Ho partecipato a un concorso fotografico su www.fotograffia.it. Se volete votarmi (vi avviso, mi hanno detto che la procedura è lunghissima) andate sul sito, entrate, cliccate su gallery, cercate il mio nickname cleena e poi fate quello che vi pare. Il primo classificato, al momento, ha più di 1500 voti. Io 0. Non mi sono nemmeno votata come faccio di solito: stavolta sono proprio in balia della giuria popolare e delle conoscenze, che essendo pochissime, mi faranno avere uno o due voti per foto. Grazie comunque a chiunque contribuisce a innalzare lo 0 cosmico assoluto (per ora quindi grazie Aga).
Stanotte ho sognato che io e Roccio eravamo invitati a un matrimonio. Tutto è dovuto al fatto di esserci chiesti "Chissà chi è il prossimo a sposarsi?". Sarebbe bello tornasse di moda il matrimonio in bianco, con i parenti che litigano, il testimone che rutta, la damigella ubriaca che vomita. Purtroppo per noi donnine il matrimonio non è più in voga. E spesso questa moda è data dalle donne. Dopo esserci lanciate col paracadute indossando un assorbente, aver divorato gli sport maschili, esserci impratichite ad aver successo, potere, soldi, carriera ecc ecc, abbiamo gettato l'abito bianco dal balcone e abbiamo detto "basta".
Anche io sono un po' diffidente al matrimonio. Ma non a tutti.
Sono diffidente rispetto al matrimonio che nasce dopo pochi mesi dal primo bacio, di quelle persone che ancora hanno i cuoricini che escono da ogni poro e non hanno una visione d'insieme un po' più obiettiva. E sono diffidente rispetto ai matrimoni nati dopo un millennio di convivenza, che quasi dicono "Va bhe, non sapevamo che fare.. e allora..". Però preferisco i primi ai secondi. Almeno quando ti sposi sei davvero annullato dalle endorfine e i primi mesi sono di assoluta novità e felicità. Nel secondo caso spesso si tratta di legalizzare una situazione. "Non sapevo più come chiamarlo: compagno? Ragazzo? Fidanzato? Allora ci siamo sposati: così ora è mio marito".
Io al matrimonio credo poco: forse non ho avuto degli ottimi esempi in casa. Quando ero piccola mia mamma mi diceva che dovevo trovarmi un marito ricco che mi sistemasse per la vita e mia sorella si dava un tempo massimo per stare con i suoi ragazzi, poi li lasciava. Perché? Ma ovvio, per non soffrire. Così almeno era sicura che nessuno la mollasse.
Sono convinta che nel DNA femminile, in quella X in più, ci sia un minimicrogene che sta alla base di tutto. Qualcosa che ci faccia sognare ancora quella festa megalitica in cui siamo vestite come meringhe e nostra madre piange piange ma non sa come mai, anche perché siete andate via di casa da qualche tempo ormai.
Io penso che il desiderio dell'abito bianco sia dentro di noi, ma che si stia geneticamente perdendo.
Conservate le tradizioni. Votate Carla.
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