01 ottobre 2018

La mia paura del buio

"But nothin' ever came from a life that was a simple one"
"Nulla di buono nasce da una vita che è stata semplice"
[Sei] un'orchidea, sinceramente ti associo a quelle
È di nuovo banale, ma con quegli occhi, quello mi viene in mente
Tipo quei Paphiopedilum screziati di verde

fonte: http://www.orchidsmadeeasy.com/paphiopedilum


Quando ero piccola, non conoscevo il buio.

Dormivo con una luce sempre accesa e non avendo io un vero e proprio letto, non si poteva parlare di una abat-jour, o di una lampada posta su un comodino, giacché non esisteva nessun comodino, e quindi nulla che potesse poggiarci sopra.

La luce in questione era quella del cucinino. Uno spazio talmente piccolo, coperto parzialmente da una tenda, che aveva posto solo per un vecchio forno e un lavello. La finestrella che dava sul balcone aveva la tapparella sempre giù, se non ricordo male. E quella luce mi arrivava dritta in faccia.

Mia sorella se ne lamentava ma c'era poco da fare. Io, oltre a non tollerare il buio, avevo disturbi del sonno come quasi tutti i bambini. Mia sorella ne era terrorizzata. Raccontava che mi sedevo sul letto con gli occhi sbarrati in piena notte, borbottavo qualcosa tra me e me; lei mi chiamava ma non rispondevo. Poi tornavo a dormire come se nulla fosse accaduto.

Oppure mi alzavo e andavo a giocare col criceto (nel nostro bilocale oltre a noi quattro bipedi, alloggiavano stabilmente un cane, dei canarini, delle cocorite, un criceto - ma ci sono stati periodi in cui ne avevamo tre - tartarughine d'acqua - Trachemys scripta elegans - e ogni sorta di pesce rosso). Il balcone era pieno di piante che curavo personalmente, alcune rampicanti, alcune si schiudevano di giorno, altre la sera.

Ho conosciuto il buio tardi, quando ho cominciato ad andare via per alcuni giorni con le gite della parrocchia. Una piccola vacanzina che mi concedevo. Lì la luce di notte non era permessa e, a dirla tutta, la vita era quasi militare. Sveglia presto, rifai i letti, preghiera, colazione, messa, pranzo, lavaggio di piatti, giochi, preghiera, riflessione, giochi, cena, lavaggio di piatti, preghiera, cercare di raggiungere le camerate dei ragazzi senza farsi beccare, ecc.

E tutto sommato dico la verità, ancora oggi il buio totale mi destabilizza. Ho bisogno di un po' di luce che entra dalle tapparelle per vedere i contorni delle cose che mi circondano. Per capire la differenza tra avere gli occhi aperti o chiusi. L'isolamento visivo mi turba.

Come una piccola falena (colorata) un po' di luce mi rassicura. E forse è per quello che sto cercando, ora, di avvicinarmi alle persone luminose. Quelle che hanno qualcosa di rassicurante.

Ma la luce è sempre rassicurante?

A volte è molto forte e più che rassicurante mi porta a schiantarmici sempre sopra in un loop continuo che non riesco a interrompere.

Sono questi i momenti in cui vorrei un po' di buio.

Naturalmente, canzone del giorno: Fear Of The Dark - Iron Maiden




Post scriptum: Mi piacciono le mie origini proletarie, anche se racconto sempre di una casa piccola, del letto che non era un letto, del fatto che studiassi in bagno perché non avevamo una stanza, e che mia sorella cantava bandiera rossa sul balcone con mia madre che la intimava a entrare dentro. Delle difficoltà a tirare avanti, dell'impossibilità di fare alcune cose che ai nostri amichetti erano permesse, ma non ci è mai mancato nulla.

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