Siete mai andati all'INPS di Firenze, sezione invalidi civili? Peggio che andar di notte. Da fuori sembra tutto disabitato e abbandonato. Piante che crescono ovunque, erbacce che invadono anche zone vicine al cancello d'entrata. Ad entrare, dopo aver scovato l'entrata giusta tra le tre disponibili, è anche peggio. Silenzio assoluto, solo rumore dei neon, qualcuno rotto che lampeggia. Entro in sala d'attesa, è minuscola e tutta bianca, anche le panchine metalliche sono bianche. Ci sono 4 persone, ma si tratta di componenti della stessa famiglia. Il ragazzo ha gli auricolari nelle orecchie e si è isolato dal mondo. La ragazza controlla il cellulare. I due genitori parlottano a bassissima voce per non farsi sentire. Mi avvicino allo sportello, e una signora inquietante mi chiede i documenti. Sparisce con la mia carta d'identità e torna cinque minuti dopo. Mi siedo e in quel silenzio fatto di pareti, pavimenti e sedili bianchi mi viene voglia di dormire. Per un attimo mi accascio e chiudo gli occhi, ma poi riprendo il controllo e leggo un giornale di giovedì, che qualcuno ha abbandonato accanto a me. Leggo o faccio finta, ho sonno, aspettare così è devastante, ho l'idea del lavoro che mi aspetta e le pratiche rimaste arretrate (mi sembra che non finiscano mai). Rimango un po' assopita e la figlia dei due, spariti per la visita, mi chiama "Mi scusi, forse vogliono lei". Mi alzo e non ringrazio, un piccolo lapsus dovuto al fatto che stavo ancora dormendo. La signora inquietante non parla, apre le porte e io la seguo. Seguo il suo passo claudicante per i corridoi, bianchi e vuoti, freddi, il solo rumore dei neon (alcuni rotti) ad accompagnarci. Alcune porte lungo il corridoio sono accostate e guardando mi accorgo che sono totalmente vuote. Abbandonate. Qualcuno ci sarà nei paraggi - penso - non possono aver lasciato le borse abbandonate, strumentazioni e quant'altro così a libero appannaggio. La signora dice "Aspetti qui" indicando un paio di sedie. Io rimango in piedi e mi fisso a leggere tutti i cartelli "Vietato l'accesso" che tanto fan venire voglia di accedere. Ma poi mi blocco, mi viene per un attimo la paranoia e per la prima volta nella mia vita controllo la mappa del piano e le eventuali uscite di sicurezza. Dove sono gli estintori. Dove gli allarmi. Ogni tanto appare qualcuno salito dalla rampa di scale che chissà dove va. Persone, poche, che non salutano, guardano di fronte a sè stessi ed entrano in una delle sterminate porte che si trovano lungo il corridoio.
Sento vociferare dentro la stanza, anzi, urlano proprio. Raccontano della coppia appena visitata, sento qualcosa, qualche frase, poi torno a studiare la mappa. Ecco, scoppiasse un incendio dovrei andare a sinistra e seguire il corridoio fino a metà. Poi alla mia destra dovrebbe esserci l'uscita.
Esce una donnina e chiama il mio cognome.
Entro, mi siedo. La commissione per la visita di controllo è come un esame all'università. Solo che invece di decidere dell'esito del corso appena fatto, decidono un po' della tua vita. Ma questo forse l'ho già scritto. La differenza tra questa visita e l'altra è notevole.
L'altra visita è stata massacrante. Era come se non fossi seduta di fronte a quel tavolino, ma ci fossi sdraiata sopra e i medici con un bisturi affilato facessero del mio corpo uno spezzatino dichiarandolo assolutamente insapore e poco valido. E poi buttassero via tutto quanto nel cestino continuando ancora a commentare.
Qui sembrava un allegro quiz, ma che lavoro fai, ma da quando hai l'invalidità, ma sei sempre stata assunta con liste speciali, ma dicci le tue passioni.
Ecco, mi ricordava molto il primo colloquio fatto al centro per l'impiego.
Solo che avevano tutti il camice, e il medico di sinistra avrebbe voluto essere da tutt'altra parte. Sorridono e annuiscono alle mie risposte.
Facile.
Il medico di sinistra non ha assolutamente chiesto di fare quel lavoro, lui voleva fare il "vero" medico e stare lì lo turba non poco. Mi odia probabilmente, fa finta di leggere gli incartamenti ma sogna di essere il protagonista di E.R.
La signora alla sua sinistra, lei questo lavoro lo fa per vocazione. Sorride appena la guardo, come fossi una bambina di due mesi. Cerca di darmi feedback positivo ma non riesce molto bene nell'intento.
La signora al centro è l'assistente sociale. Non ha il camice, è ben vestita, tiene le gambe accavallate e siede molto compostamente. Ha la testa un po' inclinata, o ascolta davvero o conosce molto bene il linguaggio del corpo. Annuisce ad ogni mia parola e scandisce agli altri quello che dico quando gli altri non capiscono.
Poi c'è la relatrice, fa domande e prende nota di tutto. Ma spesso mi chiede di ripetere. Anche lei vuole finire la giornata e mi manda quansi subito via salvo poi richiamarmi perché non avevamo ancora finito.
Il medico di E.R. deve ancora visitarmi. Mi palpa il ventre, mi tasta i linfonodi del collo, la tiroide, mi pesa e mi misura. Mi congedano in fretta e mi viene da dire "Tutto qui?". Ma dico soltanto "Qual è lo scopo di questa visita? Quando e come saprò qualcosa?". Mi arriverà comunicazione a casa, dice la relatrice, e l'assistente sociale o presunta tale annuisce e fa ballare le ballerine dorate sotto il tavolo.
Corro a casa. Non ho più pensieri.
Come mi fossero stati catturati un attimo da tutto quel bianco. Forse dovrei tornare a riprenderli. O forse no.
Ripenso alle domande stupide che ho dato:
"Ha degli hobbies?"
"Sì, coltivo piante carnivore"
Però stavolta non ho riso, sono stata seria.
E con l'aria grave di chi aspetta un esito sono tornata alla mia vita felice.
Non calpesto i piedi agli altri, e mi chiedo perché sui miei ci debbano ballare il tiptap.
2 commenti:
O_O inquietante.
a una amica di mia madre hanno ritirato la pensione da invalida perchè cieca, perchè a una visita ha detto che riusciva a volte a vedere luci e ombre...vagamente...ciò è bastato per farla apparire "bugiarda". Ecco a cosa servono queste visite.
Zion
Sì, decisamente allucinante. Tralaltro io cosa c'entro con una scelta fatta dai medici dell'asl di Torino? Che se la rifacciano con loro, porcapaletta! :)
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