. Lo controllai anch'io e non mancava davvero nulla. Poi però il poliziotto continuava a guardarmi, mi fissava proprio e alla fine attaccò:
"Ma cosa sono quei 'cosi' dentro la bustina gialla?".
Silenzio.
"Sono pentacoli".
"Cosa?"
Gli spiegai ogni cosa.
E lui: "Ma funziona?"
In verità non so se funziona. L'unico incantesimo preso da quel libro che volevo fare alla fine non l'ho più fatto. Dicesi incantesimo d'amore. Ci voleva un limone e non so quanti mila spilli, che io comprai. Con la casa piena di spilli e limoni decisi poi di non farne più nulla.
Idem per la magia egiziana. Dopo aver consacrato un numero di candele pari a quelle che potrebbero illuminare per intero il Duomo di Milano, una settimana sotto la luna crescente, dopo aver consacrato una boccetta di olio e una di sale e messo tutto in una scatola da scarpe ben sigillata (perché non devono assolutamente prendere luce), la suddetta scatola è finita in cantina ed è ancora lì, sigillata.
Poi arrivò la Wicca, già in età universitaria. La Wicca si sposa bene con lo spirito che è in me, quello spirito che si agita e si commuove per ogni cosa. La neve che cade, un fiore che sboccia, il grano maturo, le foglie che cadono.
La Wicca parte da un'idea di base che adoro. Ci sono un Dio e una Dea. E fanno sesso, tra le altre cose. Ecco perché gli ultimi libro che ho preso riguardano proprio la Wicca.
Piccola figura di merda, 14 anni circa. Sempre quell'opuscolo famoso di mia sorella trattava di incantesimi d'amore da fare con la verbena. Ovviamente nè io nè la mia amica sapevamo come cazzo fosse fatta la verbena, quindi di raccoglierla non se ne parlava. Decidemmo di andare in erboristeria. Peccato che la tizia era interessata all'utilizzo che dovevamo farne. Noi sparammo a caso "pediluvio per il babbo", ma non funzionò. All'ennesima richiesta dell'utilizzo che dovevamo farne, la mia amica sganciò e disse "E' per un incantesimo". La tizia, invece di mettersi a ridere, ci cazziò alla brutta maniera e noi uscimmo dal negozio con la coda tra le gambe.
In prima superiore mi avvicinai allo spiritismo e cominciai a fare le classiche sedute spiritiche, ma da sola. Provai la scrittura automatica dalla quale vennero fuori solo sgorbi e ogni tanto ciaciavo con qualche spirito di dubbio nome, ad esempio ricordo "Jim Morte". Ricordo che quando la monetica ha cominciato a viaggiare sulla tavoletta Ouija improvvisata sulla carta, segnando J I M M O R .. per un attimo ho pensato che fosse Jim Morrison, giuro. Poi però le ultime lettere mi fecero ricredere e lì smisi.
Non che io abbia intenzione di fare qualcosa, semplicemente la curiosità mi porta un po' più in là di quanto a volte vorrei.
Non avendo dei soldi per comprare un vero mazzo di tarocchi (che poi andrebbero regalati) ho cominciato a scarabocchiare con una penna su carta i 22 arcani maggiori e a ritagliarli per avere il mio piccolo mazzettino su cui poter sperimentare. Mio padre mi guardava allibita e bofonchiava. Ma io disegnavo. Ecco La Torre, ecco La Morte, ecco Il Diavolo, ecco Il Sole, e così via. Un giorno mi sono trovata in libreria, non a caso, allora come adesso ci passavo molto tempo. Acquistai un libro enorme sui tarocchi, che in regalo offriva un vero mazzo di tarocchi, comprensivo di arcani maggiori e minori. Ovviamente specificava che il mazzo era in regalo, giusto per togliere qualsiasi dubbio. Il libro, enorme, spiegava ogni singola carta e io, essere mononeuronale, ancora oggi se riprendo in mano i tarocchi non posso fare a meno di sfogliarlo. Il terzo occhio, di cui parla il volume, evidentemente non fa parte di me.
Cominciai ad entrare in una spirale fatta di curiosità da cui ancora oggi non esco (gli ultimi libri acquistati un paio di mesi fa riguardano la Wicca, incantesimi celtici, e i viaggi astrali). In particolare un giorno mi trovai in piazza Carlo Felice, quella che abbraccia la stazione di Torino Porta Nuova. Lì ci sono parecchie bancarelle che vendono libri usati e nuovi. C'erano tre volumi enormi, un trattato di Magia, su cui mi si posarono gli occhi. Fu amore a prima vista. Aprii il volume numero uno alla prima pagina. A matita una scritta "1.4.1981 Ecco il problema ed ecco i mezzi: andate avanti". Il fatto che io ricordi a memoria questa frase che a prim'occhio può sembrare stupida e banale, è molto indicativo. Quello che mi colpì fu il fatto che ci fossero scritti il mio mese e il mio anno di nascita. E la frase. Avevo diversi problemi in quel periodo e per quanto possa sembrare stupido, quell' "andate avanti" mi fu notevolmente d'aiuto. Comprai in blocco i tre volumi, anche se, ancora oggi, non ne ho letto nemmeno uno. Forse li ho sfogliucchiati qua e là, e devo dire che oggi mi è venuta una gran voglia di riaprirli. Arrivò il momento dell'I Ching, sempre in una di queste bancarelle (anzi, credo di avere due testi sull'I Ching). Poi veloce come un lampo un altro testo di magia bianca, magia egiziana, un "libro infernale", un manuale di stregoneria. Quest'ultimo fu fantastico perché non ero l'unica ad averlo. Anche la mia migliore amica lo lesse. Decidemmo di fare insieme dei pentacoli con la pergamena, atti a eseguire gli incantesimi che poi erano sul libro. I miei pentacoli sono ancora nel portafogli, e anche loro hanno una storia buffa.
Un giorno sul tram mi rubarono il portafogli. Complice anche il mio zainetto di peluche, di nome "Pellizza" davvero troppo facile da aprire. Dato che all'interno c'erano circa 4000 lire, non le rubarono neppure e il mio portafogli venne ritrovato al Mc Donald's della stazione Torino Porta Susa. Mi chiamò la polizia e andai a ritirarlo. Il poliziotto era giovane e carino e mi fece un mucchio di domande. Ovviamente loro controllarono tutto il contenuto. Lo controllai anch'io e non mancava davvero nulla. Poi però il poliziotto continuava a guardarmi, mi fissava proprio e alla fine attaccò:
"Ma cosa sono quei 'cosi' dentro la bustina gialla?".
Silenzio.
"Sono pentacoli".
"Cosa?"
Gli spiegai ogni cosa.
E lui: "Ma funziona?"
In verità non so se funziona. L'unico incantesimo preso da quel libro che volevo fare alla fine non l'ho più fatto. Dicesi incantesimo d'amore. Ci voleva un limone e non so quanti mila spilli, che io comprai. Con la casa piena di spilli e limoni decisi poi di non farne più nulla.
Idem per la magia egiziana. Dopo aver consacrato un numero di candele pari a quelle che potrebbero illuminare per intero il Duomo di Milano, una settimana sotto la luna crescente, dopo aver consacrato una boccetta di olio e una di sale e messo tutto in una scatola da scarpe ben sigillata (perché non devono assolutamente prendere luce), la suddetta scatola è finita in cantina ed è ancora lì, sigillata.
Poi arrivò la Wicca, già in età universitaria. La Wicca si sposa bene con lo spirito che è in me, quello spirito che si agita e si commuove per ogni cosa. La neve che cade, un fiore che sboccia, il grano maturo, le foglie che cadono.
La Wicca parte da un'idea di base che adoro. Ci sono un Dio e una Dea. E fanno sesso, tra le altre cose. Ecco perché gli ultimi libro che ho preso riguardano proprio la Wicca.
Piccola figura di merda, 14 anni circa. Sempre quell'opuscolo famoso di mia sorella trattava di incantesimi d'amore da fare con la verbena. Ovviamente nè io nè la mia amica sapevamo come cazzo fosse fatta la verbena, quindi di raccoglierla non se ne parlava. Decidemmo di andare in erboristeria. Peccato che la tizia era interessata all'utilizzo che dovevamo farne. Noi sparammo a caso "pediluvio per il babbo", ma non funzionò. All'ennesima richiesta dell'utilizzo che dovevamo farne, la mia amica sganciò e disse "E' per un incantesimo". La tizia, invece di mettersi a ridere, ci cazziò alla brutta maniera e noi uscimmo dal negozio con la coda tra le gambe.
In prima superiore mi avvicinai allo spiritismo e cominciai a fare le classiche sedute spiritiche, ma da sola. Provai la scrittura automatica dalla quale vennero fuori solo sgorbi e ogni tanto ciaciavo con qualche spirito di dubbio nome, ad esempio ricordo "Jim Morte". Ricordo che quando la monetica ha cominciato a viaggiare sulla tavoletta Ouija improvvisata sulla carta, segnando J I M M O R .. per un attimo ho pensato che fosse Jim Morrison, giuro. Poi però le ultime lettere mi fecero ricredere e lì smisi.
Non che io abbia intenzione di fare qualcosa, semplicemente la curiosità mi porta un po' più in là di quanto a volte vorrei.
Sto riflettendo su quanto io sia asociale in alcuni momenti, e fin troppo riservata con tutti. Parlo per ore senza dire nulla. Riesco solo a scrivere per sfogare.
I miei amici sono i soliti da decenni, o comunque da anni, e anche loro non sanno tutto. La mia specialità è raccontare quelle due o tre cose traumatiche che mi sono accadute: però non so se ho mai raccontato davvero a nessuno come ci si sente. Non riesco a ricordare di averlo detto. Forse però l'ho pensato forte.
I miei amici sono i soliti da decenni, o comunque da anni, e anche loro non sanno tutto. La mia specialità è raccontare quelle due o tre cose traumatiche che mi sono accadute: però non so se ho mai raccontato davvero a nessuno come ci si sente. Non riesco a ricordare di averlo detto. Forse però l'ho pensato forte.
27 luglio 2006
Blocco popup

Oggi mi ha chiamata Snoopy. Che bello! E' molto che non ci si sente, all'incirca 3 settimane al telefono e un po' di più con altri mezzi simil-informatici. Sta bene, stiamo bene, ed è passato molto tempo da quando ha ricevuto la mia mail in cui scrivevo "Mi sa che ho combinato un casino. Forse è meglio se vengo a trovarti". E lui, senza fare domande, ha accettato il mio autoinvito.
E con pazienza mi ha sorretta e fasciato più volte la testa, avvertita e poi vista mentre sbattevo il capoccione nei soliti spigoli, consigliata e guardata mentre, da vera testarda, mi ripetevo nello stesso frenetico loop faticoso dal quale difficilmente potevo uscire. Però si sa, gli amici assistono alle tue disfatte senza mai riderne, semmai sono sempre pronti con nuove garze a bendare nuove e vecchie ferite riaperte. E a farti dimenticare tutto con una sbronza leggera e due (tre) tiri. Se tutto va bene domenica o, spero, sabato sera ci raggiunge a Firenze. Conoscerò la sua stupenda donnina e lui conoscerà il mio stupendo Batman. Speriamo solo che Snoopy e Batman non si mettano insieme a cercare di sconfiggere il Barone Rosso o Joker se no siamo tutti perduti.
26 luglio 2006
Il rosa va di moda
Mentre la vicina del piano di sotto sta ascoltando Nino D'Angelo a tutto volume e io sto valutando seriamente un omicidio di massa (un palazzicidio) cerco di non morire cerebralmente scrivendo una qualsiasi cagata che mi svegli da questo piattume encefalografico. Il male alle chiappe, dovuto alla camminata montagnina, sta lentamente svanendo, e comincio a spellarmi come di consueto non appena prendo due minuti di puro sole senza crema (evidentemente 6 ore sono state troppe). Oggi ho annaffiato le mie carnivore che erano giorni che invocavano pietà. Purtroppo questo caldo ha mietuto alcune vittime.
Ricordiamole insieme,
Dionaea muscipula Pink Venus. Riposi in pace.
Dionaea muscipula comprata in inghilterra. Riposi in pace.
Sarracenia purpurea. Riposi in pace.
Riposino in pace, amen.
Ho una Sarracenia flava in stato avanzato di premorte (continua a dirmi che vede un tunnel con una luce in fondo), e alcune invece miracolosamente resuscitate.
Sono in uno stato di perenne gongolimento (non so se esiste il termine ma poco importa) e mi trascino col sorrisone ebete da una parte all'altra della casa e della città. Ieri pomeriggio ad esempio, in un momento di follia pura, considerata l'alta temperatura e l'umidità, ho optato per una passeggiata in centro. E chi ti vado a incontrare? RagnoB. Voglio dire, Torino non è Serracapriola (FG) che ha il suo popo' di 5000 abitanti esagerando e contando anche cani, gatti e galline. Torino ha il suo quasi milione di abitanti e suo centro è abbastanza grosso da contenere non Serracapriola ma Foggia intera. Ovviamente io non stavo camminando, ma correndo, e guardavo dappertutto tranne che dalla sua parte, senza contare che avevo l'mp3 alle orecchie a non so quanti mila decibel sparati dentro. Lei opta per una sbracciata più o meno visibile (forse dalla luna l'hanno vista, ma io, distratta come sono, l'ho notata appena con la coda dell'occhio). Lei deve comprare una camicia per il babbo. Occasione: un matrimonio. E se già è un'impresa titanica comprare qualcosa per se stessi, acquistare qualsiasi minchiata per qualsiasi altra persona è da pazzi. Ecco perché ai compleanni regalo sempre cose assolutamente inutili. Non posso sbagliare, una cosa vale l'altra. Purtroppo sono arrivata alla scelta della cravatta quando mi accorgo che devo tornare a casa, saluto in fretta RagnoB (a proposito, che cravatta hai preso?) e mi dirigo a casa.
Oggi non ho voglia di fare nulla, ma nulla. Ho un libro accanto da finire di leggere ma non l'ho ancora aperto. Ho scritto una piccola recensione sull'uscita montagnifera di domenica, che potete leggere qui e ho scritto un paio di cagate su questo blog. Che non fa mai male.
Ricordiamole insieme,
Dionaea muscipula Pink Venus. Riposi in pace.
Dionaea muscipula comprata in inghilterra. Riposi in pace.
Sarracenia purpurea. Riposi in pace.
Riposino in pace, amen.
Ho una Sarracenia flava in stato avanzato di premorte (continua a dirmi che vede un tunnel con una luce in fondo), e alcune invece miracolosamente resuscitate.
Sono in uno stato di perenne gongolimento (non so se esiste il termine ma poco importa) e mi trascino col sorrisone ebete da una parte all'altra della casa e della città. Ieri pomeriggio ad esempio, in un momento di follia pura, considerata l'alta temperatura e l'umidità, ho optato per una passeggiata in centro. E chi ti vado a incontrare? RagnoB. Voglio dire, Torino non è Serracapriola (FG) che ha il suo popo' di 5000 abitanti esagerando e contando anche cani, gatti e galline. Torino ha il suo quasi milione di abitanti e suo centro è abbastanza grosso da contenere non Serracapriola ma Foggia intera. Ovviamente io non stavo camminando, ma correndo, e guardavo dappertutto tranne che dalla sua parte, senza contare che avevo l'mp3 alle orecchie a non so quanti mila decibel sparati dentro. Lei opta per una sbracciata più o meno visibile (forse dalla luna l'hanno vista, ma io, distratta come sono, l'ho notata appena con la coda dell'occhio). Lei deve comprare una camicia per il babbo. Occasione: un matrimonio. E se già è un'impresa titanica comprare qualcosa per se stessi, acquistare qualsiasi minchiata per qualsiasi altra persona è da pazzi. Ecco perché ai compleanni regalo sempre cose assolutamente inutili. Non posso sbagliare, una cosa vale l'altra. Purtroppo sono arrivata alla scelta della cravatta quando mi accorgo che devo tornare a casa, saluto in fretta RagnoB (a proposito, che cravatta hai preso?) e mi dirigo a casa.
Oggi non ho voglia di fare nulla, ma nulla. Ho un libro accanto da finire di leggere ma non l'ho ancora aperto. Ho scritto una piccola recensione sull'uscita montagnifera di domenica, che potete leggere qui e ho scritto un paio di cagate su questo blog. Che non fa mai male.
25 luglio 2006
Bonazza
Ho una nuova scritta sulla macchina. Dopo il "BONA", dopo il "BACIO", ora occhieggia fiera anche una nuova scritta "BONAZZA", sulla mia macchina.
Deo gratias l'ultima scritta mi è stata fatta da un amico che voleva completare l'opera iniziata chissà da chi e rendere la mia seicento una vera bat-mobile.
Ieri sera, per l'appunto, scopro che un mio caro amico di Salerno, sempre in viaggio per lavoro, si trova a Torino. Il suo albergo è vicino la stazione di Porta Nuova, quindi opto per un parcheggio in centro e una bella passeggiata fino a dove sta lui. Peccato che la zona dietro Porta Nuova è un po'.. come dire.. Diciamo che ti senti proprio in Marocco. La puzza di piscio la fa da padrone e non c'è un italiano nemmeno a pregare in cinese. Io sono al telefono e bado bene di non alzare gli occhi nemmeno un secondo. Guardo dritto o per terra e faccio finta che non esista nessuno, fino all'arrivo all'albergo. Un 4 stelle che però si smorza in quell'ambientazione puzzosa e poco italiana. Faccio uno squillo a Ovetto e lui mi risponde con uno squillo. Starà scendendo. Doppia cena per me, dato che lui non ha cenato. Strozzapreti, una bionda media e tante tante chiacchiere. In via Roma le luci sono accese ma in giro c'è poca gente. Prendiamo la macchina e gli faccio fare un breve giro del centro, prima di riaccompagnarlo in albergo. Sono estremamente cotta, e oggi penso anche che mi tocca lavare la macchina prima che qualcuno si spinga troppo in basso a scrivere volgarità sulla mia bat-mobile.
Deo gratias l'ultima scritta mi è stata fatta da un amico che voleva completare l'opera iniziata chissà da chi e rendere la mia seicento una vera bat-mobile.
Ieri sera, per l'appunto, scopro che un mio caro amico di Salerno, sempre in viaggio per lavoro, si trova a Torino. Il suo albergo è vicino la stazione di Porta Nuova, quindi opto per un parcheggio in centro e una bella passeggiata fino a dove sta lui. Peccato che la zona dietro Porta Nuova è un po'.. come dire.. Diciamo che ti senti proprio in Marocco. La puzza di piscio la fa da padrone e non c'è un italiano nemmeno a pregare in cinese. Io sono al telefono e bado bene di non alzare gli occhi nemmeno un secondo. Guardo dritto o per terra e faccio finta che non esista nessuno, fino all'arrivo all'albergo. Un 4 stelle che però si smorza in quell'ambientazione puzzosa e poco italiana. Faccio uno squillo a Ovetto e lui mi risponde con uno squillo. Starà scendendo. Doppia cena per me, dato che lui non ha cenato. Strozzapreti, una bionda media e tante tante chiacchiere. In via Roma le luci sono accese ma in giro c'è poca gente. Prendiamo la macchina e gli faccio fare un breve giro del centro, prima di riaccompagnarlo in albergo. Sono estremamente cotta, e oggi penso anche che mi tocca lavare la macchina prima che qualcuno si spinga troppo in basso a scrivere volgarità sulla mia bat-mobile.
24 luglio 2006
Treni e seggiovie
Non c'è nulla di più bello di un sabato mattina che ti sveglia con il pensiero stupendo di qualcosa di ancor più stupendo che sta per accadere.
Quindi alla 13 sono in stazione, Torino Porta Nuova, aspettando un treno che, in ritardo come al solito, porterà un po' di spiaggia in questa calda e assolata Torino. Odore di ferro. Il mio sguardo perso all'orizzonte. Non lo vedo, non lo vedo, non lo vedo, non lo vedo. Cazzo, non lo vedo! E proprio in quel momento lui mi passeggia davanti ridacchiando. Nei suoi occhi una domanda chiara "ma dove cazzo stai guardando?".
Risate e abbracci e poi baci e poi ancora, abbracci e baci e risate.
Raggiungiamo il parcheggio, dove un parcheggiatore mafioso vuole che io paghi lui invece di infilare monete nel parchimetro, posiamo il suo zaino e andiamo a mangiare qualche schifezza al Mac. Un bigkevinbaconfootlosemaxi menù per lui e un happy meal per me. Poi andiamo al balon (mercatino delle pulci famoso a Torino), peccato che è già quasi tutto smontato e non si può notare quanto sia enorme, quanto sia rumoroso e colorato. Ogni tanto qualcuno dietro di noi emette questo suono "cs cs cs", e presto qualcun altro ci chiama per propinarci strane sostanze "Ehi! codino! fumo?".
Ritorniamo alla macchina e andiamo a fare spesa, centro commerciale più che pieno e io in completo blackout mentale. Cosa dobbiamo prendere? Assì, i panini per la scarpinata di domani, l'affettato, ma guarda, ci sono i cioccolatini belgi, dai prendiamo qualche lattina di cioccolatini, uh ma guarda, un videogioco di calcio con omini ciccioni, prendiamo anche quello, maionese? Massì. Sottilette? Pure quelle.
Siamo invitati a cena da Gianlu e Chiara, poco fuori Torino. Quindi ci avviamo tranquilli. Lei ha preparato cena per un esercito, pizza a gogò per tutti. Passiamo la serata in maniera molto allegra. Vino, birra, pizza e risate. Mi rendo conto che a modo loro sono una coppia straordinaria. Mi ricordano Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, si stuzzicano, si pizzicano, ma si vogliono molto bene e si vede.
Noi però ci dileguiamo non troppo tardi. L'indomani sveglia alle 5. Alle 6 dobbiamo essere da RagnoB e Rosa (ricordate il compleanno di RagnoB?) Alle 6.30 incontro con Minchietta Uno e Ducci. Alle 7.30 dobbiamo essere nel luogo di incontro segretissimo con altri amici, appassionati, carnivorofili e non. Roccio, poverino, è in coma totale. Già il mattino prima si era svegliato presto e la mia sveglia alle 4.30 di ieri non ha aiutato.
Il programma però non era molto complicato. Si arrivava lì e poi io, Roccio e chi voleva seguirci si andava su in seggiovia e si attendeva con ansia l'arrivo degli altri. Peccato che appena arrivati scopriamo che la seggiovia non funziona. Noooo. Io, animale di città, assolutamente non montagnina. Roccio, animale di città assolutamente non montagnino. Va bene, facciamo i coraggiosi e ci avviamo. La meraviglia della montagna però ci aiuta. Salamandre e rane, piante carnivore e paesaggi favolosi, ci aiutano un po' a sopportare le 3 ore di scarpinata. Per non parlare della compagnia. Roccio e Ducci si trovano e si piazzano in fondo alla coda. Chiacchierano, ma di cosa non si sa, dato che alla fine si confessano l'un l'altro di essere entrambi sordi. Luciano e Carlo avanzano spediti. RagnoB e Rosa camminano senza alcun lamento. Io e Minchietta Uno ci raccontiamo un po' di cose, delle sue future vacanze e ogni tanto passeggiamo indietro per andare a trovare i "nostri" un po' sfiancati dal cammino. Giuseppe & co. anche loro procedono a passo spedito. Il panorama è mozzafiato e il sole picchia, picchia parecchio. Sostiamo ogni tanto quel tanto che basta per riprendere fiato e riprendere a lamentarci del cammino, sempre scherzando. Alla fine la camminata è piaciuta a tutti e io sono la prima a dire di essere stata contenta di non aver preso la seggiovia.
Arriviamo su in cima, finalmente ci aspetta un primo lago. Ma. Lago. Bhe, palude. Il lago è un po' prosciugato e all'idea di proseguire e andare a vedere gli altri 12 laghi, in tutta risposta ci sediamo. E cominciamo io e Roccio a prepararci i panini, con i coltelli di plastica tagliamo in due il pane, poi mettiamo le fettine di prosciutto e poi ogni schifezza comprata. E tadà, apriamo anche una buona bottiglia di Chianti, anche per scaldarci visto che il sole è andato via e comincia a fare davvero freddo. Ancora 4 chiacchiere e un po' di risate ma il tempo (e in questo caso non metereologico) non gioca a nostro favore. Alle 17 Roccio ha il treno e dobbiamo ancora fare i biglietti, quindi alle 13 ci tocca scendere. Un po' ruzzolando a dire il vero. La discesa è meno piacevole della salita, ma ci da' il pretesto per foto nuove e divertenti. Io comincio a sentire davvero il sole picchiare. Roccio ha il viso più che rosso. Arrivati giù troviamo i nostri compagni che miracolosamente sono arrivati prima di noi. Scopriamo quindi che la seggiovia ha ripreso a funzionare per un pezzo e loro sono scesi giù con quella. Incredibile.
È comunque tardi e non ce la faremmo lo stesso col treno, quindi beviamo una birretta in un bar io, Roccio, RagnoB e Rosa (che prendono un gelato e un frappè), Minchietta Uno e Ducci, e Carlo. Poi scappiamo, ovviamente. In stazione troviamo un treno che parte alle 17.50. Mancano ancora 20 minuti, il tempo minimo per abbracciarci ancora. Sono state giornate faticose e bellissime e anche se siamo a pezzi, sempre vicini. Noi. Guardo il treno allontanarsi lentamente e torno a casa. Oggi sono qui, aspettando un altro weekend, un altro brevissimo istante di Noi, con la felicità nel cuore di chi sa che non sta sognando a occhi aperti, e che ora l'importante è tenersi stretti. E godersi ogni cosa.
Quindi alla 13 sono in stazione, Torino Porta Nuova, aspettando un treno che, in ritardo come al solito, porterà un po' di spiaggia in questa calda e assolata Torino. Odore di ferro. Il mio sguardo perso all'orizzonte. Non lo vedo, non lo vedo, non lo vedo, non lo vedo. Cazzo, non lo vedo! E proprio in quel momento lui mi passeggia davanti ridacchiando. Nei suoi occhi una domanda chiara "ma dove cazzo stai guardando?".
Risate e abbracci e poi baci e poi ancora, abbracci e baci e risate.
Raggiungiamo il parcheggio, dove un parcheggiatore mafioso vuole che io paghi lui invece di infilare monete nel parchimetro, posiamo il suo zaino e andiamo a mangiare qualche schifezza al Mac. Un bigkevinbaconfootlosemaxi menù per lui e un happy meal per me. Poi andiamo al balon (mercatino delle pulci famoso a Torino), peccato che è già quasi tutto smontato e non si può notare quanto sia enorme, quanto sia rumoroso e colorato. Ogni tanto qualcuno dietro di noi emette questo suono "cs cs cs", e presto qualcun altro ci chiama per propinarci strane sostanze "Ehi! codino! fumo?".
Ritorniamo alla macchina e andiamo a fare spesa, centro commerciale più che pieno e io in completo blackout mentale. Cosa dobbiamo prendere? Assì, i panini per la scarpinata di domani, l'affettato, ma guarda, ci sono i cioccolatini belgi, dai prendiamo qualche lattina di cioccolatini, uh ma guarda, un videogioco di calcio con omini ciccioni, prendiamo anche quello, maionese? Massì. Sottilette? Pure quelle.
Siamo invitati a cena da Gianlu e Chiara, poco fuori Torino. Quindi ci avviamo tranquilli. Lei ha preparato cena per un esercito, pizza a gogò per tutti. Passiamo la serata in maniera molto allegra. Vino, birra, pizza e risate. Mi rendo conto che a modo loro sono una coppia straordinaria. Mi ricordano Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, si stuzzicano, si pizzicano, ma si vogliono molto bene e si vede.
Noi però ci dileguiamo non troppo tardi. L'indomani sveglia alle 5. Alle 6 dobbiamo essere da RagnoB e Rosa (ricordate il compleanno di RagnoB?) Alle 6.30 incontro con Minchietta Uno e Ducci. Alle 7.30 dobbiamo essere nel luogo di incontro segretissimo con altri amici, appassionati, carnivorofili e non. Roccio, poverino, è in coma totale. Già il mattino prima si era svegliato presto e la mia sveglia alle 4.30 di ieri non ha aiutato.
Il programma però non era molto complicato. Si arrivava lì e poi io, Roccio e chi voleva seguirci si andava su in seggiovia e si attendeva con ansia l'arrivo degli altri. Peccato che appena arrivati scopriamo che la seggiovia non funziona. Noooo. Io, animale di città, assolutamente non montagnina. Roccio, animale di città assolutamente non montagnino. Va bene, facciamo i coraggiosi e ci avviamo. La meraviglia della montagna però ci aiuta. Salamandre e rane, piante carnivore e paesaggi favolosi, ci aiutano un po' a sopportare le 3 ore di scarpinata. Per non parlare della compagnia. Roccio e Ducci si trovano e si piazzano in fondo alla coda. Chiacchierano, ma di cosa non si sa, dato che alla fine si confessano l'un l'altro di essere entrambi sordi. Luciano e Carlo avanzano spediti. RagnoB e Rosa camminano senza alcun lamento. Io e Minchietta Uno ci raccontiamo un po' di cose, delle sue future vacanze e ogni tanto passeggiamo indietro per andare a trovare i "nostri" un po' sfiancati dal cammino. Giuseppe & co. anche loro procedono a passo spedito. Il panorama è mozzafiato e il sole picchia, picchia parecchio. Sostiamo ogni tanto quel tanto che basta per riprendere fiato e riprendere a lamentarci del cammino, sempre scherzando. Alla fine la camminata è piaciuta a tutti e io sono la prima a dire di essere stata contenta di non aver preso la seggiovia.
Arriviamo su in cima, finalmente ci aspetta un primo lago. Ma. Lago. Bhe, palude. Il lago è un po' prosciugato e all'idea di proseguire e andare a vedere gli altri 12 laghi, in tutta risposta ci sediamo. E cominciamo io e Roccio a prepararci i panini, con i coltelli di plastica tagliamo in due il pane, poi mettiamo le fettine di prosciutto e poi ogni schifezza comprata. E tadà, apriamo anche una buona bottiglia di Chianti, anche per scaldarci visto che il sole è andato via e comincia a fare davvero freddo. Ancora 4 chiacchiere e un po' di risate ma il tempo (e in questo caso non metereologico) non gioca a nostro favore. Alle 17 Roccio ha il treno e dobbiamo ancora fare i biglietti, quindi alle 13 ci tocca scendere. Un po' ruzzolando a dire il vero. La discesa è meno piacevole della salita, ma ci da' il pretesto per foto nuove e divertenti. Io comincio a sentire davvero il sole picchiare. Roccio ha il viso più che rosso. Arrivati giù troviamo i nostri compagni che miracolosamente sono arrivati prima di noi. Scopriamo quindi che la seggiovia ha ripreso a funzionare per un pezzo e loro sono scesi giù con quella. Incredibile.
È comunque tardi e non ce la faremmo lo stesso col treno, quindi beviamo una birretta in un bar io, Roccio, RagnoB e Rosa (che prendono un gelato e un frappè), Minchietta Uno e Ducci, e Carlo. Poi scappiamo, ovviamente. In stazione troviamo un treno che parte alle 17.50. Mancano ancora 20 minuti, il tempo minimo per abbracciarci ancora. Sono state giornate faticose e bellissime e anche se siamo a pezzi, sempre vicini. Noi. Guardo il treno allontanarsi lentamente e torno a casa. Oggi sono qui, aspettando un altro weekend, un altro brevissimo istante di Noi, con la felicità nel cuore di chi sa che non sta sognando a occhi aperti, e che ora l'importante è tenersi stretti. E godersi ogni cosa.
22 luglio 2006
Thanksgiving
Ho il cuore che batte forte e non rallenta affatto.
Tachicardia. Emozione.
Mi sento come una bimba di 5 anni che sta per spacchettare il suo regalo più grosso e ambito. Ora però devo prepararmi. Porterò giù il cane, andrò a comprare le camole per i camaleonti, farò ogni cosa che va fatta.
Amo la mia vita e non la cambierei con quella di nessun altro. Amo me stessa, e molto, anche se conosco i miei difetti, tutti. Ma come in ogni amore che si rispetti, li accetto, e un po' amo anche loro.
Non puoi amare nessuno se non ami davvero te stesso. Volersi bene è la prima condizione necessaria per voler bene.
Eliminate piccole e grandi azioni autodistruttive si può dire di essere sulla buona strada. Accettare se stessi però è raggiungere la vetta più alta.
E a me mancano pochi pochi passi..
Tachicardia. Emozione.
Mi sento come una bimba di 5 anni che sta per spacchettare il suo regalo più grosso e ambito. Ora però devo prepararmi. Porterò giù il cane, andrò a comprare le camole per i camaleonti, farò ogni cosa che va fatta.
Amo la mia vita e non la cambierei con quella di nessun altro. Amo me stessa, e molto, anche se conosco i miei difetti, tutti. Ma come in ogni amore che si rispetti, li accetto, e un po' amo anche loro.
Non puoi amare nessuno se non ami davvero te stesso. Volersi bene è la prima condizione necessaria per voler bene.
Eliminate piccole e grandi azioni autodistruttive si può dire di essere sulla buona strada. Accettare se stessi però è raggiungere la vetta più alta.
E a me mancano pochi pochi passi..
21 luglio 2006
Hallelujah
D'improvviso ogni cosa è svanita. Le sabbie del deserto mi inghiottivano lentamente lasciando solo la testa fuori dalla terra, a guardare con occhi impauriti il mondo. Il cielo azzurro, un tavolino di legno, la mia famiglia che accorreva a salvarmi.
Leggo sul blog di franci omi della sua registrazione di hallelujah e scarico la sua versione. Ed eccomi qui con i lucciconi. E anche la sabbia del deserto che mi inghiottiva non c'è più. Ora cammino sotto la luce del sole, che mi scalda e protegge. E domani...
Canzone del giorno: Hallelujah Versione Franci Omi
Leggo sul blog di franci omi della sua registrazione di hallelujah e scarico la sua versione. Ed eccomi qui con i lucciconi. E anche la sabbia del deserto che mi inghiottiva non c'è più. Ora cammino sotto la luce del sole, che mi scalda e protegge. E domani...
Canzone del giorno: Hallelujah Versione Franci Omi
20 luglio 2006
Vicini mafiosi et altro
Dunque, dunque. Il colloquio di ieri è andato bene. Ma come al solito non è un lavoro che posso accettare. Si lavora da martedì a domenica, e io il weekend non voglio essere impegnata. Se mi serve trovare lavoro anche per andare più spesso a Firenze e poi non ci posso andare, questo non è il lavoro che fa per me.
Quindi scontenta lascio l'ufficio, ma con una piccola speranza in più.
Prima che colloquiassi con il signor Experimenta, mi chiama un'agenzia di lavoro interinale, per farmi un colloquio l'indomani stesso.
Quindi oggi.
Ma tornando a ieri: torno a casa un po' mogia, ma alla fine mai troppo triste. C'è sempre una via di uscita da ogni situazione.
Accendo il computer e sento urlare da fuori. Come ben sapete vivo in un palazzo altamente meridionale e mafioso, dove tutti si chiamano l'un l'altro dai balconi o dalle finestre. Sento una voce che urla "Carla". Credo di aver sentito male e faccio finta di nulla ma poi "Carla". E insomma, mi affaccio.
Il mio vicino di pianerottolo che apostrofa in maniera molto poetica "Carla, ma come cazzo si fa ad entrare nel BIOS?"
"Basta cliccare CANC all'avvio"
"Aspetta, vieni alla finestra più vicino"
Mi affaccio alla finestra più vicina al suo appartamento e lui si affaccia alla finestra accanto alla mia. Sporge il portatile e mi fa "Tiè, vedi cosa riesci a fare"
Forte, assistenza sul posto tramite finestra. Mai capitato.
Comunque alla fine gli avvio il computer ed entro nel BIOS, cambio le impostazioni di Boot della macchina e gli ripasso il computer. Devo pensare a farlo come lavoro.
Ieri sera sono uscita con l'Anonimo ungherese, da me rinominato ancora Anonimo Michele, per ricordarmi il suo nome. Lui scrive/scriveva sul blog. Appena tornato in Italia dal progetto Erasmus in Romania. Un matto. Ma non poteva essere altrimenti, dato che frequenta questo blog. Ieri sera appuntamento in piazza Statuto e una birra in un pub. Si chiacchiera del più e del meno, finchè non entriamo nel buco nero di Torino.
Ora, io amo la mia città. Trovo che sia bella, verde, spaziosa, ecc ecc. Solo che Anonimo non è innamorato di Torino. Ha una passione quasi morbosa per Torino. Il dialogo diventa monotematico: ChebellaTorinocittàdeiremaqualecazzodicittàgrigiaèbellissima
stupendatuttabiancapiazzeenormi.
Inutili i miei tentativi di cambiare discorso. Scopro che conosce alcune cose in più di me sulla città e rimaniamo d'accordo per andare a visitare il museo Pietro Micca, parte del quale si può ammirare sottoterra, nei vecchi cunicoli che circondano la cittadella dell'antica Torino.
Anonimo è matto, sul serio. Mi ricorda tanto Ivano, e quindi mi sta subito simpatico. Soprattutto per l'intraprendenza e il coraggio che ha avuto a venire qui, con 600mila lire in tasca e null'altro, da Taranto. Fa un mucchio di cose, snowboard, skate, pattini, giocoliere, ecc.
All'1 di notte siamo gli ultimi fortunati a godere di un gelato da Fiorio, un locale storico a Torino dove Nietzsche passava le giornate gustando gelati.
Un salutino veloce al palazzo col piercing, anche perché è tardi, oggi mi sono svegliata presto per il colloquio.
Il colloquio è stato... termine esatto "divertente". Non ho mai sorriso ai colloqui e oggi ho avuto mille spunti per farlo. Il nuovo lavoro sarebbe ideare mailing da mandare in giro e aggiornare il sito di questa piccola azienda che, fortuna vuole, si trova a pochi km da casa mia. Il tizio vuole sapere se sono in grado di scrivere qualcosa, ovvio. Allora gli dico che ho un blog. Così quando esco, garrula garrula e contenta, mi rincorre chiedendomi l'indirizzo del blog. Passano dei secondi lunghissimi ma alla fine cedo, ma specifico "guardi che io parlo schietto". Ride.
E ora sono terrorizzata all'idea che legga tutte le cazzate che scrivo.
piesse: stanotte qualcuno ha scritto sulla macchina "BONA". Su, avanti, chi è stato?
Canzone del giorno: Boadicea Enya
Quindi scontenta lascio l'ufficio, ma con una piccola speranza in più.
Prima che colloquiassi con il signor Experimenta, mi chiama un'agenzia di lavoro interinale, per farmi un colloquio l'indomani stesso.
Quindi oggi.
Ma tornando a ieri: torno a casa un po' mogia, ma alla fine mai troppo triste. C'è sempre una via di uscita da ogni situazione.
Accendo il computer e sento urlare da fuori. Come ben sapete vivo in un palazzo altamente meridionale e mafioso, dove tutti si chiamano l'un l'altro dai balconi o dalle finestre. Sento una voce che urla "Carla". Credo di aver sentito male e faccio finta di nulla ma poi "Carla". E insomma, mi affaccio.
Il mio vicino di pianerottolo che apostrofa in maniera molto poetica "Carla, ma come cazzo si fa ad entrare nel BIOS?"
"Basta cliccare CANC all'avvio"
"Aspetta, vieni alla finestra più vicino"
Mi affaccio alla finestra più vicina al suo appartamento e lui si affaccia alla finestra accanto alla mia. Sporge il portatile e mi fa "Tiè, vedi cosa riesci a fare"
Forte, assistenza sul posto tramite finestra. Mai capitato.
Comunque alla fine gli avvio il computer ed entro nel BIOS, cambio le impostazioni di Boot della macchina e gli ripasso il computer. Devo pensare a farlo come lavoro.
Ieri sera sono uscita con l'Anonimo ungherese, da me rinominato ancora Anonimo Michele, per ricordarmi il suo nome. Lui scrive/scriveva sul blog. Appena tornato in Italia dal progetto Erasmus in Romania. Un matto. Ma non poteva essere altrimenti, dato che frequenta questo blog. Ieri sera appuntamento in piazza Statuto e una birra in un pub. Si chiacchiera del più e del meno, finchè non entriamo nel buco nero di Torino.
Ora, io amo la mia città. Trovo che sia bella, verde, spaziosa, ecc ecc. Solo che Anonimo non è innamorato di Torino. Ha una passione quasi morbosa per Torino. Il dialogo diventa monotematico: ChebellaTorinocittàdeiremaqualecazzodicittàgrigiaèbellissima
stupendatuttabiancapiazzeenormi.
Inutili i miei tentativi di cambiare discorso. Scopro che conosce alcune cose in più di me sulla città e rimaniamo d'accordo per andare a visitare il museo Pietro Micca, parte del quale si può ammirare sottoterra, nei vecchi cunicoli che circondano la cittadella dell'antica Torino.
Anonimo è matto, sul serio. Mi ricorda tanto Ivano, e quindi mi sta subito simpatico. Soprattutto per l'intraprendenza e il coraggio che ha avuto a venire qui, con 600mila lire in tasca e null'altro, da Taranto. Fa un mucchio di cose, snowboard, skate, pattini, giocoliere, ecc.
All'1 di notte siamo gli ultimi fortunati a godere di un gelato da Fiorio, un locale storico a Torino dove Nietzsche passava le giornate gustando gelati.
Un salutino veloce al palazzo col piercing, anche perché è tardi, oggi mi sono svegliata presto per il colloquio.
Il colloquio è stato... termine esatto "divertente". Non ho mai sorriso ai colloqui e oggi ho avuto mille spunti per farlo. Il nuovo lavoro sarebbe ideare mailing da mandare in giro e aggiornare il sito di questa piccola azienda che, fortuna vuole, si trova a pochi km da casa mia. Il tizio vuole sapere se sono in grado di scrivere qualcosa, ovvio. Allora gli dico che ho un blog. Così quando esco, garrula garrula e contenta, mi rincorre chiedendomi l'indirizzo del blog. Passano dei secondi lunghissimi ma alla fine cedo, ma specifico "guardi che io parlo schietto". Ride.
E ora sono terrorizzata all'idea che legga tutte le cazzate che scrivo.
piesse: stanotte qualcuno ha scritto sulla macchina "BONA". Su, avanti, chi è stato?
Canzone del giorno: Boadicea Enya
19 luglio 2006
Sono Casper
Non solo per il bianco cadaverico della mia pelle. Un fantasma, dentro casa. Ho un colloquio oggi pomeriggio a Experimenta. Non sono ancora riuscita a dirlo qui. Come del resto un mucchio di altre cose, per poi sentire mia mamma che si lamenta perché non sa nulla di me. È faticoso dirle qualsiasi cosa senza che interrompa sul tempo giusto di cottura delle patate, oppure chiedendomi se la pasta è al dente o scotta.
La comunicazione con mia sorella sta lentamente peggiorando, in quanto parlare con lei è ancora più difficoltoso che con mia mamma. Lei infatti da brava neomamma non stacca gli occhi di dosso alla piccola e i nostri dialoghi sono fatti all'incirca così:
"No, ti stavo dicendo che.."
"Carlotta, scendi da lì. Sì scusa dimmi"
".. ecco che alla fine è successo che..."
"Carlotta non lì che caschi"
"..insomma non sono più andata perché.."
"Scusa un attimo eh? Carlotta vuoi stare ferma?"
".. e basta"
Insomma, sono paziente e mi va bene ogni cosa, basta che poi non rompano i coglioni per sapere qualsiasi cosa su di me perché davvero poi mi scazzo.
Comunque, ritornando al punto principale ho un colloquio. Quindi ancora una volta incrociate le dita. È un lavoro estivo e va bene, mi basta per racimolare qualcosa per l'estate etcetc. Quasi quasi oggi mi ricompro la tinta che ho i capelli ormai sbiaditi, sognando questo sabato. Domenica gita in montagna a vedere le carnivore in natura. Due ore e mezza di cammino. Arriverò lì sciolta, se ci arrivo. Ma del buon chianti e una buonissima compagnia mi solleverà da qualunque fatica. Ma soprattutto sapere che un cuore batte in due anime.
Canzone del giorno: Why Dont' You Do Right Peggy Lee (Jessica Rabbit)
La comunicazione con mia sorella sta lentamente peggiorando, in quanto parlare con lei è ancora più difficoltoso che con mia mamma. Lei infatti da brava neomamma non stacca gli occhi di dosso alla piccola e i nostri dialoghi sono fatti all'incirca così:
"No, ti stavo dicendo che.."
"Carlotta, scendi da lì. Sì scusa dimmi"
".. ecco che alla fine è successo che..."
"Carlotta non lì che caschi"
"..insomma non sono più andata perché.."
"Scusa un attimo eh? Carlotta vuoi stare ferma?"
".. e basta"
Insomma, sono paziente e mi va bene ogni cosa, basta che poi non rompano i coglioni per sapere qualsiasi cosa su di me perché davvero poi mi scazzo.
Comunque, ritornando al punto principale ho un colloquio. Quindi ancora una volta incrociate le dita. È un lavoro estivo e va bene, mi basta per racimolare qualcosa per l'estate etcetc. Quasi quasi oggi mi ricompro la tinta che ho i capelli ormai sbiaditi, sognando questo sabato. Domenica gita in montagna a vedere le carnivore in natura. Due ore e mezza di cammino. Arriverò lì sciolta, se ci arrivo. Ma del buon chianti e una buonissima compagnia mi solleverà da qualunque fatica. Ma soprattutto sapere che un cuore batte in due anime.
Canzone del giorno: Why Dont' You Do Right Peggy Lee (Jessica Rabbit)
18 luglio 2006
È solo un lunedì
Quando i lunedì sono nient'altro che lunedì. Il primo giorno della settimana lavorativa in cui tutto può accadere: capita ad esempio che la macchina non parta, che sbagli a prendere il pullman, che la giornata al lavoro non cominci proprio bene, che al ritorno il pullman è bloccato per la strada da una serie di tifosi incazzati, e che quando scendi dal pullman numero 1, il pullman numero 2 parte in quell'istante e tu lo perdi.
Non preoccuparti, del resto è solo un lunedì. Sono stati progettati apposta per farti fare le ossa sugli altri lunedì che potrebbero essere peggiori.
Per quel che mi riguarda ieri non ho fatto nulla. Nulla nulla. Ho solo messo da mangiare ai camaleonti, ma non ho bagnato le piante, non sono uscita di casa, non ho letto, non ho fatto nulla. Mi sono riposata.
Del resto a non fare un cazzo ci si stanca.
Quindi ho acceso il pc con windows, quello ormai ammuffito che non accendo mai se non in casi disperati e ho cazzeggiato. Ho giocato (è davvero tanto che non tocco il pc per giocare). Poi ho attaccato il C64DTV e mi sono persa un po' tra i ricordi. Avanti, chi non ha mai avuto un commodore 64?
Io ricordo bene quando il mio babbo l'ha comprato. Dove abitavamo prima, sotto casa c'era un grosso negozio di elettrodomestici e mobili, Audisio. Noi ci abbiamo comprato tutto lì, ma tutto tutto. La tv, il videoregistratore, il frigorifero, il divano, la sorella, il cane, la tappezzeria, i criceti e qualche stronzata in meno di quelle che sto dicendo. Audisio era il negozio di fiducia: io ci andavo a comprare le videocassette vergini, le cassette vergini, le pile, i jack, le cuffie, ogni cosa: davvero. Quando ha chiuso mi è davvero spiaciuto. Mi piaceva un sacco andare da quel signore con i capelli bianchi, faccia conosciuta e familiare, quasi un amico consigliere. Te andavi e chiedevi "Perché questo costa meno di quello? Cosa mi consiglia tra le due cose?" E lui non cercava mai di liquidarti in due secondi, poi con noi era davvero gentile avendogli praticamente acquistato ogni merce possibile e immaginabile in pochi anni. Mio padre era del partito che "Se non funziona si compra nuovo". Così un giorno la tv è morta e lui è sceso da Audisio a prenderne una nuova.
Il commodore è stato un regalo per mia sorella. Noi non si navigava nell'oro ma abbiamo sempre avuto tutto. Anche il videoregistratore quando pochi ce l'avevano. E poi il mio babbo era geniale a comprare le cose giuste alle persone sbagliate. Difatti il commodore mia sorella lo usò davvero poco: ma indovinate chi ci passava intere giornate? Bravi. La sottoscritta.
Io non sapevo e non mi importava assolutamente nulla di cosa capitasse all'interno del grosso tastierone quando lo accendevi. Sapevo solo infilare la cassettina, scrivere "LOAD" e leggere "PRESS PLAY ON TAPE". Ai tempi non sapevo nemmeno che significasse. Io comunque premevo play e aspettavo. Aspettavo. Aspettavo. 8 minuti per caricare un gioco, un'eternità se si pensa che oggi bastano pochi secondi, e anche meno.
Poi la pausa, tornava lo schermo azzurro scuro su azzurro chiaro e te scrivevi "RUN" e magicamente compariva il gioco. Principesse da salvare, uomini in preda all'ira degli dei, palline che devono rimbalzare ovunque, mezzi spaziali che devono sparare a ogni cosa. Io ho dei ricordi molto belli di quel periodo. E questo aggeggino che Roccio ha preso a Firenze è eccezionale. Solo un joystick con dentro i giochi. Lo attacchi alla tv e va. Spaziale.
Poi si ruppe e venne abbandonato.
Qualche anno fa, io e il mio ex ne comprammo uno usato da una coppia che lo vendeva a qualcosa come 100 mila lire con incluse non so quante cassette. Per dirvi la quantità c'era una busta grossa tipo quelle mediaworld, piena di cassette. Ci passammo qualche pomeriggio ma poi lo rivendemmo anche noi. Un po' mi è dispiaciuto: insieme alle loro cassette abbiamo poi rivenduto anche le mie, che anche se ormai non me ne facevo nulla, erano comunque un ricordo.
Perché se il mio babbo era del partito di comprare tutto nuovo, io comunque sono del partito che non butta mai via nulla. Casa mia è un magazzino.
Come la mia testa.
Non preoccuparti, del resto è solo un lunedì. Sono stati progettati apposta per farti fare le ossa sugli altri lunedì che potrebbero essere peggiori.
Per quel che mi riguarda ieri non ho fatto nulla. Nulla nulla. Ho solo messo da mangiare ai camaleonti, ma non ho bagnato le piante, non sono uscita di casa, non ho letto, non ho fatto nulla. Mi sono riposata.
Del resto a non fare un cazzo ci si stanca.
Quindi ho acceso il pc con windows, quello ormai ammuffito che non accendo mai se non in casi disperati e ho cazzeggiato. Ho giocato (è davvero tanto che non tocco il pc per giocare). Poi ho attaccato il C64DTV e mi sono persa un po' tra i ricordi. Avanti, chi non ha mai avuto un commodore 64?
Io ricordo bene quando il mio babbo l'ha comprato. Dove abitavamo prima, sotto casa c'era un grosso negozio di elettrodomestici e mobili, Audisio. Noi ci abbiamo comprato tutto lì, ma tutto tutto. La tv, il videoregistratore, il frigorifero, il divano, la sorella, il cane, la tappezzeria, i criceti e qualche stronzata in meno di quelle che sto dicendo. Audisio era il negozio di fiducia: io ci andavo a comprare le videocassette vergini, le cassette vergini, le pile, i jack, le cuffie, ogni cosa: davvero. Quando ha chiuso mi è davvero spiaciuto. Mi piaceva un sacco andare da quel signore con i capelli bianchi, faccia conosciuta e familiare, quasi un amico consigliere. Te andavi e chiedevi "Perché questo costa meno di quello? Cosa mi consiglia tra le due cose?" E lui non cercava mai di liquidarti in due secondi, poi con noi era davvero gentile avendogli praticamente acquistato ogni merce possibile e immaginabile in pochi anni. Mio padre era del partito che "Se non funziona si compra nuovo". Così un giorno la tv è morta e lui è sceso da Audisio a prenderne una nuova.
Il commodore è stato un regalo per mia sorella. Noi non si navigava nell'oro ma abbiamo sempre avuto tutto. Anche il videoregistratore quando pochi ce l'avevano. E poi il mio babbo era geniale a comprare le cose giuste alle persone sbagliate. Difatti il commodore mia sorella lo usò davvero poco: ma indovinate chi ci passava intere giornate? Bravi. La sottoscritta.
Io non sapevo e non mi importava assolutamente nulla di cosa capitasse all'interno del grosso tastierone quando lo accendevi. Sapevo solo infilare la cassettina, scrivere "LOAD" e leggere "PRESS PLAY ON TAPE". Ai tempi non sapevo nemmeno che significasse. Io comunque premevo play e aspettavo. Aspettavo. Aspettavo. 8 minuti per caricare un gioco, un'eternità se si pensa che oggi bastano pochi secondi, e anche meno.
Poi la pausa, tornava lo schermo azzurro scuro su azzurro chiaro e te scrivevi "RUN" e magicamente compariva il gioco. Principesse da salvare, uomini in preda all'ira degli dei, palline che devono rimbalzare ovunque, mezzi spaziali che devono sparare a ogni cosa. Io ho dei ricordi molto belli di quel periodo. E questo aggeggino che Roccio ha preso a Firenze è eccezionale. Solo un joystick con dentro i giochi. Lo attacchi alla tv e va. Spaziale.
Poi si ruppe e venne abbandonato.
Qualche anno fa, io e il mio ex ne comprammo uno usato da una coppia che lo vendeva a qualcosa come 100 mila lire con incluse non so quante cassette. Per dirvi la quantità c'era una busta grossa tipo quelle mediaworld, piena di cassette. Ci passammo qualche pomeriggio ma poi lo rivendemmo anche noi. Un po' mi è dispiaciuto: insieme alle loro cassette abbiamo poi rivenduto anche le mie, che anche se ormai non me ne facevo nulla, erano comunque un ricordo.
Perché se il mio babbo era del partito di comprare tutto nuovo, io comunque sono del partito che non butta mai via nulla. Casa mia è un magazzino.
Come la mia testa.
17 luglio 2006
Le mie avventure con le FS
Sono proprio una ragazza fortunata. Da circa 3 anni viaggio assiduamente con i treni, praticamente ogni weekend, e non ho mai avuto particolari problemi di ritardi e simili. Tranne nelle ultimi tre fine settimana.
Tre fine settimana fa Roccio viene a Torino: treno in ritardo di 40 minuti.
Due fine settimana fa io vado a Firenze: treno in ritardo di 60 minuti.
L'altroieri, treno in ritardo di 50 minuti che mi ha fatto perdere la coincidenza a Bologna, ovviamente.
È stato stupendo perché invece dell'intercity ho preso apposta l'eurostar, ricordando il meraviglioso spot di trenitalia dove le vecchine sono sedute in questi sedili verdi pulitissimi e parlano di mondi meravigliosi dove i treni sono sempre puntuali, e alla fine esclamano "Attenzione, però: eurostar".
L'eurostar è l'equivalente di un albergo a 3 stelle, per prezzi. Per comfort un po' meno, dato che l'aria condizionata è tenuta talmente alta che ci camminano dentro i pinguini e il poggiatesta non serve a nulla e anche se tenti di dormire, tra freddo e stenti, la testa comincia a ciondolare non appena chiudi gli occhi.
Il treno parte da Torino puntuale: un buonissimo auspicio. Peccato che si ferma inspiegabilmente circa 10 minuti dopo, rimanendo così bloccato per mezz'ora. Attenzione, però: eurostar.
Quando poi riparte la situazione è meno che rosea, si ferma almeno 20 minuti a stazione e a Bologna ha ormai accumulato la bellezza di 50 minuti di ritardo.
A coincidenza persa mi affanno per cercare un treno. Ochei, c'è un altro eurostar che parte a minuti. Io però ho un biglietto per un intercity plus ma non ho tempo di passare in biglietteria a farmelo cambiare. Arrivo sul binario e il capostazione mi dice che non c'è problema, posso farlo sul treno, però non c'è posto. Nessun problema: è solo un'oretta, sto in piedi.
Arriva il capotreno, e reclama la differenza del biglietto. Un'ora di tragitto, io ho già un biglietto in mano pagato 8 euro. Lui mi dice "Sono 13 euro". Sbatacchio gli occhioni "Come, scusi?". "Sì" mi dice "sono 5 euro di differenza e 8 euro di tasse perché ha pagato sul treno". Ripeto "Scusi, ma il mio treno ha fatto 50 minuti di ritardo e ora devo ancora pagare 13 euro di differenza?"
Lui mi dice, sentite che genio del male "Ci sono tre treni che vanno a Firenze, poteva prendere il successivo e fare il biglietto in biglietteria".
Odio.
Io avevo già gli occhi lucidi per il nervoso, ma non importa. Pago e sto zitta. Intanto gli auguro almeno due settimane di emorroidi dolorose e molto sanguinolente. Ora per me l'importante è arrivare a Firenze senza uccidere nessuno, il resto è solo contorno.
Arrivata, questa volta a Santa Maria Novella. Meno male che c'è lui. Porcazozza, rischiavo davvero di uccidere il capotreno.
Il pomeriggio ci siamo arrischiati nell'ufficio dove lavorano il sosia di Stallman & co. Fatte quattro chiacchiere siamo andati a pappare e poi alla Festa dell'unità fiorentina, dove ho conosciuto il Cinfa e la sua donnina, Alanise.
Due birre e via, alla ricerca del bagno perduto. Ogni volta che bevo la birra la mia vescica smette di avere pudori. Anche lei.
Ogni tanto ci vuole, però. Il problema è che io reggo davvero poco. Certo, sto migliorando. L'anno scorso con due medie non ricordavo più come ero arrivata a casa. Adesso mi gira un po' la testa, mi scappa da morire la pipì, però ricordo tutto.
Oggi sono qui a Torino, aspetto l'estate, e mi godo la primavera. Ma forse l'ho già scritto. Maledetto Altzheimer.
Tre fine settimana fa Roccio viene a Torino: treno in ritardo di 40 minuti.
Due fine settimana fa io vado a Firenze: treno in ritardo di 60 minuti.
L'altroieri, treno in ritardo di 50 minuti che mi ha fatto perdere la coincidenza a Bologna, ovviamente.
È stato stupendo perché invece dell'intercity ho preso apposta l'eurostar, ricordando il meraviglioso spot di trenitalia dove le vecchine sono sedute in questi sedili verdi pulitissimi e parlano di mondi meravigliosi dove i treni sono sempre puntuali, e alla fine esclamano "Attenzione, però: eurostar".
L'eurostar è l'equivalente di un albergo a 3 stelle, per prezzi. Per comfort un po' meno, dato che l'aria condizionata è tenuta talmente alta che ci camminano dentro i pinguini e il poggiatesta non serve a nulla e anche se tenti di dormire, tra freddo e stenti, la testa comincia a ciondolare non appena chiudi gli occhi.
Il treno parte da Torino puntuale: un buonissimo auspicio. Peccato che si ferma inspiegabilmente circa 10 minuti dopo, rimanendo così bloccato per mezz'ora. Attenzione, però: eurostar.
Quando poi riparte la situazione è meno che rosea, si ferma almeno 20 minuti a stazione e a Bologna ha ormai accumulato la bellezza di 50 minuti di ritardo.
A coincidenza persa mi affanno per cercare un treno. Ochei, c'è un altro eurostar che parte a minuti. Io però ho un biglietto per un intercity plus ma non ho tempo di passare in biglietteria a farmelo cambiare. Arrivo sul binario e il capostazione mi dice che non c'è problema, posso farlo sul treno, però non c'è posto. Nessun problema: è solo un'oretta, sto in piedi.
Arriva il capotreno, e reclama la differenza del biglietto. Un'ora di tragitto, io ho già un biglietto in mano pagato 8 euro. Lui mi dice "Sono 13 euro". Sbatacchio gli occhioni "Come, scusi?". "Sì" mi dice "sono 5 euro di differenza e 8 euro di tasse perché ha pagato sul treno". Ripeto "Scusi, ma il mio treno ha fatto 50 minuti di ritardo e ora devo ancora pagare 13 euro di differenza?"
Lui mi dice, sentite che genio del male "Ci sono tre treni che vanno a Firenze, poteva prendere il successivo e fare il biglietto in biglietteria".
Odio.
Io avevo già gli occhi lucidi per il nervoso, ma non importa. Pago e sto zitta. Intanto gli auguro almeno due settimane di emorroidi dolorose e molto sanguinolente. Ora per me l'importante è arrivare a Firenze senza uccidere nessuno, il resto è solo contorno.
Arrivata, questa volta a Santa Maria Novella. Meno male che c'è lui. Porcazozza, rischiavo davvero di uccidere il capotreno.
Il pomeriggio ci siamo arrischiati nell'ufficio dove lavorano il sosia di Stallman & co. Fatte quattro chiacchiere siamo andati a pappare e poi alla Festa dell'unità fiorentina, dove ho conosciuto il Cinfa e la sua donnina, Alanise.
Due birre e via, alla ricerca del bagno perduto. Ogni volta che bevo la birra la mia vescica smette di avere pudori. Anche lei.
Ogni tanto ci vuole, però. Il problema è che io reggo davvero poco. Certo, sto migliorando. L'anno scorso con due medie non ricordavo più come ero arrivata a casa. Adesso mi gira un po' la testa, mi scappa da morire la pipì, però ricordo tutto.
Oggi sono qui a Torino, aspetto l'estate, e mi godo la primavera. Ma forse l'ho già scritto. Maledetto Altzheimer.
16 luglio 2006
Per essere latinlover
Credo di sapere come si faccia ad essere dei perfetti latinlover.
Risparmiate i soldi che spendereste in lampade o cerette o palestra e compratevi un computer. Dovete cambiare mestiere e fare gli informatici.
Le donne degli informatici sono sempre (o quasi) delle turbofighe.
Pensavo a questo ieri sera, alla festa dell'unità a Firenze, mentre guardavo il sosia di Richard Stallman con la sua donna e il Cinfa con la sua donna, sosia di Alanise Morisette. Io e Roccio non valiamo in quanto entrambi informatici.
Entrambe, la ragazza di Stallman e Alanise sono molto molto belle.
Credo che ci sia anche un altro mito da sfatare. Sono pochi gli informatici che conosco che hanno i classici occhiali a fondo di bottiglia, con la schiena curva e che tirano costantemente su con il naso (e magari hanno anche la riga di lato): suvvia, i cosiddetti nerd. Che anche lì, tra i nerd, non è mica detto che siano tutti così, anzi.
Il fascino delle donne per il genio informatico ha radici oscure.
Riflettevo sul treno che anche io e Roccio siamo su pianeti diversi. Io non so proprio un cazzo di Windows e programmazione. Lui invece ne sa un sacco. Quindi lo ascolto affascinata quando cerca di spiegarmi qualcosa.
Che poi, sfatiamo anche quest'altro mito, e sfatiamolo davvero. Non sono una sistemista. Prima o poi lo incontrerò un vero sistemista che mi farà fare figure di merda, e dato che non voglio collezionare altre figure di merda perché l'album panini l'ho terminato, dirò a tutti che sono una grafica. Ma anche lì mi chiederanno "Fai siti? Fai web?". Allora diciamocelo: sono una grafica editoriale.
A proposito di figure di merda, ho scoperto che con due medie in corpo adesso ricordo le cose. Soprattutto le figure di merda che faccio.
Ieri sera alla seconda birra il Cinfa mi dice qualcosa. Io non capisco, e raccatto e metto come mi pare le uniche parole che afferro, che sono: "Solo due o tre foto", "Roccio", "fotomontaggi". Io traduco con "Ho solo due o tre foto di Roccio per fare i fotomontaggi". Mia geniale risposta "Dai allora ti mando qualche foto". E Roccio "Ma come? E' proprio quello che ti ha chiesto!".
Mi ricordo al mio unico anno di liceo, quando facevo le versioni di latino e le facevo a caso. Quando mi avanzava qualche parola la mettevo a casaccio, e devo dire non mi è stato di aiuto. Non mi è di aiuto nemmeno ora.
Ho davvero mille cose da raccontare ma ho poca voglia. Ho un mal di testa incredibile e non è per le birre. Stamattina ho dormito fino alle 13, una cosa da segnare sul calendario e fare festa nazionale. Aspetto l'estate godendomi la primavera.
Piesse: stasera ho giocato col commodore 64. Mi sono quasi commossa quando ho visto la schermata blu e la scritta "LOAD".
Che nostalgia.
A domani con le news che stasera non riesco a scrivere.
Risparmiate i soldi che spendereste in lampade o cerette o palestra e compratevi un computer. Dovete cambiare mestiere e fare gli informatici.
Le donne degli informatici sono sempre (o quasi) delle turbofighe.
Pensavo a questo ieri sera, alla festa dell'unità a Firenze, mentre guardavo il sosia di Richard Stallman con la sua donna e il Cinfa con la sua donna, sosia di Alanise Morisette. Io e Roccio non valiamo in quanto entrambi informatici.
Entrambe, la ragazza di Stallman e Alanise sono molto molto belle.
Credo che ci sia anche un altro mito da sfatare. Sono pochi gli informatici che conosco che hanno i classici occhiali a fondo di bottiglia, con la schiena curva e che tirano costantemente su con il naso (e magari hanno anche la riga di lato): suvvia, i cosiddetti nerd. Che anche lì, tra i nerd, non è mica detto che siano tutti così, anzi.
Il fascino delle donne per il genio informatico ha radici oscure.
Riflettevo sul treno che anche io e Roccio siamo su pianeti diversi. Io non so proprio un cazzo di Windows e programmazione. Lui invece ne sa un sacco. Quindi lo ascolto affascinata quando cerca di spiegarmi qualcosa.
Che poi, sfatiamo anche quest'altro mito, e sfatiamolo davvero. Non sono una sistemista. Prima o poi lo incontrerò un vero sistemista che mi farà fare figure di merda, e dato che non voglio collezionare altre figure di merda perché l'album panini l'ho terminato, dirò a tutti che sono una grafica. Ma anche lì mi chiederanno "Fai siti? Fai web?". Allora diciamocelo: sono una grafica editoriale.
A proposito di figure di merda, ho scoperto che con due medie in corpo adesso ricordo le cose. Soprattutto le figure di merda che faccio.
Ieri sera alla seconda birra il Cinfa mi dice qualcosa. Io non capisco, e raccatto e metto come mi pare le uniche parole che afferro, che sono: "Solo due o tre foto", "Roccio", "fotomontaggi". Io traduco con "Ho solo due o tre foto di Roccio per fare i fotomontaggi". Mia geniale risposta "Dai allora ti mando qualche foto". E Roccio "Ma come? E' proprio quello che ti ha chiesto!".
Mi ricordo al mio unico anno di liceo, quando facevo le versioni di latino e le facevo a caso. Quando mi avanzava qualche parola la mettevo a casaccio, e devo dire non mi è stato di aiuto. Non mi è di aiuto nemmeno ora.
Ho davvero mille cose da raccontare ma ho poca voglia. Ho un mal di testa incredibile e non è per le birre. Stamattina ho dormito fino alle 13, una cosa da segnare sul calendario e fare festa nazionale. Aspetto l'estate godendomi la primavera.
Piesse: stasera ho giocato col commodore 64. Mi sono quasi commossa quando ho visto la schermata blu e la scritta "LOAD".
Che nostalgia.
A domani con le news che stasera non riesco a scrivere.
15 luglio 2006
Il mattino ha l'oro in bocca
Ieri sera io, Nicole, Gianluca ed Erika (una ragazza che non vedo da secoli che ha fatto un pauroso restyling su se stessa) siamo stati a casa di Ivano.
Ivano ha avuto una serie di difficoltà a ricordarsi il nome di Roccio, ma anche a ricordarsi che ero io quella che saltellava da Torino a Firenze, e non Nicole.
Prima gaffe:
costruisce un aeroplanino di carta, lo fa planare su Nicole e poi le dice (Nicole era stanchissima e si stava addormentando sul tavolino del bar): "Con questo aereo puoi andare a Firenze tutte le volte che vuoi". Alchè Nicole lo guarda con aria perplessa, io lo guardo con aria perplessa, lui mi guarda con aria perplessa ed esclama: "Ah, no, ma sei tu che vai a Firenze". Seguito ovviamente da un: "Com'è che si chiama?"
Seconda gaffe:
Serata finita, è tardi, ci salutiamo, baci e abbracci. Ivano abbraccia Nicole, sempre più stanca, oramai dormiva in piedi, e le dice: "Dai, non essere triste che domani lo vedi". Nicole lo guarda perplessa, io lo guardo perplessa, lui mi guarda perplesso e mi dice: "Ah, no sei sempre tu che vai a Firenze". E poi, immancabile: "Come si chiama già?".
Temo per il loro incontro. "Tu sei, mmm Carlaaaa com'è che si chiama?"
Scherzone della serata. Nicole scippa il telefonino a Ivano quando siamo al bar e me lo porge. Io lo nascondo in borsa. Ovviamente Ivano non se ne accorge.
Tornando indietro Ivano esclama "Dov'è il mio telefonino?" e poi "Dai stronzi, lo avete preso voi". Noi, con aria innocentissima, aureola e ali d'angelo "Ivi, lo avrai lasciato lì, vai a controllare". Lui corre al bar. Torna dopo qualche minuto: noi intanto gli avevamo spento il telefono. "Non c'è, dai, siete stati voi". Erika: "Proviamo a farlo squillare", Nicole: "È spento". Gianluca "Se è spento te l'han già fottuto". Io: "Ivi, non è che quando hai pagato lo hai poggiato un attimo sul bancone e poi lo hai dimenticato lì?" Ivi: "No, la barista dice che non c'era nulla"
Insomma alla fine mentre ci stiamo ridirigendo tutti al bar, Gianluca dice che "non ha voglia di tornare indietro" e io tiro fuori il telefono.
Tadà.
Nicole dice che il Chianti è afrodisiaco: dopo questa nuova affermazione sono state prenotate circa 3-4 bottiglie di Chianti. Un po' da portare su in montagna per il 23, quando scarpineremo per due ore e mezza in un posto di cui non ricordo il nome, ma ricordo le foto ed è un posto stupendo. Minchietta Uno dice che il vino in montagna è più buono. Immagino che poi per scendere ruzzoleremo giù.
Un po' per la serata del 22, in cui amici vecchi e nuovi sono stati prenotati per conoscere Roccio. Con Ivano ho quasi perso le speranze: se lo ricorderà?
Tornando verso casa, Gianluca mette un cd pieno di ricordi. Premetto che da piccina ero una fan degli Articolo 31. Ma non ero l'unica, piacevano un po' a tutti noi. In particolare ricordiamo Ivano che cantava sempre "Funky Tarro" e ripeteva sempre, sempre, sempre "Tipa, permetti una parola? Lo sai che c'hai una camminata che c'ho il cuore in gola". Eravamo piccini, non si parlava mai di lavoro, nessuno di noi sapeva cosa fosse, a parte Ivano che lavora dall'età di 14 anni. Passavamo i pomeriggi a pensare a cosa avremmo mai fatto da grande, a divertirci, suonare la chitarra e cantare alla Pellerina, prendere per il culo Gianluca che studiava sempre fisica, giocare a freesbe e a chiederci come saremmo stati 10 anni dopo e se ci saremmo frequentati ancora.
È bello sapere che 10 anni dopo siamo tutti qui, stessi sogni e speranze, ancora noi, che ci rivediamo il tempo di una birra e una pizza e per un attimo ci chiediamo ancora che cosa faremo mai da grandi. Un po' consapevoli che persone come noi, grandi non si diventa mai.
Canzone della serata, ovviamente: Funky tarro Articolo 31
Ivano ha avuto una serie di difficoltà a ricordarsi il nome di Roccio, ma anche a ricordarsi che ero io quella che saltellava da Torino a Firenze, e non Nicole.
Prima gaffe:
costruisce un aeroplanino di carta, lo fa planare su Nicole e poi le dice (Nicole era stanchissima e si stava addormentando sul tavolino del bar): "Con questo aereo puoi andare a Firenze tutte le volte che vuoi". Alchè Nicole lo guarda con aria perplessa, io lo guardo con aria perplessa, lui mi guarda con aria perplessa ed esclama: "Ah, no, ma sei tu che vai a Firenze". Seguito ovviamente da un: "Com'è che si chiama?"
Seconda gaffe:
Serata finita, è tardi, ci salutiamo, baci e abbracci. Ivano abbraccia Nicole, sempre più stanca, oramai dormiva in piedi, e le dice: "Dai, non essere triste che domani lo vedi". Nicole lo guarda perplessa, io lo guardo perplessa, lui mi guarda perplesso e mi dice: "Ah, no sei sempre tu che vai a Firenze". E poi, immancabile: "Come si chiama già?".
Temo per il loro incontro. "Tu sei, mmm Carlaaaa com'è che si chiama?"
Scherzone della serata. Nicole scippa il telefonino a Ivano quando siamo al bar e me lo porge. Io lo nascondo in borsa. Ovviamente Ivano non se ne accorge.
Tornando indietro Ivano esclama "Dov'è il mio telefonino?" e poi "Dai stronzi, lo avete preso voi". Noi, con aria innocentissima, aureola e ali d'angelo "Ivi, lo avrai lasciato lì, vai a controllare". Lui corre al bar. Torna dopo qualche minuto: noi intanto gli avevamo spento il telefono. "Non c'è, dai, siete stati voi". Erika: "Proviamo a farlo squillare", Nicole: "È spento". Gianluca "Se è spento te l'han già fottuto". Io: "Ivi, non è che quando hai pagato lo hai poggiato un attimo sul bancone e poi lo hai dimenticato lì?" Ivi: "No, la barista dice che non c'era nulla"
Insomma alla fine mentre ci stiamo ridirigendo tutti al bar, Gianluca dice che "non ha voglia di tornare indietro" e io tiro fuori il telefono.
Tadà.
Nicole dice che il Chianti è afrodisiaco: dopo questa nuova affermazione sono state prenotate circa 3-4 bottiglie di Chianti. Un po' da portare su in montagna per il 23, quando scarpineremo per due ore e mezza in un posto di cui non ricordo il nome, ma ricordo le foto ed è un posto stupendo. Minchietta Uno dice che il vino in montagna è più buono. Immagino che poi per scendere ruzzoleremo giù.
Un po' per la serata del 22, in cui amici vecchi e nuovi sono stati prenotati per conoscere Roccio. Con Ivano ho quasi perso le speranze: se lo ricorderà?
Tornando verso casa, Gianluca mette un cd pieno di ricordi. Premetto che da piccina ero una fan degli Articolo 31. Ma non ero l'unica, piacevano un po' a tutti noi. In particolare ricordiamo Ivano che cantava sempre "Funky Tarro" e ripeteva sempre, sempre, sempre "Tipa, permetti una parola? Lo sai che c'hai una camminata che c'ho il cuore in gola". Eravamo piccini, non si parlava mai di lavoro, nessuno di noi sapeva cosa fosse, a parte Ivano che lavora dall'età di 14 anni. Passavamo i pomeriggi a pensare a cosa avremmo mai fatto da grande, a divertirci, suonare la chitarra e cantare alla Pellerina, prendere per il culo Gianluca che studiava sempre fisica, giocare a freesbe e a chiederci come saremmo stati 10 anni dopo e se ci saremmo frequentati ancora.
È bello sapere che 10 anni dopo siamo tutti qui, stessi sogni e speranze, ancora noi, che ci rivediamo il tempo di una birra e una pizza e per un attimo ci chiediamo ancora che cosa faremo mai da grandi. Un po' consapevoli che persone come noi, grandi non si diventa mai.
Canzone della serata, ovviamente: Funky tarro Articolo 31
14 luglio 2006
Silencio
Che giornata, quiete prima della tempesta.
Sto leggendo "Gli scarafaggi non hanno re" consigliato da Giàgià che ha chiuso i battenti del suo blog da un bel po' ormai.
Giàgià vedi di tornare. Te con le tue bici, le ciclofficine cazzi e mazzi.
Tra parentesi, se un giorno vorrete comprare una bici, lui fa delle robe fantastiche. La ciclofficina è questa qui: appena trovo un lavoro compro una bici da lui, il problema è portarla poi da Roma a Torino, ma è un altro paio di maniche.
La mia bici personalizzata piena di insetti e piante carnivore.
Finita parentesi bici. O quasi. Sto cominciando a farmi venire la voglia di imparare. Ricordo quante persone hanno provato a insegnarmi. I miei ultimi progressi risalgono agli ultimi anni delle medie/primi anni delle superiori: una mia cara amica mi ha dato la sua bici e mi ha detto "Vai, basta che pedali". In effetti era vero, bastava pedalare. Il mio problema? Girare. Non riesco proprio.
Tant'è che pensavo che Torino è fatta apposta con tutte queste strade dritte: posso andare per un bel po' di km sempre dritto e poi, a piedi, girare la bici e tornarmene indietro. Fattibile? No, mi sa che devo proprio imparare a curvare.
Finita del tutto parentesi bici.
Oggi, a 400 km di distanza sta capitando qualcosa che non so. Quindi sono un po' agitella. Spero di avere notizie a breve, il silenzio un po' distrugge.
Meglio che vada a pattinare.
Sto leggendo "Gli scarafaggi non hanno re" consigliato da Giàgià che ha chiuso i battenti del suo blog da un bel po' ormai.
Giàgià vedi di tornare. Te con le tue bici, le ciclofficine cazzi e mazzi.
Tra parentesi, se un giorno vorrete comprare una bici, lui fa delle robe fantastiche. La ciclofficina è questa qui: appena trovo un lavoro compro una bici da lui, il problema è portarla poi da Roma a Torino, ma è un altro paio di maniche.
La mia bici personalizzata piena di insetti e piante carnivore.
Finita parentesi bici. O quasi. Sto cominciando a farmi venire la voglia di imparare. Ricordo quante persone hanno provato a insegnarmi. I miei ultimi progressi risalgono agli ultimi anni delle medie/primi anni delle superiori: una mia cara amica mi ha dato la sua bici e mi ha detto "Vai, basta che pedali". In effetti era vero, bastava pedalare. Il mio problema? Girare. Non riesco proprio.
Tant'è che pensavo che Torino è fatta apposta con tutte queste strade dritte: posso andare per un bel po' di km sempre dritto e poi, a piedi, girare la bici e tornarmene indietro. Fattibile? No, mi sa che devo proprio imparare a curvare.
Finita del tutto parentesi bici.
Oggi, a 400 km di distanza sta capitando qualcosa che non so. Quindi sono un po' agitella. Spero di avere notizie a breve, il silenzio un po' distrugge.
Meglio che vada a pattinare.
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