09 novembre 2021

Non andare. Parte 10: l'addio e il ritorno. Fær Øer, Kongeriget Danmark, Italia - 8 Settembre 2021

Il risveglio è fresco, ed è presto, molto presto. Guardo fuori dalla finestra, c'è ancora nebbia e pioggia, e i gabbiani che mi fissano dal tetto della casa di fronte.

Gli ultimi giorni sono stati quieti e pacifici e mi sono innamorata di questo posto, animato da donne che viaggiano in solitaria, vichinghi dagli occhi di ghiaccio, fresco e panorami stupendi.

Mi tocca, ahimè, rientrare. Ed ecco che non immaginavo ma il cuore mi fa un balzello: non voglio partire.

La maggior parte dei miei viaggi, in genere verso la fine, o comunque dopo la seconda metà, cominciano a starmi stretti. Ho voglia di tornare a casa, alle mie abitudini, alla mia città.

Ma dalle isole Faroe, come mi è successo per il Madagascar, non voglio rientrare. La sento la pesantezza degli arti che si affaccendano nella preparazione, nel raccattare le ultime cose.

Controllo i gabbiani fuori dalla finestra e sono ancora lì, beffardi come vi invidio.

Il proprietario di casa mi scrive sulla chat di Airbnb per chiedermi a che ora ho il volo. Alle 13.

Ma mi tocca andar un po' prima, devo capire come mai non mi fa scaricare la carta d'imbarco a seguito del check-in online. Così raccatto tutto, mi metto le scarpe che, come da regola della casa, tutti abbiamo lasciato all'ingresso, e mi avvio alla fermata del bus. Arrivo appena in tempo per dire all'autista che sto andando all'aeroporto, ovvero a una sola fermata da lì, e mi fa cenno di sedermi senza farmi pagare.

Prendo un caffè alla macchinetta automatica e metto il telefono in carica: la giornata sarà lunga. Intanto guardo fuori un aereo passarmi davanti, l'elicottero che qualche giorno prima mi aveva fatto provare qualche piccolo e bellissimo brivido e il paesaggio di nebbia e verdesperanza davanti ai mie occhi. 

Decido di fotografare la scena in bianco e nero perché nessun colore artificiale catturato potrà mai eguagliare questa vista.

Sørvagur - Milano Malpensa. 8 Settembre 2021

L'aeroporto di Sørvágur è più piccolo di una stazione ma sono arrivata abbastanza presto per chiedere di stamparmi la carta d'imbarco che, con mio grosso disappunto, comprende solo il primo volo per Copenaghen. La ragazza allo sportello dice che a causa dei controlli per il Covid non le permette la stampa del biglietto successivo. Dovrò chiedere a Copenaghen. Ma ho solo un'ora per il cambio, sbatto gli occhioni. Le spiace, si scusa e via un altro.

Mi avvio ai controlli di sicurezza. Tolgo il tablet dalla borsa, tolgo i liquidi dallo zaino, l'addetto ai controlli mi guarda e mi chiede di prendere un sacchetto di plastica molto piccolo e di rimettere i miei liquidi là dentro. Temo non ci stia tutto e comincio a fare un breve check mentale della cosa che mi costa meno lasciare, tra quelle presenti, ma per qualche strano miracolo, togliendo il fondotinta in polvere dal sacchetto e lasciandolo scivolare in borsa (sì, non viaggio senza il makeup, anche poco. Fa parte della mia integrità) noto che riesco a infilare tutto. Sorrido sorniona alla guardia che mi fa passare e mi permetto una sorta di Smørrebrød ma in versione povera, da aeroporto. Mentre io l'addento prendendolo in mano mi rendo conto che gli avventori non troppo distanti da me lo stanno elegantemente sezionando con coltello e forchetta. Faccio spallucce: non siamo nel palazzo della Regina, e sono una cafona patentata, non c'è nulla di nuovo all'orizzonte. 

Sørvagur - Milano Malpensa. 8 Settembre 2021

Noto che in questi giorni, sia qui che nel resto del viaggio non ho praticamente mai messo le cuffie per ascoltare la musica. Come se questi nuovi suoni che ho attorno non dovessero essere soffocati ma imparati, sentiti, assaporati.

Sørvagur - Milano Malpensa. 8 Settembre 2021

Il mio posto sull'aereo è al fondo, per la prima volta non ho passeggeri accanto e la hostess decide di tenermi compagnia. Sei da sola? Cosa hai visitato? Ti è piaciuto? Hai visto questo? E quest'altro?

Io, con il mio quasi inesistente inglese sono riuscita a chiederle informazioni sulla stampa del biglietto d'imbarco del secondo volo "Non preoccuparti, vai direttamente al gate, ce la fai, l'aeroporto di Copenaghen non è molto grande". Peccato che sul sito dell'aeroporto comunicavano che, per tratte di questo tipo, si rendeva necessario rifare il check-in, quindi poi di nuovo i controlli di sicurezza e ciao volo. Inoltre penso dopo che sono seduta al fondo dell'aereo e che a causa del covid decidono di chiamarci per file e farci alzare in modo ordinato: insomma, non uscirò mai dall'aereo. Fortuna vuole che aprano anche il portellone in fondo, vicino a dove sono seduta, e quindi mi catapulto di sotto e decido di rischiare, vado al gate.

Mentre cammino col passo del carabiniere (quello che mi riesce meglio, a una velocità media di 10 km/h), più o meno a metà percorso, noto un gabbiotto e una sala d'attesa. Spe'. Fammi prendere il numerino che non si sa mai, magari qui posso chiedere.

E infatti: il solerte signore mi chiede il green pass, il passaporto e stampa il restante biglietto. Il tempo di arrivare al gate e praticamente ci imbarcano.

Il viaggio da Copenaghen a Milano è tranquillo: ovviamente non ho prenotato nessun bus/treno per il ritorno a Torino, ma che sarà mai, ci penso appena atterrata. Ecco, era questo che mi mancava in precedenza: il fatto di non programmare troppo e tutto, intanto si va, poi si vede.

Sørvagur - Milano Malpensa. 8 Settembre 2021

Ee è così che comincio a correre a Milano Malpensa per prendere il treno prima rispetto a quello previsto, e in marcia compro il biglietto del treno e ce la faccio. Ceno da Spontini in stazione e via verso Torino. Ovviamente sbaglio treno, invece di scendere a Milano porta Garibaldi, da Malpensa, per il cambio, scendo a Milano Centrale, per fortuna trovo comunque il cambio e non ho problemi a rientrare sana e salva a Torino.


Sørvagur - Milano Malpensa. 8 Settembre 2021

Sørvagur - Milano Malpensa. 8 Settembre 2021

E domani scoprirò un'amicizia lunga vent'anni, da IRC a whatsapp, passando per e-mail, telefonate, SMS, e Facebook. Viene a trovarmi Cliff Burton (salvato così da sempre nei vari telefoni passati tra le mie mani nel corso di questi, ripeto, venti anni, lo nomino in alcuni post passati) amico di vecchia data. Abbiamo seguito la nostra vita a distanza scoprendone le varie evoluzioni senza mai esserci visti e con un "Ma se ti venissi a trovare?" suo, coraggioso, dalla lontana Umbria, arriva il momento di abbracciarci dopo tutto questo tempo. Ma questa è un'altra storia.

2 commenti:

Il Vetraio ha detto...

In pratica non un viaggio ma un continuo lancio di monete.
I capelli sono a modo.
L'ultima fila è uno schifo, ma se viaggi a bordo di un 777, è ancora peggiore.

C'era un'altra cosa che volevo scrivere ma adesso mi sfugge.

Carla ha detto...

Eh sì sono andata un po' in giro a cazzo di cane io che in genere programmo ogni cosa. Ma è andata bene così. Anche i capelli, via.