17 giugno 2018

La mia fiducia nel mondo

Estate.
Tempo di gambe scoperte e di furti di smartphone.
Era luglio l'anno scorso, un dopocena, esco di casa per andare da Gigi: forse per guardare un film, non ricordo.
Porto anche un pezzo di torta con la sua bella confezione di cartone.
Ti passo a prendere?
Ma figurati, prendo il bus.
Con le mie cuffione colorate di blu, il mio affezionatissimo Oneplus One in mano che proprio quel dicembre avrebbe compiuto 3 anni, l'unico telefono di cui io sia stata pienamente soddisfatta, le dita incastrate nelle apposite fessure del contenitore di cartone della torta nell'altra mano mi avvio.

Il 57 però è a corsa limitata, quindi dovrò fare un pezzo a piedi, tenuto conto che era un po' che stavo aspettando, decido di prenderlo comunque.

Scendo e attraverso una zona non proprio bella. Da quando sono qui sono stata sgridata diverse volte perché giro a piedi passando anche in zone particolari ma mi sono sempre sentita abbastanza tranquilla.

Sono ormai in via A. e incrocio un ragazzotto sulla mia sinistra che in un istante mi strappa via di mano il cellulare e corre via.
Rimango interdetta.
Un ragazzo dal balcone mi urla di andare verso il parchetto. Ma poi? Lo raggiungo e poi?
Gli chiedo se per cortesia mi rida' il cellulare? Guarda fammi fare un backup delle foto e poi domani te lo rendo. Seriamente oh.
Arrivo a casa di Gigi, entro e tutta agitata esclamo
Mi hanno rubato il cellulare.
Ma dove?
Qui sotto.
Imbraccia il suo marsupio Andiamo
Ma andiamo dove? Ascolta fammi usare il pc che lo cerco e lo blocco.
Android ha la possibilità di trovare il telefono usando la geolocalizzazione (Ma perché la tieni attiva che consuma un sacco di batteria? Ma perché blocchi il telefono? Ecco perché) e in effetti il telefono si trova in un palazzo non troppo lontano.
Andiamo
Ma andiamo dove? Gigi stai calmo. Cosa facciamo? Citofoniamo a tutto il palazzo chiedendo dove tengono il telefono? Pace, è andata, calmati.
È paonazzo in viso. Gigi è molto protettivo nei miei confronti. Fa avanti e indietro in casa.
Non se ne capacita, forse si sente un po' in colpa. Cerco di tranquillizzarlo per quanto posso.

Sistemo il mio vecchio Nokia N70 e lo uso con gli SMS, adorabilmente vintage. Poi acquisto lo smartphone migliore con il budget che ho, il Huawei P9.

(Quasi) estate.
Tempo di gambe scoperte e furti di smartphone.
Era ieri, vado alla fermata del bus per avvicinarmi al centro e fare un po' di foto al Torino Pride ma del bus non c'è traccia. Molti sono stati deviati per l'evento e gli orari dei passaggi non sono propriamente aggiornati. Penso che c'è il sole, e non è male passeggiare fino in piazza Sofia per prendere il 18.
Cellulare in mano (per un periodo non lo tiravo nemmeno più fuori dalle tasche o dalla borsa ma ultimamente ho attraversato anche zone particolari e non è mai capitato niente. Vedo le altre persone tranquille e ho riacquistato la mia fiducia nel mondo), cuffie nelle orecchie e in compagnia dei Megadeth mi avvio per piazza Sofia. Prima di arrivare al ponte sulla Stura incrocio due persone, non le vedo bene in viso ma mi seguono con lo sguardo e dicono qualcosa, anche se non penso siano rivolte a me.
Non ti voltare Carla, non è niente. Non ce l'avevano con te.
A circa metà del ponte sento una mano estranea sulla mia mano destra. Mi volto e cerco di tenere il telefono anche con la mano sinistra. Lo guardo bene in volto. Occhi chiari, capelli rossicci e ricci, magro, alto, pelle rossastra. Mi strappa il telefono dalle mani e corre via, velocissimo.
Una gazzella. Lo perdo quasi istantaneamente di vista.
Potrebbe avere preso il sentiero dentro il parco Colletta o avere girato per lo stradone che porta al curvone delle cento lire. Non penso di avere perso di nuovo un telefono. Penso alla mia cartella con le foto dell'intervento, di quando ero in ospedale con C. Non ho sue foto e anche se lì non si vede perché è voltato mentre dorme sulla sedia, stanco, appoggiato al muro, è l'unica foto che ho. Penso alle foto del seno ferito che stavo seguendo medicazione dopo medicazione per vedere i progressi, tutte in una scheda esterna e facilmente accessibili. E in un istante mi prende lo sconforto. Non mi interessa dover spendere dei soldi (anche se scarseggiano sempre) per un nuovo telefono, ma ho smarrito tutto il resto.

Ho una rabbia, sto girando per casa come un pazzo.

La mia fiducia nel mondo, nelle persone, che sento sta venendo a mancare.
E quel silenzio, così pesante, come l'assenza delle immagini che non potrò più guardare.

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