03 novembre 2021

Le considerazioni, parte 3: Bella Copenaghen ma non ci vivrei - Copenaghen, 1 settembre 2021

Oggi ho macinato di nuovo tanti chilometri. Stamani dopo aver fatto un salto alla biblioteca per altre foto, alla vecchia Borsa e al Christiansborg Slot, sono andata al Thorvaldsen Museum, oggi era gratuito. E via le bellissime solite statue. Fotografate così, colà, con questa luce e questo taglio. Fino a che non sono arrivata a fotografare una immensa statua dell'Ercole ed ero così attenta a un'inquadratura decente, che non fosse banale, con un buon taglio e una buona luce che alla fine mi sono detta, ma seriamente? Ma chi se ne frega.

E via, ho cominciato a fare meno foto, e soprattutto senza badarci. Non era questo il motivo che mi aveva spinta qui, volevo solo rilassarmi e sono di nuovo a camminare come una beota tra i turisti mentre volevo solo stare in un parco a leggere, respirare aria diversa, sentire un'altra lingua.

1 settembre 2021 Copenaghen


Copenaghen 1 settembre 2021


Copenaghen 1 settembre 2021 Copenaghen 1 settembre 2021

Possibile che non riesca a stare ferma?

Decido di continuare la visita in fretta e andare a mangiare al Burger King, ah mio amico Whopper, riempi lo stomaco e salvi il portafogli, inoltre ho trovato anche una presa elettrica e c'è il WiFi. Ottima idea per ricaricare il telefono e mettermi a scrivere. Tanto è vuoto. Qui i contanti non sanno nemmeno come sono fatti: il Burger King addirittura non ha più la cassa normale (cioè sicuramente ci sarà, ma non la usa nessuno). Ci sono le casse automatiche. Ordini, ti viene data una ricevuta con un numero e attendi. Nonostante io scelga sempre come prima opzione l'immagine con il vassoio (che indica il fatto che mangi lì e non prendi e porti via) mi mettono sempre tutto nel sacchetto. Chiedo un vassoio e il tipo dice qualcosa che non capisco. Ok, e mi vado a sedere (scopro che qui in Danimarca, come in Svezia e ovviamente nelle Faroe, la mascherina è obbligatoria solo in aereo e in aeroporto).

1 settembre 2021 Copenaghen

Amico, caro amico Whopper. E mentre scrivo dei giorni passati penso che Copenaghen è bella ma troppo perfetta. Sono tutti biondi e bellissimi, tutti in forma che corrono e vanno in bici. E la città è super pulita, il tenore di vita alto, la sicurezza anche. Hanno così tanto senso civico che il disagio si è autorintanato in Christiania, si è proclamato indipendente e così non possono nemmeno dirsi facenti parte del resto della città. Persino il senzatetto che l'altroieri mi ha fermata, quando gli ho fatto capire che non intendessi e mi ha chiesto da dove venissi, alla mia risposta non mi ha più chiesto soldi ("Poraccia, italiana") ma si è limitato a dirmi "ITALIEEEE, ROMEEEE SPAGHETIIII" alché io "Sì va bhe pizza e mandolino, ciao va" senza tener conto che poverino magari due spicci (che comunque non avevo) potevano fargli comodo. Brutta faccenda per i nordici che non usano contanti: i clochard si sono armati di POS?

Questa sera sono tornata in albergo dopo una Guinness al pub, nemmeno le 21, le strade vuote (tranne al vecchio porto cittadino che ancora pullulava di vita), tutto buio, ecco. Fossi stata in un'altra città sarei stata all'erta, ma qui niente, sicura, tranquilla. Anche con il telefono scarico avevo un punto fisso da seguire, le grida dei ragazzi al parco divertimenti di Tivoli, in centro, dietro l'albergo. Basta tendere l'orecchio per sentire le urla ritmate prodotte dai saliscendi dell'ottovolante. AAAAAH [silenzio] AAAAAAAH [silenzio], e via così. Ma in realtà quando arrivo dietro l'albergo il parco sembra deserto anche se illuminato e non ci sono grida. Forse le ho solo immaginate.

Copenaghen è bella ma non la sento mia quanto Berlino, con gli ubriachi che litigano con i cani dei musicisti di strada, l'odore di ferraglia, i palazzoni socialisti, il disagio hipster e il disagio vero, sempre in lotta a fare gara chi dei due è meglio.

Se dovessi tornarci probabilmente non lo farei, alla fine i palazzi, belli, bellissimi, si riducono a essere tutti uguali. Non appena scovi uno stile architettonico, ovunque tu vada, quello è, e dopo qualche ora manca lo stupore.

Forse anche per quello oggi pomeriggio sono andata a vedere altri musei. Il museo di storia naturale che ospita temporaneamente il mio grande amore, già conosciuto a Berlino, Otto Tristan, e l'orto botanico. Il biglietto vale per entrambi e mi godo anche la Butterfly House (mi godo un po' meno la bambina che urla BUTTERFLY BUTTERFLY per tutto il tempo) sfruttando finalmente la mia ottica macro.

Copenaghen 1 settembre 2021

1 settembre 2021 Copenaghen

Copenaghen

1 settembre 2021 Copenaghen

Copenaghen Butterfly House


Ormai cotta ma ancora con un po' di forza nelle gambe vado alla cittadella alla ricerca del vecchio mulino. Scopro quindi che la cittadella è davvero ancora una cittadella militare, con tanto di ronda di guardie.

Ditelo insieme a me. Bha.

Senza titolo

Copenaghen, la fortezza


Il mulino in compenso è bellissimo, anche i cannoni sparsi qua e là. Decido di trovare dove mangiare, le scorse sere praticamente non ho cenato, sto mangiando troppo a pranzo e non sono abituata (i miei jeans stretti me lo stanno dicendo in tutti i modi) e trovo un ristorante Thai che secondo varie guide non è molto caro. Alla fine è a metà strada tra dove sono e l'albergo. Su maps posso anche prenotare con the fork: ma sì, non si sa mai.

Arrivo.

Vuoto.

Ma proprio deserto dei tartari. Sono le 19 e so che il popolo del nord mangia presto.

Entro e dico che ho prenotato. 

Attorno a me, il deserto, non c'è nessuno.

La signora orientale, mi fa sedere in un tavolo qualsiasi davanti al bancone, probabilmente per tenermi d'occhio, ogni tanto infatti la sorprendo a guardarmi un po' male ma va bene. Prendo un Pad Thai o Pat Thai non ricordo, con manzo.

Costa ben 99 DKK, circa 13 euro.

Praticamente per la media qui è regalato (considerate che uno Smørrebrød, che altro non è una sorta di tartina con sopra varie cose, costa dai 70 ai 90 DKK) per cui immagino già arrivarmi una specie di assaggino, che va benissimo perché sono ancora piena dal Whopper e non ho molta fame.

Mi arriva un piatto enorme, quantificato in pasta potrebbero essere stati più di 200 grammi, con condimento abbondante. Lo guardo, mi guarda, la signora guarda entrambi, sorrido e ringrazio e dentro di me piango perché so che non potrò mai finirlo.

1 settembre 2021 Copenaghen

Alla decima forchettata depongo le armi, gna faccio. La guardo e le dico "Is very good but is too much for me". Le chiedo una schiscetta da portar via, sorride ma so che dentro di lei mi sta augurando di bruciare tra le fiamme dell'inferno.

Decido di andare a bere una birra nel pub appena prima del ristorante. Entro, locale vuoto, a parte un signore che beve da solo in un angolo, e la barista. Chiedo una Guinness e vado fuori a berla, dove invece i tavoli sono tutti (e 4) occupati. Pieno di Vichinghi stagionati, come li chiamo ridacchiando tra me e me, mi accomodo a un tavolo e sbevazzo cercando di capire tra i suoni gutturali qualche parola conosciuta.

E infine ritorno, con la batteria al 6%, pensando a un sacco di cose, a Otto e a quando l'ho conosciuto, a questo strano viaggio deciso quasi all'ultimo, alla decisione fortuita di non portarmi più gli acquerelli (sì, proprio quelli) al fatto che per l'anno nuovo vorrei imparare bene l'inglese (perché il bello di viaggiare da soli è dialogare con nuove persone) e imparare ad andare in bici (avrei visto più cose nella metà del tempo). Ci penserò.

Nel frattempo domani è un altro giorno, fino al 4 starò qui, domani posso rilassarmi un po', non ho visto molte cose (basta chiese, basta guglie, basta) ma ne ho viste tante altre. Mi piacerebbe fermarmi in un parco, o al molo e leggere un pochino o scrivere. Magari posso tornare dove fanno finger food e fermarmi lì per alcune ore. Non è mai troppo pieno durante la settimana, c'è il WiFi e non fanno storie. E posso mangiare senza spendere un capitale. 

Qui il resto delle foto (in totale disordine). Nota sugli acquerelli: prima di partire avevo acquistato un corso sugli acquerelli da viaggio. Volevo fare un viaggio lento, sedermi e dipingere. All'ultimo ho pensato che avrei potuto creare degli acquerelli partendo da belle foto ma non il contrario, e che se avessi trovato clima sfavorevole o cose non riproducibili avrei perso soltanto l'occasione di fare una bella foto. Così ho lasciato a casa gli acquerelli e portato la macchina fotografica. Di belle foto manco mezza, ma se mi fossi fermata a dipingere forse avrei perso la metà delle cose (e mi sarei innervosita molto di più).

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