18 agosto 2022

Giorno 6: non avere programmi precisi - 17 Agosto 2022

 Qui a Berlino non ho la colazione compresa, ma quasi tutti i bar aprono alle 10, tranne quelli turistici che aprono alle 7.30 (ma non prima). Quindi stamani mi rotolo nel letto. La mancanza di tapparelle e la mia precisa scelta di non tirare giù le tende (nonché la sveglia dei giorni lavorativi lasciata apposta attiva) mi fanno aprire gli occhi alle 6. Penso di aver fatto qualche sogno strano che non ricordo, quando tra un battito di ciglia e l'altro decido cosa fare della mia giornata. 

Non voglio andare da Coffee Fellows, ci sono stata tre anni fa a fare colazione, è proprio dietro Alexanderplatz e ci sarà il mondo. Tra andare e tornare mi ci vogliono 20 minuti, nono.

Opto per il Café Melon. Magari mi piace.

L'idea è di andare lì, mangiucchiare e perdere tempo con un caffè americano, scrivere, tornare in albergo e preparare lo zaino per la giornata: anche perché, è deciso, si andrà al cimitero di Grunewald.

Al café Melon però mi chiedono se ho prenotato, ovviamente no, l'alternativa è stare fuori dove il sole già picchia forte. Decido di stare fuori trovando un posto in cui almeno la testa è all'ombra e ordino un'ottima torta di mele e del caffettone americano.

Buongiorno anche a te

E a te

Muoversi con i mezzi a Berlino è facilissimo, Google Maps in genere aiuta. Così con una metro e una S-Bahn arrivo al binario 17, proprio alla fermata Grunewald.









Quando dico che Berlino (ma la Germania in generale) ha memoria intendo proprio questo. Di un semplice binario però di importanza storica è stato fatto un memoriale.

Prima di arrivarci scrivo al mio amico Pittore. È in realtà un compagno di Accademia di Belle Arti di mia sorella che da 12 anni circa vive a Berlino. Gli dico che sono nei paraggi e che possiamo vederci per una birra senza impegno una sera di queste. Gli dico che sono sulla S-Bahn diretta a Grunewald per visitare un cimitero, ma prima faccio un salto al "binario 17". Mi chiede se sono mai stata alla Villa di Wannsee. No, ma se mi dice dov'è faccio un salto, se è in questa direzione.

"Mi sa che ti raggiungo".

Nell'attesa quindi faccio un salto al binario 17 (lui abita a Charlottenburg e ci mette poco ad arrivare) e lo attendo. Scopro così che ho fatto una grossa ca$$ata a comprare la Welcome Card, in quanto con 9 euro, secondo le nuove disposizioni, potevo usufruire di un abbonamento mensile per tutta la Germania (regionali compresi).

Va bene non importa, ci potevo bere non so quante birre con quella differenza ma va bene.

Dopo aver visitato di nuovo (ma questa volta insieme) il binario 17 torniamo alla fermata della S-Bahn e la riprendiamo per poi salire su un bus diretto a Wannsee. 

La villa è sul lago, stupenda, ovviamente. Le SS non si facevano mancare nulla. Spiace solo che l'interno della villa è un museo informativo e non sia stato quasi tenuto nulla di originale o che abbia una parvenza simile a ciò che poteva essere originale. Non fraintendetemi, è davvero un bene che ci sia un museo che ricordi quanto è successo, ma la villa è molto bella e sarebbe stato bene preservarla anche se mi rendo conto possa essere stato impossibile. Penso che comunque sia quasi tutto sia andato distrutto. Inoltre nell'arco degli anni la villa è stata riutilizzata (anche dalla DDR che aveva la ben consueta abitudine conosciuta di rinnovare) quindi immagino sia stato impossibile da recuperare a livello di interni.

Il lago

La villa

L'interno destinato a museo

















Il piano di sopra ospita una biblioteca fornitissima di tutto il materiale che riguarda la Shoah e non solo. Ogni libro, di ogni lingua, che riguardi nazismo, resistenza e campi di lavoro e concentramento è lì.

Anche edizioni minori

Io e il Pittore (che ha quasi 48 anni e posso dire di avere la certezza che abbia fatto un patto col diavolo) discutiamo molto sul nazismo, di cosa è accaduto, della memoria, di cosa è stato, dell'importanza del voto del 25 settembre, di cosa è stato e cosa sarà.

Ci rifocilliamo con una birra e un piatto di currywurst mit pommes in un baretto lì vicino programmando il resto della giornata. Gli chiedo se fosse sicuro di venire con me al cimitero, io son libera, posso anche andare un altro giorno. Mi dice di sì.

Quindi riprendiamo il bus 114 (nel frattempo mi sono scordata di aver sentito anche la mia coppia di amici di Bologna che sta sempre qui a Berlino per un probabile incontro venerdì sera) e poi il 218. Secondo il podcast che sento, bisogna camminare per un'oretta dentro la foresta di Grunewald. In realtà dalla fermata in cui scendiamo abbiamo 20 minuti circa di cammino. Ma fossimo scesi prima e Google Maps ci avesse consigliato meglio, ne avremmo avuti solo 7 di minuti di cammino e la segnaletica sarebbe stata ben evidente (credo che la fermata giusta del bus sia Havelweg).

Non importa, nonostante il caldo la passeggiata è piacevole, il cimitero però è davvero nascosto e piccolo; qualcosa mi fa dire "Seppellitemi qui". Con noi, dal bus, era sceso un gruppo di italiani, e temevamo facessero la nostra stessa strada. Per fortuna poi hanno seguito un'altra diramazione. Questo ha fatto sì che fossimo soli, e il rumore del bosco ci faceva sobbalzare ogni volta.

La ragazza del podcast indica di aver sentito dei colpi durante la visita (abbiamo constatato esserci dei picchi, quindi potevano essere loro). Ho anche visto un paio di ghiandaie.

Molte delle lapidi riportano l'anno di morte 1945, e sono senza nome. Persone sconosciute, di cui spesso non si sa nemmeno il sesso.

L'ingresso in mezzo alla foresta del minuscolo cimitero




I moltissimi "senza nome".


Nico dei Velvet Underground. Poggiati sulla lapide in basso, un plettro arancione e delle monetine.

Se siete interessati alla storia, qui potete leggere l'origine del soprannome del cimitero (e altre curiosità), che viene per l'appunto indicato come "il cimitero dei suicidi di Grunewald".

Dopo una lunga passeggiata e diverse decine di foto decidiamo di rientrare. Sono passate diverse ore da quando ci siamo incontrati, l'idea è di vedere il suo nuovo appartamento/studio a Charlottenburg e poi prendere una birra in qualche dove ma l'ora e la fame ci hanno fatto ridurre il programma del 50%. Solo birrino. Andiamo quindi a Savignyplatz, un posto pieno di localini e ci piazziamo allo Zwiebelfisch (con un po' di fatica perché strapieno). Dopo un paio di birre e tante chiacchiere ci salutiamo. Lui va recuperare la bici per tornare a casa. Io prendo la S-Bahn e il tram per tornare in albergo.


Se fossimo scesi alla fermata giusta avremmo trovato fior fiore di indicazioni invece di avere l'impressione di esserci smarriti in mezzo alla foresta.

Tatuaggi di una certa fattanza (PUNK ROCK).

Non avendo cenato faccio tesoro dei crackers con sesamo acquistati ieri (et voilà, la cena è pronta).

Oggi miserissimi km ma in realtà non li ho calcolati tutti tutti.

E comunque è stato un bell'impegno, soprattutto per il mio fegato.


Mi appunto, per le prossime volte che verrò, di non dormire più ad Alexanderplatz ma di scoprire una zona per volta. Del resto c'è davvero di più da vedere. C'è soprattutto da vivere.

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