Ieri pensavo ai regali di Natale, a quelli che vorrò fare e a quelli che mi faranno. Mi piacciono i regali, farli e riceverli. Non raccontiamoci balle, aprire i pacchi è divertente. Poi il Natale ha qualcosa di particolare, è un rito. Tutti attorno all'albero, pieno di regali farlocchi e no, con aria allegra.
Mia mamma ogni anno ci prova a chiedermi cosa voglio: togliermi l'effetto sorpresa per qualcosa che può servirmi davvero e io ho sempre detto di no. A costo di ricevere un elettrodomestico per fare il cioccolato o un maglione semitrasparente e scollacciato che non avrò mai occasione di mettere.
Quest'anno ci sto pensando sul serio. Più che per mia mamma, per gli altri parenti. Negli ultimi anni ho ricevuto: candele di vari colori, dimensioni e forme, braccialetti e ciondoli di ogni tipo, indumenti improbabili.
Mia zia ha vinto il concorso regalandomi tutte queste cose e spendendoci anche un sacco di soldi: braccialetti, ciondoli e portachiavi swarovski, candele giapponesi giganti e persino un completo intimo (marca yamamay) verde di paillettes, per giunta non della mia taglia (zia, sono piatta come una tavola da surf, non puoi regalarmi una terza misura. Io ci navigo lì dentro). Così, anche se un po' mi spiace, opterò per i soldi: li potrò mettere da parte e comprarmi finalmente una reflex digitale. Magari non ci arrivo, ma almeno aiuta. Del resto mia mamma voleva comprarmi un televisorino, ma non guardo tv. Sarebbe uno spreco.
Tolta questa piccola parentesi ne apriamo una grande. Sta arrivando un nipotino nuovo di zecca. A giorni nascerà Leonardo, e anche Roccio subirà questa grande emozione di diventare zio. Il grosso miracolo non è tanto quello, ma è vedere che razza di buffo miracolo è la vita. Conoscere questo esserino tanto piccino quanto forte che con tutta la mano a malapena riesce a prenderti un dito ma lo tiene così forte che sembra non volersi più staccare.
Sono cose che segnano. Questo e la sala parto.
A volte mi sogno ancora le urla.
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