27 giugno 2018

"Cosa fai? Stai dormendo? Sei a 1700, lo sai che devi arrivare almeno a 4000"
Annuisco imbarazzata.
"Vieni ti affianco a lui" e mi indica una persona a cui stanno togliendo monitor e computer per sostituirli con una tastiera gigante, larga almeno un metro e profonda 50 cm. Beige e rossa, di un materiale morbido tanto che quando la appoggiano sulla scrivania sembra quasi un grosso pezzo di pan di spagna che, tenuto ai lati, si affonda al centro. I tasti sono grossi e non appena la collegano alla corrente mi rendo conto che funge anche da computer. "Come un vecchio Commodore" esclamo.
Mi guardo intorno, non è l'ufficio luminoso dove ho lavorato fino a ieri. Non sembra nemmeno un garage o un seminterrato, quanto proprio una rimessa per auto. Le pareti sono dipinte di blu scuro, i neon illuminano piccole zone e lasciano il resto al buio.
Mi rimetto al lavoro ma so che devono arrivare gli amici di A. da Ginevra. Mi destreggio male tra lavoro e impegni. Arriva L. con una persona imprecisata e mi dice di seguirli. Attraversiamo un portellone rosso aperto e ride. "Dai non ho tempo da perdere, qui rischio il lavoro!" e ridendo se ne va.

Mi sveglio di scatto, è tardi, devo avere spento la sveglia nel sonno.

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